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Le relazioni pericolose di Gianfranco Fini


Pellegrino
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LE RELAZIONI PERICOLOSE DI GIANFRANCO
Giacomo Amadori per "Panorama"

Questa è una storia vera, anche se la trama si dipana tra luccicanti casinò caraibici e monasteri benedettini, tra la Costa Azzurra e i palazzi della politica romana. È una storia di business miliardari (in euro), di società off-shore e di misteriose sponsorizzazioni. Un giro vorticoso di soldi, concessioni pubbliche, musical, in cui i protagonisti hanno in comune due cose: sono legati al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e fanno affari con le Antille olandesi.

Il personaggio chiave in questa storia è James Walfenzao, un distinto professionista con uffici a Miami, nelle Isole Vergini e nel Principato di Monaco, specializzato nella costituzione di fiduciarie, trust e altre scatole dove le polizie di tutto il mondo ritengono si possano nascondere i soldi agli esattori del fisco.

Il suo nome compare in operazioni avvenute a distanza di migliaia di chilometri e in anni diversi, apparentemente senza nessun collegamento fra loro, se non il fatto di coinvolgere personaggi vicini al presidente di Futuro e libertà: il suo storico segretario particolare, Francesco Proietti Cosimi (deputato del Fli), e suo cognato Giancarlo Tulliani.

Infatti Walfenzao è il protagonista dell'acquisto dell'appartamento di Monte-Carlo occupato da Tulliani, ma è anche socio e consulente dell'Atlantis world group, una multinazionale del gioco legale con sedi ai Caraibi, a Londra e nei Paesi Bassi che da almeno cinque anni finanzia società riferibili alla famiglia di Proietti Cosimi. A partire da un misterioso bonifico di 120 mila euro inviato nel marzo 2006 a Subiaco (Roma). Ma prima di raccontare la storia di questi soldi bisogna tornare indietro di due anni e volare oltreoceano.

CARAIBI E SLOT MACHINE
Nell'agosto del 2004 Fini, appassionato d'immersioni, viene invitato da Amedeo Laboccetta, consigliere regionale campano di An (oggi parlamentare pdl), a scoprire i fondali dell'isola di St. Maarten nelle Antille olandesi. Laboccetta frequenta i Caraibi da anni ed è amico di Francesco Corallo, catanese, classe 1960, un imprenditore che sull'isola gestisce tre casinò con la sua Atlantis world group.

L'uomo in passato è stato accusato dalla Direzione investigativa antimafia e dalla procura di Roma di traffico di droga e riciclaggio, venendo, però, sempre assolto. Il padre, Gaetano, anche lui fondatore di una casa da gioco sull'isola, è stato condannato a sette anni per associazione per delinquere. Il braccio destro di Corallo è Walfenzao. Laboccetta rappresenta gli interessi del gruppo in Italia. E il 2004 è un anno cruciale per l'Atlantis. Infatti il governo Berlusconi ha deciso di regolamentare il mercato degli apparecchi da divertimento e intrattenimento, e ha indetto una gara.

In estate si spartiscono la concessione 10 concorrenti con i requisiti in regola. Il ramo tricolore dell'Atlantis conquista 29 mila dei 121 mila apparecchi che hanno ottenuto il nulla osta (il 24 per cento). Però, inizialmente, non riesce a collegare in rete le macchinette per consentire ai Monopoli di calcolare i versamenti dovuti allo Stato. L'Atlantis e altri concessionari ottengono una proroga «per l'adempimento della risoluzione delle problematiche». Ma la questione sembra più complicata del previsto.

Per questo nel febbraio 2005 i Monopoli vengono informati che la società caraibica e un operatore spagnolo sono pronti a lasciare il mercato. Il 21 aprile, da Roma, parte una raccomandata con questo ultimatum: «Qualora entro sette giorni dalla notifica della presente non abbiamo ricevuto dal concessionario atti concludenti rispetto alle problematiche procederemo a notificare l'avvio del procedimento di revoca». In calce, la firma del direttore dei giochi, Antonio Tagliaferri.

L'Atlantis riceve la lettera il 26 aprile e il 3 maggio conferma ai Monopoli che sta procedendo nell'attività di uscita. Ma proprio in quel periodo la procura di Potenza sta indagando sul gioco d'azzardo e il giorno della notifica ha sotto intercettazione Proietti Cosimi (non è ancora deputato e per questo può essere ascoltato dai pm), segretario particolare dell'allora ministro degli Esteri Fini.

