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Fini, un vigilante per amico


Tao
 Tao
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Vigilanza, grandi affari. Una lotteria per poche imprese, un business soprattutto al sud, dove la “security” e' uno dei settori preferiti dalle holding della malavita organizzata, in vena di riciclaggio spinto. Esempio classico, la Campania, dove svariate inchieste della magistratura puntano i riflettori sul settore: la piu' recente ha portato alla luce le performance di una serie di sigle, capinatate da La Gazzella, impegnate nell'hinterland partenopeo - epicentro il popoloso comune di Afragola - e con un potente politico di riferimento, Vincenzo Nespoli, parlamentare ex An, oggi Pdl, per il quale e' stata chiesta l'autorizzazione a procedere.

Sulla permeabilita' alle infiltrazioni mafiose delle imprese di vigilanza stava per alzare il sipario l'ex senatore dc e gavianeo doc Carmine Mensorio: latitante all'estero, a fine anni ‘90 decise di presentarsi alle toghe napoletane, ma mori' tuffandosi dal traghetto che dalla Grecia lo avrebbe portato in Italia (l'inchiesta della procura di Ancona venne archiviata in meno di una settimana). «E' stato suicidato perche' le sue rivelazioni sarebbero state un vero terremoto», commenta lapidariamente un avvocato partenopeo di lungo corso. «Avrebbe potuto rivelare l'infiltrazione del clan Alfieri - osserva un esperto del settore - nel mondo della vigilanza e soprattutto i legami a livello politico, per fare affari, controllare il territorio e dare lavoro anche per acquisire voti. Oggi quel controllo e quei legami sono ancora piu' forti di prima, la vigilanza in Campania e' uno dei segmenti base utilizzati dalla camorra. Mentre in altre regioni, come il Lazio, non c'e' solo infiltrazione malavitosa ma soprattutto business per i pochi baciati dalla fortuna di appalti milionari pilotati sempre politicamente». E vediamo, allora, cosa bolle nel pentolone degli appalti capitolini per la security. Partendo dai protagonisti in campo.

ITALPOL PRO FINI

Uno dei re di Roma si chiama Domenico Gravina, a bordo della corazzata Italpol, vera e propria acchiappa-appalti. Per la precisione, il Gruppo Italpol si articola attraverso Italpol Vigilanza Roma, Italservizi 2007 e Italpol Vigilanza Milano. La corazzata di casa Gravina e' la prima, sede nella capitale, in via Caio Mario, in vita dall'ottobre 1999, capitale sociale da ben 12 milioni 400mila euro, e quasi mille dipendenti (981 per la precisione). Sul ponte di comando il settantacinquenne Domenico - originario di Casal Velino, nel salernitano - e i figli Francesco, 49 anni, e Giulio, 41 anni appena compiuti. Domenico, Giulio e Gravina Holding srl, poi, si dividono la grossa torta azionaria che sfiora, appunto, i 25 miliardi di vecchie lire.
“L'azienda de Fini”, cosi' parecchi addetti ai lavori etichettano il rigoglioso ramo romano del gruppo Italpol. Per via della strettisima amicizia che lega il patro'n Domenico con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Un rapporto “storico”, sbocciato gia' ai tempi del Movimento sociale, e rinsaldato negli anni, via Alleanza Nazionale e oggi via Futuro e Liberta'. «Evidentemente Fli - raccontano alcuni “camerati” - e' a caccia di finanziamenti per crescere e consolidarsi. Per questo il rapporto con un pezzo da novanta come Gravina diventa strategico». Soprattutto se Italpol continua a vincere gare su gare, catalizzando appalti arcimilionari in svariati settori pubblici, con spiccata preferenza per sanita' e trasporti (nell'arcipelago societario di famiglia, comunque, fanno capolino anche Elios 2004, il Borgo, Ginevra, Madein, tutte srl con capitali sociali che vanno dai 50 mila ai 90 mila euro).

