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Euro o Lira: questo il dilemma


paolodegregorio
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- Euro o Lira: questo il dilemma -
di Paolo De Gregorio, 16 dicembre 2013

Sento sempre abbaiare sul ruolo dell’Europa, in termini che ricordano rozze tifoserie piuttosto che una analisi seria, impermeabile sia agli schieramenti che alle convenienze politiche.

Una cosa è certa, la crisi strutturale dell’Italia è maturata all’interno dell’Europa, dell’Euro, della globalizzazione, della WTO, ed è una crisi da cui non si vede una via d’uscita: aumenta il nostro debito che ci costa 90 miliardi di euro l’anno di interessi, aumenta la disoccupazione, aumentano le vendite all’estero dei pezzi pregiati dell’economia e del made in Italy, aumentano gli imprenditori che delocalizzano dove pagano meno tasse e meno salari, per cui mi sembrano folli tutti coloro che fanno professione di ottimismo e vedono luce in fondo al tunnel.
Mi fanno pure una sgradevole impressione quelli che urlano che basterebbe uscire dall’Europa e dall’Euro per sistemare ogni cosa, senza indicare la strategia alternativa.

Una cosa su cui tutti potremmo convenire è che gli Stati Uniti d’Europa non sono mai nati, per volontà di USA, Regno Unito e Israele, che immaginavano già un forte concorrente capace di concentrare capitali e cervelli in istituti comunitari di ricerca scientifica, di unificare leggi, regolamenti, costi del lavoro, di avere un esercito comune che rendesse superflue le basi americane e quelle della Nato, facendo vedere ben presto questa nuova potenza economica e politica, indipendente, esercitare una influenza di PACE verso la Russia, il Mediterraneo, il Medioriente.

Tutto questo non è successo. L’Europa è un nano politico, i paesi più forti hanno approfittato della crisi dei più deboli comprando a prezzi di saldo i pezzi pregiati e continuando a intascare gli interessi sul debito di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, senza decidere nulla sulla messa in comune del debito con gli euro bond. Spendiamo cifre enormi al seguito delle avventure militari USA, compriamo i loro bombardieri al posto degli Eurofighlter europei, ci facciamo dettare l’agenda economica dalla Banca Centrale Europea, per cui le decisioni politiche in Italia non contano nulla.

L’eventuale uscita dell’Italia da questo aborto di Europa e dall’Euro dovrebbe essere accompagnata per prima cosa da una rinegoziazione del colossale debito, dall’uscita dalla WTO, dalla protezione con dazi su tutte quelle merci che possono essere prodotte in Italia, per garantirci in pochi anni autosufficienza alimentare ed energetica con le rinnovabili con milioni di nuovi posti di lavoro, valorizzando il nostro patrimonio artistico, ambientale, unico al mondo oggi lasciato alla incuria, come Pompei, risanando di quei territori inquinati a morte dai convergenti interessi di industriali del Nord e camorristi.
E’ una pia illusione quella di pensare di sopravvivere come nazione manifatturiera all’interno di una globalizzazione che ha già decretato quali sono i vincitori e i vinti. Ormai il lavoro va dove costa meno e se ci sembra una follia che a Prato i cinesi schiavizzino i loro connazionali a un euro l’ora, dobbiamo registrare il fatto che presto si sposteranno in Bangladesh dove si lavora per un euro al giorno.

La globalizzazione premia solo chi possiede grandi banche d’affari internazionali, chi ha grandi multinazionali, chi possiede materie prime, chi ha milioni di lavoratori (schiavi) a basso costo, e chi protegge queste situazioni con potenti eserciti pronti ad intervenire su qualsiasi scenario.
L’Italia in questo scenario non ha alcuna possibilità a meno che l’Europa non diventi un’altra cosa, ma di ciò non si vede neanche l’ombra.

E’ giusto parlarne, ma finchè non verrà fuori che la ripresa è una chimera e che le valutazioni di questa classe politica sono basate su frottole e invenzioni, il tempo del cambiamento non sarà maturo, ma non bisogna lasciare alla Lega Nord e alla destra l’esclusiva di questo discorso perché potrebbe rivelarsi un grave errore storico.

