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la caduta di Don Verzè il manager di Dio


paolodegregorio
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- la caduta di Don Verzè il manager di Dio -
di Paolo De Gregorio, 17 luglio 2011

Premetto che sono una persona semplice e che vorrei vedere i preti fare i preti, cercando di fare comportare da cristiani i cattolici italiani, opera immane per la quale ci vorrebbe tanta fede e tanto ottimismo.
Quando invece si intrufolano in campi esterni alla loro funzione di preti sono dolori.

Lo dimostra questa storia del San Raffaele, ospedale che nasce a Segrate nel 1969, per iniziativa di Don Verzè, capo della associazione “San Raffaele di Monte Tabor”, su un terreno messo a disposizione dal conte Bonsi e finanziato principalmente dalla famiglia Bassetti, ben presto si trasforma da iniziativa privata di limitate dimensioni, in un ospedale di grosse dimensioni che comincia a succhiare, a vario titolo, soldi pubblici, interloquendo con la politica fino ad ottenere la convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
La mania di grandezza del fondatore porta questa associazione ad espandersi in molti altri paesi (Brasile, Filippine, India, Algeria, Polonia, Israele, Malta, Cina) ad intraprendere attività commerciali, agricole, alberghiere, fino alla gestione di una società che amministra un jet privato a disposizione dei suoi dirigenti.

Oggi questa attività multinazionale è in fallimento, gravata da 600 milioni di debiti, Don Verzè è stato esautorato senza complimenti dal Vaticano, che con i soldi dello IOR cercherà di non far fallire l’intera baracca, dove ha già inserito i propri uomini nella direzione della fondazione Monte Tabor.
L’esperienza manageriale di chi sosteneva di avere in Dio il solo regista, con l’aiuto della Divina Provvidenza, che forse si è un pò distratta, è miseramente fallita malgrado il fiume di denaro pubblico e privato arrivato nelle casse della associazione.

Da persona semplice io vorrei essere certo che un ospedale che nasce privato e seleziona il suo personale su basi religiose, resti privato e viva della vendita delle prestazioni al pubblico pagante.
In Italia gran parte dei costi della sanità sono attribuibili alle convenzioni con strutture private che gonfiano le spese e speculano sulla salute della popolazione.
E’ troppo chiedere che questa truffa finisca e le strutture private vivano nel mercato? Senza più convenzioni dove si rubano soldi pubblici.
Paolo De Gregorio


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dana74
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son d'accordo, il privato deve campare con le sue di risorse.

Che dire dell'Intramoenia poi?

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201009articoli/58365girata.asp

http://www.solonweb.com/docs/Negri_News1.pdf


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paolodegregorio
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sempre nello stesso solco: lo sfruttamento economico delle condizioni di debolezza del cittadino


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RaffaelloSazio
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Post: 47
 

http://www.vocidallastrada.com/2009/06/quo-vadis-lecomostro-con-il-michochip.html

QUI C'E' QUALCHE "BUONA AZIONE" DI QUESTO SANT'UOMO!


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paolodegregorio
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il suicidio di Cal, successivo al mio scritto, fa emergere tante informazioni tra cui risulta che l'indebitamento è di molto superiore a quello che avevo letto e che ho indicato.

Nella sostanza, resto convinto che la sanità andrebbe veramente riformata:
rilancio dell'attività della sanità pubblica e della relativa ricerca, via i partiti dalle nomine nelle ASL, che vanno gestite dagli operatori (i medici devono gestire e rispondere della gestione), nessuna stipula di convenzioni con i privati (devono vivere dei loro investimenti), eliminazione di intramoenia e di furbate simili.

E'una rivoluzione ma va fatta, se si vuole ritrovare una dignitosa sanità e non una miriade di speculatori sulla pelle di cittadini in condizioni di debolezza.


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