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Il 50% delle armi prodotte in Sardegna all'Arabia s.Indaga anche Procura di Cagliari. M.Cao a NoNato


marcopa
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20 milioni di euro.50% del totale, le armi all'Arabia dalla Sardegna, ora indaga anche Procura di Cagliari.
Piero Loi
Sardinia post

Mariella Cao, gettiamo le basi sardegna, interviene all' Assemblea del Comitato No Guerra No Nato

http://www.pandoratv.it/?p=12286

Ammonta ad oltre 40 milioni di euro il giro d’affari dell’export di armi e munizioni, bombe comprese, dalla Sardegna verso il resto del mondo. A rivelarlo è l’Istat, che ha divulgato i dati relativi al commercio di armi dell’ultimo trimestre del 2015, rendendo così possibile ricostruire con precisione il valore dei movimenti di materiale bellico in uscita dall’Isola, cresciuti di 1o milioni di euro rispetto al 2014, quando – sempre secondo l’Istat- le esportazioni si erano attestate sui 30 milioni di euro.

Circa il 50% (19,5 milioni di euro) delle armi prodotte in Sardegna raggiunge l’Arabia Saudita, paese alla guida della coalizione che dalla scorsa primavera bombarda lo Yemen. A distanza di poco meno di un anno dall’inizio della guerra, i civili uccisi dalle bombe della coalizione a guida saudita sono oltre tremila, i feriti oltre 21.000. Ecco perché i dati dell’Istat non hanno un semplice valore statistico. Nel 2014, invece, la Sardegna ha inviato ai sauditi armamenti per un valore di 18 milioni di euro.

Com’è noto, le bombe destinate all’Arabia Saudita sono prodotte dalla Rwm Italia spa, società controllata dal colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall che opera a Domusnovas, nel Sulcis: come emerso dalle cronache, tra maggio e dicembre dell’anno scorso, sono stati numerosi i carichi di bombe partiti dal Porto Canale di Cagliari, dall’aeroporto di Elmas e dal porto di Olbia.

Della fabbrica di bombe del Sulcis si è occupato anche il primo canale dell’Ard (servizio radiotelevisivo pubblico tedesco) con l’inchiesta del giornalista Karl Hoffmann. E non sono mancati i duri commenti della Die Linke, partito della sinistra tedesca, e di associazioni, gruppi e partiti che in Sardegna hanno promosso iniziative contro la Rwm, tutti d’accordo nell’affermare che “quei profitti grondano sangue”. Sulla vendita di armi ai sauditi, sono, inoltre, intervenuto a più riprese il senatore Roberto Cotti (M5s) e il deputato Mauro Pili (Unidos), sostenendo che “la vendita di armamenti a un paese in guerra come l’Arabia Saudita non può essere definita regolare ai sensi della legge 185/90”.

Tra i paesi importatori di bombe prodotte in Sardegna, ci sono poi la Gran Bretagna, verso cui sono stati inviati armamenti per un valore di oltre nove milioni di euro, e gli Emirati Arabi Uniti, che ha importato armi per 6,6 milioni di euro dalla Sardegna. Gli Emirati Arabi Uniti fanno parte insieme a Qatar, Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Kuwait della coalizione che si oppone agli sciiti Houti nello Yemen.

Notevoli anche le esportazioni di armi verso Israele (2,2 milioni di euro) e Turchia, paese verso il quale le esportazioni sono cresciute da 312 mila euro del 2014 a 1,5 milioni del 2015.

Tanto Israele quanto la Turchia sono paesi saliti alla ribalta delle cronache internazionali per i feroci attacchi condotti rispettivamente contro i palestinesi e i curdi che si oppongono all’Isis in Siria. In Turchia, non mancano forti conflitti anche sul piano interno. Infatti, dall’estate scorsa non è più in vigore la tregua con il Pkk e negli ultimi mesi il presidente Recep Taypp Erdogan ha operato un nuovo e massiccio giro di vite contro la stampa indipendente turca.

