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Non siamo l’Islanda, il debito ce lo dobbiamo tenere!


AlbaKan
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L'idea che l'Italia possa ripudiare, tutto o in parte, il proprio debito è circolata più volte. Ma le ragioni per cui questo non è possibile, sono diverse. A partire dal fatto che dopo l'uscita dall'euro, semmai il bilancio pubblico fosse in deficit, il suo finanziamento sarebbe a carico di una rinata banca centrale nazionale. Nessuno, infatti, sottoscriverebbe le obbligazioni di un paese che ha appena ripudiato il debito oltretutto in una moneta debole. Dunque non resterebbe che l'emissione di moneta. La quale facilmente genererebbe inflazione. Insieme ai concittadini meno informati e al sistema finanziario internazionale, ci rimetterebbero i pensionati e i lavoratori meno qualificati e non sindacalizzati.

Ogni tanto durante la crisi del 2011 qualcuno si interrogava se non fosse stato il caso di ripudiare (ossia dichiarare - in tutto o in parte - che non si sarebbero pagate le cedole e non si sarebbe rimborsato le obbligazioni alla scadenza) il debito pubblico italiano. Esponiamo le tre principali condizioni per poterlo ripudiare senza una crisi maggiore. Non una di queste condizioni era all'orizzonte, stando nell'euro.

1) Il bilancio dello Stato deve essere in pareggio, ossia non si devono emettere obbligazioni o moneta per potersi finanziare. Le obbligazioni non sarebbero sottoscritte dopo un ripudio, e, fintanto che si sta nell'euro, non si può finanziare l'eventuale deficit con moneta, perché la banca centrale è a Francoforte. Dunque la prima condizione è il bilanciamento ferreo delle entrate e delle uscite.

2) La bilancia dei pagamenti correnti deve essere in pareggio. Se fosse in deficit, allora l'estero dovrebbe continuare a finanziare l'Italia. Se l'Italia ripudiasse il proprio debito, nessuno le darebbe credito. Dunque la seconda condizione è un bilanciamento ferreo delle esportazioni e delle importazioni.

3) Le obbligazioni non devono essere detenute dalle banche italiane. Se, invece, così non fosse, le banche, in caso di ripudio, dovrebbero riportare le perdite. Le perdite portano a un riduzione pro tanto del patrimonio, e dunque, a meno di aumenti di grande entità del loro capitale di rischio, le banche taglierebbero in misura cospicua i crediti alle imprese. Dunque la terza condizione è l'assenza di debito pubblico nel bilancio delle banche.

Immaginiamo che cosa accadrebbe se si uscisse dall'euro, sempre ripudiando il debito. Questa è una soluzione da “repubblica delle banane”, dove le oligarchie locali scaricano sull'estero e sui compatrioti meno informati e protetti i costi dell'aggiustamento.

L'abbandono dell'euro per riabbracciare una moneta debole come Lira insieme al ripudio del debito, scarica i costi su chi possiede le attività finanziarie italiane, ossia i più abbienti e il sistema finanziario estero. I primi possono però espatriare una parte dei propri capitali prima dell'evento, vendendo le proprie attività ai compatrioti sprovveduti. Il sistema finanziario, invece, non può farlo per le masse che sono in gioco. Dunque si avrebbe una crisi finanziaria mondiale.

Dopo l'uscita dall'euro, semmai il bilancio pubblico fosse in deficit, il suo finanziamento sarebbe a carico di una rinata banca centrale nazionale. Nessuno, infatti, sottoscriverebbe le obbligazioni di un paese che ha appena ripudiato il debito oltretutto in una moneta debole. Dunque non resterebbe che l'emissione di moneta. La quale facilmente genererebbe inflazione. Dopo i concittadini meno informati ed il sistema finanziario internazionale, ci rimetterebbero i pensionati e i lavoratori meno qualificati e non sindacalizzati.

