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Expo, La Black Bloc con il Rolex

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radisol
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Maria Elena Scandaliato da faceboock

Mi capita spesso di leggere post roboanti contro il governo, contro le banche, contro lo Stato o contro il Capitalismo che ammazza uomini, donne e bambini in mare e in terra, a milioni.

Post, questi, scritti dagli stessi "compagni" che oggi sentono il bisogno di difendere le vetrine di Banca Intesa, le BMW da 80mila euro di chi abita nel centro più esclusivo di Milano, o le società immobiliari che lucrano sulla crisi come avvoltoi sulle carogne.

Be', cari "compagni", quando lo Stato accusa gente che era in piazza insieme a voi contro Expo, o state con la piazza (tutta!), o state con Expo.

Che poi, da come la raccontate, si capisce pure che in piazza non c'eravate ma avete "appreso" il tutto dalle dirette di Repubblica e del Corriere.

In mezzo non si può, che ci stanno già troppi opportunisti.

Chi "prende le distanze" pubblicamente, chi fa i soliti "distinguo", semplicemente sta con Expo.

Sta con gli speculatori, che davvero - loro sì - Milano l'hanno già "toccata abbastanza", altro che "nessuno tocchi Milano!".

Sta con Renzi, con Pisapia, con tutte le multinazionali che ci vengono a insegnare l'alimentazione mentre affamano milioni di persone in ogniddove.

Voi, cari "compagni", state con questi qui. Quindi, la prossima volta andate nella piazza giusta (quella della Scala), oppure statevene a casa ( dove probabilmente già stavate il 1 Maggio), che lì, di certo, rischi non se ne corrono.

Buona tele-mistificazione.


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helios
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Quindi, la prossima volta andate nella piazza giusta (quella della Scala), oppure statevene a casa ( dove probabilmente già stavate il 1 Maggio), che lì, di certo, rischi non se ne corrono.

e siccome non ne vuole correre di rischi nemmeno Alfano meglio se andate a farvi una compagnata al di la della cementificazione di Milano, lontani dalla città e lontani da tutti così lasciate che alla Scala ci vadano solo quelli del potere come hanno sempre fatto. Solo che come quest'anno alla Scala non s'è mai vista una blindatura del genere. Malgrado quelli che non sono andati nella piazza giusta e anche quelli che se ne sono stati a casa il primo maggio.

Di che cosa hanno paura allora?

Non sono capaci di tenere l'ordine pubblico e hanno paura?


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Anonymous
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Maria Elena Scandaliato da faceboock

Mi capita spesso di leggere post roboanti contro il governo, contro le banche, contro lo Stato o contro il Capitalismo che ammazza uomini, donne e bambini in mare e in terra, a milioni.

Post, questi, scritti dagli stessi "compagni" che oggi sentono il bisogno di difendere le vetrine di Banca Intesa, le BMW da 80mila euro di chi abita nel centro più esclusivo di Milano, o le società immobiliari che lucrano sulla crisi come avvoltoi sulle carogne.

Be', cari "compagni", quando lo Stato accusa gente che era in piazza insieme a voi contro Expo, o state con la piazza (tutta!), o state con Expo.

Che poi, da come la raccontate, si capisce pure che in piazza non c'eravate ma avete "appreso" il tutto dalle dirette di Repubblica e del Corriere.

In mezzo non si può, che ci stanno già troppi opportunisti.

Chi "prende le distanze" pubblicamente, chi fa i soliti "distinguo", semplicemente sta con Expo.

Sta con gli speculatori, che davvero - loro sì - Milano l'hanno già "toccata abbastanza", altro che "nessuno tocchi Milano!".

Sta con Renzi, con Pisapia, con tutte le multinazionali che ci vengono a insegnare l'alimentazione mentre affamano milioni di persone in ogniddove.

Voi, cari "compagni", state con questi qui. Quindi, la prossima volta andate nella piazza giusta (quella della Scala), oppure statevene a casa ( dove probabilmente già stavate il 1 Maggio), che lì, di certo, rischi non se ne corrono.

Buona tele-mistificazione.

Ma scusa ? Tu a Milano c'eri ? E allora da che parte stavi ?


