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Province, buona la quarta?


helios
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NUOVO TENTATIVO

di Marco Mostallino

Basta con gli sprechi e gli enti inutili: le Province sono abolite. L'annuncio arriva direttamente da Palazzo Chigi e provoca soddisfazione un po' in tutte le forze politiche.
La notizia suona fresca di giornata, eppure è datata 11 settembre 2011 e il premier non è Matteo Renzi, bensì Silvio Berlusconi. Perché è in quel giorno che il Consiglio dei ministri sfornò la prima proposta di abolizione delle Province le quali, a distanza di quasi tre anni e, soprattutto, quattro governi, sono ancorà là, tutte là. E sono destinate a rimanere in piedi almeno per tutto il 2014, perché la legge approvata il 3 aprile in via definitiva (il cosiddetto disegno di legge Delrio) in realtà modifica il quadro degli enti locali e rinvia la cancellazione delle Province ancora di un anno e mezzo, quando l'esecutivo Renzi spera che venga licenziata una ulteriore riforma che porti il sistema a regime.
I FLOP DI BERLUSCONI E MONTI. La proposta di cancellare gli enti odiati da un po' tutti i governi, nel 2011, rimase tale: una proposta, perché l'esecutivo del Cavaliere era giunto ormai agli ultimi giorni e in breve tempo dovette lasciare spazio alle larghe intese.
Ed ecco anche Mario Monti cimentarsi con l'abolizione. Con una norma inserita nel decreto Salva Italia (ottobre 2012), il Professore decise di ridurre il numero degli enti, prodromo all'abbandono del sistema, portandole da 86 a 51, lasciando fuori dal riordino le Regioni a Statuto speciale che, in qualche caso, avevano già provveduto invece ad aumentarli: in Sardegna, per esempio, pochi anni prima il Consiglio regionale aveva votato il raddoppio, dalle storiche quattro sino ad otto, con raddoppio di presidenti, assessori, consiglieri e consulenti.
LA BOCCIATURA DELLA CORTE COSTITUZIONALE. Ma il tentativo del Professore, subito osteggiato dalle proteste di piazza in alcuni capoluoghi destinati a scomparire, venne bocciato dalla Corte costituzionale nel luglio del 2013: per violazione della Carta fondamentale in quanto, secondo i giudici della Consulta, «il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio».
Letta da record: tre annunci in un anno

Ma chi, alla fine, ha battuto il record è il governo di Enrico Letta il quale, in meno di un anno di vita, le ha abolite per ben tre volte, lasciandole naturalmente sempre al loro posto. Il 5 luglio 2013 Letta nipote annunciò che il suo Consiglio dei ministri aveva approvato «in via preliminare» il disegno di legge che cancellava i tanto vituperati enti.
L'annuncio venne ripetuto, con ancora più enfasi, il 2 agosto dello stesso anno, quando però il via libera dei ministri fu presentato come «definitivo»: l'Italia in quei giorni era al mare, i parlamentari attendevano con ansia le ferie e la riforma finì spiaggiata insieme a deputati, senatori e sottosegretari i quali, al rientro a Roma, non ci penseranno più.

RENZI RICICLA IL TESTO. Nel frattempo, ancora il governo aveva varato la sua terza abolizione delle Province. Si tratta di quel ddl Delrio, già partorito quando il Rasputin di Renzi faceva il consigliere di Letta, e rispolverato abilmente dall'attuale premier come farina del proprio sacco e quindi piazzato sul mercato della politica.

L'INUTILE REFERENDUM SARDO. Nel 2012 la Sardegna, che appena otto anni prima le aveva raddoppiate, con un referendum cancellò le Province. La volontà degli elettori era chiara, chiarissima, i “sì” alla cancellazione furono attorno al 90%. Ma l'esito si rivelò un po' meno chiaro. Scoppiò infatti, subito, una strana bagarre politico-giuridica sull'interpretazione del voto. Tra partiti, assessori, avvocati e politici locali c'è che disse che le Province cadevano tutte, chi sostenne che ne restavano quattro e non otto, chi addirittura aggiunse che l'unica a sopravvivere sarebbe stata la Provincia di Cagliari, il cui territorio sarebbe coinciso con quello della Regione. Alla fine, come era scontato che fosse, le Province sarde sono ancora tutte vive: e tali sono destinate a rimanere, come quelle del resto d'Italia, almeno sino al 2015. Inoltrato.

Giovedì, 03 Aprile 2014

http://www.lettera43.it/politica/abolizione-province-da-berlusconi-a-letta-tutte-le-riforme-fallite_43675126219.htm


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Anonymous
Illustrious Member
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Tutto tipicamente italiano! Grandi, altisonanti annunci di cambiamento e poi tutto passa in cavalleria. Non riescono ad abolire queste stupide provincie figuriamoci cosa riusciranno a combinare con le regioni o col senato!
Ci sono solo due sistemi per riformare questo paese oramai marcio: o i carrarmati oppure piazze incendiate...ma probabilmente non accadrà nè l'una nè l'altra cosa e continueremo a rigirarci nella merda fino ad affogarci.


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