Da quasi 30 anni, da quando abbandonò il distributore di benzina di famiglia, è la sua ombra: nel 1983 entra in Parlamento come portaborse del capo, poi ne diventa il più stretto collaboratore, e nel 2006 viene premiato con uno scranno da deputato. Nell'estate 2010 lascia il Pdl e si trasferisce nel neonato Fli.

Quando i magistrati lucani lo ascoltano, Proietti Cosimi lavora alla Farnesina a gomito a gomito con Fini. Sul suo telefonino giunge la chiamata di Laboccetta, l'amministratore italiano dell'Atlantis: cerca aiuto. Aggiorna il segretario particolare del presidente di An sui suoi problemi, gli legge l'aut aut dei Monopoli. Proietti Cosimi lo rassicura: «Io domani parlo con Giorgio (Giorgio Tino, il presidente dei Monopoli, ndr) e me la vedo. Dai!». Laboccetta minaccia di aprire una vertenza. Il segretario di Fini lo calma: «Adesso non apri niente, aspetta, vediamo come procedono le cose».

La questione si risolve in fretta. Le parti s'incontrano e l'Atlantis fa sapere di avere sostituito il partner responsabile dei problemi tecnici. Pochi mesi dopo, a dicembre, la società caraibica non solo non ha rinunciato al business italiano, ma ha accresciuto la sua quota di mercato (51 mila macchinette su 179 mila, il 28 per cento). Oggi la società (che nel frattempo è diventata BetPlus gioco legale ltd) gestisce il 23 per cento degli apparecchi (87 mila) e raccoglie quasi 9 miliardi di euro l'anno di giocate (al concessionario ne restano tra l'1 e l'1,5 per cento). Nel 2006 il gruppo è entrato nelle scommesse ippiche e sportive. Nello stesso anno Proietti Cosimi viene inserito da Fini nel listino bloccato ed è eletto in Parlamento.

IL FILO DIRETTO SUBIACO-ST. MAARTEN
Ed eccoci al momento clou della storia. Dopo che Corallo, l'imprenditore considerato vicino ad An, ha risolto i suoi problemi con i Monopoli, nel 2006 l'Ufficio italiano cambi segnala un'operazione sospetta all'agenzia di Subiaco della piccola banca di credito cooperativo di Santa Felicita martire di Affile. Il 20 di marzo è arrivato sul conto corrente numero 01/11304/03 intestato all'Associazione culturale e ambientale Simbruini un bonifico da 120 mila euro. Il mittente è, attraverso il Monte dei Paschi di Siena, l'Atlantis world group of companies. Ma perché un colosso come quello di Corallo e Walfenzao deve finanziare una minuscola associazione di un paesino, meta non di giocatori bensì di pellegrini devoti a San Benedetto (che qui fondò i primi monasteri)?

Per provare a dare una risposta, Panorama ha raccolto testimonianze e ha recuperato i documenti riservati relativi a quel finanziamento. Nella nota interna della banca viene indicata la causale ufficiale: «Contributo organizzazione rassegna gospel». Ma qualcosa non torna. Di quell'evento non c'è traccia nelle cronache locali, né su internet. In più il versamento è fuori dai target della Simbruini.

Panorama ha accertato che sul conto dell'associazione, nel 2006, sono entrati 43.500 euro e ne sono usciti oltre 56 mila. In totale un'ottantina di movimenti, tutti per importi modesti. E i 120 mila euro della sponsorizzazione dell'Atlantis? Quelli restano in banca solo per pochi giorni. Vengono ritirati in cinque tranche: 20 mila il 24 marzo, 30 mila il 29, 30 mila il 4 aprile, 20 mila il 12 dello stesso mese e 19.200 il 5 maggio. Tutti in contanti.

Ma chi li ha incassati e perché? L'uomo che ha potere di firma su quel conto è uno dei fondatori dell'associazione: Pierluigi Angelucci, all'epoca assessore alla Cultura, oggi sindaco di Subiaco. La sua storia politica è strettamente legata a quella di Proietti Cosimi, l'amico che lo sostiene nelle elezioni amministrative del 2006. Per il segretario particolare di Fini spiccia qualche fac
cenda, viene avvistato spesso in via della Scrofa (la storica sede di An) a Roma e in via della Farnesina. Angelucci è l'unico che può risolvere il mistero di quel bonifico.