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Facciamo così... Decidiamo di organizzarci e guerreggiare contro il Mercato, il grande capitale finanziario, le multinazionali, Expo e quello che volete con la modalità propria del "blocco nero"...

Perchè questo è il punto... Si pretende che tutti si accodino e plaudano al "blocco nero". E' stato veramente così per chi ha manifestato alla May Day Parade o non condivideva fondamentalmente il comportamento del Black Bloc o la questione è un pò più complessa ? Forse che chi ha sfilato al corteo non si aspettava questa situazione o la degenerazione di quella situazione... Altro discorso si può fare per la dabbenaggine degli organizzatori... Se poi vogliamo guardare ai giovani, forse ne troverai altrettanti se non di più fra quelli che non sono hanno le "felpe nere" che, per chi non lo avesse notato, equivalgono ad una "divisa"... E allora ? Allora una minoranza si è giovata della maggioranza per ingabbiarla, irretirla e costringerla ad accettare la sua logica... A me sembra uno schema mentale che richiama semplificazioni di trista memoria - vedi Bush jr e la sua "guerra infinita contro il terrorismo"...


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Combattiamo una "guerriglia urbana" ? Va bene... E allora mi spieghino gli obiettivi, le tattiche, le strategie... E le conseguenze delle azioni... Siete proprio sicuri che tutti quei ragazzi sappiano che gli toccherebbero fino a quindici anni di carcere per il reato di devastazione ?


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Ovviamente il comportamento poliziesco è da condannare, ma il cosiddetto Black Bloc contribuisce a spostare l'attenzione e ad archiviare la pratica "Diaz"...

Immaginatevi oggi quanti possono condividere il motto "Uno, dieci, cento Diaz" fra la gente comune ed era prevedibile...

Ma se si aderisce intimamente all'acronimo ACAB, non ci si può aspettare certo tenerezza o che qualche manganello possa volare...

Per i "blockers" gli "sbirri" sono intimamente bastardi... Direi in maniera congenita... Altrimenti non può esservi "controparte"...

Sono altri che si preoccupano per il rispetto dei diritti e della dignità umana ferite dalla divise...


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E poi potete darmi pure del "fascista", ma non me ne frega niente... Quello che ho sempre scritto parla per me... Personalmente ho scritto pure un post su comedonchisciotte per lanciare un avvertimento per quanto sarebbe accaduto il Primo Maggio e personalmente non ho partecipato perchè io - "precario" del Comune di Milano . non volevo fare la figura del coglione che non si accorge che magari al proprio fianco c'è qualcuno che si cambia d'abito e si mette la "felpetta nera" e, poi, magari - da doppio coglione - ti affermano e ti arrestano appioppandoti un'imputazione per il reato di devastazione.

E chiudo la piccola parentesi.


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Le uniche contraddizioni reali ci sono state proprio tra i "neri" ... tra quelli più politicizzati ( soprattutto anarchici ) e quelli non ... e questo solo dopo che i "neri" ( almeno un migliaio) hanno lasciato il corteo vero e proprio ....

Si però sarebbe ora di finirla di identificare i teppisti vestiti di nero con gli anarchici.
Gli anarchici violenti in Italia si possono contare sulle dita di una mano, tanto è vero che da noi non esiste nessun gruppo organizzato che si possa denominare Black Bloc, che è un fenomeno proprio dell'antagonismo nordeuropeo lontano anni luce da quello italiano.
Ci sono gruppi in molti centri sociali che hanno riscoperto una certa fascinazione per l'arditismo antifascista degli anni 20, quello di Argo Secondari, ma ha poco a che fare con i cosiddetti Black Bloc.
Ne consegue che quelli che abbiamo visto a Milano sono in maggioranza infiltrati, esattamente come a Genova, ed esattamente come a Genova è stato dato ordine di lasciarli fare, perchè il Potere sa benissimo che in questo tipo di manifestazioni il servizio d'ordine è molto carente, a differenza di quando ad organizzare sono sindacati e partiti, ed è quindi facile strumentalizzare la violenza a proprio vantaggio.


