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Saldati conti con Tripoli:Scaravilli tornato in Italia


helios
Illustrious Member
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Saldati i conti con Tripoli: Scaravilli è tornato in Italia
Il medico catanese è finalmente arrivato a Roma dopo un braccio di ferro sui soldi. Globalist aveva raccontato il retroscena.
Desk
domenica 14 giugno 2015 22:07

La notizia è arrivata nella serata di domenica: imminente il rilascio di Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia. Almeno così è ciò che ha affermato Jamal Zubia, un portavoce dell'autoproclamato governo di Tripoli. La consegna ad una "delegazione italiana", ossia a un team dei nostri servizi segreti più altri funzionari, è stata conciordata al "Mitiga International Airport" della capitale libica. Scaravilli, come anticipato da Globalist, è stato rilasciato dopo che le nostre autorità hanno pagato una sorta di "commissione" agli esponenti "tripolini" i quali - pagando probabilmente un riscatto - avevano ottenuto il rilascio del nostro connazionale. E in tarda serata il medico catanese ha fatto ritorno.

Ma come erano andate le cose? Aveva raccontato proprio ieri Globalist: "Scaravilli, medico catanese, era stato rapito lo scorso 6 gennaio. Ed era finito in mano di un gruppo jihadista libico, su posizioni vicine all'Isis ma totalmente autonomo dallo Stato Islamico. Ora che il medico è in salvo si possono aggiungere altri particolari fino ad ora tenuti nascosti per tutelare l'incolumità dell'ostaggio: i jihadisti libici erano effettivamente tali. Ma in questa veste svolgevano anche un ruolo negli apparati di sicurezza dell'autorità di Tripoli. Insomma: metà governo e metà banditi.
L'intelligence italiana e la Farnesina, ovviamente, si sono mosse subito cercando di salvare il nostro connazionale. Situazione complicata, vista la grande instabilità libica, paese dove ci sono due governi (Tripoli e Tobruk) e dove ogni gruppo alla fine gioca per sé.
Ma alla fine, fortunatamente, il bandolo della matassa è stato trovato. Grazie ad alcuni mediatori e alla collaborazione con le autorità di Tripoli (nonostante l'Italia riconosca il governo di Tobruk) Scaravilli è stato rilasciato dal gruppo statal/jihadista e ricomparso a Tripoli. Liberato dietro il pagamento di un riscatto e altri favori "politici". Non certo per simpatia nei confronti degli italiani, come di nessuno in quelle terre finite nel gorgo della violenza.
Tutto bene, si pensava. Tanto che perfino il Quirinale aveva - forse un po' frettolosamente - rilasciato una dichiarazione: "Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con soddisfazione la notizia della liberazione del medico Ignazio Scaravilli, rapito in Libia nello scorso gennaio, e ha ringraziato tutte le autorità che hanno reso possibile la positiva conclusione della vicenda".
Ma Scaravilli, per quanto sano e salvo, non era ancora nelle mani italiane quando il Quirinale aveva diffuso la nota. E infatti era ed è ancora in una caserma di Tripoli. Perché qualcuno, prima di rimandarlo in Italia, ha bussato cassa. Soldi. Percentuale, mediazione, riforzino. La si definisca come si vuole, ma la sostanza è quella.
Così è stato necessario racimolare il dovuto e saldare il conto. E adesso, saldati i conti in sospeso, l'imminente rilascio. Con una coda di comunicati ufficiali (da parte italiana) e di bugie da parte libica:
non era stato rapito ma sequestrato dai servizi segreti "tripolini" che in questi sei mesi hanno indagato su di lui.

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=74942&typeb=0&tra-007-libici-e-jihad


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