Un ragionamento simile sull'impossibilità di ripudiare il debito si può fare per la Grecia. Come è accaduto che la Grecia sia finita strangolata dal proprio debito pubblico? La Grecia - entrata nell'euro agli inizi di questo secolo - ha potuto crescere importando molto ed esportando poco. Il disavanzo commerciale era finanziato dagli acquisti copiosi di debito greco da parte dell'estero. I greci – in assenza di rischio di cambio - emettevano il debito pubblico con dei rendimenti bassissimi - simili a quelli tedeschi.

Il debito era acquistato dal sistema finanziario internazionale evidentemente “miope”. Il rischio era, infatti, “dietro l'angolo”. Superata una certa soglia di debito, un'economia fragile come quella greca non avrebbe potuto più pagarlo. Oltre tutto, sarebbero saliti per effetto del maggior rischio i rendimenti richiesti, che avrebbero reso ancor più impagabile l'enorme debito, che man mano scade e va rinnovato.

L'economia greca è molto statalizzata, e, laddove non lo è, si sminuzza in una miriade di imprese “nane”, come le taverne a conduzione famigliare, il turismo, ecc. Laddove il settore privato è forte – come nel campo della marina commerciale – esso poco alimenta la base imponibile, perché la sua sede legale è da sempre estera. Dunque un paese molto statalizzato con una base imponibile molto modesta, con i tavernieri che evadono e gli armatori che eludono. Un paese può certamente essere trainato per molti anni dalle importazioni finanziate dall'estero, a condizione che investa in quelle attività produttive che un domani produrranno per l'esportazione, così ripagando il debito acceso. (In parole pompose il “vincolo intertemporale di bilancio). Nel caso greco questo non è avvenuto.

In Italia il debito pubblico pro capite è intorno ai 30 mila euro. Il reddito pro capite lombardo è intorno ai 35 mila e quello siciliano intorno alla metà – 17.500. Il debito in rapporto al reddito di alcune regioni italiane è quindi superiore al 150% - un livello greco. Il debito di altre regioni è però di molto inferiore – sotto il 100%. La Grecia, alla fine, è un Meridione senza Settentrione. Non essendoci una vera base produttiva, che possa un giorno ripagare il debito, ecco che, prima o poi, scoppia la crisi.

Estratto dal libro di Giorgio Arfaras "Idola Fori" in corso di pubblicazione

http://www.linkiesta.it/non-siamo-l-islanda-il-debito-ce-lo-dobbiamo-tenere


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hal900
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Ma chi è questo Arfaras, è forse lo stesso che scrive nel sito CHICAGO BLOG di Giannino e dell'inqualificabile Istituto Bruno Leoni?? Ah beh, allora è tutto chiaro....


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dana74
Illustrious Member
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Post: 14377
 

La quale facilmente genererebbe inflazione. Insieme ai concittadini meno informati e al sistema finanziario internazionale, ci rimetterebbero i pensionati e i lavoratori meno qualificati e non sindacalizzati. "

ma guarda un pò.Quindi è proprio per tutelare gli stessi ed evitar loro l'inflazione che li si condanna a 20 anni di austerità e recessione perenne?

1)Il bilancio dello Stato deve essere in pareggio"
per legge.Perché così vuole Maachstricht e l'euro.

L'euro è obbligatorio ed irreversibile (come disse Napolitano)?

"Immaginiamo che cosa accadrebbe se si uscisse dall'euro, sempre ripudiando il debito. Questa è una soluzione da “repubblica delle banane”, dove le oligarchie locali scaricano sull'estero e sui compatrioti meno informati e protetti i costi dell'aggiustamento."

Scusa adesso il ripagamento del debito, ossia l'ingordigia bancaria chi la sta pagando?

Mentre questa di repubblica cos'è?
L'idillio di Friedman?