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E' poi patetica la risposta dei milanesi il giorno dopo, quando si sono messi a ripulire le vie del centro rovinate ed imbrattate.
Il vero gesto di civiltà sarebbe stato andare a Quarto, Bicocca, Giambellino... tutti quartieri da anni lasciati a se stessi e dove scritte e case fatiscenti sono li da anni. E' stata la tipica manifestazione di ipocrisia borghese meneghina, Bunuel ci avrebbe fatto un bel film.


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radisol
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E' poi patetica la risposta dei milanesi il giorno dopo, quando si sono messi a ripulire le vie del centro rovinate ed imbrattate.
Il vero gesto di civiltà sarebbe stato andare a Quarto, Bicocca, Giambellino... tutti quartieri da anni lasciati a se stessi e dove scritte e case fatiscenti sono li da anni. E' stata la tipica manifestazione di ipocrisia borghese meneghina, Bunuel ci avrebbe fatto un bel film.

Roba da "maggioranza silenziosa", sia pure in versione renzian/sinistrata ...

Comunque, che mi dici ... lo cito in altra discussione ... dell'anarchico storico, 67 anni, Pasquale Valitutti detto Lello ... quello sulla carrozzina a motore, essendo paraplegico ... da molti media indicato come l'improbabile "coordinatore" dei black ? penso che, da anarchico anche tu, ne conosci bene la storia ... provocatore ed infiltrato pure lui ?


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Comunque, che mi dici ... lo cito in altra discussione ... dell'anarchico storico, 67 anni, Pasquale Valitutti detto Lello ... quello sulla carrozzina a motore, essendo paraplegico ... da molti media indicato come l'improbabile "coordinatore" dei black ? penso che, da anarchico anche tu, ne conosci bene la storia ... provocatore ed infiltrato pure lui ?

Valitutti, che ho conosciuto di persona e stimo, non coordinava un bel niente, come hai intuito. Ha solo fatto qualche considerazione che personalmente condivido.

Per sgombrare il campo da dubbi, cito di seguito il comunicato della FAI di Milano, ripreso anche da Umanità Nova.

“Devastazione e saccheggio”, parole forti, parole da quindici anni di galera per chi viene beccato con la mazzetta in mano, per chi è stato preso nel mucchio del riot cittadino, nei pressi di una vetrina infranta o di un auto in fiamme o, a posteriori, ne verrà riconosciuta la presenza attraverso analisi fotografiche e video. Chi ci sta lo sa.

A chi devasta territori e ambiente, a chi saccheggia le risorse comuni, a chi ci fa morire di amianto, d’inquinamento, di discariche abusive, a chi ha un altro tipo di “mazzette” in mano, sappiamo bene che lo Stato e i suoi apparati repressivi (polizieschi, giudiziari e carcerari) non riserva altrettanto trattamento. E non potrebbe essere altrimenti: Stato e Capitale, nella loro complice e collusa alleanza, non possono certo “accusarsi e arrestarsi” a vicenda. E anche questo noi lo sappiamo.

A Milano, il Primo maggio, una grande manifestazione di oltre trentamila persone, in maggioranza di giovani, donne e uomini, sia del luogo che provenienti da varie parti del paese e d’Europa, ha animato le vie della città percorrendo, in vario modo, i pochi chilometri di strade ‘concessi’ dalle Autorità locali sotto stretto controllo dei vertici nazionali. L’obiettivo era quello di disvelare il reale significato di quel baraccone fieristico rappresentato da Expo 2015; di denunciare che quanti hanno contribuito al disastro alimentare ed agricolo di paesi e di parti consistenti di interi continenti non possono ora presentarsi come paladini della lotta della fame nel mondo, del rispetto delle biodiversità e della vita e del lavoro di che la terra la lavora; di accusare il sistema di malaffare, di corruzione, di speculazione selvaggia che ha regnato su Expo e che regnerà sulle aree del sito alla conclusione dell’evento; di opporsi ad un modello di sviluppo basato sul lavoro precario, gratuito e sulla pauperizzazione del paese.

Un corteo di meno di quattro chilometri ottenuti a fatica, dopo il divieto, giunto a pochi giorni dalla manifestazione, di passare per il centro città, trasformata in una sorta di zona rossa, una sorta di provocazione in una giornata che è sempre stata simbolo della lotta per la liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato, in una città che ha visto negli anni lo svolgimento di grandi e partecipate May Day.

