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Saviano - Guai a raccontare questo Paese


Tao
 Tao
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L'incontro tra l'anziano giornalista e il giovane scrittore. In una società dove non si perdona chi dice la verità

Ci sono dei momenti in cui hai l’impressione di attraversare il tempo diversamente, come se secondi e minuti si unissero in una specie di coltre, costringendoti a comprendere che ogni momento ti resterà tracciato nella memoria. Vivere il ritorno televisivo di Enzo Biagi è uno di quei momenti. Quando Loris Mazzetti, giornalista e regista, mi ha portato l’invito di Enzo Biagi ad andare in trasmissione avevo compreso la necessità di quest’incontro, la necessità di partecipare al ritorno di qualcosa che era stato spezzato piuttosto che interrotto.

Enzo Biagi l’ho incontrato a casa sua. Abbiamo mangiato insieme. Lentamente. Parlava con tono chiarissimo, e non sembrava neanche per un momento aver perso la capacità di ficcarsi dentro le questioni e divertirsi a discutere con le cose che pulsano, valutando i veri meccanismi piuttosto che gli epifenomeni. Mi ha parlato come se conoscesse ogni cosa di me, ogni cosa detta, scritta e persino pensata.

Discutiamo sullo stato di cose, una sorta di ricognizione degli elementi del disastro. Su una politica che non ha la geometria della buona amministrazione e né l’energia di muovere grandi passioni. Su un Paese spaccato in due, dove Nord e Sud non comunicano, dove tutto possiede un’unica dimensione del racconto, dove sempre meno si conosce ciò che avviene e tutta l’attenzione è rapita dal ginepraio della politica, discutiamo di un Paese dove “il pensiero di un parlamentare rischia di avere un peso maggiore rispetto a quello che accade”.

D’improvviso mi guarda e chiede un’attenzione particolare. “Mi ascolti, bene”, dice, fermandomi la mano mentre mangiavo: “Lei ha raccontato questo Paese, nessuno glielo perdonerà mai. Nessuno perdona in questo Paese quando si viene ascoltati. Nessuno. Troppe persone l’hanno ascoltata, questo non glielo perdoneranno politici, colleghi scrittori, giornalisti, mi creda. Nessuno qui vuole sapere come stanno davvero le cose. Chi lo fa è come se mettesse in fallo tutti gli altri che non vengono ascoltati e per questo non si incolpano ma incolpano gli altri”. Biagi poi racconta di quando era andato al matrimonio di Giovanni Falcone: “Fino alla fine hanno diffidato di lui, solo con la sua morte è riuscito a dare giustizia al suo lavoro. Che la sua strada era la strada giusta per modificare il mortale rapporto tra cosa nostra e politica. Solo dopo la morte tutti l’hanno compreso. Un Paese che riconosce queste cose solo dopo il sacrificio è un Paese malato”. Enzo Biagi non ha perso la lucidità dello sguardo: è complesso discutere, ciò che nelle discussioni è per me citazione, bibliografia, verso tirato giù a memoria, citazione conservata nello stomaco, per lui è memoria reale; ciò che ho letto, lui l’ha conosciuto, incontrato, criticato, ascoltato. E genera una sorta di sensazione di straneamento, come se le mie parole fossero di una materia di inchiostro e carta e lui invece avesse sentito l’odore del sudore di ciò che ho potuto conoscere solo con la mediazione della scrittura.

Una voce ci chiama: “Al trucco”. Ci passano sul viso una specie di ovatta imbevuta di qualcosa. Loris Mazzetti però lo chiama mentre accompagnato dalla figlia Bice sta per andare a sedersi nella poltroncina della trasmissione. Si guardano: “Enzo, cinque anni… Enzo, cinque anni… Ora torniamo”. Biagi si commuove, Mazzetti sembra stringere i denti. È come scoccata un’ora, un momento in cui il veto viene a cadere, aver resistito sembra esser stato il comportamento più corretto, una forza che viene da lontano che ha i muscoli allenati già a superare velenosi pantanti melmosi, il fascismo, le Br, la Democrazia cristiana, il Pci, Tangentopoli. Ci incontriamo nello studio, Biagi mi sorride, e sibila: “Senza il sud questo paese sarebbe un paese mutilato, povero. Non sopporto chi blatera contro il sud”.

