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Il dilemma dei laureati:restare o scappare?

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Matt-e-Tatty
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Quanto alla depressione di quelli che se ne vanno, non mi risulta.
Non li conto più gli amici e conoscenti che se ne sono andati, la maggior parte lo hanno fatto di recente e non si conosce ancora l'epilogo.

Tra quelli che sono via da tanto:

Un magazziniere che è andato in Norvegia circa 8 anni fa, fa il magazziniere anche la, ha comprato casa, ha ottenuto la cittadinanza e si è sposato mesi fa con una norvegese.
Per lui non fu una scelta di sopravvivenza ma semplicemente ci andò in vacanza e si innamorò del luogo, gli piacque la gente che aveva conosciuto etc.

Un altro è via da 4 anni, in Australia, ha la 3° media e fa il falegname.
Era uno che qua aveva ben pochi problemi, stipendi molto alti perché è molto bravo nel suo lavoro, e non stava male nemmeno come beni di famiglia. Perse il lavoro 5 anni fa per fallimento del mobilificio in cui lavorava, trovò subito un altro lavoro ma non portava più a casa quei 2500-3000 a cui era abituato. ragionò sull'evoluzione degli eventi nel nostro paese e non ne ebbe fiducia, così pensò a cosa poteva fare. Tra pochi mesi gli verrà concesso il permesso di soggiorno "permanent" che significa che non avrà più bisogno di sponsorizzazioni da un datore di lavoro australiano, potrà aprire un mobilificio suo se lo desidera o potrà tornare in Italia lasciando la porta aperta in Australia qualora decidesse di tornarvici. Attualmente lavora 7 ore al giorno, 35 ore alla settimana, percepisce puliti 70000$ che non sono come 60-65000€ dei nostri essendo la vita più cara, ma permettono di vivere senza sacrifici, pensare di comprare casa etc. cosa che qua, oggi, se non si hanno le spalle coperte non è scontato. Mi diceva che la, anche con un lavoro part-time si può vivere decentemente mettendo via qualcosa, questo per capire la differenza.

Poi ci sono anche persone che sono migrate in paesi del sud america, paesi del 2° mondo, in buona parte le motivazioni sono diverse dai casi descritti qui sopra.


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Detrollatore
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Sono veramente pochi esempi per dare un quadro completo su una questione così complessa, solo sfiorata in questi nostri interventi.

Grazie lo stesso per il tuo contributo Matt.


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Matt-e-Tatty
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Si, sono pochi casi e ritengo le persone di cui ho parlato molto in gamba anche se non hanno titoli di studio universitari.

Ma penso anche che di "depressi" se ne vadano pochi, al contrario, penso che un depresso difficilmente riuscirebbe a collocarsi all'estero, perché è dura agli inizi, sotto molti punti di vista, e occorre dar fondo a tutte le proprie risorse per riuscire, ambientarsi, superare gli ostacoli. Non è per tutti, a maggior ragione se non si è "in forma" nel senso psicologico.
Per dire, mi dicono che all'inizio è difficile fare qualsiasi cosa, anche solo fare la spesa al supermercato. Poi ci sono anche loschi figuri che quando vedono uno in difficoltà approfittano per sfruttarlo.
In Australia per esempio, è molto complicato stabilirsi, e bisogna guardarsi soprattutto dagli italiani che "vendono" la sponsorizzazione. Ti assumono richiedendo la tua mano d'opera e rendendoti possibile la permanenza con un permesso di soggiorno lavorativo, ma in cambio pretendono denari. Una forma di parassitismo simile a quella che praticano qua alcuni rumeni sulla pelle dei loro connazionali.

Poi non so cosa intendi per depressi, io intendo una malattia che è molto invalidante. Se intendi invece persone combattive, sfiduciate, che non vedono possibilità all'orizzonte nel paese di origine, hai sicuramente ragione, ma è tutta un'altra cosa. Devi avere le zanne ben affilate per prendere su e andartene, di la sei solo e puoi contare solo su te stesso.


