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Roma: la Comunità palestinese invita a manifestare davanti all' Ambasciata USA, sabato ore 11-13


marcopa
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Sabato 9 dicembre dalle ore 11.00 alle 13.00 in via Bissolati (altezza ambasciata Usa, vicino a Via Veneto), la Comunità palestinese di Roma e del Lazio invita tutti a manifestare contro la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele in violazione al diritto internazionale.


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marcopa
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Speriamo che le sicure forti proteste di oggi non abbiano conseguenze mortali per nessuno. Perchè la reazione alla scelta di Trump abbia poche conseguenze tragiche è necessario reagire con molta forza e, possibilmente, con nonviolenza.

Marcopa

Redazione ANSA
NEW YORK
08 dicembre 2017

Gerusalemme: proteste a Gaza contro Trump, bruciate bandiere Usa

Le forze israeliane sono in alto allarme per possibili disordini e scontri oggi al termine delle preghiere del venerdì sulla Spianata delle Moschee e in Cisgiordania per il terzo 'Giorno di rabbia' indetto dai palestinesi contro la decisione Usa di riconoscere la città capitale di Israele. La polizia - hanno ricordato i media - ha schierato ingenti forze a Gerusalemme, ma al momento non ha previsto alcuna restrizione all'accesso dei fedeli musulmani alla Spianata, come è accaduto in altre occasioni simili. Anche l'esercito ha rinforzato la sua presenza in tutta la Cisgiordania.

"Ho mantenuto la mia promessa elettorale - gli altri non lo hanno fatto". Così Donald Trump su Twitter in riferimento all'annuncio di voler trasferire l'ambasciata Usa a Gerusalemme e aver dichiarato la città capitale di Israele. Il tweet è accompagnato da un video in cui compaiono gli ex presidenti Usa, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama, e infine Trump, dove tutti affermano che Gerusalemme è la capitale di Israele, e l'attuale presidente lo ha poi dichiarato ufficialmente.

Si infiamma la situazione in Medio Oriente.

Dalla Cisgiordania a Gaza, i palestinesi si sono ribellati al riconoscimento da parte degli Usa di Gerusalemme capitale di Israele. Dalla Striscia il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha chiamato alla terza Intifada contro "l'occupazione e il nemico sionista", mentre gli scontri nei Territori hanno fatto registrare oltre cento feriti. "Il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele - ha tuonato Haniyeh - è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti". Parole riecheggiate dai canali dell'Isis e di al Qaida, che hanno minacciato di attaccare le ambasciate americane e israeliane. Mentre dal Libano il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato "un'immensa manifestazione popolare" per lunedì a Beirut. In serata due razzi sono stati lanciati dalla Striscia verso il sud di Israele, ma sono caduti all'interno dell'enclave palestinese. La popolazione delle aree israeliane, al suono delle sirene di allarme, è corsa comunque nei rifugi. Qualche ora dopo è arrivata la risposta di Israele, con colpi di tank e un'incursione aerea che hanno bersagliato due postazioni di Hamas nella parte centrale di Gaza.

Al secondo giorno di rabbia palestinese, e alla vigilia del venerdì di preghiera, la tensione insomma cresce sempre di più. Il bilancio degli scontri nelle manifestazioni di oggi che hanno punteggiato i Territori (da Betlemme, i più gravi, a Hebron, da Ramallah a Tulkarem, a Nablus) è di oltre 100 feriti palestinesi. Molte le bandiere Usa bruciate e le effigi di Trump e Netanyahu date alle fiamme durante le proteste accompagnate dallo sciopero generale proclamato in tutti i Territori. Davanti alla Porta di Damasco a Gerusalemme - oggi semideserta, con il traffico ridotto e gran parte dei negozi arabi chiusi per lo sciopero - una manifestazione si è trascinata a lungo con slogan che rivendicavano l'appartenenza araba della città. L'esercito israeliano, già in stato di allerta, ha annunciato l'invio nei Territori di "un certo numero di battaglioni" per fronteggiare la nuova fase di allarme. Gli occhi sono ora rivolti a quello che si teme possa succedere domani al termine della giornata di preghiera sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme e in Cisgiordania.

"Facciamo appello affinché domani 8 dicembre - ha rivendicato Haniyeh - sia il giorno in cui si scatenino la collera e l'Intifada palestinese contro l'occupazione a Gerusalemme e nella Cisgiordania". E mentre il premier Benyamin Netanyahu - che in questa fase ha unito maggioranza e opposizione - ha preannunciato che presto altri Paesi seguiranno gli Usa, il presidente Abu Mazen è corso in Giordania ad incontrare re Abdallah per "consultazioni urgenti". "Siamo in contatto con altri Paesi affinché esprimano un riconoscimento analogo - ha detto Netanyahu - e non ho alcun dubbio che quando l'ambasciata Usa passerà a Gerusalemme, e forse anche prima, molte altre ambasciate si trasferiranno. E' giunto il momento". Abu Mazen e Abdallah gli hanno risposto ricordando che la mossa di Trump "rappresenta una violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni della legittimità internazionale".

In un altro passo pieno di significato politico, il premier Rami Hamdallah è andato a Gaza per rilanciare la riconciliazione palestinese, in primis Hamas, appannatisi nei giorni scorsi. Nel subbuglio internazionale creato dalla dichiarazione di Trump, l'Europa ha preso le distanze dall'alleato Usa: l'annuncio della Casa Bianca su Gerusalemme - ha sottolineato il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini - ha "un impatto potenziale molto preoccupante", perché avviene in un "contesto fragile" e potrebbe "farci tornare indietro ai tempi più bui". Un giudizio rimbeccato da Israele in serata: il ministero degli Affari Esteri, retto ad interim da Netanyahu, ha detto che quelle parole "lasciano perplessi" perché "la negazione che Gerusalemme sia la capitale di Israele" rifiuta "un indiscutibile fatto storico" e "allontana la pace creando aspettative nei palestinesi che sono fuori dalla realtà".

'Gerusalemme capitale d'Israele', il mondo contro Trump


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Hito
 Hito
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Quando si ha a che fare con un atto di terrorismo islamico, loro non partecipano perchè la partecipazione sarebbe l'ammissione dell'esistenza di un legame... gli italiani si dovrebbero comportare allo stesso modo: se la vedano loro con chi è eventualmente responsabile... una sola parola d'ordine: reciprocità.


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Hito
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https://youtu.be/mm42_08Uv5g


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Hito
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marcopa
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Una buona partecipazione alla manifestazione di questa mattina, nonostante la pioggia, il vento e la giornata all' interno di un ponte festivo. Nel pomeriggio presidio a Milano in piazza Cavour. Non finisce qui, sarà dura per il Giro d' Italia 2018 iniziare da Gerusalemme.


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mystes
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Se la parola "coerenza" ha un senso e se non vogliamo limitarci ai soli discorsi di condanna che lasciano il tempo che trovano è questa l'ora per l'Italia di fare le scelte giuste: rompere con gli Stati Uniti e con il Patto Atlantico. Ricordo però che l'ultimo politico che ruppe con gli Stati Uniti fu Mussolini e sappiamo la tragica fine che fece, mentre il povero Craxi che tentò di dare agli Stati Uniti una lezione a Sigonella è andato a morire in esilio in Tunisia.


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