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Parma, una Grecia all'emiliana


Tao
 Tao
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Cantieri ovunque, un mare di debiti. Sindaco al capolinea, non gli crede più nessuno
L'amministrazione in aula regge ancora alla prova dei numeri Ma le vere cifre sono quelle delle spese faraoniche e del crack E dall'inchiesta Green Money a giorni si aspettano nuovi arresti

PARMA. «Fuori i ladri dal Comune». Affisso sulle gradinate del palasport durante il recente match di pallavolo Italia-Cuba, lo striscione fa già capire qualcosa di quanto accade in città. Ma fotografa solo la punta dell'iceberg. Quella di una più che giustificata indignazione popolare. Sotto il pelo dell'acqua, nel suo piccolo, il "caso Parma" fa invece venire in mente la Grecia. Con governi di destra che, spendendo e spandendo in opere faraoniche, mandano in bancarotta le casse pubbliche. Arricchendo le consorterie private. Fatte le debite proporzioni, i circa 600 milioni di debiti denunciati dall'opposizione consiliare (Pd, ex Idv, Rifondazione), in un municipio che conta meno di 200mila abitanti, sono un'autentica voragine. Anche per la splendida Parma, ricca di storia e di bellezze artistiche quanto di quattrini.

I riflettori dei media, su una città che per sua natura ne farebbe volentieri a meno, si sono accesi il 24 giugno scorso. Quella mattina una storiaccia di mazzette conduce nelle patrie galere il comandante dei vigili urbani Giovanni Maria Jacobazzi, l'ex capo dello staff del sindaco Vignali, Carlo Iacovini, il dirigente comunale Manuele Moruzzi e una mezza dozzina di piccoli imprenditori. Secondo le ben documentate accuse dei finanzieri, gli arrestati attingevano soldi dalle casse comunali attraverso fatture gonfiate, o addirittura fittizie, per lavori di manutenzione del verde pubblico. Di qui il nome "Green Money" di una inchiesta che si allarga giorno dopo giorno, e che dovrebbe portare a breve a nuovi colpi di scena. Ma l'azione della magistratura parmense, non nuova a interventi del genere («Qui il fenomeno della corruzione è molto diffuso», parole del procuratore Gerardo La Guardia), più che una bomba è un detonatore che ha innescato una civile ribellione in corso ormai da mesi.

«Già a febbraio - racconta Enrico Arillo - di fronte all'ennesimo intervento urbanistico che cancellava un parco per costruirci sopra un megaparcheggio, hanno cominciato a nascere e farsi sentire i comitati di quartiere. C'era quello interessato dal nuovo parcheggio a silos, in una zona dove i parcheggi esistenti sono sempre semivuoti, che tagliava via un bel pezzo di verde pubblico. Ma in pochi giorni sono nati comitati anche negli altri quartieri. Perché fra i tanti progetti della giunta Vignali c'è pure quello di rinnovare le piazze e gli altri storici luoghi di incontro dell'intera città. Di fronte a questo attivismo sfrenato dell'amministrazione comunale, quasi sempre per opere considerate inutili e con cantieri che aprivano in ogni dove per poi congelarsi dopo pochi giorni, i cittadini hanno iniziato a discutere di quanto stava accadendo». Un'autentica novità per la borghese e pacata Parma cara a Stendhal. Dove, per tradizione, di certe cose è bene parlare prima a casa con i familiari e poi, nel caso, nei caffè con i concittadini.

