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morte di Giulio Regeni e la bufera nei serv.segreti italiani


helios
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La morte di Giulio Regeni e la bufera nei servizi segreti italiani

La morte di Giulio Regeni e la bufera nei servizi segreti italiani. Cosa sta succedendo a Forte Braschi?

(articolo originariamente pubblicato su Facebook l'8 febbraio)

di Stefania Nicoletti

In questi giorni l’informazione è monopolizzata dalla notizia della barbara uccisione del giovane ricercatore universitario Giulio Regeni, scomparso al Cairo il 25 gennaio (anniversario delle rivolte di Piazza Tahrir che diedero il via alla Primavera Araba in Egitto) e trovato morto il 4 febbraio.
Inizialmente le autorità egiziane hanno parlato di incidente, ma era evidente fin da subito che c’è qualcosa sotto e che probabilmente i responsabili vanno ricercati tra la polizia e i servizi segreti egiziani. Non mi dilungo su questo, perché sono già state fatte diverse analisi e riflessioni da altri. Mi concentro invece su alcune notizie e su come sono state veicolate.

Il 5 febbraio, il giorno dopo il ritrovamento del corpo, è uscita una notizia che mi ha colpito sia per il contenuto che per la modalità. Il giornalista investigativo Marco Gregoretti pubblica sul suo sito un articolo dal titolo “Giulio Regeni era un agente dell’AISE?” ( http://www.marcogregoretti.it/complotti/giulio-regeni-era-un-agente-dellaise/), in cui sostiene che il giovane lavorasse per il nostro servizio segreto esterno (ex SISMI) e che fosse in Egitto per degli scopi ben precisi di intelligence, utilizzando come copertura la tesi di dottorato. In effetti le caratteristiche potrebbe averle e l’ipotesi non è da escludere.
Non so se sia vero o meno, ma ciò che mi interessa qui è capire perché è stata fatta uscire questa notizia, che è poi approdata anche in alcuni giornali mainstream, tanto che l’AISE si è affrettato a smentire. E soprattutto perché sia stata fatta uscire proprio ora, utilizzando questa vicenda che ha tutta l’aria di essere un’operazione ben congegnata a più livelli.

Proprio nelle ultime settimane, infatti, c’è stata una vera e propria bufera all’interno dell’AISE: sono stati sostituiti 86 vertici dei servizi, tra dirigenti, capi reparto e responsabili di zona. Il tutto sarebbe stato provocato dalla gestione dei rapimenti di nostri connazionali in zone di guerra, e in particolare del caso di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze rapite in Siria nel 2014 per le quali sarebbe stato pagato un riscatto di 12 milioni di euro, nonostante ufficialmente il governo avesse sempre negato il pagamento di un riscatto.
La notizia della sostituzione degli agenti e della motivazione è stata data dal giornalista Franco Bechis, che nel suo articolo su Libero del 5 febbraio ( http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11875416/servizi-segreti-video-riscatto-greta-vanessa.html) parla di un video trasmesso dalla tv araba Al Jazeera in cui si vede anche una foto di pile di banconote sigillate, scattata probabilmente nella sede dell’AISE. E c’è da chiedersi chi abbia voluto scattare quella foto e soprattutto chi l’abbia fatta uscire da Forte Braschi e data ai mass media (anzi, proprio alla più importante tv araba, in un momento delicato come questo).
Le epurazioni dei funzionari dell’AISE sarebbero avvenute con l’approvazione del premier Matteo Renzi e del sottosegretario alla presidenza del consiglio (con delega sui servizi) Marco Minniti.

Sempre lo stesso giorno, il 5 febbraio, oltre a queste due notizie (quella di Gregoretti su Regeni e quella di Bechis sul terremoto AISE) ne esce anche un’altra, sul quotidiano Il Tempo ( http://www.iltempo.it/esteri/2016/02/05/ai-servizi-segreti-e-sparito-un-milione-1.1505798). Si parla sempre del caso di Greta e Vanessa: la cifra spesa per la liberazione delle due ragazze sarebbe di 13 milioni di euro, non 12 come è stato detto. Dunque che fine avrebbe fatto quel milione di euro rimanente? Sarebbe stato fatto sparire in accordo con i rapitori.
Le fonti raccontano che una volta arrivati i soldi, un italiano avrebbe preteso la sua parte, che gli sarebbe stata concessa senza problemi. L’italiano sarebbe un agente dei servizi segreti arrivato in Siria per inserirsi o per concludere la trattativa, intascando una parte del riscatto. E dunque questo fatto, insieme all’intera gestione dei rapimenti all’estero, sarebbe alla base del repulisti che sta avvenendo all’interno dell’AISE.