E’ evidente che una svolta nel senso del ritorno alla lira ha bisogno della emersione di una classe dirigente nuova, credibile, di una Banca nazionale senza fini di lucro che appoggi una profonda riconversione energetica e agricola, di Università che creino competenza e ricerca a favore dei settori economici nuovi.
Paolo De Gregorio


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eresiarca
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Il "dilemma" è di chi è la proprietà della moneta, tutto qui. Poi può anche chiamarsi Paperino o Topolino.


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eresiarca
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Cioè, non so se mi sono spiegato. Una volta stabilito che la proprietà del mezzo di pagamento e misura del valore chiamato "Euro" è della BCE, quella, attraverso le sue affiliate, che controllano a loro volta per delega dalla stessa BCE le politiche dei singoli Stati, può tranquillamente pretendere che tutto ritorni a lei, sotto forma di prelievo fiscale che in prima battuta è a beneficio del singolo Stato che aderisce all'Euro, mentre in seconda battuta torna tutto nelle fauci della BCE attraverso lo strumento dei "fiscal compact" e dei "patti di stabilità" con relative assurde percentuali da rispettare... In poche parole tutti lavorano a vuoto per tutta la vita, per avere dei soldi che poi tornano al loro padrone in pochissimi passaggi di mano.


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Truman
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in seconda battuta torna tutto nelle fauci della BCE attraverso lo strumento dei "fiscal compact" e dei "patti di stabilità" con relative assurde percentuali da rispettare...

Mi segnalano (rete di Contropiano) che il "fiscal compact" è illegale per la normativa europea. E' stato rifiutato da UK e altri stati (Rep. Ceca, credo) per cui è al di fuori dei regolamenti europei.
Mi restano da fare verifiche, ma mi suona molto credibile.


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Black_Jack
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in seconda battuta torna tutto nelle fauci della BCE attraverso lo strumento dei "fiscal compact" e dei "patti di stabilità" con relative assurde percentuali da rispettare...

Mi segnalano (rete di Contropiano) che il "fiscal compact" è illegale per la normativa europea. E' stato rifiutato da UK e altri stati (Rep. Ceca, credo) per cui è al di fuori dei regolamenti europei.
Mi restano da fare verifiche, ma mi suona molto credibile.

Certo che il Fiscal Compact è nullo, lo dice da almeno un anno Giuseppe Guarino, ordinario di diritto a Sassari e Roma, ex ministro delle finanze e dell'industria.

http://www.formiche.net/2012/11/09/il-fiscal-compact-incostituzionale-parola-di-guarino/?doing_wp_cron=1387219078.4806149005889892578125


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dana74
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ma non bisogna lasciare alla Lega Nord e alla destra l’esclusiva di questo discorso perché potrebbe rivelarsi un grave errore storico. "

naturalmente. Chi meglio della sinistra ha fatto gli interessi delle masse?
Una credibilità ed affidabilità certa e fuori discusisone...sono anche i moralmente superiori che sputano addosso ai milioni che hanno bloccato sta settimana..


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Anonymous
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ma non bisogna lasciare alla Lega Nord e alla destra l’esclusiva di questo discorso perché potrebbe rivelarsi un grave errore storico. "

naturalmente. Chi meglio della sinistra ha fatto gli interessi delle masse?
Una credibilità ed affidabilità certa e fuori discusisone...sono anche i moralmente superiori che sputano addosso ai milioni che hanno bloccato sta settimana..