Un corteo composito ed eterogeneo, che raccoglieva il lavoro svolto nel tempo dai comitati No Expo e lo sforzo organizzativo di rappresentare sul campo le diverse anime e sensibilità che sul terreno della lotta a quel modello di società e di sviluppo si muovono. Un corteo costruito assemblearmente dopo diversi mesi di riunioni, di confronti, di decisioni costruite sul consenso e sull’accordo. In testa più di duecento musicisti, appartenenti a bande di vari paesi d’Europa, reduci dalla cena serale d’accoglienza presso la sede della FAI di Milano curata dalla Banda degli Ottoni, a dare un segnale di festa e di calore, a seguire i comitati No Tav, No Muos, No Expo, la rete ‘Genuino clandestino’, quelli di lotta sul territorio e per la casa, il sindacalismo di base della CUB e dell’USB, lo spezzone rosso nero con lo striscione ‘Expropriamo Expo’, dietro cui sfilavano circa duecento compagni e compagne tra FAI, il Circolo anarchico di Via Torricelli 19, l’USI striscione e Iniziativa Libertaria di Pordenone con i loro striscioni, oltre a diverse individualità. A seguire, e a chiudere il corteo, il SI.COBAS, il ‘Sindacato è un’altra cosa’, e infine vari partiti, da Rifondazione al PCL.

Imponente lo schieramento di polizia, con mezzi blindati e reticolazioni semoventi, a chiusura delle varie possibilità d’accesso al centro città; anche se rimane ‘curioso’ il fatto di aver lasciato parcheggiare le auto lungo il percorso del corteo, così come il fatto che siano rimasti al loro posto i cestini per i rifiuti ed altre suppellettili cittadine che generalmente vengono rimosse in previsione di cortei ‘caldi e vivaci’ come ci si aspettava che fosse, soprattutto dopo la campagna mediatica preventivamente criminalizzatrice e le conseguenti perquisizioni e sgomberi delle giornate immediatamente precedenti.

La formazione del corteo è stata lentissima anche perchè si partiva dalla grande piazza di Porta Ticinese per imboccare lo stretto omonimo Corso, ma senza grossi problemi perchè il posizionamento dei vari spezzoni era stata concordato da tempo. Quello che non poteva essere concordato era il posizionamento di quanti, provenienti da fuori Milano e da fuori Italia, non avevano partecipato al percorso organizzativo e che si presumeva si potessero posizionare alla coda del corteo. Nei fatti quello che è successo è che queste realtà si sono posizionate all’interno degli spezzoni a loro più affini, soprattutto nella parte centrale del corteo dove si è evidenziato un comportamento assolutamente refrattario al rispetto degli accordi presi precedentemente. Volontà politiche, sicuramente autoritarie e prevaricatrici, ed in/sofferenze sociali si sono mischiate dando origine ad uno spezzone che ha cercato un suo protagonismo attivistico prima nella contrapposizione con le forze di polizia, poi con quelli che sono stati identificati con i simboli del potere capitalistico. Ma chi cerca di trovare un nesso unico, una regia unica, in quello che è successo sbaglierebbe.

Lasciando alla destra tradizionale e a quella renziana le urla di sdegno e gli editti accusatori, la minaccia di rappresaglie ed i progetti di leggi liberticide, quello che ci interessa mettere a fuoco è come il Primo maggio a Milano si sia messo in scena non tanto una replica di quanto già visto a partire da Seattle in poi, quanto una prima concretizzazione di quello che le politiche di austerità, di impoverimento sociale, di rafforzamento autoritario, di restringimento degli spazi di espressione e di organizzazione, stanno producendo: una espressione, fluida, anche contraddittoria, di un malessere sociale ed esistenziale, che nel conflitto, nelle sue varie forme possibili, cerca uno sbocco.