Quando Panorama bussa alla porta del suo ufficio, è molto cortese. Alla domanda sui 120 mila euro cambia espressione e colore del volto. Respira profondamenre e raccoglie le idee. Nel corridoio del comune sta facendo anticamera proprio Proietti Cosimi. «Quell'operazione mi è stata chiesta direttamente da Checchino (il soprannome di Proietti Cosimi, ndr) e non ne conosco il motivo. I soldi li ho ritirati per lui. Mi sembra di averglieli portati a casa e in via della Scrofa». Dà l'impressione di essersi tolto un peso. «Io non c'entro nulla e questa storia mi sta creando solo problemi».

Infatti dopo quell'operazione l'associazione ha chiuso i battenti lasciando a bilancio un buco di 120 mila euro e qualche buffo in giro. «Per questo non sono riuscito a versare i contributi dell'Inps e ho subito il fermo amministrativo dell'auto. Sto pagando la multa a rate: 300 euro al mese».

Del finanziamento caraibico giura di non avere intascato nulla, se non una commissione di 800 euro: «Potete passare ai raggi x le mie entrate e le mie proprietà» dice. «Ho solo una piccola casa acquistata con un mutuo e le ultime vacanze in Spagna le ho trascorse in un appartamento "pagato" con i punti del supermercato». E la manifestazione finanziata dall'Atlantis? «Un'invenzione». Così la fattura è falsa? «Sì. L'ho compilata con l'aiuto di un commercialista per giustificare l'arrivo del bonifico».

La ricevuta è datata 24 febbraio e indirizzata alla sede romana dell'Atlantis. Nella ricevuta si parla di una rassegna canora e di spettacoli pirotecnici già svolti tra il 7 dicembre 2005 e l'8 gennaio 2006. Il riferimento al gospel avrebbe una giustificazione ben precisa. Angelucci dice di essersi ispirato a una vera delibera comunale: infatti la giunta di Subiaco per il Natale 2005 organizzò la manifestazione «Arriva la Befana» con «coro gospel e artisti di strada», con 13 mila euro.

Proietti Cosimi, interpellato da Panorama, nega le accuse dell'amico sindaco: «Io non ho avuto un euro, sono dichiarazioni assurde. Quei soldi sono serviti per finanziare una manifestazione. Se avessi avuto bisogno di un contributo elettorale, avrei potuto tranquillamente registrarlo».

Secondo lei, il sindaco ha incassato il denaro per sé? «Non dico questo, non ho le prove. Però con l'associazione non c'entro nulla» assicura Proietti Cosimi. In compenso l'Atlantis c'entra con la sua famiglia.

GLI ALTRI FINANZIAMENTI DI ATLANTIS
La figlia di Proietti Cosimi si chiama Francesca Maria e sino a luglio, con il cugino Alessandro Proietti Croce, era socia della Keis, una società di comunicazione e spettacolo. Con questa ha prodotto Se stasera sono qui, con Loretta Goggi, e lo spettacolo Robin Hood. Due fatture della Keis intestate alla Atlantis world sono ancora in mano del sindaco Angelucci: «Mi sono servite come modello per compilare quella falsa».

Una riguarda due concerti di Gigi D'Alessio ad Anzio e a Subiaco (20 agosto e 3 settembre 2005) e un Festival del libro del giugno 2005; l'altra è relativa al concerto di Natale del 20 dicembre 2005. Nel luglio 2010 la Keis è fallita per un assegno da 57 mila euro non pagato a Goggi. I libri contabili sono in mano al curatore, l'avvocato Debora Maria Lanini di Roma. Si tratta di carte che certificano flussi di denaro costanti tra la holding di Corallo e Walfenzao e i familiari di Proietti Cosimi. Per esempio, nel 2008 l'Atlantis servizi ha elargito 120 mila euro per sponsorizzare lo spettacolo di Goggi. Stesse modalità di pagamento e stesso importo nel 2009, anche se a bilancio non risultano le riscossioni.