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Anonymous
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Considerare chi lascia una terra un traditore e' un riflesso fascistoide. Tipico di individui poco sviluppati intellettualmente. Detto ciò, io non ho insultato nessuno.

Bah

Beh, un pò fasista lo sei spada...altrimenti saresti spadaccinoazzurro o spadaccinoviola...se ti chiami spadaccinonero ci sarà un perchè 😆


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spadaccinonero
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Considerare chi lascia una terra un traditore e' un riflesso fascistoide. Tipico di individui poco sviluppati intellettualmente. Detto ciò, io non ho insultato nessuno.

Bah

Beh, un pò fasista lo sei spada...altrimenti saresti spadaccinoazzurro o spadaccinoviola...se ti chiami spadaccinonero ci sarà un perchè 😆

@detrollatore
XD
@oggettivista
ti dirò perché amo il nero
quando chiudi gli occhi cosa vedi?
io vedo tutto nero
da quel tutto nero prendo ispirazione per ogni atto della mia vita

per me fascismo e comunismo sono la morte dell'ideologia umana, la morte del pensiero libero


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Anonymous
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è un errore definire chi cerca migliori opportunità e una migliore qualità di vita come uno che "scappa", specialmente se si trasferisce in un altro paese d'Europa: direste che una persona nata in Alabama scappa per andare a vivere e lavorare a Washington?
In Europa l'unica differenza sta nella lingua, ma è un ostacolo superabile.
Tutte le altre menate di "culture diverse e incompatibili" che porterebbero a sofferenze indicibili e nostalgie incontenibili sono stronzate.


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Matt-e-Tatty
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è un errore definire chi cerca migliori opportunità e una migliore qualità di vita come uno che "scappa", specialmente se si trasferisce in un altro paese d'Europa: direste che una persona nata in Alabama scappa per andare a vivere e lavorare a Washington?

Uno che cerca migliori opportunità in UE non è definibile come fuggitivo, è un caso umano... un mentecatto. Non ha una minima idea nemmeno del perché è costretto a cercare migliori opportunità all'estero.

In Europa l'unica differenza sta nella lingua, ma è un ostacolo superabile.
Tutte le altre menate di "culture diverse e incompatibili" che porterebbero a sofferenze indicibili e nostalgie incontenibili sono stronzate.

Per una persona giovane e senza legami può essere vero, ma non è vero per tutti.
Prova a chiederlo a un muratore extracomunitario quanto sta bene senza sua moglie, i suoi figli e i suoi luoghi. Prova a chiederlo ai profughi. Si sono lasciati alle spalle parti importanti.

Io, che ne andrei volentieri e ci ho pensato tante volte anche se non sopno in condizioni così critiche, non me ne vado perché:
- passerebbero anni prima di potermi ricongiungere con la mia metà e i miei bambini, per me sarebbe inaccettabile.
- mia madre è anziana e ha la sua buona dose di acciacchi, e non finirà mai in un ospizio, almeno fino a che sono al mondo. A maggior ragione di questi tempi, in cui i più deboli diventano sempre più esposti. (anche questo pagheranno gli unionisti del cazzo)

Anche non ci fossero questi problemi che sono di per se sufficienti per quanto mi riguarda, penso che mi mancherebbero molto i miei luoghi, i miei amici, la mia casa, le mie montagne, la mia città e le nostre usanze.

Ma poco che continuino, questi criminali balordi parassiti (e nel migliore dei casi inetti), dell'Unione Europea Forzata, a stuprare la mia terra e le mie genti, e a rendere invivibili i miei luoghi, sarò costretto a ricredermi e a darti ragione... un po come uno che abbandona Falluja senza rimpianti anche se ci è nato e cresciuto.


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spadaccinonero
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è un errore definire chi cerca migliori opportunità e una migliore qualità di vita come uno che "scappa", specialmente se si trasferisce in un altro paese d'Europa: direste che una persona nata in Alabama scappa per andare a vivere e lavorare a Washington?

Uno che cerca migliori opportunità in UE non è definibile come fuggitivo, è un caso umano... un mentecatto. Non ha una minima idea nemmeno del perché è costretto a cercare migliori opportunità all'estero.

