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finanziamento ai partiti: l'imbroglio continua


paolodegregorio
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- finanziamento ai partiti: l’imbroglio continua -
di Paolo De Gregorio, 2 giugno 2013

Siamo alle solite! La Casta politica compatta, dopo essersi messa sotto i piedi il risultato del Referendum popolare del 1993 che aveva deciso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, con incredibile disprezzo per il “popolo sovrano”, oggi con il governo dell’inciucio tra PD e PDL, spinta dal bisogno di togliere argomenti al M5S, fa finta di abolire i rimborsi elettorali (prendendosela comoda, non prima del 2017) e attivando un meccanismo del 2 per mille, simile all’8 per mille riservato alle religioni, sempre prelevato dalle tasse dovute allo Stato (come se questo non fosse finanziamento pubblico).
Per prima cosa vorrei sottolineare che sia i partiti che le Chiese sono soggetti privati che vivono del consenso dei loro iscritti o fedeli e la vera misura di questo consenso si può misurare solo lasciando totale autonomia a queste organizzazioni, che devono dimensionare le loro spese rispetto a quanto ricevono in offerte dai loro adepti che per tali contributi non devono beneficiare di nessuna agevolazione fiscale.
Gli uffici dell’erario non devono più erogare alcun servizio a questi soggetti e, nell’immediato non devono più perpetrare l’imbroglio di assegnare denaro per conto di chi non ha fatto esplicita dichiarazione (l’8 per mille) che sono la maggior parte dei contribuenti.

Come ignobile scusa si argomenta che la politica ha dei costi, e che senza finanziamenti pubblici le elezioni le vincerebbero solo quei partiti che hanno dietro i miliardari.
Anzitutto questa è una clamorosa bugia di fronte al fatto storico che un piccolo movimento, senza soldi né televisioni, ha preso più voti di Berlusconi, miliardario e con le televisioni. Se si trattasse con gente in buona fede e sinceri democratici, basterebbe stabilire che la politica, per tutti, non deve avere costi, se non quelli coperti dalle offerte degli iscritti, vietando la propaganda attraverso manifesti e spot televisivi, e permettendo solo il porta a porta sul territorio del proprio collegio e comizi in spazi gratuitamente messi a disposizione dai Comuni.
La regola, severa per tutti, garantirebbe la presenza degli aspiranti deputati e senatori sul territorio per capire i problemi dei cittadini, invece di quelle inutili risse nei salotti televisivi (che tra l’altro rendono visibili i soliti noti), che ci hanno offerto un servizio politico di bassissima qualità, visto che la maggior parte dei politicanti attuali non ha nemmeno individuato le cause della crisi, le sue ragioni, e tanto meno sanno come uscirne.

Un’altra indecenza della nostra improbabile democrazia è quella del finanziamento pubblico all’editoria, che tiene artificialmente in vita giornali e riviste anche senza lettori, a spese dei cittadini, fattore che rende difficilissimo l’emergere di nuove avventure giornalistiche, eccettuato il miracolo de “il Fatto quotidiano” che è l’unica testata ad aver rinunciato volontariamente a qualunque contributo pubblico.
Invito tutti ad avere particolare riguardo e considerazione per gli unici in Italia che non approfittano dei soldi pubblici: il M5S e il Fatto Quotidiano.
Paolo De Gregorio


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qasiqasi
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il presidente della repubblica che ,dopo il referendum (bulgara la totale volontà del popolo)in cui si toglievano i finanziamenti ai partiti,firmò l'infame legge dei rimborsi. doveva essere processato:era alto tradimento della volontà popolare e lui lo sapeva.così come lo sapevano quelli che gliela avevano portata a firmare.una legge generata da alto tradimento è pursempre valida? riguardo all'ottopermille i credenti finanzino le loro religioni,se vogliono.togliamo sto'c.... di ottopermille e cominciamo a risparmiare.


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paolodegregorio
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8 per mille: pochi contribuenti sanno che quando non viene espressa la destinazione dell'8 per mille:i titolari di un reddito da lavoro o da pensione oltre alla casa di abitazione non sono tenuti alla dichiarazione dei redditi, alla presentazione di unico, e quindi nemmeno alla dichiarazione di destinazione dell'8 e del 5 per mille.
-Vengono definiti "inoptanti" nel linguaggio fiscale burocratico.
-Sono la maggioranza dei contribuenti e la quota di 8 per mille "inoptata" supera il miliardo di euro che viene comunque destinato agli stessi beneficiari dell'8 per mille con la percentuale relativa alle dichiarazioni di scelta pervenute, e la sola Chiesa cattolica percepisce oltre 600 milioni che nessuno le ha destinato.
-Questo non è indicato nella legge che ha introdotto l'8 per mille, ma deriva da circolari dell'erario, e ora il governo Letta vuole applicare questo metodo anche per il nuovo finanziamento dei partiti.

-Fermo restando che partiti e Chiese non devono essere finanziati dallo Stato che non deve rinunciare alle tasse (ora rinuncia all'1,3% e diventerebbe 1,5% che potrebbe invece destinare direttamente a servizi o a sostegno alla ricerca), è ora di mettere mano all'eliminazione immediata del pagamento della quota "inoptata" dell'8 per mille, con risparmio immediato di circa 1 miliardo di euro.
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