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Immobiliaristi – Arieccoli/permettete ? Zunino


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Da una procura all'altra, dalla sezione fallimentare di Napoli a quella di Milano (dove i pm pero' bocciano a meta' settembre il piano di “risamento” e parlano ancora di insolvenza) corre l'acrobatica e miliardaria avventura della societa' Risanamento, al timone l'immobiliarista veneto di spiccate simpatie Opus Dei, Luigi Zunino. Un crakkista da quasi 3 miliardi di euro, in piena estate raggiunto da un salvagente e da un salvadanaio stracolmo lanciato dalla banche creditrici-erogatrici: 500 milioni di euro di cui 150 cash, contro gli “appena” 250 richiesti. Come dire: il piccolo risparmiatore va allo sportello, chiede 5.000 euro per fronteggiare la crisi di liquidita', lo sbattono fuori a calci in culo, a meno che non fornisca garanzie per 10.000. Se invece e' il Tanzi di turno a presentarsi in pompa magna con montagne in rosso e istanze di fallimento sul groppone, magicamente si aprono i rubinetti del credito.

«Non sono bastate le storiacce di Cirio e Parmalat - osserva un operatore di borsa - i colossali finanziamenti per le scalate dei furbetti del quartierino, adesso il copione continua. E la vicenda Risanamento e' emblematica. Negli Usa, intanto, i crakkisti vanno in galera, e per 150 anni...». Commenta il senatore dell'Italia dei Valori Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, la battagliera associazione in difesa dei risparmiatori: «I grandi banchieri strozzano la clientela medio piccola, fatta di tante imprese e tante famiglie, con la revoca dei fidi, eppure trovano il modo per salvare i loro sodali e fare allegre concessioni di credito agli amici degli amici, neppure sorrette dalle necessarie garanzie per salvaguardare il pubblico risparmio. L'operazione Risanamento e' semplicemente scandalosa».

Ma ripercorriamo gli ultimi bollenti anni della Societa' pel Risanamento di Napoli (questo il suo nome in origine), un'istituzione “storica” del capoluogo partenopeo, che per decenni ha fronteggiato l'assaltato di predoni-mattonari (raccontati da Franco Rosi nel suo epico Mani sulla citta') al seguito di questo o quel ministro, sottosegretario o assessore. Dieci anni fa, siamo a fine 1999, il colosso semipubblico in un baleno passa ai privati, ovvero al tandem Alfio Marchini-Luigi Zunino. Ecco cosa scrive nella cover story di marzo 2000 la Voce: «Un affare da oltre mille miliardi pagati meno della meta'. Tutto per acquistare seimila immobili del patrimonio storico partenopeo. Un pezzo di citta' svenduta che se ne va a Milano, nuova sede della societa' acquirente, per essere gestita da una cordata che - colmo dei colmi - ha pagato la esigua cifra attraverso anticipazioni bancarie e per giunta ha varato un aumento di capitale da 10 a 100 miliardi solo dopo la delibera per questo colossale investimento. Manovre che in episodi analoghi, come nel caso dell'Alta Velocita', fanno gia' parlare di truffa ai danni dello Stato».

UNA FONTANA DI MILIARDI

In linguaggio tecnico si chiama “leveredge by out”, in soldoni e' la classica vendita della fontana di Trevi da Toto' all'americano di turno. E la procura di Napoli in quei mesi accese i riflettori; si mobilito' la sezione fallimentare, pm Magda Cristiano (con una lunga esperienza proprio al tribunale civile di Milano) per vederci chiaro in una operazione che piu' scura non si poteva. Poi intervennero le solite banche-salvatutto (come ore la quattro soccorritrici Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano) e tutto fini' in gloria. Per la gioia di Zunino e del dalemiano purosangue Marchini (gia' co-editore dell'Unita'), a bordo di Domus Italica, la societa' che porta a segno l'affare del secolo.
Nell'inchiesta di quasi dieci anni fa, la Voce scopre il trucco. Ossia una sigla, Imar, che si occupa come al solito di mattoni, con una dote azionaria da ben 156 miliardi di vecchie lire. A fondarla, nel 1991, Nicola Migliore, presidente della Risanamento. Quattro anni dopo a guidare il consiglio di amministrazione arriva Luigi Scimia, che poi diventera' vice presidente del colosso assicurativo pubblico Consap, al cui vertice siede Lorenzo Pallesi (entrambi in orbita dalemiana, come Marchini). Non basta, perche' Scimia e Migliore sono gemellati in un'altra sigla, Sovigest, solito pallino per gli immobili, nata nel 1985. La terza “coincidenza” si chiama Sige, corazzata del mattone con la bellezza di 500 miliardi in dote, sede in corso Matteotti a Milano: nel suo cda, per anni, Pallesi ed Antonio Zunino, fratello del piu' noto Luigi.

«Un affare tutto fatto tra vecchi amici, costruito a tavolino, la “strana” vendita o svendita del Risanamento - commentano ancora oggi alla fallimentare di Napoli - nessuno pero' allora ne pago' le conseguenze. Perche' l'andazzo era quello: pugno di ferro con i piccoli, fatti fallire a raffica, guanto di velluto con i forti. E con i poteri forti». L'Opus Dei, del resto, non e' proprio la bocciofila...

Andrea Cinquegrani
Fonte: www.lavocedellevoci.it
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=238
29.10.2009


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