Fra i pionieri della protesta civile, insieme ai comitati di quartiere ribattezzatisi non a caso "Niente Voragini", anche Liberacittadinanza, la cui presidente nazionale Maria Ricciardi gioca in casa visto che abita a Parma. Poi il Popolo viola, che in quei giorni preparava una manifestazione in difesa della Costituzione, e ancora i ragazzi e le ragazze di Insurgencity, realtà di base attenta e preparata nell'indagare dietro la miriade di piccole e grandi opere messe in cantiere dalla giunta Vignali. Risultato: «La prima volta in piazza eravamo non più di duecento - ricorda Arillo - richiamati anche da una denuncia di Libera che segnalava infiltrazioni della criminalità organizzata in alcuni "affari" in corso nella provincia. Dato che non eravamo tanti, le istituzioni e i media che vanno per la maggiore ci hanno snobbato». Intanto però in città si continuava a discutere. A informarsi. A riflettere. Così, dei primi sassolini scesi lungo il crinale di una amministrazione chiacchierata, si è arrivati al giorno di San Giovanni, e agli arresti che hanno riguardato uomini molti vicini al sindaco Vignali. Il suono del gong che ha svegliato definitivamente la città, e la nascita ufficiale degli "indignados" di Parma.
Le cronache delle ultime settimane raccontano che, in meno di un mese, in occasione dei consigli comunali dove pure la giunta Vignali (sostenuta da Pdl, lista civica del sindaco e un'amletica Udc) ha retto la prova dell'aula, a centinaia i parmensi si sono dati appuntamento sotto i Portici del Grano. In 500 il giorno degli arresti; 600 nel giorno del primo consiglio comunale post Green Money, 700 la settimana dopo, quasi 2mila la notte della "fiaccolata degli indignati" per le vie del centro. Negli ultimi giorni il sindaco, in scadenza e politicamente "bruciato", ha raccontato la sua verità prima su Libero e sul Corsera. Ma i numeri del crack della sua amministrazione sono ormai di pubblico dominio. A disposizione dei cittadini elettori che, la primavera prossima, dovranno decidere a chi toccherà tappare i buchi della piccola Grecia emiliana. Tutto era cominciato nell'agosto del 2008 con la foto che vedete qui sopra: una prostituta nigeriana fermata dal servizio controlli antiprostituzione istituito dai vigili di Parma e ritratta da un fotografo locale accasciata in una stanza del comando dei vigili. Durante una visita al comando, insieme all'assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi, il fotografo era stato attirato dai lamenti della ragazza, che superavano la porta blindata della guardiola. Così era riuscito a effettuare tre scatti in sequenza dallo spioncino della donna stesa a terra con le mani incrociate e il petto scosso dai singhiozzi. Le immagini avevano fatto il giro dell'Italia e denunciavano l'esistenza di una vera e propria cella blindata nella sede del comando dei vigili. Il sindaco Vignali aveva rassicurato sul comportamento dei vigili urbani e sul trattamento riservato alla ragazza, che era stata poi rilasciata. Ma il segnale d'allarme non fu raccolto da nessuno. Così passarono pochi mesi e altre foto scossero la città: quelle di un vigile urbano che si fa immortalare abbracciato a un giovane dalla pelle scura, gonfio di botte e con il capo chino. Come ad Abu Ghraib. Si tratta di un giovane studente di origini ghanesi, Emmanuel Bonsu, fermato durante un controllo, picchiato e fatto oggetto di epiteti razzisti. Su una busta gli scrivono «Emmanuel negro». Il giovane viene mostrato come trofeo poco dopo i pugni, i calci, le bottigliette d'acqua con cui gli agenti lo avrebbero colpito in testa, dopo averlo chiamato «scimmia» ed averlo obbligato ad effettuare dei piegamenti. L'immagine era rimasta sul pc di un agente: i vigili hanno tentato di cancellarla, ma la procura con la collaborazione dei periti informatici l'ha recuperata. Il ragazzo denuncia tutto, quattro agenti vengono arrestati, dieci sospesi dal servizio. Il capo dei vigili viene sostituito. Ma gli scandali nella tranquilla Parma continuano.

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L'attivista/ ARILLO, POPOLO VIOLA: IL PRIMO CITTADINO ADDOMESTICAVA IL BILANCIO

«Vignali resta al suo posto per tappare le falle Se arriva il commissario, capisce di chi è colpa»

«L'indebitamento si è creato tagliando i servizi ai cittadini. Ora la città paga, e pagherà a lungo. Gli ultimi cantieri inutili li ha chiusi lui, per pudore»

Trentadue anni, geologo ma anche informatico, precario non solo della conoscenza visti i quattro lavori che quotidianamente si sobbarca per far quadrare i conti familiari, Enrico Arillo è genovese di nascita ma ormai parmese di adozione. Da attivista del Popolo Viola, ha partecipato dall'inizio alle manifestazioni di protesta contro le politiche amministrative della giunta Vignali
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Arillo, il sindaco dice al Corriere della sera che il debito del comune non è di 600 ma 'solo' di 408 milioni. Spesi per fare di Parma 'una città di rango europeo'.

