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L'Ue obbliga la pensione a 65 anni? Falso


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Non è assolutamente vero che l'Europa impone che le donne italiane vadano in pensione a 65 anni, come invece viene motivato in modo infondato non solo dal governo, ma dalla più parte dei media. Com'è che invece l'informazione non solleva alcun dubbio?

I pronunciamenti di Commissione e Parlamento europeo non riguardano l'innalzamento dell'età, ma sono fondati sull'esigenza di non discriminare il lavoro femminile, giacché tutte le ricerche denunciano retribuzioni e pensioni inferiori a quelle maschili. Con la direttiva 79/1978, l'Europa salva infatti la possibilità per gli stati di stabilire età di pensione differenti tra uomini e donne; e comunque l'Unione non può intervenire sull'età stabilita dai paesi membri. Può, invece, chiedere conto di atti discriminanti, come «obbligare» le donne ad andare in pensione prima: perché, in presenza di un regime legato ai contributi, porta a un rendimento ridotto.

Esiste dunque una questione di parità, ma non riguarda l'età. Nella «Piattaforma di Pechino» i governi si erano piuttosto impegnati a esplicitare l'impatto delle politiche economiche in termini di lavoro pagato e non pagato e di accessi al reddito delle donne. E il Consiglio Europeo di Lisbona, nel marzo 2000, fissava l'obiettivo del pieno impiego attraverso un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e il diritto fondamentale al lavoro di uomini e donne. Nel diritto comunitario, del resto, la tutela antidiscriminatoria è da sempre un architrave, che col Trattato di Amsterdam del 1998 è divenuto un principio fondamentale.
I dati ufficiali mostrano invece che siamo ben lontane da una parità retributiva, quindi economica, sociale e politica. Questo il quadro: fino a 20.000 euro, 48% donne e 52% uomini; da 20.000 a 40.000, 27% donne e 73% uomini; da 40.000 a 60.000, 20% donne 80% uomini; da 60.000 a 80.000, 15% donne 85% uomini; da 80.000 a 100.000, 12% donne 88% uomini; oltre 100.000, 10% donne 90% uomini.

Il differenziale retributivo uomo/donna si attesta su una media del 23%. Il gap per le retribuzioni nette annue delle donne va da 3.800 euro per i dipendenti a tempo indeterminato agli oltre 10 mila degli autonomi. Gli uomini hanno in media redditi superiori in tutte le forme contrattuali: 23% nel lavoro dipendente, 40% in quello autonomo, 24% per le collaborazioni.
Il lavoro delle donne nei 14 paesi più avanzati per un terzo è lavoro pagato e per due terzi è lavoro non pagato. Mentre tre quarti del lavoro degli uomini è pagato ed un quarto no. Quindi, è il peso dell'ineguaglianza di genere nella distribuzione del lavoro non pagato che determina le condizioni materiali delle donne nel lavoro produttivo a tutti i livelli. Ciò mentre rimane un carico di lavoro famigliare non retribuito: all'Italia appartiene infatti il primato del tempo dedicato dalle donne al lavoro familiare. Lisbona auspica il raggiungimento nel 2010 di un tasso di occupazione femminile del 60% in tutti i paesi. I nostri tassi di occupazione femminile risultano inferiori a quelli medi dell'Ue per ogni classe d'età e non solo rispetto all'Europa a 15, ma anche rispetto alle recenti adesioni. L'Italia infatti è, dopo Malta, il paese con i più bassi livelli di occupazione femminile di tutta l'Ue.

Quanto poi alle anziane e pensionate, due dati sono confermati in tutte le aree del paese e in tutti gli enti previdenziali: il 76% dei trattamenti integrati al minimo (cioè sotto i 500 euro mensili) riguarda le donne (2,6 milioni) e le donne mono-pensionate sono il 64,8% del totale, con un importo medio annuo di circa 7.300 euro. Si aggiunga che solo l'1,2% delle donne arriva ad avere 40 anni di contributi, il 9% arriva a una contribuzione fra i 35 e i 40 anni e ben il 52% è al di sotto dei vent'anni. Il che la dice lunga su ogni ipotesi di elevamento dell'età pensionabile per le donne, che attualmente in Italia avrebbe solo l'effetto di peggiorare le condizioni per quelle poche che riescono ad andare in pensione con una vita lavorativa consistente alle spalle.
Prima di omologarsi ad una stramba idea di parità, ci piacerebbe che almeno il sistema dell'informazione desse conto di questa condizione in modo documentato. E forse scopriremmo che quella della disparità tra differenti è l'unica uguaglianza e una battaglia politica che val la pena di fare.

Rosa Rinaldi (segreteria Prc, ex sottosegretaria al lavoro)
Fonte: www.ilmanifesto.it
11.06.2010


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sacrabolt
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Almeno c'è qualcuno che si è preso la briga di leggerla, questa fantomatica sentenza Ué.


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sentinella
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Grande Rosa!!! Interessanti i dati sugli anni contributivi medi delle donne italiane, il che la dice lunga su quali sono le condizioni di parità nel nostro paese e che rendono ancor più una beffa l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne con un intento "parificatorio".


