Notifiche
Cancella tutti

Rappresentanza sindacale: i "complici" e l'accordo


Arcadia
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1704
Topic starter  

Rappresentanza sindacale: i "complici" e l'accordo
Un accordo infame: tende a escludere dalla contrattazione e dalle elezioni delle RSU i sindacati non preventivamente messisi d'accordo con il padrone.

sabato 1 giugno 2013 11:22

Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno raggiunto l'accordo sulla rappresentanza e la "democrazia sindacale", definizione decisamente paradossale se si guarda al contenuto (fin qui segreto e reso noto, a spizzichi e bocconi, solo a una parte dei gruppi dirigenti nazionali).
I leader dei sindacati Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti ed il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, hanno siglato l'intesa dopo 4 ore di confronto e vari mesi di incontri separati e non ufficiali.
Con l'accordo interconfederale (il testo, ripetiamo, ancora non è disponibile) si introducono nuove regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori e a dare "certezza" agli accordi sindacali, che una volta approvati e ratificati a maggioranza semplice varranno effettivamente per tutti..
Tradotto: nessuno potrà scioperare contro quanto deciso soltanto dai "complici" e dalle imprese.
''E' un accordo storico'', commentano cinguettando all'unisono Camusso e Squinzi. ''un accordo che mette fine ad una lunga stagione di divisioni'', aggiunge il leader della Cgil.
''Dopo 60 anni definiamo le regole per la rappresentanza, che ci permette di avere contratti nazionali pienamente esigibili'', sottolinea con più sincerità il presidente di Confindustria. Si prevedono infatti regole per ''l'esercizio del diritto di sciopero e sanzioni per mancato rispetto e le conseguenti violazioni'', sottolinea ancora Squinzi.
"E' una svolta davvero importante nelle relazioni industriali", dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "La Cisl è molto contenta. Abbiamo perseguito con molta forza questo obiettivo".
Quello che nessuno dice è che solo i sindacati firmatari di questo accordo saranno ammessi ai tavoli di trattativa a qualsiasi livello. Come dire che in Parlamento possono essere eletti solo i partiti che già si sono messi d'accordo sulla formazione del futuro governo...
Il plauso all'accordo arriva anche dal premier Enrico Letta che twitta: ''Una bella notizia l'accordo appena firmato Confindustria-sindacati: è il momento di unire, non di dividere per combattere la disoccupazione''.
Con questo accordo si mettono nero su bianco le regole per certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori, indicando la soglia del 5% per sedere al tavolo della contrattazione nazionale.
Nel settore privato, come già accade da 20 anni nel pubblico impiego, la rappresentatività verrà misurata attraverso l'incrocio, il mix tra numero degli iscritti e voto proporzionale delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie).
L'intesa indica anche le regole per validare gli accordi, definiti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50% più uno, cioè la maggioranza semplice. Si noti bene: la maggioranza delle organizzazioni sindacali, non dei lavoratori da queste organizzate. In pratica, se tre organizzazioni minoritarie firmano e una - assolutamente maggioritaria - no, l'accordo è valido per tutti.
La stessa maggioranza semplice richiesta per la consultazione certificata dei lavoratori, il voto a cui cioè verranno sottoposti gli stessi accordi. Conoscendo le modalità di votazione praticate nelle quasi totalità delle aziende, siamo al momento pressoché certi che raramente i lavoratori avranno l'occasione di "bocciare" un accordo sgradito.
Così se un contratto nazionale è sottoscritto dal 50% più uno della rappresentanza sindacale ''tutti - chiarisce senza giri di parole Squinzi - sono tenuti a rispettare quanto stabilito da quel contratto''. Ovvero a non muovere un dito in azienda. E' in pratica la cancellazione del diritto di sciopero, almeno per quanto riguarda i sindacati; visto che la Costituzione ancora lo riconosce come diritto individuale. Ma per chi vi dovesse ricorrere sono state appunto approvate le "sanzioni".
Non appena verrà reso noto il testo ufficiale vi saremo un'analisi più puntuale.

