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Non chiudete gli occhi sull'Aids


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Io, 21, anni, bocconiana, sieropositiva Non chiudete gli occhi sull'Aids

Pubblichiamo la lettera inviata al Corriere della Sera da una ragazza di 21 anni, iscritta alla Bocconi

Scrivo questa lettera perché mi sento in dovere di farlo. Ho 21 anni e vivo a Milano, studio all’università Bocconi, sono una ragazza solare e appaio come una ragazza «normale». Eppure c’è un però, sono sieropositiva, e l’ho scoperto qualche mese dopo aver compiuto i miei 18 anni. Sono in cura al Sacco da circa 3 anni, è un’ottima struttura con personale competente, i miei genitori non sono a conoscenza della mia situazione. Vorrei, forse utopicamente, che lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni prendessero seriamente questa pandemia. Si dovrebbe parlare molto più spesso di questa malattia, forse non tanto agli studenti, che sono informati per le sessioni di educazione sessuale fatte a scuola, bensì ai genitori, agli adulti, agli over 30.

Due milanesi al giorno si infettano, e questi non sono ragazzini di 16 anni, ma sono padri di famiglia, che tradiscono le proprie mogli e che le infettano, e che rovinano la vita dei loro familiari. Non credo di essere esagerata nel definire questa malattia una pandemia, io davvero non mi capacito del perché non venga fatta una diffusione a livello nazionale di tali informazioni. Ogni malato come me, viene a costare al servizio sanitario 1.500 euro al mese solo per i medicinali, senza contare le visite mensili ed i vari controlli. Non mi piace l’idea di pesare sugli altri, ma se ci fosse stata una maggiore informazione o una rieducazione sessuale, io probabilmente non avrei fatto sesso non protetto con il mio ragazzo con il quale stavo da 4 anni, se gli uomini smettessero di tradire le proprie mogli e fidanzate, io ora non sarei malata di Hiv, e non sarebbe per me così difficile tante volte trovare una ragione di vita.

A 21 anni è difficile dire ad un proprio coetaneo che si è malati. Si teme l’ignoranza, l’allontanamento... Insomma ho 21 anni e sono malata, vorrei tanto che la gente acquisisse consapevolezza e che comprendesse che l’Aids non è poi tanto lontano da ognuno di noi. Vorrei che nessuno dovesse passare ciò che passo io tutti i giorni. Vorrei che qualcuno finalmente trovasse una cura, e se non è possibile, vorrei almeno che la gente non mi guardasse male per la mia malattia, perché io non sono una drogata, una dai facili costumi, o una persona sessualmente ambigua, io sono una ragazza normale che è stata per 4 anni con lo stesso ragazzo, che non lo ha mai tradito, al suo contrario.

Io penso che sia sbagliato ed immorale che la nostra società venga bombardata da messaggi promozionali che seguono esclusivamente la logica del profitto. Penso che nella nostra società, nel 2010, non sia accettabile che informazioni di vitale importanza, quali quelle sull’Hiv, non vengano diffuse allo stesso livello se non a livello superiore di quelli commerciali. Spero che i media riescano a trovare lo spazio per tali informazioni e per la pubblicità a scopo sociale, in quanto il prossimo caso di Hiv potrebbe essere vostro figlio, vostro marito o anche vostra moglie. Ognuno di noi può fare la differenza! Io ci sto provando, ma sono solo una studentessa di 21 anni, forse voi che avete in mano i mezzi di comunicazione e di informazione potete fare molto più di me!

Lettera firmata

Fonte: http://milano.corriere.it
Link: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_gennaio_5/lettera-studentessa-bocconi-sieropositiva-aids-contagio-1602245805088.shtml
5.01.2010


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mazzi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 455
 

Sono tante le cose sbagliate e immorali in questa associazione di idioti che chiamiamo civilta'.
Troppe, ormai.


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vimana2
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2528
 

...ditegli di nn curarsi con i metodi della scienza ufficiale!
Ditegli che forse nn ha niente!


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lino-rossi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 482
 

se è conformista muore. 😥

se è anticonformista guarisce. 😀

dipende solo dalla voglia che ha di far lavorare il suo cervello. 😉

se ragiona con quello di big-pharma è spacciata. 😯

visto che si è iscritta alla bocconi ... ha pochissime probabilità. 😥


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lino-rossi
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Post: 482

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SpikeZ
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 102
 

Due milanesi al giorno!?!?!? Significa quindi che in un anno metà della popolazione milanese diventa sieropositiva.

In due anni tutta milano è sieropositiva. Vorrei proprio sapere da dove si è estrapolata la fesseria di 2 sieropositivi al giorno.


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lino-rossi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 482
 

Due milanesi al giorno!?!?!? Significa quindi che in un anno metà della popolazione milanese diventa sieropositiva.

In due anni tutta milano è sieropositiva. Vorrei proprio sapere da dove si è estrapolata la fesseria di 2 sieropositivi al giorno.

quanti giorni ci sono in un anno?

se sono 365, in un anno fanno 730 sieropositivi.

non lo sapevo che a Milano ci fossero solo 1460 milanesi.