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icemark
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Mi dispiace ma sia questo articolo che quello di sacrabolt hanno sbagliato in toto...
La sentenza me la sono letta (grazie sacrabolt per il link), sono solo 6 pagine, in pratica la parte riportata è quella iniziale (cioè la "difesa" italiana che spiega come funziona adesso), la parte da leggere è quella finale

58 Ora, la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione d’età diversa a seconda del sesso non è tale
da compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici di sesso femminile
aiutando queste donne nella loro vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che esse possono incontrare
durante la loro carriera professionale.

59 Tenuto conto delle considerazioni che precedono, occorre constatare che, mantenendo in vigore una
normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a ricevere la pensione di vecchiaia a età
diverse a seconda che siano uomini o donne, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi di cui all’art.
141 CE.

mi duole dirlo ma 'sta volta è vero: l'Europa ci ha chiesto di parificare l'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego.

Saluti


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sacrabolt
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mi duole dirlo ma 'sta volta è vero: l'Europa ci ha chiesto di parificare l'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego.

Be', certo... però non capisco dove avrei sbagliato: dove sta' l'obbligo di innalzamento, visto che nel testo non si usa mai questo termine? Come ho già scritto qui il solo pilastro di questa sentenza è la parola discriminazione, l'unica che nel linguaggio mediatico può avere ancora un po' di appeal. Il giochetto parità dei diriti=innalzamento lo fa il giornalismo governativo (e purtroppo non solo). Ah a proposito, c'è nessun giornalista che si sia mai interessato a scoprire che sia quella vecchia frustrata ed iperpagata dirigente pubblica che ha partorito tale mostro? C'era bisogno di parificare i diritti in tal senso? Ci sarà mai una sentenza europea che ci metta davanti alle migliaia di casi di discriminazione REALE della donna?


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icemark
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Io quella sentenza l'ho tradotta così:

una pensione corrisposta da un datore di lavoro ad un ex dipendente per il rapporto di lavoro tra loro intercorso costituisce una retribuzione ai sensi dell’art. 141 CE (punto 16)

Ai sensi dell’art. 141, n. 1, CE, ciascuno Stato membro assicura l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. (punto 34)

Tenuto conto delle considerazioni che precedono, occorre constatare che, mantenendo in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a ricevere la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda che siano uomini o donne, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi di cui all’art. 141 CE. (punto 59)

Anche se secondo me il punto 58 è quello da tenere più in considerzione, cioè "gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici di sesso femminile aiutando queste donne nella loro vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che esse possono incontrare durante la loro carriera professionale."

In teoria è anche giusto andare in pensione tutti alla stessa età, soprattutto se vivi (ad esempio) in nord Europa dove c'è più "parità" tra uomo e donna, sia a livello lavorativo che in casa (cura dei figli, degli anziani, ecc).
Io vorrei "spostare" leggermente il problema:

vogliamo un modello paritario con uguali doveri? Bene anche uguali diritti ma "nella pratica".
Se proprio non ci si riesce allora torniamo ad un modello patriarcale "puro", cioè l'uomo lavora (e va in pensione a 65 anni) e la donna a casa con bambini e anziani (e niente pensione), ma così facendo bisogna portare lo stipendio minimo a 3000 euro/mese netto, allora si può ragionare.
La situazione in cui siamo adesso, secondo me, è una via di mezzo tra i due, che porta solo svantaggi sia agli uomini (stipendi bassi), che alle donne (maggior lavoro con minor stipendio).

Ciao

PS sono un uomo, ma preferirei una situazione "matriarcale": cioè io a casa con i figli e mia moglie a lavorare!


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sacrabolt
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PS sono un uomo, ma preferirei una situazione "matriarcale": cioè io a casa con i figli e mia moglie a lavorare!

Guarda, non te lo consiglio: io c'ho provato... mi son fatto qualche mese a casa, giusto il tempo di rendermi conto che stavo andando in tilt è sono tornato al lavoro, dove almeno ho qualche breve margine di tempo per scrivere su CDC. A casa era impossibile.


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kitiaram
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Sacrabolt pensavo fossi femmina! Allora vedete la vita da casalinga che galera è? Pensa alle donne che lavorano fuori e pure in casa! Icemark se fai il casalingo ti sposo io 😀 😉


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icemark
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Sacrabolt pensavo fossi femmina! Allora vedete la vita da casalinga che galera è? Pensa alle donne che lavorano fuori e pure in casa! Icemark se fai il casalingo ti sposo io 😀 😉

Mi dispiace, già fatto 7 anni fa 😀

Il problema è che, spesso, oltre alle ore lavorative fuori, ci sono anche quelle in casa è per questo che preferirei fare una cosa sola poi il tempo "residuo" me lo gestirei bene: biblioteca, passeggiate, volontariato... senza contare che mi piace molto cucinare, soprattutto in modo "lento", quindi pane, pizza, pasta all'uovo (per i dolci non ho mai avuto il tempo di provarci), oltre a farmi i vari lavori in casa (pittura, elettricità, ecc), avoja te a fa' cose!

Ciao


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