In Europa l'unica differenza sta nella lingua, ma è un ostacolo superabile.
Tutte le altre menate di "culture diverse e incompatibili" che porterebbero a sofferenze indicibili e nostalgie incontenibili sono stronzate.

Per una persona giovane e senza legami può essere vero, ma non è vero per tutti.
Prova a chiederlo a un muratore extracomunitario quanto sta bene senza sua moglie, i suoi figli e i suoi luoghi. Prova a chiederlo ai profughi. Si sono lasciati alle spalle parti importanti.

Io, che ne andrei volentieri e ci ho pensato tante volte anche se non sopno in condizioni così critiche, non me ne vado perché:
- passerebbero anni prima di potermi ricongiungere con la mia metà e i miei bambini, per me sarebbe inaccettabile.
- mia madre è anziana e ha la sua buona dose di acciacchi, e non finirà mai in un ospizio, almeno fino a che sono al mondo. A maggior ragione di questi tempi, in cui i più deboli diventano sempre più esposti. (anche questo pagheranno gli unionisti del cazzo)

Anche non ci fossero questi problemi che sono di per se sufficienti per quanto mi riguarda, penso che mi mancherebbero molto i miei luoghi, i miei amici, la mia casa, le mie montagne, la mia città e le nostre usanze.

Ma poco che continuino, questi criminali balordi parassiti (e nel migliore dei casi inetti), dell'Unione Europea Forzata, a stuprare la mia terra e le mie genti, e a rendere invivibili i miei luoghi, sarò costretto a ricredermi e a darti ragione... un po come uno che abbandona Falluja senza rimpianti anche se ci è nato e cresciuto.

secondo la mente di alcuni sarebbe possibile definire l'idea del Matt un'idea "fassista"?

beh io quoto in pieno il Matt pensiero nonostante spesso non sia d'accordo con lui


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Matt-e-Tatty
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secondo la mente di alcuni sarebbe possibile definire l'idea del Matt un'idea "fassista"?

I fascisti post 45 sono stati i primi unionisti, non ne facevano mistero, questo inferno di UE lo auspicavano almeno dagli anni 50.
Chi invece definiva un inferno lo sradicamento degli uomini da casa propria erano gli esuli/esiliati. Nello Garavini (grandissimo uomo, persona onesta e intelligente, anarchico libertario, uno degli uomini che con le sue parole mi forniscono esempio) ne parla in questi termini della migrazione a cui fu costretto nel 1926, se ne andò come tanti in Sud America, e descrive sia nella sua biografia che nella corrispondenza con altri esuli come lui, le immani sofferenze che gli derivarono dalla condizione di migrante in terra straniera. Riuscì a tornare nel 1947. E' morto a casa sua, nella sua città. Se solo glielo avessero detto che era così una bazza migrare... è che era sfortunato, non aveva compagni illuminati che gli spiegassero quanto è bello. La avrebbe presa con più gioia... giocondo...


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spadaccinonero
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secondo la mente di alcuni sarebbe possibile definire l'idea del Matt un'idea "fassista"?

I fascisti post 45 sono stati i primi unionisti, non ne facevano mistero, questo inferno di UE lo auspicavano almeno dagli anni 50.
Chi invece definiva un inferno lo sradicamento degli uomini da casa propria erano gli esuli/esiliati. Nello Garavini (grandissimo uomo, persona onesta e intelligente, anarchico libertario, uno degli uomini che con le sue parole mi forniscono esempio) ne parla in questi termini della migrazione a cui fu costretto nel 1926, se ne andò come tanti in Sud America, e descrive sia nella sua biografia che nella corrispondenza con altri esuli come lui, le immani sofferenze che gli derivarono dalla condizione di migrante in terra straniera. Riuscì a tornare nel 1947. E' morto a casa sua, nella sua città. Se solo glielo avessero detto che era così una bazza migrare... è che era sfortunato, non aveva compagni illuminati che gli spiegassero quanto è bello. La avrebbe presa con più gioia... giocondo...

ho visto mio padre partire troppe volte, io stesso sono andato via da casa in svariate occasioni

il posto più bello del mondo non sarà mai come la mia Terra


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neutrino
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A giudicare dai commenti la maggior parte dei lettori non hanno colto un punto importante, che prescinde dal fatto che emigrare sia piacevole, sia un peso, sia conveniente o meno.

