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La cyber-scuola: a quando il chip sottocutaneo?


rutzboy
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-Alessio “rutz” Torrieri-

Circa dieci anni fa, mossi i miei ultimi passi all’ interno di un liceo. Il tempo che da esso mi separa, mi ha dato modo di valutare distaccatamente il ruolo delle scuole in questo periodo di sfrenata corsa al “progresso”.

Sostanzialmente le scuole hanno un ruolo preciso e specifico, ancor più da quand’ essa è pubblica ed obbligatoria: preparare e fuorviare le masse, in un’età in cui la persona è facilmente malleabile, ad una società che necessita automi. Essa riveste una posizione sempre maggiore rispetto al passato nell’ opera di forgia degli individui, come conseguenza del sempre minore apporto dei genitori nell’ educazione dei figli causato dalle condizioni economiche peggiorate, dell’emancipazione della donna e dal crescente indotto desiderio consumistico.

L’azione delle scuole è duplice e se magari da una parte conserva delle radici di una certa bontà, dall’ altra il suo lavoro è subdolo.

L’indottrinamento esercitato al suo interno è massimo, escludere da ogni grande avvenimento, dalla rivoluzione francese in poi, come centrale il potere delle élite, delle massonerie e delle banche è assolutamente anti-storico (non mi soffermerò nei dettagli).

Mentre l’insegnamento del rigore, della costanza, del rispetto per un superiore, di degli orari, la convivenza con altre persone, ha anche aspetti positivi.

Ma vediamo ora dove l’”evoluzione” delle scuola, ci sta portando.

Dato l’elevato numero di “cavie” e l’imponente influenza nella costituzione della società (quasi quanto la tv), gli esperimenti che si intraprendono al suo interno sono rivelatori del futuro che ci vogliono imporre.

Non vi sarà difficile trovare intere classi che hanno rimpiazzato il materiale cartaceo con i tablet, registri di classe virtuali e fotocellule all’ ingresso delle aule (stile telepass). (qui un esempio)

L’uso della scrittura, della penna, del calcolo manuale, presto diventeranno obsoleti e considerato che studi hanno rilevato una dilagante analfabetizzazione funzionale ( vedi qui ), questa tendenza non induce all’ ottimismo.

L’adozione da parte di diversi istituti di un “telepass” per segnare le presenze, non è che un altro step verso il graduale avvento dei microchip sottocutanei, con il beneplacito, magari incosciente, di professori, presidi e genitori.

Dato che i progetti finalizzati ad un Ordine Mondiale sono a lunga scadenza e coloro che vi collaborano non hanno certo fretta, noi ci dobbiamo opporre ora a questa deriva cibernetica e “chippista”, cercando di rendere consapevoli adesso i genitori i cui figli sono “usati” come topolini da laboratorio. Se lasciamo alla deriva queste situazioni nel nome del “ nuovo”, del “moderno”, dello “sviluppo”, le prossime e seguenti generazioni accetteranno di buon grado, considerandole logiche e normali, l’impianto di chip per ogni svariata ed eventuale necessità.

Chi controlla la cultura (leggi unesco ad esempio) controlla lo sviluppo delle società.

Non lasciamo che la formazione delle generazioni future si basi su dottrine luciferine.

Non svendiamo la nostra autonomia per degli schermi luminosi e “mirabolanti”.

Non diventiamo schiavi di chi, da secoli, vuole il nostro totale asservimento.

http://www.losai.eu/la-cyber-scuola-a-quando-il-cip-sottocutaneo/


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