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Repubblica, i sette dolori del quotidiano


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Fino a domenica 22 aprile sciopero dei giornalisti
Dopo un nuovo gesto di rottura dell'azienda editoriale, i colleghi di Mastrogiacomo hanno deciso di incrociare le braccia per sette giorni.«La dignità non si vende»

In trincea dietro le scrivanie, in minicorteo sulla Colombo. Con una decisione senza precedenti, i giornalisti del maggior quotidiano italiano hanno annunciato una battaglia durissima. Sette giorni di sciopero consecutivo (a partire da lunedì 16 fino a domenica 22 aprile) proclamati dal cdr di Repubblica contro i diktat della proprietà dell'azienda. Non era mai successo. Solidarietà è arrivata dalla maggioranza dei colleghi del gruppo Espresso che decideranno in queste ore quali misure adottare. Sicuramente questa settimana il magazine Espresso, così come D-donna e Il venerdì, mancheranno l'appuntamento con i lettori. I numeri sono già chiusi, come sempre pieni di pubblicità, ma usciranno solo a sciopero concluso. L'occasione è «il rifiuto di sostituire i colleghi malati, anche per le malattie più lunghe e gravi», a rischio anche le sostituzioni per maternità, un segnale dalla proprietà (Caracciolo-De Benedetti) per evitare «qualunque confronto che riguardi l'organizzazione del lavoro, dicendo di no a un contratto minimo di ingresso».

Insomma l'ennesimo episodio di «una evidente strategia aziendale che va avanti da troppi anni contro i diritti fondamentali di una categoria di professionisti che vogliono essere trattati con rispetto e non come se fossero solo un costo», recita il comunicato sindacale. Il cdr contesta anche il diniego a ogni ipotesi di accordo aziendale da parte di un gruppo editoriale, sempre più ricco (per merito essenzialmente delle promozioni, Tex a colori è andato esaurito) ma che si fonda essenzialmente sul lavoro precario. Il bollente conflitto di Repubblica sembra il campo di battaglia preferito nella logorante guerra tra editori e giornalisti, inquadrandosi nella vertenza per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei giornalisti, scaduto da 2 anni.
Ieri, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza dei vertici della Fnsi e dell'associazione stampa romana, i giornalisti del quotidiano hanno spiegato le motivazioni di una così lunga astensione dall'edicola. «Sulla dignità del lavoro e il diritto alla contrattazione non cederemo mai. L'azienda lo deve sapere. Se rifiuta la concertazione, questa è la nostra risposta». E poi si passa alle cifre «in una redazione di 480 persone, oltre la metà guadagna meno di 2000 euro al mese, lavora molte ore quotidiane in più rispetto a quelle previste dal contratto e ha l'obbligo del lavoro domenicale». A fronte di questo l'azienda può contare su «profitti consistenti tanto che i manager hanno incrementato il loro stipendio del 20-30% nell'ultimo anno».
La settimana è densa: c'è il congresso Ds, quello della Margherita e l'Inter rischia di vincere matematicamente lo scudetto, ma per i lettori non ci saranno «cattivi pensieri», e forse nemmeno quelli buoni, i giornalisti di Repubblica non torneranno indietro se la proprietà non scenderà al tavolo delle trattative. Anche l'Usigrai annuncia solidarietà, con uno sciopero delle firme per giovedì prossimo. Durissimo è stato ieri l'intervento in assemblea di Mauro Piccoli, a capo del domenicale. Perché, ha chiesto, se l'azienda macina utili continua a dare schiaffi in faccia ai suoi giornalisti? L'anno scorso l'amministratore delegato, Marco Benedetto, ha avuto 1.700.00 opzioni di azioni ordinarie del gruppo come stock option (un gesto che ha l'obiettivo di fidelizzare le persone chiave nella conduzione dell'azienda), quasi un forziere pieno di denaro. Non è che la famiglia è divisa e qualcuno pensa di vendere? Piccoli ha poi ricordato la raccolta di 100mila dollari per autista e interprete di Mastrogiacomo (una giornata di lavoro per ogni redattore detratta spontaneamente dallo stipendio), la proprietà però non ha partecipato alla colletta, con la scusa che si esponeva alle ritorsioni degli amici dei talebani. La conclusione naturale del discorso è stata la richiesta di dimissioni dell'a.d. Benedetto. Poi, per ribadire il concetto, un corteo di persone è uscito dalla redazione di via Colombo e ha attraversato la strada per raggiungere la sede dell'amministrazione, giusto al di là della strada.

Violetta Neri
Fonte: www.ilmanifesto.it
18.04.07


Citazione
dalemoni
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Post: 89
 

Dopo il pacchetto di 12 giornate di sciopero del novembre/dicembre 2006,la vertenza per il rinnovo del CCNL stampa è entrata in una fase di stallo.
Sembra che a fronte dell'inerzia della FNSI,il CDR di Repubblica abbia deciso di rompere le righe e avviare una propria vertenza aziendale.
E' probabile che a breve una vertenza aziendale sarà avviata anche dall' Usigrai.
7 giorni consecutivi di sciopero potrebbero sembrare troppi,ma si deve ricordare che la categoria dei giornalisti è senza un nuovo contratto da 781 giorni.
La rivendicazione della disapplicazione contrattuale collettiva della L.30-Dlgs 276/03 (punto 7 della piattaforma sindacale) è considerata inammisibile dagli editori della FIEG,che rifiutano di aprire la trattativa se prima i giornalisti non vi rinunceranno.
Questa è la ragione fondamentale della contrapposizione frontale tra giornalisti ed editori,anche se gli stessi giornalisti ne fanno solo qualche accenno nei comunicati di sciopero.
Fino a quando i giornalisti rimarranno chiusi in una prospettiva corporativa non avranno grandi possibilità di vedere soddisfatte le proprie rivendicazioni.
I giornalisti non possono pensare di rimanere l'unica categoria privilegiata,che sfugge al precariato.
In un certo senso i giornalisti sono vittime della propria disonestà,poiché sono stati gli zelanti propagandisti della flessibilità.
Adesso che il precariato dilaga,che i contratti di lavoro a termine (la stragrande maggioranza sono illeggittimi, vedi il caso dell'abuso sistematico di decine di migliaia di contratti trimestrali da parte di Poste Italiane spa),gli pseudocontratti di collaborazione a progetto sono milioni e per conseguenza i consumi crollano...come possono pretendere di mantenere da soli, lo stesso tenore di vita e gli stessi diritti che avevano in precedenza?...

N.B.
Il tema è trattato anche nell'articolo "Precariato,precario,precarietà" pubblicato nello Spazio Utenti di questo sito.


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