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L’importanza di chiamarsi Bruno (Vespa)


Tao
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VIDEO: http://it.youtube.com/watch?v=H4RkOauLlc4&eurl=http://www.pieroricca.org/2009/01/16/limportanza-di-chiamarsi-bruno/

Ci mancava una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale: è arrivata oggi. La mia colpa è aver tentato di dire due parole, videocamera alla mano, a Bruno Vespa, di passaggio quest’oggi a Milano per moderare un convegno sulla crisi della sessualità maschile con annessa reclame a specifici prodotti farmaceutici. In gergo si chiamano marchette. Con Elia e Franz alle 17,30 siamo al teatro San Babila. Troviamo ad accoglierci una pattuglia della digos, presenza ormai immancabile quando si muove in città una personalità istituzionale del rilievo di Bruno Vespa. “Non potete entrare, abbiamo controllato e voi non siete in lista”, così ci dice un funzionario di polizia. Lo incontro in strada da anni, non mi è mai sembrato una testa calda, ma qualcosa dev’essere cambiato. Il gestore del teatro dice che dobbiamo retrocedere di cinquanta metri, perché la strada è privata. Ce ne andiamo al bar. Quando l’appassionante dibattito volge al termine ritorniamo. Attendiamo Vespa a cinquanta metri dall’uscita. Intendiamo complimentarci con lui per la pubblicità gratuita sulle reti Rai ai suoi bestseller natalizi, per la confezione di trasmissioni su misura dei suoi azionisti di riferimento, per l’onnipresenza nei palinsesti del servizio pubblico. Io tengo la videocamera, Franz lo interpella facendogli i complimenti per la puntata su Andreotti (video). Vespa gli risponde: “pensi alla sua povera mamma!”. Il funzionario di polizia mi placca contro il muro. Non vuole che riprenda, sembra esasperato o qualcuno l’ha incoraggiato ad alzare la cresta. Franz ed Elia seguono Vespa e gliene dicono quattro. Io cerco di divincolarmi mentre il funzionario di polizia continua a mettermi le mani addosso e, chiamandomi per cognome, mi ordina di esibire il documento di identità. Non ha riguardi per la telecamera, che rischia di fare una brutta fine per effetto delle sue manate.

Quando Vespa si allontana nell’auto blu, gli scappa anche qualche parola fuori cerimoniale: “ma va’ a cagare!”. Un vero cuor di leone, di quelli perennemente in lotta contro il crimine. Una nuova botta alla telecamera e poi parte la procedura di identificazione. Al commissariato di piazza san Sepolcro, dove mi portano con l’auto di servizio, mi viene notificato un atto di elezione di domicilio in quanto persona indagata per resistenza a pubblico ufficiale. Stessa sorte, probabilmente, toccherà a Elia e Franz. Chiedo ai vari poliziotti intervenuti di qualificarsi con nome e cognome. Invano. Nessuno esibisce il tesserino, nessuno mi fornisce le proprie generalità, nemmeno l’anonimo funzionario che mi ha denunciato. (Pensate che bello quando l’impulso all’azione penale, come si vuole, sarà interamente nelle mani della polizia!) Lo denuncerò a mia volta domani stesso, anche per calunnia. Se conosce le norme, infatti, non può non sapere che non ho commesso alcun reato, come il nostro video e diverse persone presenti al fatto potranno testimoniare. Naturalmente non mi illudo di ottenere giustizia. La mia denuncia - a meno di un miracolo - si archivierà da sola, come le altre. Non sono giorni facili per chi non voglia commettere torti né subirne in silenzio.

Fonte: www.pieroricca.org
Link: http://www.pieroricca.org/2009/01/16/limportanza-di-chiamarsi-bruno/
16.01.2009


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Anonymous
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piero ricca è uno con le palle


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