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Giornali,contributi a rischio Così soffocano cento testate


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Nel "milleproroghe" salta il "diritto soggettivo" a ottenere i fondi pubblici Il governo aveva promesso una norma ad hoc. Ma la fiducia ha impedito correzioni

Giovedì nero per i giornali di partito, per le testate no profit e le cooperative editoriali. Da giorni, il governo prometteva di rendere sicuri i contributi a questo settore grazie a una norma salvagente. Era tutto deciso: la norma sarebbe stata innestata nel decreto "milleproroghe" all´esame del Senato. Ieri però il decreto è passato - con 160 voti a favore, 119 contrari e 2 astenuti - senza avere a bordo alcun salvagente. Il governo ha blindato il testo con la richiesta di fiducia; ed ora lo trasferisce alla Camera senza modifiche.
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La correzione promessa, e poi dimenticata, avrebbe restituito all´Unità, al manifesto, ad Avvenire, al Secolo d´Italia un diritto davvero cruciale. I tecnici lo chiamano "diritto soggettivo". Fino al 2009, il diritto soggettivo permetteva ai giornali di chiedere alle banche l´anticipo degli aiuti, in attesa del pagamento effettivo da parte dello Stato. Pagamento che, in genere, tarda un anno. L´ultima Finanziaria, l´anno scorso, di colpo ha cancellato questo diritto soggettivo e il "milleproroghe" adesso non lo reintroduce come invece si sperava.

Erano dunque giustificate le prime pagine che alcuni giornali hanno dedicato al caso ieri mattina, in vista del voto del Senato. Ieri l´Unità ha titolato, con amarezza: "Ultime notizie". Il manifesto ha annunciato che i suoi giornalisti saliranno sul tetto in difesa della libertà di informare, come fanno centinaia di operai in tutta Italia per le loro aziende in crisi. «Salire sui tetti - dice il deputato Giuseppe Giulietti, a nome dell´associazione Articolo 21 - sarà un gesto necessario. Dopo aver votato tante norme in favore delle aziende del premier - ironizza - la maggioranza dimentica di votare quelle in favore di preziose aziende editoriali». Giovanna Melandri del Pd ricorda che le notizie cattive non sono finite: i contributi al settore - altra novità - rischiano di ridursi a 130 milioni, a causa della crisi. Questi tagli e la mancanza del diritto soggettivo «causeranno la chiusura di 100 testate - pronostica il senatore Vincenzo Vita, sempre del Pd - e la perdita di 4000 posti di lavoro». «Il disegno - aggiunge Claudio Fava di Sinistra Ecologia e Libertà - è tutto politico. Vengono colpite testate indipendenti che, nella maggior parte dei casi, sono contrarie a questo governo». L´associazione delle cooperative giornalistiche (Mediacoop) ricorda che il ritorno al diritto soggettivo, non accolto nel "milleproroghe", era sostenuto in realtà da senatori di tutti gli schieramenti. Eppure non è andato a buon fine.

Mediacoop parteciperà alla riunione che il sindacato dei giornalisti (la Fnsi) convoca sulla questione per il 15 febbraio. La speranza è che la Camera faccia quello che il Senato ha negato ieri, correggendo il "milleproroghe". Altro treno possibile - per dare stabilità ai contributi - è un decreto per lo sviluppo annunciato dal ministro Scajola, ma ancora fermo in stazione.

Aldo Fontanarosa
Fonte: www.repubblica.it
12.02.2010


Citazione
AldoVincent
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 547
 

Se i giornali non riescono a fare profitti per rimanere sul mercato, devono chiudere.
Se il giornale non vende vuol dire che non lo leggono.
Se non lo leggono non vedo perchè alcuni giornalisti debbano avere soldi pubblici per esprimere le loro opinioni su carta. Oggi ci sono altri mezzi.

Togliere il finanziamento pubblico non vuol dire mettere il bavaglio alla stampa, ma TOGLIERLO! Possibile che questo semplice concetto, non sfiori le menti più eclettiche del nostro Belpaese (scritto come il formaggio)?

ALDO VINCENT
www.giornalismi.info/aldovincent


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venezia63jr
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1229
 

I giornali o grandi quotidiani non vivono con gli abbonamenti dei lettori ma con la pubblicita' degli inserzionisti,tale e quale negli usa.
Infatti negli usa i giornali poco servili furono spazzati via con questo sistema, da allora le testate giornalistiche hanno sempre appoggiato le due ali del parlamento e gli interessi degli investitori.
In francia i giornalisti scesero nelle strade e diedero fuoco ai giornali gratuiti tipo metro o leggo.
Quindi prima di pensare che e' una cosa e' giusta bisogna stare attenti a non farsi manipolare,capisco l'indignazione per il servilismo e gli stipendi ma e' sempre una tattica per togliere anche quel poco che esiste.


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