Impossibile non vivere una sorta di flashback, vedere dinanzi a lui tutti i visi: mi è apparso Pasolini quando dinanzi a Biagi lancia la sua accusa verso la televisione di massa, quando proclama di credere nello sviluppo “ma non in questo sviluppo”. È come vederseli tutti. Siamo lì nello studio, la regia è pronta. Nessuno sa bene cosa avverrà e come avverrà: è passato molto tempo e quasi ci si è dimenticati di come funzionano le cose, e l’emozione di tutti è palpabile persino ascoltando i respiri, come se tutti avessero fatto una corsa. Siamo invece tutti immobili da mezz’ora. Con Biagi e Mazzetti discutiamo: “Parleremo d’ogni cosa. di quello che si può dire e di ciò che non si può dire. Su quanto è impensabile dire in tv e su quanto dovremmo invece dire, sulla letteratura e sulla capacità di raccontare. ancora questo Paese”. Biagi si è sistemato dinanzi a me, i riflettori caldissimi, le telecamere accese. Gli occhiali di sempre, lo sguardo ai fogli dinanzi a lui e il mezzobusto che ha raccontato un Paese, si materializza dinanzi ai miei occhi. Ogni stanchezza scompare, persino ogni malinconia scompare. Biagi è lì come se nulla fosse capitato, come se nessuno l’avesse cacciato, come se l’ultima intervista l’avesse fatta il pomeriggio precedente, come se fuori la porta fossero appena usciti Mastroianni e Pasolini, ancora fermi sul pianerottolo. Come se tutto iniziasse adesso, ma con un origine di sempre mai interrotta. Come se tutto dovesse ancora essere raccontato, testimoniato, come se sino ad oggi si fosse compiuto solo l’inizio del percorso. Tre… due… uno. via.

Roberto Saviano
Fonte: http://espresso.repubblica.it
Link: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Guai-a-raccontare-questo-Paese/1571768
13.04.07


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bstrnt
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Proprio oggi nel giornale più letto d'Italia, "Libero", che ha una determinata tiratura, ma poiché nessuno lo compera, viene distribuito gratuitamente in ogni sedile dei treni delle Ferrovie dello stato (e noi paghiamo!), ho potuto raccogliere una delle sue perle: "Biagi, ma c'era proprio bisogno che ce lo riproponessero?".
Ebbene sì!
Siamo arcistufi dei politici dal "pensiero nano" (un neologismo che ho appreso oggi a Firenze) e dei giornalisti viscidi (chi ha orecchie da intendere....).
Ma qualcuno di questi signori ha il concetto di cosa significa la parola dignità? .... e la parola moralità?
Abbiamo proprio bisogno dei Biagi, ma anche dei Saviano e anche di quei signori giornalisti di elevato profilo professionale come il gruppo della Gabanelli, i giornalisti di RAI News 24 e tanti altri che svolgono il loro lavoro con dignità e capacità!
State attenti giornalisti nani, forse le cose stanno per cambiare e vorrei proprio vedere senza la sovvenzione dello stato quante vostre testate riusciranno ad apparire ancora nelle edicole.