Così, alcune centinaia di manifestanti si sono misurati prima con la polizia che, con un numero spropositato di lacrimogeni urticanti (si dice più di 400) e con l’uso degli idranti, li ha respinti, per rivolgere poi la loro attenzione alle vetrine di banche, negozi di vario tipo, auto, pensiline dei mezzi pubblici, semafori, ecc., mischiando le banche, simboli classici del sistema di sfruttamento capitalistico con attività generiche (un barbiere, un ottico, un ortofrutta…). Insomma tanto lavoro per assicurazioni ed artigiani mentre Maroni e Pisapia hanno già offerto rimborsi e organizzato manifestazioni: il 2016 con le elezioni della nuova giunta non è poi così lontano.

Trovandosi al centro del corteo il rischio del coinvolgimento dell’intera manifestazione è stato ovviamente molto alto – è stato avanzato anche il sospetto che alcuni all’interno di quello spezzone lavorassero per trasformare tutto il corteo in un terreno di scontro complessivo – ma se così non è stato è grazie alla determinazione delle componenti iniziali organizzatrici della manifestazione che hanno tenuto fede agli impegni presi assemblearmente sia mantenendo le posizioni, sia concludendo il percorso tra i fumi dei lacrimogeni e delle auto incendiate. In questo contesto non si può tacere delle tattiche poliziesche tese da una parte a contenere i danni tra i ‘suoi’ e dall’altra ad evitare che ci fossero delle vittime tra i manifestanti, tali da ‘sporcare’ l’inaugurazione di Expo. Del ‘buon cuore’ ipocrita del Ministro degli Interni non sappiamo che farcene.

Detto questo rimangono sul tappeto alcune considerazioni da fare.

La crisi sta scavando sempre di più nel corpo sociale del paese, le politiche riformistiche non hanno più gambe né fiato né sirene da suonare, la disoccupazione cresce e soprattutto quella giovanile, non c’è uno straccio di politica industriale all’orizzonte, le rappresentanze politiche più o meno tradizionali si sono dissolte, le divaricazioni sociali crescono così come cresce il controllo sociale fino a prefigurare scenari di militarizzazione sociale complessiva, leggi sempre più autoritarie e restrittive sono all’orizzonte sia sul campo degli scioperi dove si vuole imporre un criterio maggioritario alla tedesca, sia nel campo delle manifestazioni di piazza. Non ci vuole molto a capire che, in mancanza di una capacità politica rivoluzionaria in grado di costruire uno sbocco praticabile e condiviso alla situazione che stiamo vivendo e che andrà sempre più aggravandosi, la violenza acefala diventerà l’unica forma di espressione possibile. Esorcizzare quanto è successo non ci aiuta, il moralismo perbenista nemmeno, il settarismo autoreferenziale men che meno. C’è da rimboccarsi le maniche, sempre più e sempre meglio, sulla strada della lotta quotidiana, dell’autorganizzazione, del duro lavoro di costruzione di un movimento libertario che sappia essere agente reale e concreto della trasformazione sociale.

Le compagne e i compagni della Federazione Anarchica Milanese


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Comunque, che mi dici ... lo cito in altra discussione ... dell'anarchico storico, 67 anni, Pasquale Valitutti detto Lello ... quello sulla carrozzina a motore, essendo paraplegico ... da molti media indicato come l'improbabile "coordinatore" dei black ? penso che, da anarchico anche tu, ne conosci bene la storia ... provocatore ed infiltrato pure lui ?

Valitutti, che ho conosciuto di persona e stimo, non coordinava un bel niente, come hai intuito. Ha solo fatto qualche considerazione che personalmente condivido.

Per sgombrare il campo da dubbi, cito di seguito il comunicato della FAI di Milano, ripreso anche da Umanità Nova.

“Devastazione e saccheggio”, parole forti, parole da quindici anni di galera per chi viene beccato con la mazzetta in mano, per chi è stato preso nel mucchio del riot cittadino, nei pressi di una vetrina infranta o di un auto in fiamme o, a posteriori, ne verrà riconosciuta la presenza attraverso analisi fotografiche e video. Chi ci sta lo sa.