Sul primo versante, per fare qualche esempio, Italpol si e' aggiudicata le commesse piu' ghiotte, come quelle del Lotto 1, relative all'Asl Rm C e G. Tanto per gradire, poi, il Lotto 4, che riguarda l'azienda ospedaliera San Camillo-Spallanzani, nonche' l'Ares 118. L'appetito vien mangiando ed eccoci alla provincia di Latina, dove Italpol fa man bassa di gare, come quelle concernenti i lotti 2, 3 e 7. Insomma, un lotto sempre vincente. Passiamo al secondo filone d'oro, quello dei trasporti. Fresca la vittoria di una gara “pesante”, quella per la vigilanza nelle stazioni della metropolitana di Roma, che Italpol s'e' aggiudicata in associazione temporanea d'imprese (partner, per l'occasione, Nuova Citta' di Roma, Sicurglobal e Security Service).
E proprio per far luce su affari e misteri degli appalti di vigilanza made in Atac e' partita pochi mesi fa un'inchiesta della procura: tutto e' scaturito da un esposto di Adalberto Bertucci, amministratore delegato dell'azienda romana dei trasporti, il quale ha denunciato pesanti “anomalie” nell'aggiudicazione di una commessa, assegnata - a quanto pare - a cifre adirittura superiori a quelle stabilite dal bando di gara. Possibile mai in settori dove - lo sanno anche le pietre - vince chi presenta le offerte piu' basse (a parita' di servizi)? Dovra' accertarlo il pm Francesco Minisci, gia' impegnato nelle nuove indagini sull'omicidio di Pier Paolo Pasolini. Minisci, tra l'altro, dovra' valutare con attenzione quanto deciso dalla commissione che ha aggiudicato l'appalto, presieduta da Claudio Mannocchi, ex responsabile del dipartimento trasporti della Regione Lazio. Guarda caso, un altro maxi appalto nel carniere di Gravina e C. e' proprio quello per il servizio di vigilanza presso la sede del Consiglio regionale, vinto stavolta in associazione con Masterpolice.

URBE E TRUFFE

Passiamo alla cooperativa Nuova Citta' di Roma, gia' vista come partner di Italpol. Tutta da raccontare la sua storia, popolata di affari a molti zeri, amicizie pericolose, denunce, inchieste e chi piu' ne ha piu' ne metta. Tutto nasce sulle ceneri dell'Urbe, il colosso della vigilanza di fine anni ‘90, inizio 2000, oltre mille dipendenti, entrato in crisi nel 2005 quando la proprieta', ossia la Associazione nazionale combattenti e reduci, pensa bene di mollare tutto. Quale soluzione in campo? Il solito privato “salvatutto”. Sponsor “eccellente” dell'operazione Sergio De Gregorio, due volte berlusconiano con una parentesi dipietrista (oggi ai vertici della Difesa nostrana, grande amico dell'ex numero uno dei servizi Nicolo' Pollari). A rilevare Urbe ci pensa il consorzio Pegaso, capitanato da Fabrizio Montali.

Altro nome, altra storia, perche' Montali e' indagato dalla procura di Roma - pm Lucia Lotti - per riciclaggio, corruzione e intestazione fittizia di beni con l'aggravante del riciclaggio. La accusa-base non e' da poco: essere il prestanome di Enrico Nicoletti, ovvero il cassiere della banda della Magliana. Il padre, Sebastiano Montali, ex Psi, sottosegretario per le partecipazioni statali ai tempi dello scandalo Enimont, oggi Pdl, riveste la carica di consigliere delegato per amministrazioni e finanze della cooperativa. Nella compagine di Pegaso, tra l'altro, ha fatto capolino un altro nome che scotta, quello di Salvatore Di Gangi, gia' socio dello stesso Nicoletti; e anche Di Gangi, a bordo della sua SIPRO-Sicurezza Professionale, e' uno dei ras della vigilanza: la prefettura di Roma ne ha segnalato i rischi di infiltrazione mafiosa, provvedimento - more solito - annullato dal Tar del Lazio a novembre 2008 ma l'anno successivo riconfermato da una sentenza del Consiglio di Stato.
Presidente della Nuova Citta' di Roma e' Carlo Mitra, protagonista, insieme a Fabrizio Montali, di una incredibile story per la creazione di un buco arcimilionario nelle casse della cooperativa: un progetto tutto da descrivere (vedi riquadro) e denunciato dal segretario regionale della Fisascat-Cisl, Mauro Brinati.