In un punto dell'articolo leggo:

andarsene è un po anche come tradire il tuo paese e la tua famiglia, è un po come privare il tuo paese di risorse e capacità che potresti mettere al servizio dei tuoi simili che non hanno avuto la fortuna di averle

Questa frase implica che nel pensiero dell'autore chi emigra (per bisogno o per piacere) compie un'ingiustizia nei confronti dei suoi connazionali.

Sulla base di questo ragionamento, se accettato a livello generalizzato, si dovrebbero prendere delle misure per impedire o rendere più difficile l'emigrazione dall'Italia.

E' chiaro dove si va a parare?

E' più chiaro perché parlo di tendenze fasciste? Forse sarebbe meglio dire comuniste, dato che i regimi noti per limitare la possibilità di espatrio erano soprattutto quelli del blocco sovietico, ma per qualche motivo 'comuniste' non rende l'idea (ho il sospetto che in questa sede suonerebbe come un complimento).

Sarebbe una regressione verso una maggiore limitazione della libertà personale da parte di uno Paese sempre più disperato, e sempre più pericoloso per i suoi cittadini. [/i]


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spadaccinonero
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A giudicare dai commenti la maggior parte dei lettori non hanno colto un punto importante, che prescinde dal fatto che emigrare sia piacevole, sia un peso, sia conveniente o meno.

In un punto dell'articolo leggo:

andarsene è un po anche come tradire il tuo paese e la tua famiglia, è un po come privare il tuo paese di risorse e capacità che potresti mettere al servizio dei tuoi simili che non hanno avuto la fortuna di averle

Questa frase implica che nel pensiero dell'autore chi emigra (per bisogno o per piacere) compie un'ingiustizia nei confronti dei suoi connazionali.

Sulla base di questo ragionamento, se accettato a livello generalizzato, si dovrebbero prendere delle misure per impedire o rendere più difficile l'emigrazione dall'Italia.

E' chiaro dove si va a parare?

E' più chiaro perché parlo di tendenze fasciste? Forse sarebbe meglio dire comuniste, dato che i regimi noti per limitare la possibilità di espatrio erano soprattutto quelli del blocco sovietico, ma per qualche motivo 'comuniste' non rende l'idea (ho il sospetto che in questa sede suonerebbe come un complimento).

Sarebbe una regressione verso una maggiore limitazione della libertà personale da parte di uno Paese sempre più disperato, e sempre più pericoloso per i suoi cittadini. [/i]

la frase in questione non va condannata in toto

ti faccio un esempio che mi coinvolge

un cuoco che va all'estero dovrà per forza mostrare i propri segreti, propri metodi ad altri che non hanno nulla a che fare con la nostra cultura culinaria finendo per snaturare la stessa

infatti se vai all'estero puoi assaggiare blasfemie spacciate per "cucina italiana"

questo quindi potrebbe definirsi "tradimento" verso la propria gente

la piaga della disoccupazione spinge chiunque a fare di tutto, persino difendere il sistema stesso facendo i cani da guardia a chi fa quotidiano vilipendio della gente

ti chiedo come definisci uno che fa lo sbirro a Roma perché se non avesse quel posto farebbe il barbone o il parassita?

è possibile giustificare sempre tutto e tutti?


