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Giornali in calo, Internet cresce. Il rapporto Fieg


Tao
 Tao
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La Federazione editori fa il punto di crisi sullo stato dell'arte dell'informazione in Italia. Giù le vendite di quotidiani, giù i periodici, giù la pubblicità. Salgono invece gli utenti unici dei siti della carta stampata. Per il settore, al governo si chiedono misure incentivanti: «Siamo stati lasciati soli» In quattro anni perse 900.000 copie al giorno in Italia

I quotidiani hanno perso 900.000 copie al giorno negli ultimi quattro anni. Giù la pubblicità, su Internet grazie anche all'offerta dei siti di quotidiani. Unica consolazione, nel 2010 i lettori di quotidiani sono restati comunque al di sopra di 24 milioni, subendo una lievissima erosione (-0,3%) soltanto nell'ultimo ciclo di rilevazione Audipress. L'indice di penetrazione, che nel 2000 stazionava intorno al 38% della popolazione, è salito al 46%. E' il quadro dell'informazione editoriale presentato ieri dalla Fieg (la federazione editori) nel suo rapporto annuale 2010, «La stampa in Italia». Vediamone i dettagli.

I quotidiani

Fra il 2006 e il 2010 la diffusione dei quotidiani ha vissuto un «costante peggioramento» con vendite medie giornaliere passate da 5,5 milioni di copie a 4,6 milioni di copie. Le flessioni hanno subito un'accelerazione negli anni più acuti della crisi economica, dice la Fieg, «a conferma della particolare esposizione dei giornali alle variazioni del ciclo economico». L'anno peggiore il 2009, con -7%, seguito da un - 4,3% nel 2010. Nel quadriennio, le flessioni più consistenti sono state subite dalle testate economiche (-10,6%), nazionali di informazione generale (-9,4%), sportive (-8,4%) e pluriregionali (-5,9%). Una qualche capacità di tenuta è stata invece dimostrata dai quotidiani più radicati nel loro territorio di appartenenza come i provinciali (-0,9%) e i regionali (-1,5%). Nel 2010, in base all'elaborazione delle rilevazioni Ads, le testate a diffusione nazionale hanno subito un ulteriore calo delle vendite (-7,8%) in linea con la media generale (-7,3%). Peggio hanno fatto le testate provinciali (-9,4%), più contenuto il calo di regionali e pluriregionali (-5,6%). «Nessuna categoria è stata rispramiata», annota la Fieg, con calo anche dei giornali politici come il manifesto e con un solo giornale in controtendenza, Il Fatto Quotidiano. L'Italia resta nelle posizioni di retroguardia per diffusione di quotidiani a pagamento. Dopo il nostro paese per copie vendute, nel 2009 figurano solo Spagna, Croazia, Slovacchia, Cina e Portogallo. Mentre al Nord e al Centro Italia sono state vendute nel 2009, rispettivamente, 96 e 89 copie di quotidiani ogni mille abitanti, vale a dire una copia ogni 10,4 e ogni 11,2 abitanti, al Sud sono state vendute soltanto 52 copie ogni mille abitanti che, cioè una copia ogni 19,2 abitanti. Per la Fieg, l'unica buona notizia è stata nel 2010 «la reazione altrettanto forte delle aziende editrici che, almeno sul piano dei costi di produzione, hanno portato avanti un'efficace azione di razionalizzazione e di ristrutturazione che si è tradotta in ritrovati equilibri aziendali e, ciò che è più importante, in margini operativi di segno positivo». Detto in numeri: il margine operativo lordo aggregato delle imprese editrici di quotidiani è risalito a 118 milioni nel 2010, con un'incidenza sul fatturato (4%) che ha recuperato i livelli del 2008. Nel 2010, la situazione è migliorata sul piano degli equilibri gestionali, in quanto la contrazione dei ricavi editoriali si è notevolmente attenuata (-1,2%), mentre si sono andate accentuando le politiche di contenimento dei costi (-6,1%) che hanno investito anche le spese del personale (-9,5%).

Internet

Sempre secondo il rapporto Fieg, le imprese di quotidiani hanno cercato di qualificare l'offerta informativa con il potenziamento delle attività online. A dicembre del 2010, gli utenti unici in un giorno medio di siti web dei quotidiani sono cresciuti del 37% rispetto allo stesso mese del 2009, mentre gli utenti complessivi attivi sul web nel giorno medio sono aumentati in misura di gran lunga inferiore (+15,3%). La percentuale di utenti unici di siti di quotidiani sull'utenza complessiva è così salita in un anno dal 38,3 al 45,4%. Per la Fieg il problema aperto resta comunque quello del ritorno economico di investimenti che richiedono risorse crescenti in quanto appare ancora «problematico» superare le resistenze del pubblico ad accettare formule di paywall, l'accesso a pagamento.
Pubblicità

Nel 2010, gli investimenti pubblicitari sono tornati a crescere (+3,8%), in sintonia con la leggera ripresa economica. L'aumento non ha però riguardato in misura omogenea tutti i mezzi: nel 2010 la stampa ha accusato un dato finale ancora di segno negativo (-4,3%), con conseguente contrazione della quota di mercato, scesa dal 28,8% al 26,6%. Il risultato negativo è imputabile ai periodici (-5,4%) e, soprattutto alla free press (-25,2%), mentre i quotidiani a pagamento hanno mostrato una maggiore capacità di tenuta (-2,0%). Relativamente alle quote di mercato, la televisione continua a consolidare la sua posizione ed è arrivata a detenere un quota assai prossima al 60% delle risorse. È una situazione non riscontrabile in nessun altro paese ad economia avanzata, rileva la Fieg.