Indaga anche Procura di Cagliari

La Procura di Cagliari indaga sugli armamenti della Rwm Italia che da Domusnovas partono alla volta dell’Arabia Saudita. La notizia riservata è stata appresa da Sardinia Post da fonti attendibili. Il fascicolo aperto in Piazza Repubblica si aggiunge all’inchiesta del pm bresciano Fabio Salomone – al momento contro ignoti – sulla presunta violazione della legge italiana sull’export di armamenti, che vieta la vendita di armi ai paesi in stato di conflitto qual è oggi l’Arabia Saudita.

Dall’aprile 2015, infatti, i sauditi guidano una coalizione di stati arabi nella feroce guerra dello Yemen. A pagare le conseguenze dei bombardamenti è soprattutto la popolazione civile: secondo le ultime stime, sarebbero oltre 4000 i civili morti in un anno e mezzo di combattimenti. Eppure, nonostante la denuncia da parte dell’Onu di numerose violazioni del diritto internazionale commesse dalla coalizione a guida saudita, che non ha risparmiato scuole, ospedali e altri obiettivi civili, il governo italiano non ha mai revocato le autorizzazioni alle esportazioni di bombe concesse alla Rwm, società controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall con sede legale a Brescia e stabilimenti nell’Isola.

Sulla vicenda, divenuta un caso internazionale, è intervenuto di recente il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Nella risposta all”interrogazione dei deputati del M5s Luca Frusone e Maria Elena Spadoni, il ministro ha sostenuto che “la Rwm ha esportato in forza di licenze rilasciate in base alla normativa vigente, perché i sauditi non sono oggetto di embargo, restrizioni o sanzioni rispetto all’export di armi, come confermato anche dalla riunione del gruppo europeo di lavoro sulla vendita delle armi dello scorso 4 ottobre a Bruxelles”. Insomma, nessuna novità sarebbe emersa nella politica dei 28 nei confronti dell’Arabia Saudita.

A nulla, in altre parole, è valsa la risoluzione con cui lo scorso 25 febbraio il Parlamento Europeo ha chiesto lo stop dell’export di armi dal vecchio continente all’Arabia Saudita, impegnando l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea e vicepresidente della Commissione Federica Mogherini ad attivarsi per imporre l’embargo sulla vendita di armi ai sauditi.

La levata di scudi di numerose associazioni pacifiste e la volontà del Parlamento europeo non hanno, d’altra parte, dissuaso il ministro della Difesa Roberta Pinotti dal recarsi in visita ufficiale proprio a Ryhad il 3 e il 4 ottobre scorsi. Accompaganta dal generale Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, la Pinotti ha incontrato l’omologo Mohammed Bin Salman, già ritenuto dai servizi tedeschi come il vero regista dell’operazione militare nello Yemen, e il re Salman Bin Abdulaziz Al Saud. Ad oggi, non sono stati resi noti i temi al centro del colloquio tra la Pinotti e i reali sauditi, ma, di fronte ai microfoni de il Fatto quotidiano tv, la ministra ha sostenuto che la Difesa non si occupa di export di armamenti, lasciando ad intendere che a Ryhad non si sia parlato di armi. La Pinotti era intervenuta sulle bombe vendute all’Arabia Saudita anche nel novembre 2015, quando a Repubblica Tv aveva spiegato che “quegli armamenti non sono italiani, ma di una ditta americana che si avvale della Rheinmetall, e delle sue due fabbriche presenti in Italia, per la loro produzione”. Eppure le autorizzazioni all’export vengono rilasciate proprio dal ministero degli Esteri.

Sul caso delle bombe esportate ai sauditi è intervenuto lo scorso aprile anche il governo tedesco, che ha negato ogni coinvolgimento rispetto agli armamenti partiti dalla Sardegna.

Piero Loi

Mariella Cao,Gettiamo le Basi Sardegna, interviene all' Assemblea del Comitato No Guerra No Nato

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