Io non sono della cosiddetta "sinistra" , almeno non di quella che si finge tale in parlamento, e non sono neppure parte del mondo cosiddetto "catacombale " della sinistra alla PRC e simili...ma in tutti questi anni cos'ha fatto la "lega nord" ?(oltre che appropriarsi anch'essa di soldi del finanziamento pubblico ... e non parlo dei guai giudiziari dei Bossi e di altri).
Cos'ha fatto la destra dei berlusconi se non piegarsi a tutti (dicasi tutti) i dettami di bruxelles e contribuire ad aggravare la situazione preoccupandosi solo delle vicende giudiziarie del suo capo?
E ora fanno tutti la parte dei verginelli pur di cavalcare il movimento.
Quanto ai fascisti che spesso provano a dirigere il movimento, mi piacerebbe sapere cosa propongono oltre che gridare contro la casta e contro equitalia (naturalmente cosa giusta e sacrosanta).
cosa dicono, che so, in merito alle delocalizzazioni, alla crescente disoccupazione e precarietà, in merito alla proposta di riduzione dell'orario di lavoro, in merito alla necessità di mettere un freno agli incontrollabili movimenti di capitale, in merito agli sfratti, in merito all'abolizione di ogni tutela per i lavoratori licenziati ? O forse si limitano a strillare contro la casta e a proporre gli organismi corporativi di un tempo?


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paolodegregorio
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condivido l'intervento di gm.
Quando dico che non bisogna lasciare alla lega nord e alla destra l'esclusiva di questo discorso, non mi riferisco alla cosiddetta sinistra, ma esiste anche il M5S che fa bene a impegnarsi sia sulla analisi della situazione che nella ricerca di una strategia su euro ed europa e in questa direzione Grillo a Genova ha espresso un programma di massima, ma noto che anche a lui manca ancora un progetto alternativo di sopravvivenza (quello che ho accennato nel post) in caso di uscita traumatica dall'euro.

Un progetto, un modo di affrontare una situazione traumatica, che trovo sia assente in tutte gli allarmi di economisti, politici ed esperti vari.


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yakoviev
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A mio modesto parere la riappropriazione della sovranità politica, economica e monetaria, per non essere un discorso "monco", deve essere abbinata all'intervento dello Stato nell'economia, sia come "regolamentatore" (ad es. con norme coercitive per contrastare le delocalizzazioni all'estero , non esclusa la requisizione degli impianti e la confisca di beni e capitali), sia come creatore di lavoro con massicci piani straordinari ( ad es. per il recupero dei beni monumentali e culturali, per opere contro il dissesto idrogeologico, per la riapertura delle strutture sanitarie sul territorio etc.), sia per mantenere la proprietà pubblica dei servizi o per "ripubblicizzarli" ove sono stati privatizzati.


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Anonymous
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A mio modesto parere la riappropriazione della sovranità politica, economica e monetaria, per non essere un discorso "monco", deve essere abbinata all'intervento dello Stato nell'economia, sia come "regolamentatore" (ad es. con norme coercitive per contrastare le delocalizzazioni all'estero , non esclusa la requisizione degli impianti e la confisca di beni e capitali), sia come creatore di lavoro con massicci piani straordinari ( ad es. per il recupero dei beni monumentali e culturali, per opere contro il dissesto idrogeologico, per la riapertura delle strutture sanitarie sul territorio etc.), sia per mantenere la proprietà pubblica dei servizi o per "ripubblicizzarli" ove sono stati privatizzati.

Credo anch'io che queste tue proposte sarebbero ottime per rilanciare l'economia (seppur sempre capitalistica). Ma (e si tratta di un "MA" grande come una casa) non credo che nessuno di questi attuali sciacalli lo farà mai e dubito anche che lo farebbe un qualsiasi "golpista" con o senza le stellette.
In effetti mi sembra che oramai siamo avvitati al punto che per uscirne fuori e rimettersi in sesto occorrerebbe davvero una rivoluzione (non necessariamente comunista). Ma dove sono i "rivoluzionari" con un programma del tipo di quello indicato? Non esistono perché anche i movimenti come M5s o Forconi , almeno allo stato attuale, sono movimenti più o meno manovrati che non sanno produrre niente di nuovo al di là di grida contro la casta. Perciò penso che vedremo degenerare la situazione ancora di più di quanto già non lo sia e poi ... e poi solo dio sa cosa succederà.


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