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Ratzinger richiama Chávez «Più libertà alla Chiesa»


Tao
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Incontro con il Papa in Vaticano. Il presidente: «Vogliamo girare pagina»
Il cardinale venezuelano Castillo Lara: «Era meglio non riceverlo»

Per il presidente Hugo Chávez l’incontro di ieri con Benedetto XVI è un «avvenimento storico» che sancisce l’inizio di una nuova era nei rapporti fra Caracas e il Vaticano. Un incontro che ha visto il Papa ricordare al leader venezuelano in tono fermo i punti dolenti nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato sudamericano. «Vogliamo girare la pagina di un capitolo da dimenticare», ha commentato Chávez dopo la visita in Vaticano. Al Papa ha ricordato le responsabilità di alcuni protagonisti ecclesiastici di quel capitolo ed in particolare di alti prelati «che non intendo nemmeno nominare». Si riferiva all’ormai scomparso cardinale Ignacio Velasco e soprattutto al vecchio cardinale Rosalio Castillo Lara, tornato nel suo paese dopo essere stato ministro delle Finanze di Giovanni Paolo II. Chávez lo considera corresponsabile del colpo di stato del 2002. L’alto prelato lo paragonò allora al diavolo e due anni fa definì «una gigantesca frode» il referendum promosso dal presidente. «Queste cose non accadranno mai più», ha esclamato il presidente venezuelano che ha definito comunque la crisi Stato-Chiesa attraversata dal paese «non così grande come si crede». «È un conflitto ormai superato» ha aggiunto sottolineando « le responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro passato cattolico».

Se Chávez non ha mancato di dire cosa pensava del «capitolo chiuso», Papa Ratzinger ha dimostrato di non volergli mandare a dire i suoi «punti fermi» attraverso altri, come vuole la prassi, e cioè il cardinale segretario di Stato Sodano ed il sostituto Sandri, ex nunzio a Caracas, che il presidente ha poi incontrato. Inaugurando un nuovo stile che non trova precedenti fra gli ultimi papi, ha consegnato al presidente Chávez un messaggio scritto di suo pugno.

Il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls lo ha così riassunto: «Il Santo Padre ha ribadito la libertà della Santa Sede nella nomina dei vescovi ed ha auspicato che l’università cattolica Santa Rosa da Lima possa sempre mantenere la sua identità cattolica». «Il Santo Padre ha anche espresso la sua preoccupazione per un progetto di riforma dell’istruzione in cui non troverebbe posto l’insegnamento della religione. Ha chiesto che i programmi di salute pubblica mantengano come punto basilare la protezione della vita fin dal suo inizio. Infine ha sottolineato l’esigenza dell’indipendenza dei media cattolici».

Per 40 minuti nella biblioteca privata ha parlato quasi sempre il presidente Chávez. Benedetto XVI lo ha interrotto una sola volta per chiedergli come mai un paese così ricco come il Venezuela conti così tanti poveri. «È la nostra croce!», gli ha risposto Chávez aggiungendo che il Paese paga le conseguenze di anni di controllo dell’economia da parte «dell’imperialismo e delle élites creole». «Oggi non siamo più schiavi», ha commentato accennando al progetto «barrio adentro» che con l’aiuto di finanziamenti cubani raggiunge 17 milioni di indigenti. Il Papa ed il presidente si sono lasciati scambiandosi due doni simbolici: il volume «La rivoluzione di Dio» con il testo dei discorsi pronunciato dal pontefice a Colonia ed il testamento del libertador Simone Bolivar che invoca Dio onnipotente.

Bruno Bartoloni
Fonte: www.corriere.it
12.05.06


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Tao
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«Chávez è un despota pericoloso, il suo è un regime dittatoriale in senso pieno perché ha concentrato tutti i poteri nelle proprie mani». Il cardinale Rosalio José Castillo Lara, salesiano, 83 anni, non è tipo da toni curiali.
«Avrei preferito che il Papa non lo ricevesse. Visto che lo ha fatto, è importante che abbia rivendicato libertà per la Chiesa e tutto il popolo». Il cardinale è tornato in patria nel ’97 e vive a Guiripa, il villaggio montano dov’è nato, milleduecento anime a cento chilometri da Caracas.

Eminenza, perché il Papa ha chiesto libertà nella nomina dei vescovi, per i media e le scuole?

«Nel ’64 fu stipulato un accordo che superava i diritti di interferenza della Corona di Spagna. Lo Stato mantenne però una sorta di diritto di veto: la Chiesa presenta un nome al presidente che ha un mese per dire se avrà obiezioni politiche. Chávez ha fatto ritardare di un anno la nomina dell’arcivescovo di Caracas perché non la approvava. Per il resto, la sua politica è il controllo e la soppressione di tutti i media che danno fastidio, cattolici compresi. E la cancellazione dell’insegnamento religioso, oggi su richiesta: il loro programma è l’indottrinamento rivoluzionario-marxista-cubano».

Chávez le ha dato dell’ipocrita...

«...sì, e anche del bandito e del golpista, era uno dei suoi sproloqui domenicali alla tv».

Che gli ha fatto?

«Ho detto ciò che penso: il suo è il governo più nefasto nella storia del Venezuela, un populismo che aumentato la povertà e la corruzione. Chiama golpe il movimento di popolo che nel 2002, senz’armi, gli chiedeva di andarsene: e lui fece sparare sulla folla. L’assemblea nazionale a dicembre è stata eletta dal 9 per cento degli elettori. L’85% si è astenuto, il 6 ha votato nullo. La gente sa che è impossibile un’elezione senza frode. Chi ha firmato il referendum del 2004 e lavorava per lo Stato ha perso il lavoro, gli altri i diritti civili: uno chiedeva il passaporto e non glielo davano. Ci sono prigionieri politici, torture...».

Chi ha ucciso Padre Jorge Piñango Mascareño, sottosegretario della conferenza episcopale?

«È un mistero. Lo hanno trovato morto asfissiato il 24 aprile. Nelle indagini si adombrava una storia omosessuale, cose assurde a conoscerlo. Pare una montatura per screditare la Chiesa. I vescovi si erano esposti. Forse qualcuno ha voluto dare una lezione» .

Lei ha mai avuto problemi?

«No. Il rischio c’è, ma io mi affido all’angelo custode. Gli sto dando un sacco di lavoro, poveretto».

Gian Guido Vecchi
Fonte: www.corriere.it
12.05.06


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Nello61
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Nello61 richiama Ratzinger: più libertà all'Italia


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