UN LOTITO PER MEZZAROMA

Passiamo ad un altro reuccio della vigilanza (e ancor piu' delle pulizie, da cui il nomignolo che circola tra gli addetti ai lavori, “er monnezza”), Claudio Lotito, «presidente del consiglio di gestione» - cosi' viene scritto nei verbali societari - della Lazio calcio che, incredibile ma vero, agli uffici della camera di commercio risulta “inattiva” (nonostante le ottime performance
pallonare sotto la guida di Eddy Reia). Grandi amici, Lotito e Montali (senior e junior), origini, esordi e decolli imprenditoriali in quel di Ciampino, spesso e volentieri collegati, con le loro sigle, in Ati accalappia-appalti. Secondo i bene informati, il tandem e' in lizza, con ottime chance, per la aggiudicazione dell'appalto al Policlinico Umberto I° e all'Ospedale Sant'Andrea, a un tiro di schioppo dalla sede Rai di Saxa Rubra. Ammiraglia di casa Lotito e' Roma Union-Security, fiore all'occhiello insieme alle due creature tutto ramazza e milioni, ossia Linda e Bonadea che - secondo bene informati - forniranno i loro servizi in tutte le otto Asl capitoline e in ben 28 tra ospedali e policlinici. Denuncia Carmine Celardo, numero due del movimento Italia dei diritti: «Il patro'n della Lazio ha beneficiato di una prescrizione in primo grado per turbativa d'asta nell'ambito di una inchiesta di Mani pulite ed e' stato condannato in primo grado nel 2009 a due anni di reclusione e ad una multa molto salata con l'accusa di aggiotaggio manipolativo e informativo. Siamo in presenza - aggiunge - di una situazione gravissima: imprese plurinquisite si aggiudicano appalti arcimilionari: e' questa la trasparenza e il rispetto della legalita' invocato da Gianni Alemanno, Renata Polverini e le loro giunte?».

Torniamo a Lotito. Quartier generale al civico 1 dell'Appia antica, in una faraonica villa comprata in modo rocambolesco - c'e' chi rammenta la mitica vendita della fontana di Trevi passata da Toto' al turista italoamericano - da un ambasciatore africano in fuga, Lotito ha ormai messo alle spalle i brutti ricordi targati 1992, quando venne travolto dalla bufera per gli appalti universitari. «Era l'uomo di Comunione e Liberazione - ricostruiscono alla Regione - da quel momento in poi si mise in proprio ed entro' nelle grazie del potente assessore alla sanita' Pietrosanti, attraverso i buoni uffici della segretario, Luigina Cavallari». Sponda eccellente anche quella fornita da un altro big dell'epoca - siamo ai tempi d'oro dello “squalo” andreottiano, Vittorio Sbardella - Aldo Rivela, segretario generale della Regione, ai vertici dell'Opera universitaria e genero dell'ex sindaco Aldo Santini (la cui figlia Patrizia era la segretaria di fiducia del rettore della seconda universita', Enrico Garaci, altro andreottiano doc). Un ulteriore successo, per Lotito, il matrimonio con una Mezzaroma; il che, a breve, gli permettera' una parentela illustre, quella con la ministra per le pari opportunita' - berlusconiana con simpatie bocchiniane - Mara Carfagna, presto sposa di Marco Mezzaroma. Prosit.

Paolo Spiga
Fonte: www.lavocedellevoci.it/
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=375
10.02.2011


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