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Anonymous
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Non mi dispiace di quello che dico, e so' che dico. Anche l' interessato epurato, seppur epurato, non ha lasciato strascichi alla Falcone, e se Falcone ha fatto o detto qualcosa, sicuramente, ha fatto piu' di qualc' un altro, ma non si è mai alzato, dove giustizia e magistrati, potrebbero, senza fare tante storie, nel mettere in galera chiunque, in questa politica, solo in fatto di etica. Lui, dicevo, epurato, non ha lasciato nulla che si possa dire: " Ci manca qualc' uno che diceva o che faceva del suo giornalismo, qualcosa di vero". Uno fra i tanti, piu' che altro un mito, che trascende pensieri, storia, cultura passata e presente, come ne fanno tanti, e sopratutto ne va di moda, come chi, non capisce nulla di politica o di cose, come sono le mode, di tanti ossessionati mentali, che patteggiano per la destra o la sinistra, per i sindacati o per i rossi o i neri. L' ho sentito piu' di una volta nei suoi spazi televisivi, e sinceramente, lo trovo meno che mediocre, patetico, e anche lui, con voglia di galvanizzarsi con niente. No, non ci siamo, a prendere feticci per oracoli. Non fa' per uno come lui. Se volete un sunto, e un' immagine lampante, di che e' alla fine l' uomo, premettendo, che sia l' uno che l' altro, li torcerei tutti, si prese la briga, come un monellaccio senza gusto e senza graffiatura come contorno, di befeggiare con un altro saltimbanco che non sa' di nulla, un uomo che non era della sua parte e nemmeno della sua veduta, contornato, da cosi sinistroidi, che di fecciume, ne hanno seminato, quanto basta, per voler discreditare un' immagine di uno, con cattiverie e vere schifezze senza peso. Un bamba come tanti, ne di piu' ne di meno. E la cosa che mi fa ridere, e' che si riesce sempre a favoleggiare, fra cultura da salotto, riempendosi la bocca di tante parole, ma non cogliendo e dicendo mai, il senso vero delle cose. Purtroppo, il giornalismo e il credersi propagatori di aperture di matrici, e' uno snob da salotti, dove, dall' antipasto alla frutta, ti mescie di tutto, per stordirti di niente. A mè quest' uomo, cosi melassoso e di nulla, di nulla sa' e sapra'. E per non fare torto, con lui ci metto tutto il resto, fra i piu' e i meno del teatrino dell' informazione e della cultura. Non ci sono uomini, ma solo miti da salotto, chiunque essi siano. Lui ne e' fra gli elenchi. Per carità: rispetto assoluto a ello, ma se ne stia a casa. Non si proponga ne come acuto servitore dell' informazione, e ne come blasonato chissa' che. Anzi, ritenerlo una figura da rispecchiare qualcosa di quello che si puo' dire " E' del nostro". mi sembra una vigliaccheria, a nolte altre intelligenze comuni, senza nome, senza titoli, senza referenze, ma semplicemente comuni italiani. E dai, non facciamoci ridere addosso. Un altro e' Santoro. Digrigna i denti, sparisce, e poi se torna, ci si rende conto che cuoci pizza che e'. E' ora di finirla con la letteratura della carta straccia, e i monologhi nazionali. La zuppa alla fine, sembra uguale, come le programmazioni televisive. Non sanno che stronzate di giochi o quiz fare, per inebetire piu' gente possibile, e li chiamano indici di ascolto. Cosi son tali e quali loro. Suonatori