In un’escalation micidiale, preoccupante ed esaltante, la lotta ai cancelli dell’Italpizza sta continuando giorno dopo giorno – sotto le piogge dispettose di maggio come sotto il caldo torrido e spossante di questo fine giugno. Ormai da mesi, i bravi cittadini modenesi – almeno quelli non abituati a girare sempre la testa dall’altra parte – stanno assistendo a un crescendo di cariche poliziesche, pestaggi e lanci di lacrimogeni, sparati addosso – principalmente – a donne armate solo della loro tenacia, che cercano di strappare a questa azienda perla dell’agroalimentare italiano, condizioni un minimo dignitose di vita e di lavoro: perché in questi tempi cupi, la divisione sindacalese tra contrattazione “acquisitiva” e “difensiva” non esiste più – nelle aziende spesso si lotta per sopravvivere, per strappare al padrone qualche centesimo in più di paga oraria, il diritto alle pause, ai bagni, al non essere considerata merce disponibile 24 ore su 24. E la sproporzione drammatica tra la quantità di lotte necessarie e la qualità modesta delle rivendicazioni, dà la cifra dello sprofondamento di questo paese di merda nel suo passato più regressivo.
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29 Giugno 2019 15:36