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La Troika dorme al Quirinale


Rosanna
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1. IL FATTO DELLA SERA! SI FIRMA DE BORTOLI MA SEMBRA PADELLARO/TRAVAGLIO: IL DIRETTORE DEL “CORRIERE” LANCIA IL NUOVO FORMATO DEL QUOTIDIANO DEI POTERI MARCI RIUNITI SOTTO ABRAMO BAZOLI BOMBARDANDO IL PREMIER DI PALAZZO CHIGI: RENZI SEI OUT! -

2. IL DIRETTORE IN USCITA INTERPRETA LA NUOVA LINEA DI DELLA VALLE E SOCI: RENZI DEFINITO EGOCENTRICO, IPERTROFICO, ATTORNIATO DA MINISTRI “DI UNA DEBOLEZZA DISARMANTE”, “IL MARKETING DELLA POLITICA SOLO COSMESI” E “IN EUROPA, MENO INCLINI DI NOI A SCAMBIARE LA SIMPATIA E LA PARLANTINA PER STRUMENTI DI GOVERNO, SE NE SONO GIÀ ACCORTI” - 3. E SPARA UN COLPO CONTRO IL PATTO DEL NAZARENO “IN ODORE DI MASSONERIA” (VERDINI?) -

4. IN QUEL CHE RESTA DEI POTERI FORTI SI FA STRADA L’IDEA, CONDIVISA DA DRAGO DRAGHI E FRAU MERKEL, CHE SOLO LA TROIKA POSSA RIMETTERE IN PIEDI LO STIVALE BUCATO - 5. DEL RESTO SE UNO PENSA ALL’INTERVENTO DELL’ALTROIERI DI RE GIORGIO SULLE RIFORME SI RENDE CONTO CHE LA TROIKA, IN QUALCHE MODO, È GIÀ QUA. E DORME AL QUIRINALE

1. AVVISI AI NAVIGATI

“Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”. Queste micidiali righe non compaiono oggi sul Fatto Quotidiano, ma fanno parte di un editoriale di Ferruccio De Bortoli sulla prima pagina del Corriere, editoriale che comincia con poche asciutte parole: “Devo essere sincero: Renzi non mi convince”.

De Bortoli, a nome di quel che resta del salottino marcio milanese capitanato da Abramo Bazoli, ma probabilmente anche di quel Mario Draghi con il quale si sente spesso, elenca tutti i difetti e gli errori di Pittimbo: “non può pensare di far tutto da solo”, “la sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante”, “il ruolo dell’ottimo Padoan è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi” (calcetto allo strabordante Yoram Gutgeld), “un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto”, “il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi e dannoso” e “in Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti”.

Non si sa che cosa possa fare Renzie per rimontare una serie di giudizi del genere, ma in quel che resta dei poteri forti si fa strada l’idea, probabilmente condivisa da Drago Draghi, che solo la Troika possa rimettere in piedi lo Stivale. L’unico ostacolo è il Patto del Nazareno con l’odiato Berlusconi, sul quale il Corriere chiede improvvisamente chiarezza anche perché tanto l’azionista Bazoli quanto l’azionista Della Valle non hanno digerito il ripescaggio del Banana.

La sensazione è che a Renzi possa non bastare neppure un decreto legge draconiano sul lavoro. Del resto se uno pensa all’intervento dell’altroieri di Re Giorgio sulle riforme si rende conto che la Troika, in qualche modo, è già qua. E dorme al Quirinale.

2. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

Repubblica intervista Padoan e il ministro del Tesoro prova a tenere lontana la Troika: “Sbaglia Berlino quando dice che non si devono dare margini all’Italia, altrimenti non farà le riforme”. Padoan promette che “il 3% non verrà valicato” e dice che lo sforzo italiano sarà “basato su tre pilastri: riforme, riduzione del cuneo fiscale, sostegno agli investimenti, soprattutto privati” (pp. 14-15).

E a propositi di riforme, tiene ancora banco quella del lavoro: “Renzi, altolà alla minoranza Pd. ‘Pronti allo scontro, se vogliono’. E rispunta l’ipotesi del decreto. L’opposizione interna presenta 7 emendamenti in difesa dell’articolo 18. L’attacco di Bersani: ‘Matteo governa con il mio 25%, mi deve rispetto” (Repubblica, p. 16). Per la Stampa nel Pd ci sono quaranta dissidenti (p. 8) alla Camera, che fanno quasi il quaranta per cento del gruppo piddino. La proposta dei bersaniani, come spiega il Messaggero, è un articolo 18 pieno per i neossunti dopo i primi tre anni (p. 4).

Sul fronte dei conti pubblici, il Messaggero dà un dispiacere a Padoan: “Giochi, mina da 13 miliardi sui conti. Dossier dei Monopoli: rischio buco nel bilancio dallo stop alle slot machine contenuto nel ddl sul gioco patologico. La relatrice Binetti: ‘Noi andiamo avanti’. Il governo pronto a correre ai ripari: l’ipotesi di rinviare i nodi alla delega fiscale” (p. 9).

3. RENZIE, UNA FAMIGLIA DI INDAGATI?

Nascosta in fondo a pagina 21, sul Messaggero c’è una notizia che riguarda l’inchiesta sulle società della famiglia Renzi: “L’inchiesta per bancarotta a Genova ora si allarga alla mamma di Renzi. Nel mirino i debiti per oltre un milione della società Chil Post, di cui la signora Laura e le figlie possedevano tutto il capitale”. Sarebbe il primo premier con papà e mamma indagati.