A chi devasta territori e ambiente, a chi saccheggia le risorse comuni, a chi ci fa morire di amianto, d’inquinamento, di discariche abusive, a chi ha un altro tipo di “mazzette” in mano, sappiamo bene che lo Stato e i suoi apparati repressivi (polizieschi, giudiziari e carcerari) non riserva altrettanto trattamento. E non potrebbe essere altrimenti: Stato e Capitale, nella loro complice e collusa alleanza, non possono certo “accusarsi e arrestarsi” a vicenda. E anche questo noi lo sappiamo.

A Milano, il Primo maggio, una grande manifestazione di oltre trentamila persone, in maggioranza di giovani, donne e uomini, sia del luogo che provenienti da varie parti del paese e d’Europa, ha animato le vie della città percorrendo, in vario modo, i pochi chilometri di strade ‘concessi’ dalle Autorità locali sotto stretto controllo dei vertici nazionali. L’obiettivo era quello di disvelare il reale significato di quel baraccone fieristico rappresentato da Expo 2015; di denunciare che quanti hanno contribuito al disastro alimentare ed agricolo di paesi e di parti consistenti di interi continenti non possono ora presentarsi come paladini della lotta della fame nel mondo, del rispetto delle biodiversità e della vita e del lavoro di che la terra la lavora; di accusare il sistema di malaffare, di corruzione, di speculazione selvaggia che ha regnato su Expo e che regnerà sulle aree del sito alla conclusione dell’evento; di opporsi ad un modello di sviluppo basato sul lavoro precario, gratuito e sulla pauperizzazione del paese.

Un corteo di meno di quattro chilometri ottenuti a fatica, dopo il divieto, giunto a pochi giorni dalla manifestazione, di passare per il centro città, trasformata in una sorta di zona rossa, una sorta di provocazione in una giornata che è sempre stata simbolo della lotta per la liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato, in una città che ha visto negli anni lo svolgimento di grandi e partecipate May Day.

Un corteo composito ed eterogeneo, che raccoglieva il lavoro svolto nel tempo dai comitati No Expo e lo sforzo organizzativo di rappresentare sul campo le diverse anime e sensibilità che sul terreno della lotta a quel modello di società e di sviluppo si muovono. Un corteo costruito assemblearmente dopo diversi mesi di riunioni, di confronti, di decisioni costruite sul consenso e sull’accordo. In testa più di duecento musicisti, appartenenti a bande di vari paesi d’Europa, reduci dalla cena serale d’accoglienza presso la sede della FAI di Milano curata dalla Banda degli Ottoni, a dare un segnale di festa e di calore, a seguire i comitati No Tav, No Muos, No Expo, la rete ‘Genuino clandestino’, quelli di lotta sul territorio e per la casa, il sindacalismo di base della CUB e dell’USB, lo spezzone rosso nero con lo striscione ‘Expropriamo Expo’, dietro cui sfilavano circa duecento compagni e compagne tra FAI, il Circolo anarchico di Via Torricelli 19, l’USI striscione e Iniziativa Libertaria di Pordenone con i loro striscioni, oltre a diverse individualità. A seguire, e a chiudere il corteo, il SI.COBAS, il ‘Sindacato è un’altra cosa’, e infine vari partiti, da Rifondazione al PCL.

Imponente lo schieramento di polizia, con mezzi blindati e reticolazioni semoventi, a chiusura delle varie possibilità d’accesso al centro città; anche se rimane ‘curioso’ il fatto di aver lasciato parcheggiare le auto lungo il percorso del corteo, così come il fatto che siano rimasti al loro posto i cestini per i rifiuti ed altre suppellettili cittadine che generalmente vengono rimosse in previsione di cortei ‘caldi e vivaci’ come ci si aspettava che fosse, soprattutto dopo la campagna mediatica preventivamente criminalizzatrice e le conseguenti perquisizioni e sgomberi delle giornate immediatamente precedenti.

