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Gemelli scambiati, si va in Tribunale.


stan44
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Gemelli scambiati, si va in Tribunale. Mamma biologica contro mamma incinta

16 aprile 2014

ROMA – I due gemelli se li contenderanno in tribunale. La vicenda degli embrioni scambiati, iniziata nelle sale di un ospedale romano, finirà nelle aule di un palazzo di giustizia. La madre biologica dei piccoli, o almeno quella che ritiene essere tale, ha detto chiaramente: “Se sono miei li rivoglio”. Mentre, dall’altra parte, la donna che porta in grembo i piccoli chiede per il momento riservatezza, ma è altrettanto ferma nell’affermare che quei figli sono suoi.

Tra le due posizioni umanamente comprensibili delle mamme o possibili mamme, un vuoto legislativo che non potrà far altro che trasformarsi in scontro giudiziario con l’unica (quasi) certezza che, così andando, il risultato sarà un gran dolore per tutti.

La storia degli embrioni scambiati e dei gemelli contesi comincia a dicembre a Roma, all’ospedale Sandro Pertini. Qui due coppie di aspiranti genitori attendono che vengano impiantati nell’utero gli ovuli fecondati in vitro. All’epoca la Cassazione non aveva ancora bocciato la legge 40 dichiarando legittima la fecondazione eterologa e, di conseguenza, ogni aspirante mamma attendeva che nel suo grembo venisse inserito un suo ovulo fecondato col seme del marito o del compagno.

Come spesso accade, dei due impianti, uno solo va a buon fine. Una delle due mamme qualche settimana dopo ha infatti un aborto spontaneo e i suoi sogni di maternità sono destinati, almeno per il momento, a rimanere tali. Ma per uno che non va bene c’è invece un’altra gravidanza che procede. E con lei procedono gli esami, sino alla villocentesi che rivela che i gemellini che la donna porta in grembo non sono suoi: hanno un diverso patrimonio genetico.

Così, tentando di risalire all’origine dell’errore, si scopre che con ogni probabilità l’ospedale romano ha commesso un imperdonabile sbaglio, impiantando in una donna gli embrioni di un’altra e viceversa. Errori capitano, e a parziale giustificazione si è poi saputo che le due donne in questione erano e sono coetanee e quasi omonime. In questo caso però ci sono di mezzo delle vite, e non solo quelle che devono ancora nascere, e l’errore per quanto umano non può risolversi con un “Oh, scusate”.

Dopo la scoperta, la donna che sta portando avanti la gravidanza decide di tenere i piccoli, nonostante non siano biologicamente suoi. A questo punto però, all’interno della tragedia umana che le coppie stanno vivendo, emerge il vuoto legislativo che sulla questione grava. In Italia, per la legge, i bambini sono della donna che li partorisce. Ma è questa una norma frutto del divieto della pratica dell’utero in affitto nel nostro Paese e del vecchio stop alla fecondazione eterologa. Non è quindi una norma pensata per casi come questo.

Su questo vuoto, e sulla forza del dolore della mamma che ritiene che dei figli suoi possano essere cresciuti da altri, si fonda la battaglia che sta per cominciare. “Se ci sarà la prova inconfutabile che quei gemellini nasceranno da un embrione nostro, faremo di tutto per averli. Sono figli nostri”, fanno sapere i genitori biologici tramite il loro legale Pietro Nicotera. “Non c’è giurisprudenza – riconosce Nicotera -, su un caso come questo. Esiste un vuoto legislativo. Ma i miei clienti me lo hanno ribadito anche pochi minuti fa”.

“Se la mia cliente avesse voluto abortire, lo avrebbe già fatto”, risponde indirettamente l’avvocato Michele Ambrosini, legale della coppia in attesa. Lasciando chiaramente intendere che, dopo la nascita, l’intenzione è quella di crescerli perché li ritengono figli propri. Senza dimenticare di aggiungere, però, che in questo momento i futuri genitori hanno bisogno di tranquillità e riservatezza: “Perché erano già molto provati da quello che avevano scoperto. Poi la pubblicità data alla vicenda ha contribuito ad aumentare la pressione: chiedono e pretendono solo silenzio e rispetto della loro privacy – ha ricordato per l’ennesima volta Ambrosini -. Il loro unico pensiero, adesso, è quello di far nascere i gemellini”.

Adesso, come chiede la denuncia depositata da Nicotera, bisognerà accertare le responsabilità e, cosa più importante, capire chi sono i genitori biologici dei due nascituri. E se gli accertamenti dimostreranno che la coppia difesa da Nicotera è quella a cui “appartengono” gli embrioni, la vicenda non potrà che finire in un’aula di giustizia. Senza alcuna certezza sull’esito della vicenda, visto il vuoto legislativo, ma con la quasi assoluta certezza che comunque vada non sarà un successo ma un nuovo calvario per le due coppie che si troveranno a contendersi i bambini, ognuno con le sue comprensibili convinzioni e motivazioni. Con l’unica speranza che i piccoli siano ancora troppo piccoli per capire, anche se i tempi della giustizia italiana non lasciano ben sperare nemmeno su questo fronte.

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/riccardo-galli-opinioni/gemelli-embrioni-madre-biologica-gestante-tribunale-1841851/


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