Da tempo Vignali 'addomesticava' il bilancio, che formalmente era in regola anche se tutti sapevano che stava facendo il gioco delle tre carte. Il Comune di Parma ha ben 34 società partecipate, credo sia un record. Il sindaco le ha utilizzate, affidando loro cospicui beni comunali quindi pubblici, per ottenere i prestiti dalle banche e dare il via alle sue 'grandi opere', che sono una miriade e quasi sempre inutili, se non per far girare i soldi. Intanto tagliava il trasporto locale, e al tempo stesso si circondava di addetti stampa per vendere meglio il prodotto. Per lui l'importante è apparire. Poi però i cantieri si fermano dopo pochi giorni mentre altri ne spuntano, come i funghi. Alla fine i cittadini se ne accorgono e cominciano a fare due conti.

La protesta continua in città, tanto che il sindaco si difende facendosi intervistare, e dando la colpa del crack alla vecchia giunta di centrodestra del suo predecessore Ubaldi.

Per molti anni Vignali è stato il delfino designato di Ubaldi. Per due mandati amministrativi è stato assessore nelle giunte di Ubaldi. Invece il sindaco non dice che in una città come Parma, dove la ricchezza era abbastanza diffusa, il sistema delle grandi opere ha portato ad arricchirsi ulteriormente solo una piccola parte della città. Mentre il Comune, cioè la collettività, sta già pagando e dovrà pagare a lungo l'indebitamento che si è creato. Tagliando sempre più i servizi per le famiglie e i cittadini meno abbienti.

Nonostante quest'ultimo scandalo, in consiglio comunale la giunta Vignali continua a superare la prova del voto.

Il motivo per cui deve restare fino al prossimo anno è che deve cercare di tappare le falle nel bilancio. Se per caso arrivasse un commissario, non ci metterebbe molto a capire come stanno in realtà le cose. Pensa che, per farsi benvolere e soprattutto per evitare una nuova inchiesta della magistratura, è stato lui a sigillare il cantiere del nuovo inceneritore, un'altra opera contestatissima dai cittadini. Lo ha fatto 'in via cautelativa', e poi ha dato la colpa all'ente provincia. Ma il vero motivo è che non c'era nemmeno la concessione edilizia per far partire i lavori. Questo è il livello dell'amministrazione cittadina.

All'ultima contestazione fuori dai Portici del Grano c'era meno gente del solito. Non sarà che la città sta 'digerendo' anche quest'ultimo scandalo
Con 35 gradi di giorno, e con tanti che a turno vanno in vacanza, ci può stare. Se però vai a parlare nei caffè e negli altri luoghi di incontro, scopri che sono tutti con noi. Questa è la novità, davvero bella, degli ultimi mesi. Credo che a Parma sia la prima volta che accade. Quando fu eletto, Vignali si accreditò come campione del civismo. Oggi, non a caso, non puoi parlare ai cittadini né di liste civiche, né di 'responsabili'. Il problema è che anche nell'opposizione c'è chi, come il Pd, difende l'inceneritore. È il motivo per cui un candidato potenziale a nuovo sindaco come l'attuale presidente provinciale rischia di bruciarsi subito.

Davvero avete intenzione di continuare a manifestare ogni volta che c'è consiglio comunale?

Fin quando sarà in calendario, noi ci saremo. E a settembre vogliamo dare il via alle assemblee di quartiere, per discutere insieme del programma elettorale per la nuova amministrazione cittadina. Che dovrà essere opposta a quella attuale. Ma anche diversa da quella che hanno in mente alcune forze politiche 'moderate'. Pure questa è una parola che a Parma è diventata tabù.

Riccardo Chiari
Fonte: www.ilmanifesto.it
17.07.2011


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