Periodici

La crisi ha colpito con particolare intensità la stampa periodica. Nel 2009, i ricavi editoriali sono diminuiti del 14,2%, soprattutto a causa della forte flessione degli introiti pubblicitari (-29,1%), accompagnata dalla diminuzione dei ricavi da vendita (-9,0%). L'andamento declinante si è attenuato nel 2010, con una contrazione del fatturato editoriale (-2,2%), imputabile in misura presso che pari alla pubblicità (-2,1%) e alle vendite delle copie (-2,3%). Sul piano diffusionale, i settimanali sono diminuiti del 10,9%, nel 2009, e del 2,5%, nel 2010; i mensili del 4,4% e del 7,0%, rispettivamente. Anche gli indici di lettura dei periodici hanno subito una graduale erosione negli ultimi anni. Il trend è stato declinante in misura contenuta anche nel corso del 2010: i tre cicli di rilevazione indicano nel complesso, una flessione dello 0,8%.

Fonte: www.ilmanifesto.it
14.04.2011


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Galileo
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A ver!

La “crisi” (che poi non dipende dalla crisi economica) nel settore della carta stampata – quotidiani e derivati – dipende esclusivamente dal “nuovo” modo di fare giornalismo. Dobbiamo prima di tutto vedere in che mani “finanziarie” sono finiti i giornali. Grandi gruppi finanziari ed economici sono gli stessi che mantengono “l’informazione” (che di informazione oggi come oggi gli è rimasta poco) nelle loro mani per piegare il consenso a loro favore. (Il quarto potere)

Il pubblico, il cittadino, il lettore si è stufato di leggere sempre le solite cose, di essere preso per stupido, giá che di informazione sui giornali c’è ben poco, se no quella di leccare la mano a chi gli paga lo stipendio.

Il giornalista oggi come oggi stá in una difficile posizione. Non è più niente. Non dá informazione. Non gli viene neanche dato il tempo di approfondire gli argomenti. Deve correre dietro al nuovo modo di fare “informazione” cui Internet lo obbliga: L’IMMEDIATEZZA. Mentre i giornali on-line possono pubblicare 24 ore su 24 ore continuamente informazione (senza verificarla, mal scritta, etc etc) il giornale in carta stampata ha dei limiti di tempo che gli vengono dettati dalle rotative...

Peró rallegriamoci. La carta stampata non sparirá. Siamo in una fase in cui i mezzi di comunicazione si vanno sovrapponiendo e non escludendo.

La crisi non è la causa della perdita dei lettori dei quotidiani.


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dana74
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assolutamente d'accordo Galileo, è la qualità dell'informazione che sulla carta stampata è penosa (riflette quella della TV peraltro)


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Galileo
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Registrato: 2 anni fa
Post: 874
 

La qualitá dell’informazione è penosa anche in Internet, proprio per il tipo di mezzo…IMMEDIATEZZA, ricordiamoci che fare giornalismo obbliga al giornalista verificare l’informazione, la sua veridicitá e saper esporla senza essere di parte...il suo obbiettivo primario è informare al pubblico, sacro dovrebbe essere il lettore, cosa che non accade più se non solo in certi casi.

L’INFORMAZIONE era l’arma della Democrazia. Il fatto stesso che oggi ne sia rimasta semplicemente l’ombra, ci dá la misura che la democrazia giá non esiste.


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dana74
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Registrato: 2 anni fa
Post: 14373
 

La qualitá dell’informazione è penosa anche in Internet, proprio per il tipo di mezzo…IMMEDIATEZZA, ricordiamoci che fare giornalismo obbliga al giornalista verificare l’informazione, la sua veridicitá e saper esporla senza essere di parte...il suo obbiettivo primario è informare al pubblico, sacro dovrebbe essere il lettore, cosa che non accade più se non solo in certi casi.

L’INFORMAZIONE era l’arma della Democrazia. Il fatto stesso che oggi ne sia rimasta semplicemente l’ombra, ci dá la misura che la democrazia giá non esiste.

si ma a differenza della carta stampata su internet c'è anche informazione di qualità.
Su internet trovo che so le notizie sul GF ma trovo anche la controinformazione su CDC cosa che non c'è né sulla carta stampata né in TV.


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