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giorgiogio48
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
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L'idea che l'Italia possa ripudiare, tutto o in parte, il proprio debito è circolata più volte. Ma le ragioni per cui questo non è possibile, sono diverse. A partire dal fatto che dopo l'uscita dall'euro, semmai il bilancio pubblico fosse in deficit, il suo finanziamento sarebbe a carico di una rinata banca centrale nazionale. Nessuno, infatti, sottoscriverebbe le obbligazioni di un paese che ha appena ripudiato il debito oltretutto in una moneta debole. Dunque non resterebbe che l'emissione di moneta. La quale facilmente genererebbe inflazione. Insieme ai concittadini meno informati e al sistema finanziario internazionale, ci rimetterebbero i pensionati e i lavoratori meno qualificati e non sindacalizzati.

Ogni tanto durante la crisi del 2011 qualcuno si interrogava se non fosse stato il caso di ripudiare (ossia dichiarare - in tutto o in parte - che non si sarebbero pagate le cedole e non si sarebbe rimborsato le obbligazioni alla scadenza) il debito pubblico italiano. Esponiamo le tre principali condizioni per poterlo ripudiare senza una crisi maggiore. Non una di queste condizioni era all'orizzonte, stando nell'euro.

1) Il bilancio dello Stato deve essere in pareggio, ossia non si devono emettere obbligazioni o moneta per potersi finanziare. Le obbligazioni non sarebbero sottoscritte dopo un ripudio, e, fintanto che si sta nell'euro, non si può finanziare l'eventuale deficit con moneta, perché la banca centrale è a Francoforte. Dunque la prima condizione è il bilanciamento ferreo delle entrate e delle uscite.

2) La bilancia dei pagamenti correnti deve essere in pareggio. Se fosse in deficit, allora l'estero dovrebbe continuare a finanziare l'Italia. Se l'Italia ripudiasse il proprio debito, nessuno le darebbe credito. Dunque la seconda condizione è un bilanciamento ferreo delle esportazioni e delle importazioni.

3) Le obbligazioni non devono essere detenute dalle banche italiane. Se, invece, così non fosse, le banche, in caso di ripudio, dovrebbero riportare le perdite. Le perdite portano a un riduzione pro tanto del patrimonio, e dunque, a meno di aumenti di grande entità del loro capitale di rischio, le banche taglierebbero in misura cospicua i crediti alle imprese. Dunque la terza condizione è l'assenza di debito pubblico nel bilancio delle banche.

Immaginiamo che cosa accadrebbe se si uscisse dall'euro, sempre ripudiando il debito. Questa è una soluzione da “repubblica delle banane”, dove le oligarchie locali scaricano sull'estero e sui compatrioti meno informati e protetti i costi dell'aggiustamento.

L'abbandono dell'euro per riabbracciare una moneta debole come Lira insieme al ripudio del debito, scarica i costi su chi possiede le attività finanziarie italiane, ossia i più abbienti e il sistema finanziario estero. I primi possono però espatriare una parte dei propri capitali prima dell'evento, vendendo le proprie attività ai compatrioti sprovveduti. Il sistema finanziario, invece, non può farlo per le masse che sono in gioco. Dunque si avrebbe una crisi finanziaria mondiale.

Dopo l'uscita dall'euro, semmai il bilancio pubblico fosse in deficit, il suo finanziamento sarebbe a carico di una rinata banca centrale nazionale. Nessuno, infatti, sottoscriverebbe le obbligazioni di un paese che ha appena ripudiato il debito oltretutto in una moneta debole. Dunque non resterebbe che l'emissione di moneta. La quale facilmente genererebbe inflazione. Dopo i concittadini meno informati ed il sistema finanziario internazionale, ci rimetterebbero i pensionati e i lavoratori meno qualificati e non sindacalizzati.

Un ragionamento simile sull'impossibilità di ripudiare il debito si può fare per la Grecia. Come è accaduto che la Grecia sia finita strangolata dal proprio debito pubblico? La Grecia - entrata nell'euro agli inizi di questo secolo - ha potuto crescere importando molto ed esportando poco. Il disavanzo commerciale era finanziato dagli acquisti copiosi di debito greco da parte dell'estero. I greci – in assenza di rischio di cambio - emettevano il debito pubblico con dei rendimenti bassissimi - simili a quelli tedeschi.

Il debito era acquistato dal sistema finanziario internazionale evidentemente “miope”. Il rischio era, infatti, “dietro l'angolo”. Superata una certa soglia di debito, un'economia fragile come quella greca non avrebbe potuto più pagarlo. Oltre tutto, sarebbero saliti per effetto del maggior rischio i rendimenti richiesti, che avrebbero reso ancor più impagabile l'enorme debito, che man mano scade e va rinnovato.

L'economia greca è molto statalizzata, e, laddove non lo è, si sminuzza in una miriade di imprese “nane”, come le taverne a conduzione famigliare, il turismo, ecc. Laddove il settore privato è forte – come nel campo della marina commerciale – esso poco alimenta la base imponibile, perché la sua sede legale è da sempre estera. Dunque un paese molto statalizzato con una base imponibile molto modesta, con i tavernieri che evadono e gli armatori che eludono. Un paese può certamente essere trainato per molti anni dalle importazioni finanziate dall'estero, a condizione che investa in quelle attività produttive che un domani produrranno per l'esportazione, così ripagando il debito acceso. (In parole pompose il “vincolo intertemporale di bilancio). Nel caso greco questo non è avvenuto.

In Italia il debito pubblico pro capite è intorno ai 30 mila euro. Il reddito pro capite lombardo è intorno ai 35 mila e quello siciliano intorno alla metà – 17.500. Il debito in rapporto al reddito di alcune regioni italiane è quindi superiore al 150% - un livello greco. Il debito di altre regioni è però di molto inferiore – sotto il 100%. La Grecia, alla fine, è un Meridione senza Settentrione. Non essendoci una vera base produttiva, che possa un giorno ripagare il debito, ecco che, prima o poi, scoppia la crisi.

Estratto dal libro di Giorgio Arfaras "Idola Fori" in corso di pubblicazione

http://www.linkiesta.it/non-siamo-l-islanda-il-debito-ce-lo-dobbiamo-tenere

No. Io il debito non lo ho contratto. La responsabilità è dei politici e di questa falsa democrazia.
Se vuoi pagalo tu il debito.


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gelsomino
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Registrato: 2 anni fa
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Qui ogni volta che si sussurra di tornare alla Lira gli economisti pro-euro tirano fuori sempre la storia dell'inflazione ignorando il fatto che la produzione di moneta fatta dal popolo anche se massiccia non genera mai debito, mentre per il commercio con l'estero potremmo usare la valuta generata dal turismo o una superlira garantita da beni demaniali , metalli o forza lavoro.


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AlbaKan
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Ma chi è questo Arfaras, è forse lo stesso che scrive nel sito CHICAGO BLOG di Giannino e dell'inqualificabile Istituto Bruno Leoni?? Ah beh, allora è tutto chiaro....

....Infatti...
Normalmente non mi preoccupo di "chiunque" dica c.....e (cavolate) , però visto che a volte sul sito linkiesta ho letto cose interessanti, mi sono un pò sorpresa del fatto che abbiamo pubblicato questa m...a (menzogna).
Ho visto alcuni commenti di dissenzo, ma secondo me sono ancora pochi...
Sarebbe molto meglio se tutti andassero a dire 4 al tizio (lì magari leggerà i commenti).
Spero che tutti accolgano l'invito, ovviamente mi riferisco anche a dana, gelsomino e chiunque voglia farlo...


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AlbaKan
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2015
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No. Io il debito non lo ho contratto. La responsabilità è dei politici e di questa falsa democrazia.
Se vuoi pagalo tu il debito.

Nemmeno io ho contratto debito: lo giuro!
...Ti invito a scrivere lo stesso commento al sito direttamente all'autore dell'articolo.


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Giancarlo54
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2622
 

Provocazione: 30.000 euro a testa? E se si decidesse di estinguerlo pro-capite? Sarebbe possibile?


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