Notifiche
Cancella tutti

le beffe dei tar


dana74
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 14379
Topic starter  

LE BEFFE DEI TAR
di PAOLO SPIGA [ 18/03/2010]

Succede anche questo: alcuni Tar applicano misure in contrasto con le interdizioni dell'antimafia, favorendo ditte in odor di clan. Spesso, con tanto di conflitti d'interesse.
* * * *
Lavori per mesi e mesi, raccogli prove, elementi, ricostruisci nei minimi particoli la storia di appalti, la concessione di contributi, l'elargizione di consulenze. Metti nero su bianco l'attivita' di un'amministrazione pubblica, un consiglio comunale oppure una Asl. Spesso e volentieri ricevi minacce, rischi di tuo, ti chiedono chi te lo fa fare». E' lo sfogo di un funzionario dello Stato che ha lavorato in alcune commissioni d'accesso inviate dalle prefetture per far luce su giunte border line, quei tanti municipi concentrati nelle regioni meridionali (epicentro in Campania), ma ormai sparsi a macchia di leopardo anche nel centro nord Italia, vista la presenza sempre piu' massiccia di clan impegnati nel loro riciclaggio quotidiano. Continua il funzionario: «Rischi tanto e poi che succede? La commissione d'accesso raccoglie una montagna di carte, documenti su una serie di misfatti politico-amministrativi, se tutto va bene il ministero dell'interno dopo un lungo iter nomina il commissario. Poi, sul solito ricorso del sindaco e della giunta, interviene il Tar, che in molti casi concede la sospensiva del provvedimento».
A quel punto inizia il balletto. Si attende la motivazione completa del Tar, poi ci si appella al Consiglio di Stato, e il ping pong continua. Al solito, fra ricorsi, lungaggini, carte bollate, stop and go, la vita di tante realta' municipali si blocca, vive in modo precario o, peggio, continua indisturbata - caso mai dopo una breve parentesi - ad operare «come se niente fosse successo». Tutti allegramente di nuovo a bordo, per saccheggiare le casse dello Stato.
Torniamo al caso della regione piu' “sciolta”, la Campania, dove nelle province di Napoli e Caserta oltre la meta' delle giunte comunali sono state sciolte, in procinto di esserlo, oppure sotto stretto monitoraggio. «Solo una decina di comuni dei 92 che costituiscono l'hinterland partenopeo - sottolineano alla Direzione distrettuale antimafia della procura - possono considerasi, fino ad ora, immacolati, cioe' non ancora raggiunti da alcun provvedimento». Allegria...
Ma eccoci al Tar chiamato a pronunciarsi sulla sorte di tanti comuni. «E' la prima sezione quella cruciale, dove arrivano i ricorsi presentati dai comuni sciolti dal ministero degli Interni o da quelle aziende che si vedono recapitare dalle prefetture le interdittive antimafia, come capita spesso quando si aggiudicano appalti ma sono in odore di camorra», precisano ancora alla Dda. I settori piu' gettonati? Rifiuti, of course, vigilanza privata, mense, trasporti, forniture ospedaliere e, ovviamente, lavori edili.
Facciamo un breve salto in Emilia per poi tornare in Campania. E' del 17 gennaio scorso un articolo de La Gazzetta di Modena dedicato alle “imprese” dei casalesi. E si fa riferimento ad una ditta mattonara che fa capo a Pietro Fontana, attraverso cui, secondo gli inquirenti (e le verbalizzazioni di alcuni pentiti) verrebbero riciclati capitali di provenienza illecita. Ma ecco il j'accuse: «le decisioni adottate dalla prima sezione del Tar Campania hanno reso inefficaci quasi tutte le interdittive antimafia emesse dalle prefetture di Caserta e di Napoli, tra cui quella relativa al gruppo Fontana, impegnato tra l'altro, in alcuni importanti lavori per l'aula bunker del carcere di Poggioreale». E ancora: «le ditte beneficiarie delle decisioni del tribunale amministrativo risultano collegate ai casalesi, al clan Moccia e al clan Alfieri-Fabbrocino, attivo nel nolano e nel vesuviano».
A presiedere la prima sezione del Tar Campania siede Antonio Guida. Tra i membri - spesso estensore delle sentenze piu' delicate - Michele Buonauro. Il cui fratello, Carlo, e' invece un componente nella terza sezione dello stesso tribunale amministrativo regionale, ubicato nella centralissima piazza Municipio, vis a vis con palazzo San Giacomo.
Una famiglia dai mille interessi, quella dei Buonauro. Il padre delle due toghe, Luigi, e' stato per anni sindaco di Nola, comune sciolto gia' due volte per condizionamento camorristico. Luigi Buonauro oggi e' coordinatore cittadino del Pdl e condivide la poltrona insieme a Vincenzo Meo, plenipotenziario gavianeo per una ventennio nel nolano, ex tesoriere dc in Campania, condannato in primo grado dal tribunale di Napoli per associazione col clan Alfieri «e poi assolto - spiegano alcuni avvocati partenopei - perche' gli elementi di contiguita' al clan riscontrati non raggiungevano la soglia di gravia' per l'irrogazione della pena».
E proprio da Nola e' partito il tour (che nei comunicati ufficiali veniva ribattezzato “tuor”) elettorale che ha portato, a giugno 2009, Luigi Cesaro sulla poltrona di presidente della Provincia di Napoli. Al battesimo del candidato erano presenti, tra gli altri, i sottosegretari all'Economia Nicola Cosentino e alla Giustizia Giacomo Caliendo, l'ex onorevole e presidente della commissione sul ciclo dei rifiuti Paolo Russo, l'onorevole Maria Elena Stasi (che in qualita' di ex prefetto di Caserta ha dato disco verde all'Aversana Petroli, gia' colpita da interdittive antimafia, che fa capo alla famiglia Cosentino).
Una tornata elettorale vincente, quella 2009, con un Buonauro portafortuna nel motore Pdl. Sindaco di Nola, infatti, e' stato incoronato il “suo” Geremia Biancardi, professione avvocato. Il quale - viene descritto nel blog del suo predecessore, Felice Napolitano - nell'incontro «presso i locali della multisala Salvo D'Acquisto gremita di persone, con la sua naturale flemma e il suo innato bon ton ha fornito le dovute spiegazioni circa fantomatici incarichi presi dal Comune di Nola, tanto sbandierati dal suo oppositore». Poi, il commento di Buonauro: «la sinistra nolana ha avuto una storia vergognosa».
http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=277


Citazione
Condividi: