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Il sergente nella neve


Tao
 Tao
Illustrious Member
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In ricordo di Mario Rigoni Stern, che ieri chi ha lasciato all'età di 86 anni, riporto da Il sergente nella neve quella che secondo me è la pagina più tragicamente bella di tutta la sua opera:

I Russi correvano, si gettavano a terra, si rialzavano e riprendevano a correre verso di noi. Molti non si alzavano più; i feriti chiamavano ed urlavano. Gli altri gridavano: Urrà! Urrà! e venivano avanti. Ma non riuscivano ad arrivare sotto i nostri reticolati. Mi sentii sicuro allora: avrei potuto ancora vivere nella mia tana al caldo e leggere lettere azzurre. Non pensavo ai carri armati che già erano arrivati al comando di corpo di arma; nè quanti chilometri c'erano per arrivare a casa. Mi sentivo tranquillo e sparavo con il moschetto dall'orlo della trincea mirando calmo a quelli che si avvicinavano di più. Allora cominciai a cantare in Piemontese «All'ombretta di un cespuglio - bella pastora che dormiva». Chizzarri, l'attendente del tenente che mi stava a fianco, mi guardò sorpreso smettendo di sparare; poi ricominciò e si unì a me. Al chiarore della luna indovinai i visi degli alpini che si spianavano e sorridevano. Vedevo che sparavano calmi, e l'alpino dalla barba secca e rada cambiava bestemmiando, la canna arroventata del fucile mitragliatore e riprendeva con foga a sparare. I russi si convinsero subito che da noi era impossibile passare e si spostarono più a sinistra riuscendo a infiltrarsi nella valletta tra noi e Cenci. Si nascondevano tra i cespugli e le ombre, era difficile scorgerli. Lì vi doveva essere un campo minato ma nessuna mina scoppiò. Baroni spostò il tiro. Qualche alpino ritornò nella sua tana a prendere cartucce e bombe a mano. Ma poche scoppiavano; sprofondavano nella neve senza rumore. Allora pesai che forse sarebbero scoppiate levando tutte e due le sicure prima di lanciarle e feci così sebbene fosse pericoloso.
Ritornò il silenzio. Tra noi e Cenci si sentiva qualche breve raffica di mitra.
Sul fiume gelato vi erano dei feriti che si trascinavano gemendo. Sentivamo uno che rantolava e chiamava: - Mama! Mama!
Dalla voce sembrava un ragazzo. Si moveva un poco sulla neve e piangeva. - Proprio come uno di noi, - disse un alpino: - chiama mamma.
La luna scorreva fra le nubi; non c'erano più le cose, non c'erano più gli uomini, ma solo il lamento degli uomini: - Mama! Mama! - chiamava il ragazzo sul fiume e si trascinava lentamente, sempre più lentamente, sulla neve.

Fonte: http://achtungbanditen.splinder.com/
Link: http://achtungbanditen.splinder.com/post/17516348/Il+sergente+nella+neve
18.06.08


Citazione
Tao
 Tao
Illustrious Member
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da Il sergente nella neve

L’isba dove mi accettarono era spaziosa e pulita, e abitata da una famiglia di gente giovane e semplice. Mi preparai in un angolo sotto la finestra la cuccia per dormire. Passai sdraiato su un po’ di paglia tutto il tempo che rimasi in quella capanna; sempre lì sdraiato per ore e ore a guardare il soffitto. Nel pomeriggio c’erano nell’isba solo una ragazza e un neonato. La ragazza si sedeva vicino alla culla. La culla era appesa al soffitto con delle funi e dondolava come una barca ogni volta che il bambino si muoveva. La ragazza sedeva lì vicino, e per tutto il pomeriggio filava la canapa con il mulinello a pedale. Io guardavo il soffitto e il rumore del mulinello riempiva il mio essere come il rumore di una cascata gigantesca. Qualche volta la osservavo e il sole di marzo, che entrava tra le tendine, faceva sembrare oro la canapa e la ruota mandava mille bagliori. Ogni tanto il bambino piangeva e allora la ragazza spingeva dolcemente la culla e cantava. Io ascoltavo e non dicevo mai una parola. Qualche pomeriggio venivano le sue amiche delle case vicine. Portavano il loro mulinello e filavano con lei. Parlavano tra loro dolcemente e sottovoce, come se avessero timore di disturbarmi. Parlavano armoniosamente tra loro e le ruote dei mulinelli rendevano più dolci le voci. Questa è stata la medicina. Cantavano anche. Erano le vecchie canzoni di sempre: Stienka Rasin, Natalka Poltavka e i loro antichi motivi di balli. Guardavo per ore e ore il soffitto e ascoltavo. Alla sera mi chiamavano per mangiare con loro. Mangiavamo tutti nel medesimo recipiente con religiosità e raccoglimento. Ritornava la madre; ritornava il padre; ritornava il ragazzo. Solo alla sera ritornavano il padre e il ragazzo; si fermavano poco, ogni tanto guardavano dalla finestra e poi uscivano insieme sino alla sera dopo. Una sera che non vennero la ragazza pianse. Vennero al mattino. Il bambino dormiva nella culla di legno, che dondolava leggermente sospesa al soffitto; il sole entrava dalla finestra e rendeva la canapa come oro; la ruota del mulinello mandava mille bagliori; il suo rumore sembrava quello di una cascata; e la voce della ragazza era piana e dolce in mezzo a quel rumore.

[Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Einaudi, 1965]

[ Lo si leggeva a scuola, alle Medie, l'anno dopo il Diario di Anna Frank, l'anno prima Il barone rampante. Le copertine di Einaudi per ragazzi con le tre righine rosse. Ora si vendono su Ebay come modernariato. Io per mano a mio padre alla libreria di Al, Aldovrandi, in via Manzoni, amico e libraio con il senso di essere libraio. Di fare della libreria un centro di cultura e di parola. Quella Milano non c'è più. Con tutti quelli che non ci sono più ma di cui è dolce il ricordo. Sono libri con cui si viene su dritti, occhi aperti e cuore per le cose. Forza e tenerezza. Occhio rovesciato sul mondo. Con cui ancora oggi si impara a scrivere e a cosa serve scrivere e perchè scrivere. Volendo. ]

Fonte: www.nazioneindiana.com
Link: http://www.nazioneindiana.com/2008/06/17/mario-rigoni-stern-1-novembre1921-16-giugno-2008/#more-6165
18.06.08


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