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La piu' potente lobby? Quella cattolica.


arblu
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I consuntivi del 2008 saranno resi pubblici all'inizio dell'estate e sono attesi con più apprensione del solito. A conforto c'è che lo Ior, Istituto per le opere di religione, la banca vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri della finanza mondiale.
Ogni gennaio il presidente dello Ior, che da vent'anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal papa con un assegno generoso, in proporzione ai profitti dell'anno. La consistenza di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell'Obolo di San Pietro, cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al papa per le opere di carità. L'Obolo di San Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all'Obolo, le nazioni più generose sono gli Stati Uniti e l'Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. Segue la Germania col 6 per cento.

Ma per il papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione.

L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della segreteria di Stato diretto da monsignor Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose 'emergenze' (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello Ior, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza.
Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e [/b]tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia.[/b] Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per 'L'Osservatore Romano'. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo Ior, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.

Oltre all'Obolo, altri due bilanci resi pubblici nelle loro linee generali sono quello della Santa Sede e quello del governatorato della Città del Vaticano. Le due amministrazioni fanno capo ciascuna a un cardinale: la Santa Sede al lombardo Attilio Nicora, presidente dell'Apsa, Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, e il governatorato al piemontese Giovanni Lajolo, già ministro degli Esteri vaticano e in precedenza nunzio in Germania. I conti delle due amministrazioni sono separati, e così le competenze.

Il governatorato è l'erede del vecchio Stato Pontificio. Si occupa di territorio, edifici, sicurezza, sanità, acque, energia, poste, francobolli, monete, comunicazioni, approvvigionamenti. Anche le ville papali di Castel Gandolfo ricadono sotto la sua giurisdizione, compresa un fattoria con frutta, verdura, olio, galline e 26 mucche da latte. Ha a suo carico circa 1.800 dipendenti e 600 pensionati. Ma chiude quasi sempre in attivo. Il maggior cespite d'entrata è dato dai Musei Vaticani. Mentre più oscillanti sono i profitti finanziari. Nel 2006, ad esempio, riportò un attivo di 7,2 milioni di euro. L'anno dopo perdite per 8 milioni.

Il governatorato si fa carico ogni anno della metà del deficit della Radio Vaticana, che pure non fa parte della sua giurisdizione. Priva di pubblicità, l'emittente registra solo uscite e il suo costo annuo è attorno ai 24 milioni di euro, che in Vaticano ritengono comunque ben spesi. Così come per 'L'Osservatore Romano', con il suo deficit annuo tra i 4 e i 5 milioni di euro.

Sia la radio sia il giornale sono a carico dell'amministrazione della Santa Sede, al pari della tipografia e dell'editrice del Vaticano. Queste ultime nel 2007 sono risultate in attivo di oltre un milione di euro ciascuna, grazie soprattutto al successo di vendita dei libri di Benedetto XVI. Anche il Centro Televisivo Vaticano ha un avanzo di mezzo milione di euro. Ma questi proventi sono niente di fronte al carico di spese richiesto per far funzionare l'intera macchina della Curia, con i suoi 2.750 dipendenti e gli oltre 900 pensionati. Solo la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli sta in piedi da sé, grazie alle offerte della giornata missionaria mondiale. Le quasi 200 rappresentanze diplomatiche all'estero sono un puro costo.

Per far fronte a queste uscite, le risorse dell'Apsa sono gli immobili di sua proprietà, a Roma e in altre città d'Europa, che nel 2007 hanno prodotto un reddito di oltre 36 milioni di euro, e gli investimenti finanziari, con un attivo nello stesso anno di 33 milioni di euro, nonostante un tracollo di 12 milioni patito sui tassi di cambio.

Dopo tre anni di attivo, nel 2007 il consuntivo dell'amministrazione della Santa Sede è tornato in rosso per oltre 9 milioni di euro, come già era avvenuto nel 2003. E il bilancio del 2008 non promette bene, visti i tempi che corrono. Previdente, il Vaticano è tornato a puntare sull'oro. L'ultimo resoconto finanziario annuale, trasmesso ai vescovi la scorsa estate, afferma che la Santa Sede ne possiede per 19 milioni di euro, pari a una tonnellata di lingotti.