all' unisono, della solita nenia, senza echi e senza graffiature, da smuovere nulla. Potete spegnere TV e bruciare giornali, e anche se sembra inverosimile, chiudere pure il pc. E' aria che fa solo corrente, non crea nulla, tanto viene e tanto va'. Figuriamoci i miti creati in tv, che quando la gente si sveglia, si chiede che hanno preso, per essere stati cosi tanto tempo, nell' infatuazione del niente. Gente. Tutto e' vento. Gli uragani, esistono solo in natura. Se non se ne fanno, di naturale, non c'e' propio niente. Aria fritta. Polpette regalate via etere, unte, e solo da prendere, e mai da assaggiare. Nessuno che pensi di fare qualcosa, è meritorio di qualcosa, fra queste caste che contano e che sono modelli televisivi, e tutto cio' che e' televisivo, e' teatro del falso, e le marionette, prendono per i fondelli, non sanno nemmeno loro, che e' la cosa. Un giornalista, un politico, un pensatore, un attivista, una persona qualunque, prende su di se' il tutto, e non si divide. Ogi esistono frammenti del tutto, che sono incapaci di tutto. La verità non urla sui tetti. La verità non smuove nulla. E sapete perche'? Perche' non e' la verita', ma e' il rumine della falsita', che fa cultura, spettacolo, scena, politica, e ideologia, senza pervenire al niente, ne come coscenza, ne come diritto che sia tale. Un giornalista, e' come un avvocato, e' come un giudice, e' come un politico, e' come un rettore. Non e' una cosa spezzata. Tutti sono spezzati, fuori contesto, e con la loro gloria da propagandare, altrimenti, non sanno che fare nella vita, e ne fanno la causa nazionale, di che, alla fine, ancora non si sa', ma di sicuro si sa', che i piu' ne guardano come miti, come pietre miliari, di reconditi randevu', da considerare, odorare, e magari, di farci qualche altarino. Tanto, un santo vale l' altro. Il popolo, ha bisogno sempre di santi, miti, e personaggi dove rispecchiarsi, e sopratutto, che gli diano le frottole, cammuffate da storielle. Fanno ninna e fanno nanna. Raccontano una morale. Non fanno male. E tutto continua. Mi sembra tutto schizzofrenico sto mondo dell' informazione, che continua a informare, che non arriva a niente, e tanto, ogni giorno e' la stessa cosa. Povera umanità. Polli d' allevamento. Figuriamoci, se un biagi, ha mai cantato da gallo. Figuriamoci, se un Biagi, ai tempi della sua miglior lucidita', si sia mai staccato, da una politica, che era piu' subdola, infantile, e pure statalista. Lui e' nato li, e li ci e' rimasto. E' uno come tanti, che deve esserci nella cresta dell' onda. Fa parte del cliche. Se non ci fosse lui, ce ne sarebbe un altro. Magari migliore. Senz'altro, ma non paraculato come lui. Solo i miti paraculati e offesi all' eroina, sono come le zecche. Si attaccano, e si portano i loro pidocchi. Che sara' mai , qust' uomo, assieme a tutta la cricca dell' elite del mondo che muove il mondo?
Preferisco, il piu' vile dei veri, almeno , lui, non favoleggia, dice, ed e', senza dover ricorrere alla bassezza che si e' evidenziato da solo. E per cosa? Per nulla. Si fa' prima a dire in faccia a una persona che e'. Ma si vede, che non lo puo' fare, se non con la finzione mascherate, come e' mascherata la cricca dei suoi simili di colore, e anche opposto. Biagi e nulla a cena, e' la stessa cosa. La fame, rimane.