*****
Lo scarno resoconto pubblicato finora sul sito della Cgil (refusi compresi):

Misurazione della rappresentanza
1.- Ai fini della determinazione del peso di ogni organizzazione sindacale, che determina la possibilità di sedere ai tavoli dei rinnovi contrattuali, valgono:
. le deleghe sindacali (trattenuta operata dal datore di lavoro su esplicito mandato del lavoratore) comunicate dal datore di lavoro all'INPS e certificate dall'Istituto medesimo;
. i voti raccolti da ogni singola organizzazione sindacale nell'elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) in carica (validità 36 mesi)
2.- Il numero degli iscritti e il voto per le RSU peseranno ognuna per il 50% (così come anche previsto nel decreto legislativo 165/01 per il pubblico impiego)
3.- Questi due dati, iscritti e voto, verranno comunicati ad un ente esterno certificatore (es: CNEL) che procederà, per ogni CCNL, a determinare il calcolo della rappresentanza di ogni organizzazione sindacale.
4.- Le RSU saranno elette con voto proporzionale ai voti ottenuti, superando così l'1/3 destinato alle Organizzazioni Sindacali firmatarie di CCNL, e vi è l'impegno a rinnovare quelle scadute nei successivi sei mesi.

Validità ed esigibilità dei CCNL
Con l'accordo si stabiliscono regole che determinano le modalità con cui rendere esigibili, per entrambe le parti contraenti, il CCNL. Trattasi, per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali nel nostro Paese, di una procedura formalizzata e condivisa da entrambe le parti.
1.- Saranno ammesse al tavolo della trattativa le Organizzazioni Sindacali "pesate" con le regole sopra descritte, che superino la soglia del 5%.
2.- Le modalità di presentazione delle piattaforme contrattuali è lasciata alla determinazione delle singole categorie, con l'auspicio di entrambe le parti affinché si determinino richieste unitarie.
3.- Un CCNL è esigibile ed efficace qualora si verifichino entrambi le seguenti due condizioni:
. sia sottoscritto da almeno il 50%+1 delle organizzazioni sindacali deputate a trattare;
. sia validato, tramite consultazione certificata, dalla maggioranza semplice dei lavoratori e delle lavoratrici, con modalità operative definite dalle categorie
La sottoscrizione formale del CCNL che abbia seguito tale procedura diviene atto vincolante per entrambe le parti.
4.- I CCNL definiranno clausole e/o procedure di raffreddamento finalizzate a garantirne l'esigibilità e le relative inadempienze.

(come si può notare, la Cgil omette accuratamente di nominare le "sanzioni" previste in caso di sciopero, su cui invece molto insistono Confindustria, Cisl e Uil). Piccole furbizie che nascondono ai propri iscritti la parte più infame di un accordo mostruoso.

Fonte: http://www.contropiano.org/sindacato/item/16977-i-complici-firmano-laccordo-sulla-rappresentanza-sindacale.


Citazione
Arcadia
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1704
Topic starter  

di Giorgio Cremaschi.