4. UN’ALTRA DONNA ALLA GUIDA DEL SINDACATO

Come dago-anticipato, cambio della guardia nella Cisl, alla vigilia della delicata riforma del lavoro: “Bonanni lascia la Cisl a Maria Furlan. Dimissioni a sorpresa del leader in sella da otto anni. ‘Così garantisco un miglior rinnovamento della segreteria’. Ma dietro all’addio c’è anche il malcontento di molte categorie. La sua vice in pole position per la successione. Il segretario uscente sconta gli scarsi risultati della strategia di mediazione con i governi e gli strappi con la Cgil” (Repubblica, p. 23). Il Messaggero parla senza mezzi termini di “scontro nella Cisl” e spiega: “Uscita anticipata rispetto alla scadenza: un documento accuserebbe la gestione del segretario. Ma via Po smentisce” (p. 7).

5. GRASSO CHE COLA (SU RENZI)

Piero Grasso si fa lungamente intervistare sul Corriere della Sera, attacca la riforma della giustizia chiedendo che non sia fatta “contro i magistrati” e alla domanda sul suo rapporto con Renzi risponde in modo gelido: “Quello istituzionale è ottimo. Per il resto, uso poco sms e twitter. Abbiamo ancora una sfida a calcetto in sospeso” (p. 9). Sembra quasi che parli di un adolescente.

6. MA FACCE RIDE! (LA BAVA SEPARATA DALLE OPINIONI)

Pagina imperdibile sul Messaggero: “Renzi gioca la carta Clinton: la vera sinistra è riformista. L’incontro con l’ex presidente e la moglie Hillary: altro che accuse di thatcherismo. La spinta di Bill: ‘Sei arrivato al momento giusto, grazie al tuo consenso puoi farcela” (p. 5).

7. QUEL PASTICCIACCIO BRUNO DELLA CONSULTA

Una settimana di stop per risolvere la situazione, ma la soluzione del rebus Consulta sembra in alto mare. “Consulta, Bruno vacilla e Violante rischia con lui. Sbloccato solo il Csm. Pd e Fi non votano per prendere tempo. Rinvio al 30. Al Consiglio eletti gli ultimi due laici, domani il debutto. Se cadesse il suo candidato FI potrebbe chiedere il ritiro dell’ex magistrato” (Corriere, p. 10). Per Repubblica, “Consulta, tramontano Violante e Bruno. Ipotesi Paniz. Ma il Pd ufficialmente insiste sul suo candidato. Zanettin e Balducci eletti al Csm, Legnini verso la vicepresidenza” (p. 4). Secondo la Stampa, “Pressing su Bruno perché si ritiri” (p. 11). E Bruno si fa intervistare dal Cetriolo quotidiano per dire: “Tutta colpa del Fatto e dei giudici a orologeria” (p.2).

8. L’ABBRACCIO DEL CAINANO

La volontà di rientrare in gioco dalla porta principale è ormai la chiave per capire la nuova stagione di Berlusconi, convinto di ess
ere essenziale per la tenuta del governo Renzie. Oggi il Corriere va oltre e racconta: “Berlusconi propose al premier: facciamo un partito insieme. No di Renzi. E il leader vara ‘l’operazione Lassie’ per attrarre senatori Ncd” (p. 13). Anche il Messaggero indaga i progetti del Banana: “Il piano di Berlusconi: da pazzi votare ora, pronti a un Renzi bis. Il leader riunisce i club e con i fedelissimi traccia la rotta di FI: il patto del Nazareno sia di governo” (p. 6).

Su Repubblica, le fatiche per tornare sopra il mesto 17% delle Europee: “Il casting di Berlusconi. Cento nomi under 35 per rifare Forza Italia. Decisa la fusione tra i Club Forza Silvio e il partito. L’ex Cavaliere: alla gente bisogna offrire servizi. La selezione è stata opera del terzetto Toti, Cattaneo, Bergamini. Fiori diventerà coordinatore. Azzerate le assemblee dei gruppi” (p. 18).

9. IL NIGER GATE DELL’ENI

Dopo aver dato voce a Descalzi, oggi Repubblica riporta lo sfogo di Paolo Scaroni “agli amici”. Mentre sono passati al setaccio i conti e il patrimonio dell’ex numero uno dell’Eni, Scaroni dice: “I conti sono regolari, ho guadagnato solo soldi puliti”. “Sono tranquillo, quel denaro è frutto del mio lavoro all’estero. I magistrati possono rivoltarlo come un calzino”. Sotto la lente c’è un trust inglese della famiglia Scaroni, creato ai tempi in cui lavorava per la Pilkington. Dice Scaroni che quei soldi sono stati fatti rientrare nel 2009 in Italia grazie allo scudo fiscale “dopo aver chiesto un consiglio a Giulio Tremonti” (p. 21).

10. TOGHE ROTTE

Nell’infinita guerra tra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, ai vertici della procura di Milano, punto a favore dell’aggiunto nei confronti del suo capo: “Bocciata l’idea di Bruti di avocare a sé le inchieste su Expo. La decisione del Consiglio giudiziario: 11 voti contro 5” (Corriere, p. 27). Il nuovo Csm avrà tra i propri primi impegni proprio la decisione sul “caso Milano"

11. LA GUERRA DELL’EUROPA A GOOGLE

Nuova puntata della guerra tra Unione europea e Google: “Ue, nuova offensiva anti-Google. Nel mirino di Bruxelles il traffico deviato su Youtube. Il commissario alla Concorrenza Almunia prefigura ulteriori procedure. Presunte violazioni anche attraverso il sistema operativo per i cellulari Android. Il colosso di Mountain View rischia sanzioni fino a 5 miliardi e un pesante iter giudiziario” (p. 32).

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/fatto-sera-si-firma-de-bortoli-ma-sembra-padellaro-travaglio-85083.htm


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Anonymous
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