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Affus
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Non mi dispiace di quello che dico, e so' che dico. Anche l' interessato epurato, seppur epurato, non ha lasciato strascichi alla Falcone, e se Falcone ha fatto o detto qualcosa, sicuramente, ha fatto piu' di qualc' un altro, ma non si è mai alzato, dove giustizia e magistrati, potrebbero, senza fare tante storie, nel mettere in galera chiunque, in questa politica, solo in fatto di etica. Lui, dicevo, epurato, non ha lasciato nulla che si possa dire: " Ci manca qualc' uno che diceva o che faceva del suo giornalismo, qualcosa di vero". Uno fra i tanti, piu' che altro un mito, che trascende pensieri, storia, cultura passata e presente, come ne fanno tanti, e sopratutto ne va di moda, come chi, non capisce nulla di politica o di cose, come sono le mode, di tanti ossessionati mentali, che patteggiano per la destra o la sinistra, per i sindacati o per i rossi o i neri. L' ho sentito piu' di una volta nei suoi spazi televisivi, e sinceramente, lo trovo meno che mediocre, patetico, e anche lui, con voglia di galvanizzarsi con niente. No, non ci siamo, a prendere feticci per oracoli. Non fa' per uno come lui. Se volete un sunto, e un' immagine lampante, di che e' alla fine l' uomo, premettendo, che sia l' uno che l' altro, li torcerei tutti, si prese la briga, come un monellaccio senza gusto e senza graffiatura come contorno, di befeggiare con un altro saltimbanco che non sa' di nulla, un uomo che non era della sua parte e nemmeno della sua veduta, contornato, da cosi sinistroidi, che di fecciume, ne hanno seminato, quanto basta, per voler discreditare un' immagine di uno, con cattiverie e vere schifezze senza peso. Un bamba come tanti, ne di piu' ne di meno. E la cosa che mi fa ridere, e' che si riesce sempre a favoleggiare, fra cultura da salotto, riempendosi la bocca di tante parole, ma non cogliendo e dicendo mai, il senso vero delle cose. Purtroppo, il giornalismo e il credersi propagatori di aperture di matrici, e' uno snob da salotti, dove, dall' antipasto alla frutta, ti mescie di tutto, per stordirti di niente. A mè quest' uomo, cosi melassoso e di nulla, di nulla sa' e sapra'. E per non fare torto, con lui ci metto tutto il resto, fra i piu' e i meno del teatrino dell' informazione e della cultura. Non ci sono uomini, ma solo miti da salotto, chiunque essi siano. Lui ne e' fra gli elenchi. Per carità: rispetto assoluto a ello, ma se ne stia a casa. Non si proponga ne come acuto servitore dell' informazione, e ne come blasonato chissa' che. Anzi, ritenerlo una figura da rispecchiare qualcosa di quello che si puo' dire " E' del nostro". mi sembra una vigliaccheria, a nolte altre intelligenze comuni, senza nome, senza titoli, senza referenze, ma semplicemente comuni italiani. E dai, non facciamoci ridere addosso. Un altro e' Santoro. Digrigna i denti, sparisce, e poi se torna, ci si rende conto che cuoci pizza che e'. E' ora di finirla con la letteratura della carta straccia, e i monologhi nazionali. La zuppa alla fine, sembra uguale, come le programmazioni televisive. Non sanno che stronzate di giochi o quiz fare, per inebetire piu' gente possibile, e li chiamano indici di ascolto. Cosi son tali e quali loro. Suonatori all' unisono, della solita nenia, senza echi e senza graffiature, da smuovere nulla. Potete spegnere TV e bruciare giornali, e anche se sembra inverosimile, chiudere pure il pc. E' aria che fa solo corrente, non crea nulla, tanto viene e tanto va'. Figuriamoci i miti creati in tv, che quando la gente si sveglia, si chiede che hanno preso, per essere stati cosi tanto tempo, nell' infatuazione del niente. Gente. Tutto e' vento. Gli uragani, esistono solo in natura. Se non se ne fanno, di naturale, non c'e' propio niente. Aria fritta. Polpette regalate via etere, unte, e solo da prendere, e mai da assaggiare. Nessuno che pensi di fare qualcosa, è meritorio di qualcosa, fra queste caste che contano e che sono modelli televisivi, e tutto cio' che e' televisivo, e' teatro del falso, e le marionette, prendono per i fondelli, non sanno nemmeno loro, che e' la cosa. Un giornalista, un politico, un pensatore, un attivista, una persona qualunque, prende su di se' il tutto, e non si divide. Ogi esistono frammenti del tutto, che sono incapaci di tutto. La verità non urla sui tetti. La verità non smuove nulla. E sapete perche'? Perche' non e' la verita', ma e' il rumine della falsita', che fa cultura, spettacolo, scena, politica, e ideologia, senza pervenire al niente, ne come coscenza, ne come diritto che sia tale. Un giornalista, e' come un avvocato, e' come un giudice, e' come un politico, e' come un rettore. Non e' una cosa spezzata. Tutti sono spezzati, fuori contesto, e con la loro gloria da propagandare, altrimenti, non sanno che fare nella vita, e ne fanno la causa nazionale, di che, alla fine, ancora non si sa', ma di sicuro si sa', che i piu' ne guardano come miti, come pietre miliari, di reconditi randevu', da considerare, odorare, e magari, di farci qualche altarino. Tanto, un santo vale l' altro. Il popolo, ha bisogno sempre di santi, miti, e personaggi dove rispecchiarsi, e sopratutto, che gli diano le frottole, cammuffate da storielle. Fanno ninna e fanno nanna. Raccontano una morale. Non fanno male. E tutto continua. Mi sembra tutto schizzofrenico sto mondo dell' informazione, che continua a informare, che non arriva a niente, e tanto, ogni giorno e' la stessa cosa. Povera umanità. Polli d' allevamento. Figuriamoci, se un biagi, ha mai cantato da gallo. Figuriamoci, se un Biagi, ai tempi della sua miglior lucidita', si sia mai staccato, da una politica, che era piu' subdola, infantile, e pure statalista. Lui e' nato li, e li ci e' rimasto. E' uno come tanti, che deve esserci nella cresta dell' onda. Fa parte del cliche. Se non ci fosse lui, ce ne sarebbe un altro. Magari migliore. Senz'altro, ma non paraculato come lui. Solo i miti paraculati e offesi all' eroina, sono come le zecche. Si attaccano, e si portano i loro pidocchi. Che sara' mai , qust' uomo, assieme a tutta la cricca dell' elite del mondo che muove il mondo?
Preferisco, il piu' vile dei veri, almeno , lui, non favoleggia, dice, ed e', senza dover ricorrere alla bassezza che si e' evidenziato da solo. E per cosa? Per nulla. Si fa' prima a dire in faccia a una persona che e'. Ma si vede, che non lo puo' fare, se non con la finzione mascherate, come e' mascherata la cricca dei suoi simili di colore, e anche opposto. Biagi e nulla a cena, e' la stessa cosa. La fame, rimane.

