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in Veneto la lega torna secessionista


helios
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Non si parla di indipendenza, ma di autodeterminazione. Ma tant’è. La sostanza è quella: emanciparsi dall’Italia. Non si tratta della solita dichiarazione d’intenti. Sta tutto nero su bianco, nella risoluzione 44, varata lo scorso novembre dal Consiglio regionale del Veneto su impulso leghista e sponda del Pdl, ma anche con il voto sorprendente del consigliere della Federazione della sinistra, oltre che di quello di Unione Nordest e di due esponenti del gruppo misto. L’obiettivo della risoluzione è arrivare alla convocazione di una consultazione referendaria.

Il testo dell’atto non lascia troppo spazio ai commenti. Si descrive il «popolo veneto» come «una realtà storica millenaria […] organizzata in modo sovrano, in un preciso ambito territoriale ove ancor oggi si parla la stessa lingua». Si afferma che è nelle facoltà del popolo veneto «invocare e rivendicare il diritto alla verifica referendaria (di conferma o smentita) dell’atto di adesione del Veneto all’ordinamento statuale italiano del 1866». Si menzionano esperienze internazionali di autodeterminazione come quelle catalana o scozzese. Infine, il governatore Luca Zaia e il presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, si impegnano a dare avvio, «urgentemente», al percorso che dovrà concludersi con il referendum e a convocare un’apposita commissione, che valuti la fattibilità della cosa.

Questo tavolo tecnico, composto da sei esperti da tutti reputati imparziali, s’è insediato nei giorni scorsi, il 19 marzo. Il motivo che ha portato Zaia a istituirlo ufficialmente sarebbe stato, secondo quanto riportano alcune cronache locali, lo sciopero della fame intrapreso da Maurizio Giomo e Anna Durigon, due attivisti di Indipendenza Veneta. I due, digiunando, hanno voluto polemizzare con quello che a loro avviso è stato l’eccessivo traccheggiare seguito al varo della risoluzione 44 e lo svilimento conseguente del concetto dell’urgenza, presente nello stessa.

Ma qui la faccenda si fa complicata. Che c’entra Indipendenza Veneta con la Lega? C’entra. Perché è questo movimento, a quanto dicono i più, il vero ideatore dell’opzione referendaria. La Lega l’avrebbe fatta propria cercando in questo modo di contenere sia Indipendenza veneta, sia Veneto Stato, l’altra sigla autonomista che si prefigge lo stesso fine (l’autodeterminazione), seppure con altri mezzi (petizione paneuropea). I due gruppi stanno facendo molto chiasso, preoccupando il Carroccio.

A questo va aggiunto il magro risultato ottenuto dalla Lega alle elezioni politiche, con quei 15 punti percentuali persi rispetto alla tornata del 2008. Forse sta qui, più che nel digiuno dei due attivisti di Indipendenza veneta, il vero motivo che ha portato Zaia a nominare gli esperti, seguendo l’iter previsto dalla risoluzione 44. Almeno viene da credere. È possibile, in altri termini, che dopo la Caporetto elettorale il governatore abbia voluto dare uno scossone utile a scuotere la base e recuperare consenso con la parola d’ordine dell’indipendenza. «Non stupisce che la recrudescenza di certe idee arrivi dopo risultati elettorali così modesti», spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre e candidato alla presidenza del Veneto nel 2010.

Ma la vicenda s’interseca anche con la guerra interna nel partito, ormai esplicita, come del resto dimostrato dal raduno di Pontida. I due maggiorenti leghisti in Veneto, Zaia e Tosi, si sopportano con incredibile fatica. Il sindaco di Verona e segretario leghista in Veneto, fedele alla linea maroniana, contesta a Zaia lo scarso impegno prestato in campagna elettorale. Il governatore, vicino all’area bossiana, rimprovera al rivale l’aggressività impressa nella gestione del partito (Tosi peraltro ha recentemente commissariato la sede veneziana della Lega). Senza contare che l’opposizione a Maroni e Tosi si manifesta anche attraverso lo scarso interesse mostrato verso l’idea della Macroregione Nord lanciata dal segretario del Carroccio. È anche in questo crepaccio che si annida il senso di questa crociata sull’autodeterminazione. Che può assumere il significato di una leva di dissenso, da usare contro Maroni e i tosiani, alcuni dei quali, non hanno partecipato alla discussione e la votazione della risoluzione 44. L’assenza non è passata inosservata.

Come finirà? Secondo il politologo Paolo Feltrin, attento osservatore di cose leghiste, con un nulla di fatto. «Zaia sta comprando tempo, vuole evitare che la temperatura si surriscaldi. C’è la crisi e la gente è tirata come un elastico: basta poco a far saltare tutto. L’autodeterminazione, che scommetto verrà bocciata dalla commissione degli esperti, non serve che a questo». Si vedrà. Intanto, sullo sfondo, c’è pure l’appuntamento del voto regionale del 2015. Tosi, si sussurra, vorrebbe prendersi il palazzo.

