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Per Visco, i marginali sono evasori


Affus
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Per Visco, i marginali sono evasori
Maurizio Blondet
09/06/2007
Vincenzo ViscoUn caso: una signora sarda, invalida civile al 50% e dunque con pensione, apre nella sua città in Sardegna un piccolo laboratorio artigiano.
Fa ceramiche a mano, è la sua passione.
Non cerca un profitto, ma una integrazione della sua pensione.
Infatti lavora solo 15 ore la settimana.
Sulla porta del negozio-laboratorio una piastrella (in ceramica) indica chiaramente che l'orario d'apertura è: dalle 15.30 alle 19.
La signora fa la sua prima dichiarazione dei redditi come «autonoma».
Piomba la Guardia di Finanza: i suoi redditi, dice, sono «incongrui rispetto agli studi di settore».
Infatti, replica la signora: ma come ho chiarito nella dichiarazione, io lavoro 15 ore la settimana, ho reddito da pensione, non miro a profitto, eccetera.
Niente da fare.
La signora è dichiarata colpevole di evasione, e deve pagare tasse più multe per un profitto che non ha, ma previsto automaticamente dagli studi di settore.
Ora, è difficile spiegare a chi non se ne intende cosa siano gli studi di settore.
Ma nei Paesi civili (quelli non governati da Visco), gli studi di settore servono precisamente a evitare disavventure come quelle capitate alla signora sarda.
Servono appunto a far capire agli uffici fiscali che una cosa è un negozio in via Condotti o Montenapoleone, un'altra cosa è lo stesso tipo di negozio alla periferia di Sassari.
Servono a dichiarare appunto che un certo anno fiscale, per varie ragioni (incendio, furto, rapina o malattia) il redito è stato «incongruo» con posizione e giro d'affari precedente.
Servono a modulare la pressione fiscale in base alla realtà.
Solo in Italia gli studi di settore fanno la media fra il negozio di Bulgari in via Condotti e l'oreficeria di Colleferro di Sotto, che vende catenelle per le prime comunioni e qualche vera matrimoniale.

Il sistema italiota è intelligentissimo e funzionale.
Consente ai giornali italioti di sinistra di gridare periodicamente all'evasione: «Gli orefici dichiarano 13 mila euro l'anno!».
«I macellai dichiarano meno dei loro lavoranti a salario!».
L'ignoranza generale dell'economia italiana - la Guardia di Finanza mica è fatta di economisti, ma di poliziotti - rende plausibile queste grida: non si sa che grandissima parte di quelle che per il fisco (di Visco) sono «imprese artigiane», «studi professionali» e «locali commerciali al dettaglio» sono in realtà attività marginali, con le quali i proprietari non si propongono di diventare ricchi, ma di integrare in qualche modo la pensione e di non restare disoccupati a far nulla.
E che molte aziende sono già tartassate dagli interessi bancari sui fidi, ormai usurari.
Ciò consente di gridare allo scandalo moralistico e di procedere alla repressione.
Chi ci va di mezzo è l'orefice di Colleferro, che si vede attribuire come «congruo» metà del profitto di Bulgari di Montenapo.
Altro caso, narrato dall'imprenditore coi pensieri in libertà.
La sua azienda è una grande esportatrice.
Esporta il 90% della sua produzione.
Di conseguenza, è in credito IVA, perché compra i prodotti intermedi in Italia caricati da IVA, e quando vende il prodotto finito all'estero non recupera l'IVA pagata.
La cosa è nota a chi si occupa di economia.
Il credito IVA è, in questi casi, permanente.
Dovrebbe essere visto dallo Stato come il segno che l'azienda è benemerita, che ha successo, che è competitiva.
E spingere l'erario a solleciti rimborsi dell'IVA a quell'impresa creditrice, per non farle mancare i liquidi di cui ha bisogno per operare.

Ma per Visco e la GdF, il credito IVA è sintomo, che l'azienda sta frodando.
E le Fiamme Gialle piombano ogni pochi mesi nella ditta a frugare come mai c'è questo credito IVA.
Lui mette a disposizione le carte.
Spiega.
Loro sembrano convincersi: non dovrebbe essere tanto difficile.
Ma poi, ogni tanti mesi, i finanzieri tornano: come mai ha tutto questo credito IVA?
E' che Visco ha ordinato di dare la caccia agli evasori.
Visco ha inventato una tassa che non esiste al mondo: l'IRAP.
Che colpisce il lavoro (il numero dei lavoratori dipendenti) anziché il profitto.
E che sta uccidendo le imprese, che devono pagare le tasse anche quando sono in perdita.
L'imprenditore, che per il suo lavoro studia i bilanci di altre imprese, scrive: «Voi non avete idea di quante aziende ci sono che chiudono il bilancio pre-tasse in utile e poi sono in perdita per le tasse. E mi spiego anche perché ci si continua a lamentare che ci sono troppe società che chiudono in perdita. A maggior ragione quelle con incidenza dei dipendenti alta rispetto al fatturato. Vedere i bilanci attuali con moltissimi casi di imposte pari al 120/130% dell'utile netto pre tasse è una cosa difficile da spiegare ad uno straniero».
Ma Visco non vuol spiegare agli stranieri.
Visco vuole strangolare le imprese che vanno benino.
Vuole mutare il panorama economico italiano in un deserto da socialismo reale.
E ci sta riuscendo.
Le aziende, ormai, se non si è capaci di evadere, conviene chiuderle.

Altro caso: un assicuratore mi dice che, per ordine di Visco, ora deve chiedere ai suoi clienti di pagare con assegni, non in contanti (i contanti sono segno di evasione, Visco non lo freghi).
Piccola obiezione però: «L'assegno può essere scoperto. Che faccio? Chi mi risarcisce?».
Ho sentito la signora sarda a Rai3: dopo la rassegna stampa, il giornalista di turno risponde come può alle domande dei lettori.
Questa settimana, per caso (c'era la faccenda Speciale-Visco da edulcorare) era di turno la «giornalista» di 24 Ore che casualmente risponde al nome di Fiorella Kostoris, moglie di Padoa Schioppa.
Una economista stimatissima dai media che sostengono Padoa Schioppa.
Serena, la Kostoris ha risposto alla signora ingiustamente tartassata: non si preoccupi, Visco sta già pensando a modificare gli studi di settore per comprendervi casi come il suo.
Visco si è accorto che esiste in Italia l'economia marginale!
Che non tutti gli orefici sono Bulgari, non tutti gli avvocati sono Coppi e Taormina, e non tutti i sarti sono Armani!
Questa sì che è una notizia!

La Kostoris, economista, è di olimpica serenità.
Lei non deve pagare, come la signora sarda, le tasse per un reddito che non ha avuto e per di più essere bollata di evasione fiscale.
Benchè suo marito si sia messo oggi con l'amata Barbara Spinelli («giornalista» con papà eurocrate, con attico a Parigi, mica nel fisco di Visco), si chiama pur sempre Padoa Schioppa.
Conclude la Padoa Schioppa, olimpica faccia tosta: non si allarmi signora, presto il governo abbasserà le tasse, perché l'ha promesso il ministro Padoa Schioppa, che è una persona competente e onesta.
E perché la lotta all'evasione di Visco sta avendo successo, ed ha aumentato gli introiti fiscali.
La cura è riuscita.
Il malato è morto.

Maurizio Blondet

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Citazione
Anonymous
Illustrious Member
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Blondet sei patetico e forse anche un pò squallido.
Strenuo difensore dei delinquenti dell'opus dei (evasori per antomasia)
cerchi l'ago nel pagliaio.
Come quell'altra mentecatta della brambillaa che arriva ad asserire che il "nero" lo fanno anche gli operai con il secondo lavoro e i pensionati.
Sparare simili cavolate proprio di chi è al servizio del potente di turno.


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