Nel 2010 la Bplus servizi (il nuovo nome dell'Atlantis servizi), attraverso il suo amministratore unico ha firmato un contratto da 200 mila euro per 100 date dello spettacolo Robin Hood. In conclusione, dal 2006 al 2010, è rimasta traccia di almeno 600 mila euro inviati dal gruppo caraibico al segretario di Fini o a società a lui riferibili.

ANCHE IL «COGNATO» ALLE ANTILLE
Di certo il presidente della Camera potrà dire di non avere neanche sentito nominare i nomi di Corallo e Walfenzao. Se non fosse che persino in casa sua c'è chi ne ha approfittato. Come dimostra l'ultimo capitolo della storia. Nel 2008 Fini decide di vendere un appartamento ereditato da An a Monte-Carlo. Non è in buone condizioni, ma è l'anno della bolla immobiliare nel principato, i prezzi sono alle stelle (si parte dai 25 mila euro a metro quadrato) e quel bilocale con terrazzino, stima oggi la Chambre immobiliere monegasque, valeva almeno 819 mila euro. Eppure, il partito di Fini decide di cedere l'immobile a prezzi di saldo: poco più di 5 mila euro al metro, 300 mila in tutto. Il presidente del Fli dice che Tulliani si propose per individuare un acquirente.

Il giovanotto alla fine della sua «recherche» presenta al tesoriere di An, Francesco Pontone, un candidato esotico: una società con sede, guarda il caso, nelle Antille olandesi (precisamente a Saint Lucia), la Printemps. Ma le coincidenze non finiscono qui. Il giorno del rogito, il 22 luglio, davanti al notaio di Monte-Carlo in veste di amministratore della Printemps si presenta proprio James Walfenzao, domiciliato in un anonimo residence di Monaco. Da chi siano stati messi in contatto Tulliani e Walfenzao non è dato sapere. Proietti Cosimi nega di essere stato lui: «Anche perché non li conosco».

Due cose, però, sono certe. La prima: dal 2006 l'Atlantis world di Walfenzao invia centinaia di migliaia di euro a società e associazioni collegabili al segretario particolare di Fini. La seconda: nel 2008 Walfenzao ricompare nella compravendita della casa dove va a vivere il cognato del presidente della Camera. Di certo l'uomo delle Antille quel giorno mette a segno un buon affare per il suo misterioso cliente (e pessimo per An). Il nome del fortunato compratore viene schermato da Walfenzao dietro a tre società off-shore: la Printemps, la Timara e la Jaman directors. Il segreto però non ha resistito e il 31 gennaio il governo di Saint Lucia ha svelato l'identità del beneficiario: si tratterebbe proprio di Tulliani, che avrebbe realizzato una plusvalenza di 1 milione.

Dunque i Caraibi (e le sue off-shore) hanno reso ancora più ricca la nuova famiglia del leader di Fli, dopo avere regalato decine e decine di migliaia di euro al suo più stretto collaboratore. Ovviamente si tratterà solo di un caso. Ma non si può negare che chi trova Fini trova un tesoro. N

STORACE, FINI SMENTISCA 'PANORAMA'
(ANSA) - 'La storia raccontata da Panorama sulle relazioni pericolose di Fini andrebbe smentita con grande rapidita''. Lo afferma Francesco Storace, segretario nazionale di 'La Destra', commentando quanto pubblicato oggi dal settimanale.

'Se quanto racconta il settimanale - sostiene Storace - e' vero, si e' giocata una partita spregiudicata di nuovo con l'utilizzo di societa' offshore usate come lavanderia per denaro. Il presidente della Camera, che rivendica etica ad ogni pie' sospinto, non puo' tacere anche adesso e farebbe bene a raccontare se quel che leggiamo e' vero o no. Lo puo' dire tranquillamente: non essendo Silvio Berlusconi, non ci sara' alcun magistrato che si preoccupera' di aprire un fascicolo sul numero di 'Panorama' appena andato in edicola. Ma l'opinione pubblica ha diritto di sapere che cosa e' accaduto dalle Antille fino a Subiaco...'.


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helios
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Certo che Panorama è attendibilissimo. E non è di De Benedetti.

Buonanotte!


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Pellegrino
Famed Member
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Post: 2635
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..mi spiace.....proprio non capisci....


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helios
Illustrious Member
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Post: 16537
 

..mi spiace.....proprio non capisci....

nemmeno questa mi pare una bella analisi 😆 😆 😆


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