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MatteoV
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Innanzitutto trovo ci sia una cultura abbastanza razzista in Italia per cui il mestiere del bidello debba avere una dignità inferiore rispetto a quello, che so, del banchiere (nonostante sappiamo tutti quale sia dei due quello più compromesso con i disastri economici attuali). Per cui un laureato che fa il bidello, o lo spazzino o l'operaio, deve per forza essere uno sfigato, un frustrato e uno che non si è realizzato. Uno "spreco" di risorse intellettuali. Questo perché c'è un concetto aziendalista della cultura, per cui il sapere deve servire soltanto alle esigenze produttive ed economiche, non può essere concepito come percorso di miglioramento individuale, progressivo affrancamento dell'individuo dai propri tutori (autonomia kantiana) educazione dell'uomo alla vita e all'esperienza sociale nel significato più ampio possibile. Vero è che ormai si vanno diffondendo lauree sempre più specialistiche che si occupano del capello e sono funzionali a un preciso scopo pratico.
Bisognerebbe piuttosto spendersi per la rivalutazione di certi lavori (sia sul piano culturale che su quello economico). Immaginate cosa accadrebbe se un bel giorno sparissero tutti i bidelli, gli spazzini, i lavapiatti, ecc.
Il problema della disoccupazione è tale non solo per il laureato, ma anche per chi non ha un alto livello di istruzione e che non ha le possibilità di accedere all'università. Non solo per chi ambisce a fare il manager, ma anche per chi cerca un lavoro "umile".
Questo per molti versi ci deriva da un concetto dell'economia tutto sbilanciato dal lato dell'offerta (l'innovazione scientifica, la preparazione dei quadri e dei dirigenti, la facilità di accesso della futura classe dirigente neolaureata agli apparati produttivi). Così si trascurano i lavori meno qualificati, cioè la maggioranza, cioè quelli che creano la domanda e sono il traino dell'economia. Quindi bisognerebbe preoccuparsi di creare lavoro anche poco qualificato e di pagarlo in modo decoroso (poi ci si lamenta se i giovani non vogliono più fare certi lavori!). Poi, una volta che la domanda tornerà a crescere si produrranno lavori anche per tecnici o dirigenti di medio o alto livello.


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Matt-e-Tatty
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A giudicare dai commenti la maggior parte dei lettori non hanno colto un punto importante, che prescinde dal fatto che emigrare sia piacevole, sia un peso, sia conveniente o meno.

In un punto dell'articolo leggo:

andarsene è un po anche come tradire il tuo paese e la tua famiglia, è un po come privare il tuo paese di risorse e capacità che potresti mettere al servizio dei tuoi simili che non hanno avuto la fortuna di averle

Questa frase implica che nel pensiero dell'autore chi emigra (per bisogno o per piacere) compie un'ingiustizia nei confronti dei suoi connazionali.

Sulla base di questo ragionamento, se accettato a livello generalizzato, si dovrebbero prendere delle misure per impedire o rendere più difficile l'emigrazione dall'Italia.

E' chiaro dove si va a parare?

In un paese con disoccupazione reale al 40% l'ingiustizia la commette l'amministratore.
Con amministratori degni la disoccupazione sarebbe allo 0% e non ci sarebbe stata discussione, i migranti sarebbero pochi.
Pare che chi ha scritto ritenga il migrante una sorta di egoista che se ne va per diletto, la maggioranza se ne va per necessità, vera o percepita che sia.
Vera se si parla di persone che non trovano lavoro come succedeva nel sud del paese e come capita oggi su tutto il territorio.
Percepita, come quelli che un lavoro lo trovano ma pensano che domani non sarà così o non lo sarà per i figli o temono sviluppi politici e sociali sfavorevoli o pericolosi. Io per esempio ho pensato tante volte di andarmene perché so che nei prossimi anni scoppierà una guerra civile, che la dittatura prenderà vie più autoritarie, che mancheranno sia l'istruzione pubblica che il servizio sanitario. Nel mio caso è una necessità percepita.


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Anonymous
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Prova a chiederlo a un muratore extracomunitario quanto sta bene senza sua moglie, i suoi figli e i suoi luoghi.

Sarebbe diverso se qualsiasi essere umano fosse libero di andare dove gli pare quando gli pare con la sua famiglia o con chi gli pare.
Bakunin diceva: "la mia patria è il mondo intero, la mia famiglia l'umanità"
Ma immagino che concetti come questi siano troppo per voi...


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