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psy
 psy
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 325
 

Nel 1983 Luc Montagnier scoprì nel virus Hiv la causa dell’Aids. Ma nonostante questa correlazione sia comunemente accettata («come un dogma», dicono i detrattori), ci sono molti studiosi che la rifiutano. Non parliamo di pazzi complottisti, o almeno non solo, ma di studiosi a volte celebri e rispettati, come Peter Duesberg o Kary Mullis, Nobel per la chimica nel 1993. Questi ricercatori sostengono che attorno alla malattia si sia creata una sorta di aura intoccabile, dovuta per lo più a interessi economici e strategici. Abbiamo parlato di queste teorie col professor Dario Antinori, infettivologo, direttore del Dipartimento clinico all’Istituto nazionale per le malattie infettive “L. Spallanzani” di Roma, e membro della Commissione nazionale Aids formata dal Ministero della salute.

Ma allora, c’è davvero un legame fra l’Hiv e l’Aids?
«Sinceramente non capisco come queste ipotesi pos-sano ancora sopravvivere. La prova della correlazione tra Hiv e Aids è certa. Nei primi anni ’80 la malattia si scoprì come Aids e si è iniziato a cercare di capire da cosa fosse provocata. Dall ’83 in poi le prove a carico del legame sono una tonnellata. Basta fare una ricerca sommaria su Pubmed, il sito di riferimento per tutti i medici ricercatori, e leggere gli studi. Inoltre dal 1990 in poi, la trattazione del virus con i farmaci antiretrovirali hanno cambiato la storia del virus. Se non ci fosse correlazione, come potrebbero tali farmaci modificare il decorso della malattia?»

I contestatori della versione ufficiale fanno notare anche l’anomalia di questo virus. Mentre il passaggio dall’infezione iniziale alla malattia conclamata nei casi di altri virus è pressoché immediata, nel caso dell’Aids il periodo di incubazione non solo è variabile, ma può essere addirittura indeterminato.
«Questo non è vero. Anche l’epatite C, solo per fare un esempio, può metterci molti anni a diventare cirrosi, anche più dell’Hiv a volte. Ma in generale esistono diversi casi di virus che hanno bisogno di molto tempo per svilupparsi. Inoltre queste affermazioni non tengono conto che esistono dei cofattori (genetici, immunologici, di abitudini di vita) che intervengono e possono allungare o accorciare la storia dell’infezione».

Altro motivo di contrasto è l’uso del famigerato Azt (Zidovudina). Scoperto nel 1964 nell’ambito di studi oncologici, e abbandonato in quanto gli effetti negativi erano più di quelli positivi, è stato poi riutilizzato contro l’Aids.
«È vero, per molto tempo è stato usato contro l’Aids solo l’Azt e risultati non erano ottimi. Si aveva una buona risposta iniziale, ma tutto finiva nel giro di poco tempo. Però a metà degli anni ’90 sono arrivate anche altre cure e soprattutto si è capito che per combattere la malattia bisognava usare una combinazione di farmaci. Questa strategia ha avuto risultati nettamente migliori. E comunque L’Azt, in determinate circostanze e con certi dosaggi, è ancora usato. A dimostrazione che non è poi proprio da buttare».

Quali possono essere gli effetti collaterali delle cure?
«C’è da dire innanzitutto che rispetto ai primi anni, dove erano davvero imponenti, adesso la situazione è migliorata. Comunque a breve termine possono insorgere problemi gastroenterici (nausea e diarrea soprattutto) ed eruzioni cutanee. A lungo termine, l’impatto peggiore si ha sul metabolismo lipidico, sul metabolismo glucidico e su quello osseorenale. Tutto ciò può aumentare i rischi cardiovascolari (infarti) e portare il diabete. C’è però da sottolineare che tutti questi effetti sarebbero causati anche dalla malattia lasciata a se stessa. Anzi, forse la situazione sarebbe anche peggiore».

Altro aspetto controverso è il lato economico. Volente o nolente, l’Aids smuove grandi masse di denaro, sia come investimenti pubblici sia per il costo che i privati sostengono per le cure. I critici dicono che in realtà l’Aids sia un grande affare per le case farmaceutiche.
«Purtroppo la terapia dura letteralmente una vita. Non può essere sospesa, altrimenti il virus torna a procedere, altra dimostrazione quindi della correlazione tra Hiv e Aids. È chiaro che le case farmaceutiche fanno ricerca e produzione non per spirito caritatevole ma per profitto. Sono purtroppo le regole del mercato».

Già nel 1985 Robert Gallo, uno dei pioneri della materia, annunciava ottimisticamente di poter arrivare al vaccino entro il 1990. Sono passati quasi venti anni, e da allora si sente sempre qualche studioso dire di essere vicino alla scoperta del vaccino. Ci arriveremo mai in realtà? E se sì, quando?
«La produzione di un vaccino è molto più complicata di quella di un farmaco. E finora è un’ipotesi lontana ancora anni. Interi percorsi dove si è investito molto si sono poi rivelati dei binari morti. Noi al momento abbiamo due grandi strade per contrastare l’Aids: la prevenzione e i farmaci antiretrovirali. Il terzo percorso, che sarebbe quello del vaccino, non è ancora percorribile. E sinceramente non me al sento di fare previsioni in merito».

Intervista apparsa sul mensile di Torino "Futura", numero di ottobre, pagina 14.
http://www.scribd.com/doc/21889368/Futura-Ottobre-2009


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