Da un articolo di Sandro Magister
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Anche-Ratzinger-punta-sulloro/2062668

Insomma oltre al miliardo di euro l'anno dell'8 x 1000, alta finanza, editoria, speculazioni immobiliari, donazioni varie per milioni di dollari, ed ora anche una tonnellata di lingotti d'oro !

beati i poveri perche' di essi sara' il Regno dei Cieli


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arblu
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ROMA - L'ex governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aggiotaggio dal gup milanese, Luigi Varanelli, e sarà processato a partire dal prossimo 23 ottobre davanti ai giudici della II Sezione penale del tribunale di Milano con altri 17 imputati. Sono stati rinviati a giudizio per il tentativo di scalata alla Banca Antonveneta anche Francesco Frasca, ex responsabile della vigilanza di Bankitalia, e il senatore Luigi Grillo, appena eletto presidente della commissione Lavori pubblici.

http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_23/antonio_fazio_rinvio_giudizio_ee59e93c-28a8-11dd-97ea-00144f02aabc.shtml

Come volevasi dimostrare: in Italia il crimine paga, in particolare se ci si dichiara cattolici .

Come il "cattolicissimo e devoto" Antonio Fazio, ex Governatore della Banca d'Italia, quello dello scandalo dei "furbetti del quartierino" (tutti condannati).

Fazio: «Ti ho svegliato?».
Fiorani: «No, no, guarda sono qui a Milano ancora a parlare con i miei collaboratori».
Fazio: «Va beh, ho appena messo la firma, eh».
Fiorani: «Ah Tonino... io sono commosso, con la pelle d’oca, io ti ringrazio, io ti ringrazio... Guarda, ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte ma non posso farlo...».
Fazio: «Va anche detto a Gigi, che adesso avvertiamo, di non parlarne, per un po’ di giorni deve stare lontano da qua».
Fiorani: «Esatto, ci siamo capiti, bravissimo».

Nell’ordinanza il gip Forleo scrive che Fiorani nel suo interrogatorio del 31 agosto dice «di aver ricevuto la nota telefonata mentre si trovava presso lo studio» milanese dei propri legali insieme a Boni, Favaré e D’Amico (tre funzionari di Bpl) e rileva che era stato «Fazio a riferire a Fiorani che avrebbero provveduto "loro" ad avvisare il senatore Luigi Grillo» (il Gigi della telefonata), dove loro sta per Fazio e i suoi in Banca d’Italia. Fiorani aggiunge «che il ruolo di Grillo era stato di "lobbysmo puro"»

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/12_Dicembre/16/Fazio.shtml

Da notare che il Gip che conduceva le indagini, era proprio Clementina Forleo !
Tocchi i potenti cattolici e poi muori:

ROMA - A Brescia, il gip di Milano Clementina Forleo resta per sei ore davanti al procuratore Giancarlo Tarquini e al pm Fabio Salamone per chiarire se ci furono effettivamente, e quanto pesarono, le "pressioni istituzionali" provenienti dal pg Mario Blandini mentre lei era alle prese con l'inchieste Bnl-Unipol. A Roma, il pg della Cassazione Mario Delli Priscoli, dopo aver firmato l'altro ieri la richiesta di provvedimento disciplinare per la Forleo, riformula l'atto d'incolpazione contro il pm di Catanzaro Luigi De Magistris confermando le accuse che avevano spinto il Guardasigilli Clemente Mastella a chiedere, il 21 settembre, il suo trasferimento cautelare.

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/caso-forleo/sei-ore-giudici/sei-ore-giudici.html

Un altro "cattolicissimo" dunque: Clemente Mastella, quello dei valori cristiani, della famiglia, coinvolto nell'altra inchiesta scottante "Why Not" del PM De Magistris.

Tra l'altro proprio dallo scandalo delle intercettazioni di Fazio e dei "furbetti del quartierino" ha preso l'abbrivio la campagna contro le intercettazioni di Berlusconi & Co. (con il tacito avallo di Veltroni) e che sta' approdando in Parlamento questi giorni con la cosidetta "Legge Anti Intercettazioni" del Ministro Angelino Alfano, altro "cattolicissimo"...


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arblu
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L'inchiesta, chiamata Why Not dal nome di una società di lavoro interinale la cui attività rappresenta uno dei filoni principali dell'indagine, ha registrato un momento di svolta il 18 giugno 2007 quando il pm De Magistris ha fatto eseguire dai carabinieri 26 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati.

Tra loro anche Pietro Scarpellini, consulente "non pagato", come precisò all'epoca Palazzo Chigi, della Presidenza del Consiglio. Nell'inchiesta risultano indagati, inoltre, Luigi Bisignani, consulente della Ilte spa, ed il senatore Giancarlo Pittelli, di Forza Italia. Un ruolo centrale nella vicenda sarebbe stato svolto dall'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria.