Le rivelazioni non finiscono qui. Sempre Franco Bechis su Libero pubblica un articolo dal titolo “I servizi italiani hanno addestrato l’ISIS” ( http://www.byoblu.com/post/2016/02/04/isis-addestrato-dallintelligence-italiana.aspx), in cui parla di due campi organizzati da uomini dell’AISE, uno al confine con la Turchia e l’altro al confine con la Giordania, dove sarebbero stati addestrati dei ribelli siriani contro il presidente Assad. L’operazione sarebbe stata messa in atto con l’avallo del Governo Monti allora in carica. Il resto è storia ben nota: questi miliziani anti-Assad entrarono poi a far parte di Al Nusra e dell’ISIS, portando con sé informazioni non solo militari ma anche di intelligence.

Tutte queste vicende - il repulisti nell’AISE, le rivelazioni sui servizi, e la gestione del caso Regeni - appaiono intrecciate. Quando vengono fatte uscire certe notizie - specialmente se riguardano un settore riservatissimo come quello dei servizi segreti - occorre sempre chiedersi perché, a chi giova, da chi è voluto, e perché proprio ora.
Di sicuro la sostituzione di decine di personaggi chiave del servizio segreto esterno è voluta dall’alto e si inserisce in uno scontro tra poteri e in una guerra interna tra fazioni a Forte Braschi. Ma anche l’uscita di determinate notizie può essere strumentale a questa guerra.

A mio parere, la vicenda dell’uccisione di Giulio Regeni, il modo in cui è stata gestita e veicolata, e anche il fatto che si sia parlato di una sua possibile appartenenza ai servizi segreti, sono tutte cose collegate non solo - come è ovvio - alla geopolitica internazionale e alla situazione in Egitto; ma anche alla bufera che sta investendo l’AISE in questo periodo. Per il momento non sono in grado di dire nei dettagli in che modo, ma certo è che la tempistica fa riflettere.
E fa pensare anche il fatto che si parli così tanto dei nostri servizi segreti, che sembrano “stranamente” sotto i riflettori come non accadeva da molto tempo. Le guerre si combattono soprattutto nel campo dell’informazione, e dalle parti di Forte Braschi lo sanno molto bene.

[ ad integrazione, per capire meglio il contesto egiziano:
- un articolo di Fulvio Grimaldi, che è tra i pochissimi giornalisti a parlare dei Fratelli Musulmani: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/02/giulio-regeni-dove-volano-gli-avvoltoi.html
- e un articolo di Andrea Purgatori con un'ipotesi su Al Sisi: http://www.huffingtonpost.it/2016/02/05/giulio-regeni_n_9169926.html ]

Pubblicato da Paolo Franceschetti a 21:48
http://paolofranceschetti.blogspot.it/2016/02/la-morte-di-giulio-regeni-e-la-bufera.html


Citazione
fendente
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Per dare l'idea della inutile e logorroica disquisizione sui nostri servizi d'intelligenza, basti pensare che a Forte brasci si accede con il riconoscimento delle impronte digitali.
E fin qui tuto bene. C'è solo il fatto che l'archivio delle impronte è gestito dal servizio d'intelligence degli eroici boys.
Ma sicuramente mi sbaglio: stamattina mi sono alzato col piede sbagliato.


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helios
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Per dare l'idea della inutile e logorroica disquisizione sui nostri servizi d'intelligenza, basti pensare che a Forte brasci si accede con il riconoscimento delle impronte digitali.
E fin qui tuto bene. C'è solo il fatto che l'archivio delle impronte è gestito dal servizio d'intelligence degli eroici boys.
Ma sicuramente mi sbaglio: stamattina mi sono alzato col piede sbagliato.

forte braschi in mano agli eroici boys da tanto l'idea dei forti di forte coraggio


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