La formazione del corteo è stata lentissima anche perchè si partiva dalla grande piazza di Porta Ticinese per imboccare lo stretto omonimo Corso, ma senza grossi problemi perchè il posizionamento dei vari spezzoni era stata concordato da tempo. Quello che non poteva essere concordato era il posizionamento di quanti, provenienti da fuori Milano e da fuori Italia, non avevano partecipato al percorso organizzativo e che si presumeva si potessero posizionare alla coda del corteo. Nei fatti quello che è successo è che queste realtà si sono posizionate all’interno degli spezzoni a loro più affini, soprattutto nella parte centrale del corteo dove si è evidenziato un comportamento assolutamente refrattario al rispetto degli accordi presi precedentemente. Volontà politiche, sicuramente autoritarie e prevaricatrici, ed in/sofferenze sociali si sono mischiate dando origine ad uno spezzone che ha cercato un suo protagonismo attivistico prima nella contrapposizione con le forze di polizia, poi con quelli che sono stati identificati con i simboli del potere capitalistico. Ma chi cerca di trovare un nesso unico, una regia unica, in quello che è successo sbaglierebbe.

Lasciando alla destra tradizionale e a quella renziana le urla di sdegno e gli editti accusatori, la minaccia di rappresaglie ed i progetti di leggi liberticide, quello che ci interessa mettere a fuoco è come il Primo maggio a Milano si sia messo in scena non tanto una replica di quanto già visto a partire da Seattle in poi, quanto una prima concretizzazione di quello che le politiche di austerità, di impoverimento sociale, di rafforzamento autoritario, di restringimento degli spazi di espressione e di organizzazione, stanno producendo: una espressione, fluida, anche contraddittoria, di un malessere sociale ed esistenziale, che nel conflitto, nelle sue varie forme possibili, cerca uno sbocco.

Così, alcune centinaia di manifestanti si sono misurati prima con la polizia che, con un numero spropositato di lacrimogeni urticanti (si dice più di 400) e con l’uso degli idranti, li ha respinti, per rivolgere poi la loro attenzione alle vetrine di banche, negozi di vario tipo, auto, pensiline dei mezzi pubblici, semafori, ecc., mischiando le banche, simboli classici del sistema di sfruttamento capitalistico con attività generiche (un barbiere, un ottico, un ortofrutta…). Insomma tanto lavoro per assicurazioni ed artigiani mentre Maroni e Pisapia hanno già offerto rimborsi e organizzato manifestazioni: il 2016 con le elezioni della nuova giunta non è poi così lontano.

Trovandosi al centro del corteo il rischio del coinvolgimento dell’intera manifestazione è stato ovviamente molto alto – è stato avanzato anche il sospetto che alcuni all’interno di quello spezzone lavorassero per trasformare tutto il corteo in un terreno di scontro complessivo – ma se così non è stato è grazie alla determinazione delle componenti iniziali organizzatrici della manifestazione che hanno tenuto fede agli impegni presi assemblearmente sia mantenendo le posizioni, sia concludendo il percorso tra i fumi dei lacrimogeni e delle auto incendiate. In questo contesto non si può tacere delle tattiche poliziesche tese da una parte a contenere i danni tra i ‘suoi’ e dall’altra ad evitare che ci fossero delle vittime tra i manifestanti, tali da ‘sporcare’ l’inaugurazione di Expo. Del ‘buon cuore’ ipocrita del Ministro degli Interni non sappiamo che farcene.

Detto questo rimangono sul tappeto alcune considerazioni da fare.

La crisi sta scavando sempre di più nel corpo sociale del paese, le politiche riformistiche non hanno più gambe né fiato né sirene da suonare, la disoccupazione cresce e soprattutto quella giovanile, non c’è uno straccio di politica industriale all’orizzonte, le rappresentanze politiche più o meno tradizionali si sono dissolte, le divaricazioni sociali crescono così come cresce il controllo sociale fino a prefigurare scenari di militarizzazione sociale complessiva, leggi sempre più autoritarie e restrittive sono all’orizzonte sia sul campo degli scioperi dove si vuole imporre un criterio maggioritario alla tedesca, sia nel campo delle manifestazioni di piazza. Non ci vuole molto a capire che, in mancanza di una capacità politica rivoluzionaria in grado di costruire uno sbocco praticabile e condiviso alla situazione che stiamo vivendo e che andrà sempre più aggravandosi, la violenza acefala diventerà l’unica forma di espressione possibile. Esorcizzare quanto è successo non ci aiuta, il moralismo perbenista nemmeno, il settarismo autoreferenziale men che meno. C’è da rimboccarsi le maniche, sempre più e sempre meglio, sulla strada della lotta quotidiana, dell’autorganizzazione, del duro lavoro di costruzione di un movimento libertario che sappia essere agente reale e concreto della trasformazione sociale.