L'inchiesta ruota attorno anche a presunti contatti tra Saladino e l'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Negli atti dell'inchiesta figurano anche alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella e l'imprenditore Antonio Saladino. Proprio Clemente Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris e il CSM ha rimandato il trasferimento a dicembre 2007. Alla fine sia De Magistris che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta creando un caso nazionale che ha fatto intervenire anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pm De Magistris e il ministro Mastella, per motivi opposti, sono stati entrambi oggetto di minacce.

Altri indagati nell'inchiesta sono il generale Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, Nicola Adamo (Ds), in quella fase vicepresidente della Regione Calabria, Mario Pirillo (ex-Margherita, poi Pdm), assessore regionale all'agricoltura e un consigliere regionale dei Ds, Antonio Acri.

Il 19 ottobre 2007 la procura di Catanzaro, nella persona di Dolcino Favi (avvocato generale dello Stato e procuratore generale reggente a Catanzaro) ha avocato a sé, per presunta incompatibilità, l'inchiesta, sottraendola a De Magistris. Il Pg facente funzioni ha inoltre disposto che la notizia venisse ufficialmente comunicata al P.M. solo il 22 ottobre. De Magistris dichiarerà infatti in un'intervista a Repubblica di esserne venuto a conoscenza dalla stampa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_De_Magistris

Da notare che i personaggi:

Luigi Bisignani e' un ex membro della P2.

Antonio Saladino e' l'ex Presidente delle Compagnia delle Operecalabrese.

Ma che cos e' la Compagnia delle Opere?

Compagnia delle Opere è stata costituita nel 1986, dando corso a una intuizione di Mons. Luigi Giussani.
E' sorta per libera iniziativa di un gruppo di giovani laureati e imprenditori che nel solco della presenza dei cattolici nella società italiana, alla luce della dottrina sociale della Chiesa hanno voluto "promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita". come cita l'art.1 dello Statuto dell'Associazione.
Da un'iniziale presenza in Lombardia, dove tutt'ora vi è una grande concentrazione d'imprese aderenti e di Associazionii locali, in pochi anni CDO è diventata una realtà che ha raggiunto tutte le regioni d'Italia e numerosi paesi esteri.

http://www.cdo.it/Home/CDO/Lanostrastoria/tabid/373/Default.aspx

Don Giussani? Ma non era il fondatore anche di "Comunione e Liberazione" ?

Esatto proprio lui.
http://www.clonline.org/storiatext/ita/biografia.htm

15 mila imprese. 200 mila soci. 32 sedi.

Da oscura confraternita di Comunione e Liberazione, la Compagnia delle opere in pochi anni è diventata un gigante economico. E una superlobby. Che vota a destra. Ma anche a sinistra Quando conviene.
di Enrico Arosio

La Compagnia sta cambiando. Non è più quella oscura confraternita i cui aderenti giravano col timbro Cl sull'anima e trattavano chiunque non fosse "dei loro" con una sospettosità urticante.
La Cdo si sta aprendo al dialogo: col mondo laico e della sinistra, con chi ha storie personali, religiose, politiche diverse. Lo fa perché sta crescendo, come dice il suo presidente-intellettuale Giorgio Vittadini, il traduttore del verbo giussaniano (vedere l'intervista a pagina 107), e nel «fare opere» nessun sodale è escluso a priori? O perché antepone la realizzazione della persona nell'impresa alla politica di partito, come sostiene l'ala manageriale incarnata da Ferlini?
Fatto sta che, con 15 mila piccole e medie imprese associate, oltre 200 mila persone socie e una presenza capillare in Lombardia (dove il giro d'affari si stima sugli 8 mila miliardi), la Cdo è diventata un giocatore su più tavoli.

Da un inchiesta de L'ESPRESSO di venerdi 26 maggio 2000.

CL e' oramai una lobby cattolica finanziaria potentissima. La Lombardia e' sotto le loro mani da diversi anni con Roberto Formigoni.
I ciellini, sono coloro che inneggiano a Giulio Andreotti, prescritto per frequentazioni mafiose, ospite fisso del Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, come loro eroe nazionale.

E alla fine dunque si arriva sempre li: al ruolo della potentissima mafia catto-finanziaria che opera in Italia e che alla fine, gira che ti rigira, fa riferimento al Vaticano.


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WONGA
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La lobby più potente è un altra...


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