condivido quasi tutto; il grande giornalista capitalista e cattocomunista, è solo un mediocre giornalista , troppo mediocre ; la sua santità deriva dalla sua coerenza alla mediocrità.

Tutto gli deriva , a mio parere ,da un confusione di senso a livello di valori esistenziali , scambiati per valori cristiani da proclamare al mondo .
Un esempio per tutti : è concettualmente contro l'idea di potere , forse ritenuto nemico dell'uomo, o quanto meno dei poveri , come nella molto di moda "teologia della liberazione " , ma lui è immerso fino al collo nella cupola del potere sinistro , che si serve di lui come un falso agnello vittima sacrificale dell'ingiustizia .
Insomma ci troviamo solo di fronte a un falso profeta che inganna se stesso e il mondo .


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Anonymous
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Non lo so inquadrare, perche' è tempo perso. L' ho seguito quando commentava alla tv in un 10 15 minuti di spazio suo. Non sempre. Una decina di volte, occasionalmente. E mi e' bastato sentire come si appoggiava su temi, e in che modi li calcava. Un ciuccia stole. Un annebbiato commentatore da pulpito, che vuole trovare il segreto e la dinamica mai trovata da nessuno, nella ua polverosa soffitta, dove la sua cultura rarefatta, prende impronte sulla polvere che il tempo gli ha deposto. Poi, arrivare , una persona come si crede lui, o con le possibilita' che gli hanno dato, a prendere un buffone come lui, nel senso che ha gli stessi modi e sapori suoi, per mettere alla berlina stupidamente una persona: questo non l' ho digerito. Troppo da anticappati. Se avesse declamato i vizi e le virtu' del vero, con qualche bestemmia per capirsi meglio, l' avrei apprezzato di piu'. E' un vecchio prete da soffitta.


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ilfalcosolitario
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i vostri deliranti commenti mi hanno fatto pensare a Macchiavelli....
che diceva che esistono 3 tipi di cervello nelle persone...
il primo impara da solo...il secondo solo se gli si insegna...il terzo non capisce e non impara...
il primo cervello è eccellente ...il secondo ottimo...il terzo è inutile....


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