Le compagne e i compagni della Federazione Anarchica Milanese

Pur non essendo anarchico mi permetto di manifestare la mia solidarietà verso la FAI perchè in questi ultimi quindici anni si è addossata agli anarchici la colpa di qualsiasi espressione di "violenza politica" vista in questo paese, dal Black Bloc alle buste esplosive, ecc... E' evidente il tentativo di criminalizzare l'antagonismo anarchico perchè è comodo e non scontenta nessuno...

Detto questo prendiamo pure atto che quello che è successo il Primo Maggio non può essere ricondotto ad un'unica regia, che il "blocco nero", così come l'antagonismo più aggressivo costituiscono realtà "altre" , al di là di qualsiasi discorso "dietrologico" sulle possibili infiltrazioni, tuttavia il tutto era sicuramente ampiamente previsto e prevedibile dalla polizia e, soprattutto, dalle autorità di pubblica sicurezza - dal questore al prefetto su, su fino al Ministro degli Interni Alfano e al Premier Renzi... Perfino il sindaco Pisapia non può dirsi totalmente estraneo da certe scelte perchè rappresenta l'autorità locale di pubblica sicurezza e, durante i Comitati Provinciali sull'ordine e la sicurezza deve essere costantemente informato... Altrove ho già illustrato la mia opinione sul cosiddetto "partito della polizia" e sulla presumibile volontà politica di gustare la festa alla contromanifestazione del NoExpo... E guardate che ci sono riusciti alla grande...

Il comunicato della FAI non fa che confermare che qualcosa non andava per il verso giusto, qualcosa di sospetto... Il riferimento alle auto posteggiate e in bella mostra è interessante...


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Anonymous
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Intendo insistere sul tasto della critica all'atteggiamento degli organizzatori della manifestazione... Capisco l'ansia di esserci e di mostrarsi protagonisti, di poter essere per una volta "visibili" e colorati nelle piazze - l'unica consolazione che rimane ai movimenti... Le ragioni della protesta le capiamo tutti benissimo e le facciamo nostre... Ma, io dico, avvertendo il clima che si stava respirando non sarebbe stato meglio convocare una conferenza stampa e annunciare lo scioglimento del corteo illustrando le ragioni e denunciando chi era pronto a sabotarlo...

Quello che forse manca è il colpo d'ala, di genio, per spiazzare l'avversario e, se non metterlo all'angolo, invece creagli un certo imbarazzo...

Quello che il Potere si aspetta da noi tutti sono i comportamenti prevedibili e standardizzati e, avendone cognizione, può controbattere con assoluta facilità.

E infatti le cose sono andate proprio come sono state annunciate...

Vedete voi...


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Anonymous
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Quanto al sindaco semplicemente dimostra una volta di più di essere patetico, ridicolo e "innocuo", perchè la verità è che, dopo le accuse che gli sono state mosse di essere moralmente corresponsabile di quanto successo, ha voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte, cercando di rispondere alla marea montante proveniente da destra - "uno, dieci, cento Diaz" - e offrendo una ciambella di salvataggio ai "delusi" che avevano partecipato al corteo del giorno prima...

Naturalmente offrendo la solita melassa retorica del "noi" e del "loro", di noi milanesi e dei "vandali" che invadono Milano, ma, onestamente, se ci risparmiavano questa vetrina tracotante e traboccante la vomitevole ipocrisia delle "superclassi" che è l'Expo, beh... francamente non avremmo assistito a certe scene e non solo a quelle...

Altro che "Nessuno tocchi Milano"...

A ragion veduta il sindaco a pensato a non ricandidarsi... Qualche pensierino sull'Expo ?


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

Giuro che questo mio è l'ultimo commento sui fatti milanesi di questi giorni...

Anche perchè fra qualche giorno tutto verrà messo nel dimenticatoio...

A parte l'opportunismo dei soliti sciacalli e non...

E tutto il resto è silenzio...


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