Infine: in questi ultimi giorni il movimento per l’autodeterminazione ha allargato il proprio perimetro. Il consigliere regionale dell’Udc Stefano Valdegamberi, ha stupito un po’ tutti presentando un progetto di legge regionale, concorrenziale rispetto alla risoluzione 44 (si era astenuto), con oggetto un referendum. Questo il quesito: «Vuoi che il Veneto diventi una repubblica indipendente e sovrana?». Un’altra notizia arriva da Castellavazzo, nel bellunese, che ha approvato un ordine del giorno a sostegno della proposta di Valdegamberi. Siamo il primo, tra i 581 comuni veneti, a prendere una tale iniziativa, ha prontamente fatto sapere il sindaco Franco Roccon.

http://www.huffingtonpost.it/2013/04/09/regione-veneto-luca-zaia-nomina-un-tavolo-per-valutare-ammissibilita-di-un-referendum-per-emanciparsi-dallitalia_n_3042640.html?utm_hp_ref=italy


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mincuo
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Mi pare una buona idea, la Lega può urlare in piazza come paladina dell'indipendenza del Veneto.
Poi basta dare tutto in mano a Calderoli, che è un esperto.
Da Indipendenza si passerà a Indipendentismo, poi a Indipendentismo fiscale, poi Indipendentismo solidale, poi Indipendentismo a due velocità, poi a nulla, e semmai un po' più centralista di prima.

Già visto con Stato federale, poi federalismo......

Todos caballeros.


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terzaposizione
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Ancestralmente legati al PCI dei : leninisti-maoisti-migloristi-riformisti-progressisti, ne seguono le orme.


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mendi
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Indipendenza dei Veneti? Un sogno che si sta avverando, finalmente, dopo 147 anni di occupazione italiota.


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helios
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intanto la pianura padano veneta è quella con le falde acquifere più inquinate.

Il territorio del Veneto è cementificato e devastato.

La situazione delle imprese del nord est è catastrofico come la disoccupazione.

Non è con l'indipendentismo che si salva il Veneto ma è stato perch si lasciato fare non amando il proprio territorio che ora qualcuno vuole indipendente come se fosse la panacea per tutti i mali.

Da Indipendenza si passerà a Indipendentismo, poi a Indipendentismo fiscale, poi Indipendentismo solidale, poi Indipendentismo a due velocità, poi a nulla, e semmai un po' più centralista di prima.

i intanto i veneti resteranno sempre in un territorio devastato finchè qualcuno disquisisce sui termini che si devono usare (sempre che qualcuno si fermi,nel frattempo,di fare ulteriore scempio).

****

Lega, Zaia gioca la carta dell'indipendenza
Sei esperti per il referendum. In ballo l'autodeterminazione del Veneto. E il futuro del Carroccio.

Come la Catalogna e la Scozia, o forse anche qualcosa di meno va bene. Luca Zaia non è così ambizioso da puntare direttamente all'indipendenza della Padania, ma sogna l'autodeterminazione del «popolo veneto».
Nel novembre del 2012, il Consiglio regionale del Veneto, ha votato la risoluzione 44, una proposta di referendum della Lega Nord che ha trovato l'avallo della Federazione della sinistra, di Unione Nordest e di due esponenti del gruppo misto. Adesso, ad aprile 2013, una commissione è al lavoro per mettere in atto il piano.
«STESSA LINGUA». A rivelarlo, il 9 aprile 2013, è stato l'Huffington Post. Il testo parla di una «realtà millenaria» che «ancor oggi parla la stessa lingua». L'intento è quello di «invocare e rivendicare il diritto alla verifica referendaria (di conferma o smentita) dell’atto di adesione del Veneto all’ordinamento statuale italiano del 1866».
A essere messa in discussione, nemmeno troppo tra le righe, è l'appartenenza del Veneto all'Italia, e i modelli richiamati sono proprio Catalogna e Scozia, esempi di autodeterminazione.
Per convocare il referendum, Zaia e Clodovaldo Ruffato, presidente del Consiglio regionale, hanno riunito una commissione di esperti che ne valuti la fattibilità.
SEI ESPERTI IMPARZIALI. Si tratta di sei persone imparziali e che si sono insediate il 19 marzo. A dare l'accelerata al progetto di Zaia, sarebbe stato lo sciopero della fame di Maurizio Giomo e Anna Durignon, esponenti di Indipendenza veneta.
Il movimento, insieme con Veneto Stato, preoccuperebbe non poco la Lega, che teme di perdere i favori della parte dell'elettorato più radicale.
UNA MOSSA CONTRO MARONI E TOSI. Ma la mossa di Zaia potrebbe essere letta anche come una strategia nella battaglia interna che il governatore sta conducendo col sindaco di Verona Flavio Tosi, in Veneto, e con il presidente della Lombardia Roberto Maroni in ambito nazionale. Un ritorno di fiamma nell'infinita guerra tra 'Barbari sognanti' e fedelissimi di Umberto Bossi.
Il punto è che la strada verso il referendum appare piuttosto impervia, e potrebbe interrompersi già col parere negativo della commissione d'esperti appena nominata.
Ma le spinte secessioniste, in Veneto, sembrano sempre più forti. Anche Stefano Valdegamberi, consigliere regionale dell'Unione di centro, ha fatto sua l'istanza, andando addirittura oltre la proposta leghista: «Vuoi che il Veneto diventi una repubblica indipendente e sovrana?», sarebbe il quesito del suo referendum.
Martedì, 09 Aprile 2013

http://www.lettera43.it/politica/lega-zaia-gioca-la-carta-dell-indipendenza_4367590738.htm


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