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Mezzi militari Usa per base Camp Darby


dana74
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sbarcati a Genova da nave saudita. I pacifisti: “Prima volta che accade, un altro passo della militarizzazione globale” di Marco Preve
 
I veicoli Usa sbarcati a Genova 
 
I veicoli da guerra scaricati dalla nave Bahri Abha in una banchina presidiata dalla polizia
23 Marzo 2024 Aggiornato alle 15:31 2 minuti di lettura
 
Sembra essere un “salto di qualità” nel commercio mondiale di armi, lo scarico, in porto a Genova e da una nave saudita, di mezzi militari statunitensi destinati ad una base italiana. Una svolta che potrebbe essere legata sia alla situazione in Mar Rosso con gli assalti Houthi che alla guerra in Ucraina. La vicenda viene raccontata dal sito e dai social di “The Weapon Watch” gruppo di studio sul traffico di armi nel mondo fondato dal pacifista e analista Carlo Tombola. Quella che viene raccontata pare davvero una novità importante. Sotto osservazione c’è sempre la linea Bhari, compagnia di stato dell’Arabia Saudita finita nel mirino dei pacifisti già da diversi anni con un movimento nato proprio a Genova. In diverse occasioni boicottaggi, scioperi e proteste contro lo scalo a Genova delle navi Bahri con a bordo armamenti diretti alla guerra in Yemen conflitto che secondo l’Onu registra da anni una strage di civili senza pari. I veicoli militari si troverebbero nei magazzini del terminal Gmt a Ponte Eritrea.
 
Ma in queste ore la Bahri Abha avrebbe scaricato una decina di mezzi militari «che non sono destinati a ripartire – spiega Tombola -. Si tratta probabilmente Oshkosh L-ATV (la sigla sta per Light Combat Tactical All-Terrain Vehicle), il veicolo 4x4 tattico leggero dell’esercito americano che in parte sta sostituendo gli HMMWV. È la prima volta che questi arsenali galleggianti portano armi nel nostro paese. Lo fanno come una routine commerciale, evidentemente c’è una “domanda” nuova a cui rispondere. Infatti i mezzi scaricati sono destinati alla base americana di Camp Darby, vicino a Pisa».
 
 
Secondo Tombola, «questo passaggio della Bahri Abha che consegna armi alle basi militari Usa sul territorio italiano è un altro passo della militarizzazione globale. Infatti, sinora, nella catena logistica militare che rifornisce le installazioni militari Usa in Europa sono state impiegate solo navi con bandiera Usa, come quelle che toccano regolarmente il porto di Livorno. L’impiego anche della flotta Bahri, sotto bandiera saudita, nella logistica militare Usa sancisce che l’alleanza di interessi tra gli Stati Uniti e la monarchia di Riyad è ormai un’alleanza militare attiva, non più una mera fornitura di materiale per la difesa, il che si constata anche nel Mar Rosso occupato dalle cannoniere occidentali in funzione anti-Houthi. Com’è noto, gli alleati dei nostri alleati diventano nostri alleati. È stato il caso di Israele, con cui i governi italiani hanno stretto patti militari importanti, anch’essi rimasti largamente segreti. Ed è ora il caso della sanguinaria e per nulla democratica monarchia assoluta araba saudita. Del resto i portuali genovesi lo stanno provando direttamente da anni sulla propria pelle: ogni arrivo delle navi Bahri in porto è preceduto e accompagnato da un incredibile spiegamento di forze di polizia dentro l’area portuale, anche dove normalmente operano i mezzi e i portuali i quali pertanto sono costretti a lavorare sotto gli occhi della Digos senza che questa circostanza sia ufficialmente e pubblicamente motivata. Quello che è un transito di armamenti in violazione di leggi nazionali e trattati internazionali è da tempo presentato come prioritario interesse per la sicurezza del nostro paese. È invece un altro tassello della pratica partecipazione dell’Italia alle guerre in corso e, temiamo, a quelle che si stanno preparando».

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