Quando ho cominciato a fare il sindacalista negli anni 70 del secolo scorso, dopo ogni accordo sindacale la prima cosa che chiedevano i lavoratori in assemblea era: ma il padrone lo applicherà?
Allora in genere si facevano accordi che miglioravano la condizione delle persone, e la prima preoccupazione era quella di non dover fare troppi scioperi anche per ottenere l'applicazione della intensa appena conquistata.
Oggi la piena "esigibilità" degli accordi viene vantata dal presidente della Confindustria come il maggior pregio dell'accordo sulla rappresentanza appena sottoscritto con CGIL CISL UIL. La ragione di questa inversione di ruoli è molto semplice, gli accordi che si fanno e si faranno servono a peggiorare il salario e le condizioni di lavoro e quindi è alle persone sottoposte ad essi che bisogna imporre l'ubbidienza. Questo significa la piena applicazione dell'accordo del 28 giugno 2011, con il suo via libera al regime delle deroghe ai contratti nazionali.
L'accordo serve a superare ciò che ancora resta della divisione tra lavoratori garantiti e non, naturalmente estendendo a tutti la condizione peggiore. Del resto la flessibilità dei salari e degli orari è ciò che ci chiede la Commissione Europea per proseguire la politica di rigore.
L'accordo è la istituzionalizzazione della austerità nei luoghi di lavoro.
In pratica l'accordo istituisce il maggioritario sindacale con soglia di sbarramento.
Attenzione, lo sbarramento vero non è quel confuso 5% di rappresentatività che dovrebbe dare accesso al tavolo dei contratti, quello è un trucco per gonzi e giornalisti economici, perché la selezione avviene prima. Infatti fruiscono del diritto alla rappresentanza solo le organizzazioni che sottoscrivono l'accordo impegnandosi al rispetto di tutte le sue parti.
Per capirci è come se la nuova legge elettorale stabilisse che possono candidarsi al Parlamento solo le forze politiche che sottoscrivono la politica di austerità, il fiscal compact e quanto altro serva. In fondo la proposta Finocchiaro ci è andata vicino...
Escluso così preventivamente tutto il mondo sindacale che non si riconosce in CGIL, CISL UIL e ancor di più esclusa ogni nuova rappresentanza del mondo del lavoro, affermato il principio che chi siede al tavolo oggi occupa tutti i posti presenti e futuri, il maggioritario serve a disciplinare ciò che resta di diversità conflittuale, per capirci la FIOM e quelle RSU che ancora organizzano scioperi.
Il maggioritario sindacale stabilisce che una volta scremata preventivamente tra buoni e cattivi la presenza al tavolo, tra i rimasti la maggioranza decide e la minoranza si adegua.
Bisogna dare atto al senatore Pietro Ichino di essere stato il primo a proporre un sistema di questo genere.
Tra i sindacati firmatari, accedono al tavolo quelli che rappresentano più del 5% tra iscritti e voti per la elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie. Dove i lavoratori non votano per eleggere chi li rappresenta, ma il sindacato nomina propri fiduciari con le RSA, si continuerà a non votare e conterà per la misura della rappresentanza solo il numero degli iscritti.
Fatti tutti questi conteggi, i sindacati che assieme raggiungono il 50% più uno della rappresentanza decidono.
Sulla piattaforma decidono le organizzazioni senza consultazione dei lavoratori e le aziende trattano solo con la maggioranza, la minoranza sta al tavolo e guarda.
Sugli accordi decide la stessa maggioranza e consulta i lavoratori, in modalità certificate da definire. Cioè non necessariamente con il referendum, ma anche con il voto palese registrato in assemblea. Sotto questo aspetto l'accordo è più arretrato del modello Marchionne, che è stato instaurato con il referendum.
Una volta deciso si esegue, anche se l'accordo non ti piace.
C'è stata la consueta ipocrisia da parte dei dirigenti sindacali in questi giorni. Noi non accetteremo le sanzioni contro gli scioperi, hanno proclamato. Ma l'intesa confederale ovviamente non ha questo compito, essa definisce un accordo quadro che verrà formalizzato nei contratti e negli accordi aziendali, questi ultimi con le nuove rappresentanze aziendali, appositamente selezionate nelle nuove elezioni e nomine previste nei prossimi sei mesi.
Il testo in ogni caso non si presta ad equivoci. I firmatari si impegnano a definire nei contratti "clausole di raffreddamento", cioè inibizione dello sciopero e delle azioni legali. E non esiste clausola di raffreddamento che non preveda sanzioni per chi non la rispetta.
Per capirci, se questa intesa fosse stata operativa quando la Fiat impose l'accordo capestro a Pomigliano, la FIOM avrebbe dovuto accettare l'intesa e in cambio sarebbe rimasta al tavolo e avrebbe continuato a godere dei diritti sindacali. Ora la CGIL firma quell'accordo e lo estende a tutto il mondo del lavoro anche per conto della FIOM.
Questo accordo pretende di cancellare dai luoghi di lavoro la stessa idea del conflitto sociale, vuole prevenire le lotte e le rivolte che si preparano. Se esso fosse stato siglato negli anni 50 non avremmo oggi lo Statuto dei lavoratori e quanto ancora resta dei diritti del lavoro e dello stato sociale. Esso definisce il regime della complicità sindacale, secondo la definizione del libro bianco dell'allora ministro Sacconi, ed è il primo atto di una più vasta controriforma della Costituzione repubblicana, sulla quale si stanno accingendo i partiti di governo che esultano ed i poteri economici che festeggiano ancora di più.
Per la CGIL è una resa rispetto ai propri principi fondativi.
Cosa allora farà Landini, cancellerà per il classico piatto di lenticchie tutto quello che ha significato in Italia il suo no alla Fiat, oppure manifesterà e organizzerà il dissenso a questa intesa liberticida?
Speriamo, in ogni caso la lotta alle larghe intese politiche e sindacali avrà un nuovo avvio proprio dalla lotta a questo accordo. Qui bisogna subito costruire l'unità dei tanti che non ci stanno. La ripresa sociale e politica, l'alternativa alle politiche di austerità passa oggi anche dal rigetto del patto sulla rappresentanza.

Fonte: http://www.huffingtonpost.it/giorgio-cremaschi/la-complicita-sindacale-e-la-controriforma-della-costituzione_b_3374128.html.


RispondiCitazione
Condividi: