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Trattato generale contro la disinformazione sull'euro


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Nonostante siano passati molti anni dalla nascita dell'euro e dalla sua successiva introduzione anche in forma di contante sono ancora rilevabili nell'immaginario collettivo gli effetti della disinformazione attuata in Italia su questo argomento per diversi scopi.
Questo trattato riassume e smonta le accuse che si rivolgono senza cognizione di causa o in malafede all'euro.

LE BASI DELL'EURO

L'euro nato da poco

E' molto diffusa la convinzione che l'euro sia stato ideato "dopo la caduta del muro di Berlino", o poco prima, per impedire alla Germania riunificata di sovrastare con le sue nuove grandi dimensioni economiche e politiche l'intero mercato europeo. Questa è una teoria che deriva dallo spauracchio, molto in voga fino a metà anni '90 circa, della "grande Germania" e il suo "marco forte" che avrebbe finito con lo schiacciare gli altri. In realtà l'euro, o meglio l'idea di unione monetaria europea, è molto più vecchia e ha ben altre e più serie motivazioni.

1961

Il Comitato per gli Stati Uniti d'Europa (detto anche Comitato Monnet, perchè formato nell'ottobre 1955 su proposta di Jean Monnet) propone di realizzare un'Unione Europea delle Riserve Monetarie, come primo passo verso una valuta europea. Venne proposto perchè nel dopoguerra l'Europa aveva già una specie di moneta unica, il dollaro, a cui tutte le valute europee erano legate da cambio fisso, ma quando i principali paesi decisero di sganciare la loro moneta dal dollaro furono subito chiari i pericoli che questo avrebbe provocato a un nuovo mercato, quello europeo comune, che andava sempre più integrandosi.

1962

Il Memorandum Marjolin propone una forma di unione monetaria da attuare attraverso cambi fissi fra le valute della CEE.

1965

La Commissione europea propone l'istituzione di un sistema di cambi fissi tra le monete europee.

1966

Novembre - Rapporto Dichgans sulla creazione dell'unione monetaria europea.

1968

La Commissione europea elabora il Rapporto Barre riprendendo l'idea dei cambi fissi.

1969

Dicembre - I capi di stato e di governo della CEE, riuniti a L'Aja, concordano sull'obiettivo dell'unione monetaria e prospettano l'istituzione di un Fondo di riserva europeo.

1970

Ottobre - Viene presentato il Rapporto Werner sulla realizzazione per fasi dell'unione monetaria. Il progetto prevedeva l'istituzione di una valuta unica il 31 dicembre 1980 ma la confusione provocata nel decennio successivo dalla crisi energetica, dalla fine della convertibilità ufficiale del dollaro in oro e dalla forte ondata inflattiva costringono ad accantonare il piano.

Scansione del piano originale nella versione in inglese http://ec.europa.eu/economy_finance/emu_hi...tionbystage.pdf
Scansione del piano originale nella versione in francese http://ec.europa.eu/economy_finance/emu_hi...unionecomon.pdf

1972

Il MFE (Movimento Federalista Europeo) lancia la "Campagna per la moneta unica europea".

Aprile - Nasce il "Serpente", accordo per la regolazione dei cambi fra Belgio, Francia, Germania ovest, Italia e Paesi Bassi.

Ottobre - Il Consiglio Europeo di Parigi conferma l'obiettivo di unione monetaria proposto a L'Aja.

1975

Marzo - Viene creata l'UCE (Unità di Conto Europea), strutturata come un paniere composto da quantità fisse delle valute dei 9 stati della CEE di allora. Questa nuova unità sostituisce l'unità di conto in oro utilizzata fin dalla creazione della Comunità per le computazioni nel settore agricolo e nel bilancio.

Novembre - Il Manifesto del giorno di Ognissanti sull'unione monetaria europea, pubblicato su "The Economist" a firma di nove economisti, contiene la proposta di creazione di una moneta parallela.

1977

Ottobre - Discorso di R. Jenkins (Presidente della Commissione) a Firenze in cui propone di riprendere il progetto di unificazione monetaria.

1978

Aprile - Al Consiglio europeo di Copenhagen, Giscard d'Estaing e Schmidt propongono la creazione dello SME (Sistema Monetario Europeo).

Dicembre - Il Consiglio europeo di Bruxelles istituisce lo SME.

1979

Marzo - Entra in funzione lo SME, a cui partecipano Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Italia. Il valore e la composizione sono inizialmente uguali a quelli dell'UCE e dal gennaio 1981 l'ECU (European Currency Unit), media variabile di tutte le valute comunitarie, sostituirà l'UCE come unità di conto nei bilanci comunitari.

1984

Febbraio - Il Parlamento europeo approva il progetto del Trattato di unione europea elaborato dalla Commissione Spinelli, che fra l'altro rilancia il progetto di unione monetaria.

1986

Dicembre - Formazione del Comitato per l'unione monetaria dell'Europa (Comitato Giscard d'Estaing - Schmidt).

1988

Marzo - Presentazione della proposta di unione monetaria da parte del Comitato Giscard d'Estaing - Schmidt

Giugno - Il Consiglio europeo di Hannover, presieduto da Delors, istituisce il comitato per studiare e proporre le tappe concrete per l'unione monetaria.

1989

Aprile - Presentazione del Rapporto Delors.

Giugno - Il Consiglio europeo di Madrid decide l'inizio della prima fase dell'unione monetaria secondo le direttrici delineate dal Rapporto Delors.

1990

Aprile - Lettera congiunta di Kohl e Mitterrand agli altri capi di stato e di governo che propone di accelerare il processo, fissando un calendario per la conferenza intergovernativa sull'unione monetaria.

Novembre - Progetto di Statuto del SEBC (Sistema Europeo di Banche Centrali) e della BCE.

Dicembre - Si apre a Roma la Conferenza intergovernativa per l'unione monetaria.

1991

Dicembre - Conclusione della Conferenza intergovernativa sull'unione monetaria.

Dicembre - Nel Consiglio europeo di Maastricht si prendono gli accordi finali sui trattati per l'unione monetaria e viene deciso che il passaggio alla terza fase dell'unione monetaria, con l'introduzione dell'euro, dovrà avvenire entro l'1 gennaio 1999.

1992

Firmato il trattato di Maastricht.

1999

Il primo gennaio l'euro diventa moneta unica, a tutti gli effetti. La quotazione nel suo primo giorno di vita è di 1,1797 sul dollaro.

Il cambio dell'euro inventato a tavolino

Una delle teorie sostenute a puro fine di scontro politico è che il cambio dell'euro sarebbe stato stabilito a tavolino secondo non specificati criteri, in pratica a pura discrezione, e stabilito male in quanto la lira sarebbe stata congelata ad un livello troppo forte.
La parità fissa lira-euro, come quella di tutte le altre valute dell'unione monetaria, non è stata inventata da nessuno: esisteva da decenni e non era altro che il cambio ECU-lira. In questa tabella sono riportati esempi della sua quotazione nel corso degli anni '90 rispetto a tutte le valute: http://www.mediasall...bk04nat/Ecu.pdf

I dati riguardanti la lira sono questi:

1989 – 1.511,30 lire x 1 ECU
1990 – 1.545,80
1991 – 1.539
1992 – 1.781,80
1993 – 1.912,50
1994 – 1.990,20
1995 – 2.090,93
1996 – 1.913,14
1997 – 1.936,78
1998 – 1.948,78

Questo criterio generale per la determinazione del cambio è stato adottato in quanto si trattava della soluzione più logica: l'ECU era quanto di più vicino esistesse allora al concetto di unione monetaria europea e quindi è stato preso come base per l'euro. E' evidente che se davvero si fosse partiti dal nulla per la determinazione dei cambi sarebbe stato praticamente im
possibile arrivare ad accordi fra 12 parti determinate ad avere un cambio il più vantaggioso possibile per le proprie industrie, con l'instaurarsi in una forma particolare proprio di quella pericolosa instabilità interna che l'euro è nato per eliminare.

Il cambio lira-euro doveva essere più basso, ideale 1.500 lire

Quanto spiegato nel punto precedente basterebbe da solo a liquidare quest'affermazione, ma è importante esaminarla nel dettaglio perchè è fra le maggiori, pur essendo anche la più assurda riguardante l'euro.
Secondo questa teoria per non fissare la lira a un livello troppo alto, che avrebbe fatto perdere la competitività in esportazione alle aziende italiane, l'opinione pubblica lo avrebbe voluto più basso, sulle 1.500 lire. E' elementare che la lira era tanto più forte quante meno lire occorrevano per acquistare un euro e tanto più debole quante più lire occorrevano per acquistare un euro. Quindi chi critica il cambio attuato di 1.936,27 perchè configurerebbe una lira troppo forte avrebbe dovuto auspicare un cambio ad esempio di 2.100 – 2.200 lire, con cui si avrebbe avuta una lira rispettivamente più debole del 7,8% e del 12%: un cambio a 1.500 lire avrebbe fatto la lira più forte del 29% rispetto alla situazione stabilita.

L'euro ha fatto aumentare i prezzi

Questa è notoriamente l'accusa principale: nel 2002 è nato l'euro e i prezzi hanno cominciato a salire, quindi la colpa è dell'euro.
Come già ricordato nella cronologia, l'euro non è nato nel 2002 ma nel 1999. In quell'anno infatti è diventato la valuta ufficiale a tutti gli effetti economici e finanziari, dato che le ex-valute europee sono state legate da cambio fisso e irrevocabile e quindi da quella data sono rimaste nazionali nella forma ma non nella sostanza, usate come sottomultipli non-decimali dell'euro. Dal '99 l'euro poteva essere regolarmente utilizzato sotto forma di assegni o denaro elettronico mentre nel 2002 non si è fatto altro che sostituire le monete e le banconote preunitarie con quelle in euro, rendendo disponibile anche la forma di contante, e null'altro. Ne consegue che la colpa non può essere dell'euro in sè ma di chiunque ci abbia speculato sopra nella fase di cambio contante.

Critiche minori

Ci volevano banconote da 1 e 2 euro

Quest'idea è osteggiata a causa dell'alta deperibilità che hanno banconote di taglio così basso.
A prescindere se l'avere i tagli da 1 e 2 € in banconota possa davvero fare la differenza quanto ad importanza psicologica attribuita ai soldi, quasi tutti gli stati che hanno adottato l'euro fin dall'inizio avevano una circolazione con un ruolo importante della moneta metallica: era impensabile cercare d'imporre a tutti una scelta solo perchè fa comodo a una minoranza. Chi sostiene questa ipotesi porta spesso come esempio gli USA, che hanno il taglio 1 $ in banconota, ma non sa che negli stessi USA stanno cercando da molti anni di fare l'esatto contrario: abolire la banconota da un dollaro per sostituirla con una moneta, soprannominata "Golden dollar".

Le eurobanconote sembrano quelle del Monopoli

Questa critica insulsa, frequente nei settori anti-euro più estremisti nei primi anni di circolazione delle banconote, voleva spacciare l'aspetto multicolore della serie come difetto estetico. Il colore prevalente dei vari tagli è in realtà un pregio, diffuso sulle banconote moderne, e serve ad aiutare i deboli di vista a distinguerli l'uno dall'altro.

FASI ED EFFETTI DELLA DISINFORMAZIONE SULL'EURO

Questa è l'emissione comune di tutti gli Stati dell'unione monetaria di una moneta da 2 € per commemorare il 10° anniversario della nascita dell'euro.

Questa moneta rappresenta un "atto ufficiale" degli Stati su cui è specificato in modo inequivocabile un concetto ancora oggi sconosciuto a molti e certe volte negato in malafede. Il decennale della nascita dell'euro viene fatto correttamente risalire al 1999 e non al 2002: in pratica è diventato pressochè impossibile, come molti facevano fino al 2009, negare che l'euro è nato nel '99. Questo è uno degli elementi fondamentali che fino ad oggi si sono stati usati per cercare di dimostrare che fu l'euro in sè e per sè a scatenare l'ondata d'inflazione anomala del 2002.

Manovra anti-euro

Ricordiamo brevemente gli assi principali della manovra anti-euro attuata in passato.

E' stata condotta con due azioni contemporanee ma ben distinte e non concordate che avevano finalità diverse:

1) I movimenti politici all'epoca parte della coalizione di Berlusconi sostenevano la teoria che l'euro in quanto tale ha portato inflazione perchè nato male, secondo queste motivazioni fondamentali, una soggettiva e una tecnica:

- L'Italia non sarebbe stata pronta ad entrare nell'unione monetaria a causa dello stato dei suoi conti pubblici e/o della sua economia.

- Il cambio lira-euro sarebbe stato deciso totalmente e in modo errato da Prodi o Ciampi, comunque riconducibile in generale alla parte politica avversa. In particolare la gente comune avrebbe voluto un cambio di 1.500 lire per euro per evitare un euro "troppo forte". Per poter sostenere quest'utima tesi, nonostante la sua fallacia tecnica elementare, è stato sfruttato proprio il fatto che molti non avevano e non hanno tutt'ora presente che l'euro non è nato nel 2002.

Tutto il giro serviva in realtà a tentare di scaricare sul soggetto Prodi, quindi in generale sulla parte politica avversa, la colpa di problemi che si pretendevano provocati dall'euro in quanto valuta, cosa riassunta dal frequente slogan "l' euro di Prodi". In sostanza l'azione era finalizzata a creare nella pubblica opinione l'associazione mentale automatica: "situazione disastrosa --> causa euro --> responsabilità Prodi".

2) La disinformazione leghista, che è rimasta più limitata ai circuiti di propaganda interna al partito, rispondeva invece a scopi tipici del movimento e concentrava tutto sull'elemento cambio: alla radio del partito è stato raccontato che il cambio lira-euro venne determinato in base al PIL degli Stati, dunque la cosiddetta "Padania" si sarebbe trovata con un cambio svantaggioso per colpa del sud, in quanto il cambio sarebbe stato settato sulla media di reddito italiana.

Quest'azione, in sostanza una variante ad uso interno della prima, era finalizzata a rafforzare la tematica classica del partito sul sud palla al piede di cui liberarsi per poter “rimanere in Europa". Da notare che la tattica adottata da Bossi e Maroni è variata in modo significativo nel tempo: prima dell'accettazione dell'Italia nell'unione monetaria, quando la partecipazione era ancora in dubbio, era stata organizzata ad esempio una mossa di propaganda mediatica comprendente una richiesta ufficiale all'UE per l'adozione dell'euro da parte della sola “Padania”, in seguito è stato attuato un cambiamento di rotta a 180° per strumentalizzare il malcontento generale, allineandosi al coro delle proteste pilotate contro l' "euro di Prodi" e parlando addirittura di referendum per il ritorno alla lira.

Di scarsa importanza, di fatto ininfluenti, le azioni di certi gruppi estremisti di sinistra e destra contro l'euro, accusato da una parte di essere uno dei tanti mezzi per attuare il trionfo del capitalismo/imperialismo e dall'altra di essere uno strumento di questo o quel direttorato segreto del mondo per arrivare a dominarlo o dominarlo meglio. Circola in ambiente estremista anche una bufala retorica secondo cui la prima forma di unione monetaria della storia europea sarebbe stata attuata da Hitler, con buona pace ad esempio dell'Unione Monetaria Latina del 1865, che lo statista francese Félix Esquirou de Parieu, suo principale sostenitore, definì "preludio a pacifiche federazioni in futuro”, o della contemporanea Unione Monetaria Scandinava del 1872. L'u
nione Monetaria Latina comportò la standardizzazione e la libera circolazione reciproca delle monete di Francia, Belgio, Italia, Svizzera, Stato Pontificio, Grecia e Romania con l'associazione esterna di molti altri paesi, anche non europei, negli anni successivi. Pur non formando una nuova valuta unica, questa primitiva unità monetaria rispondeva a due necessità: creare un sistema stabile che impedisse la continua migrazione incontrollata di metalli preziosi da un paese all'altro d'Europa, dato dal variare delle quotazioni dell'oro e dell'argento e le grandi speculazioni che ci venivano eseguite sopra, e favorire un commercio intraeuropeo all'epoca sempre più in espansione. Esattamente come nell'UE oggi fu la necessità concreta di ordine, di regole che evitassero intralci al naturale svolgersi della vita economica europea, a spingere i paesi a cercare unità, seppur non abbastanza efficace nella forma leggera che le venne data in quella Unione.

Conseguenze

E' difficile quantificare esattamente il danno provocato da queste macchinazioni sull'opinione pubblica italiana in fatto d'indottrinamento contro l'euro, ma prima va fatta una premessa generale riguardante l'intera Europa. La speculazione sul cambio di contante non è stata eseguita di certo solo in Italia, come logico e come dimostrato, se ce ne fosse bisogno, dalle lamentele provenienti pressochè da tutta Europa a partire dal 2002: l'elemento essenziale che ha creato l'erronea associazione fra euro inteso come valuta ed inflazione è stata la credenza diffusa che la nascita della valuta unica risalisse alla sua introduzione in forma immediatamente tangibile di contante. Per cui le azioni di qualunque colore politico che hanno strumentalizzato l'euro, riducendolo senza il minimo scrupolo a strumento per battaglie elettorali, sono state se non la causa senz'altro un grosso fattore di aggravamento della situazione. Rimane in ogni caso il disastro provocato dal traviamento di milioni di persone su una questione così importante, che dimostra anche di quanto disprezzo sia capace la classe politica italiana in generale per l'intelligenza e la sicurezza dei cittadini.
Non esistono dati precisi in materia, ma si potrebbe affermare con una certa approssimazione che qualcosa come la metà della popolazione italiana è convinta che “l'euro ci ha rovinati”. Anche se la grande stabilità dimostrata dall'euro durante la crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha fatto definitivamente segnare il passo alle critiche sconsiderate, gli effetti delle azioni del passato sono ancora ben visibili, con ferite ancora aperte da curare anche per evitare che la mitologia anti-euro finisca per tramandarsi troppo e condizionare negativamente anche le generazioni che non hanno conosciuto la lira.

Alcune classiche critiche tecnico-politiche si sono estinte proprio dopo l'inizio della crisi economica: ad esempio la Gran Bretagna citata come prova della saggezza di restare fuori dall'euro, in compagnia di Danimarca e Svezia. Il tutto è stato confutato dalla forte svalutazione che ha colpito la sterlina dalla fine del 2008, fino a portarla per un certo periodo alla parità de facto nella quotazione con l'euro, e ancor prima dalla pubblica ammissione da parte dei governi danese e svedese della pericolosità o quantomeno la non opportunità di rimanere fuori dall'unione monetaria. Ma il fattore che più di ogni altro ha "lisciato la cresta" a chi usava queste eccezioni per dare addosso all'unione monetaria è il disastro avvenuto in Islanda, con l'economia al tracollo, l'inflazione esplosa fino al 18% dopo il crollo della corona islandese, le dimissioni a furor di popolo del governo in carica e la fretta del nuovo governo di presentare domanda di adesione all'UE puntando anche e soprattutto all'euro.

Le esportazioni

Una delle maggiori argomentazioni a sfavore dell'euro, non necessariamente posta in malafede, si è dimostrata del tutto infondata: quella sul pericolo di devastazione delle esportazioni italiane a causa dell'euro forte (l'unica previsione azzeccata da certi oppositori dell'unione monetaria, in mezzo a profezie di forti shock asimmetrici, crolli improvvisi dopo pochi anni e catastrofi varie), dati alla mano della bilancia commerciale nel periodo in cui l'euro ha raggiunto il massimo storico sul dollaro. E' chiaro che una valuta forte non è mai un incentivo all'esportazione, ma come dimostrato dai dati il discorso non è sempre così automatico. Proprio nel periodo di record in Italia non si è verificata una frenata delle esportazioni, ma addirittura il contrario.

Dati Confindustria e ISTAT: nel primo semestre 2008 l'Italia ha avuto un aumento medio delle esportazioni del 6%, suddiviso in

+ 4,4% verso gli altri Stati UE

+ 8,3% verso il resto del mondo

A Luglio 2008 l'interscambio complessivo dell'Italia ha registrato un saldo commerciale positivo per 2.070 milioni di euro, in aumento rispetto all'avanzo di 1.805 milioni di euro dello stesso mese del 2007. Le esportazioni sono aumentate del 7,1%, dato migliore dal 1991, e le importazioni del 6,7%. Nell'interscambio con gli Stati UE il saldo è risultato positivo per 3.691 milioni di euro, in aumento rispetto all'attivo di 2.392 milioni di euro di luglio 2007. Su base annua, le esportazioni sono aumentate del 3,4% mentre le importazioni sono diminuite del 3,1%, dato migliore dal '99.

Per capire questa situazione apparentemente assurda bisogna partire da premesse "strutturali". Dal punto di vista commerciale l'Italia si basa molto sulle esportazioni di alta qualità delle piccole e medie imprese ma anche, cosa meno nota, di siderurgia e d'industria meccanica ed elettronica avanzate. Ma non tutto quello che è "made in Italy" nasce direttamente in Italia: buona parte di quello che si esporta è frutto dell'industria di trasformazione, ovvero dell'acquisto di prodotti semilavorati che vengono poi completati in Italia e successivamente immessi nei mercati di tutto il mondo. Siamo ormai giunti alla situazione in cui chi commercia con noi europei in genere fattura, compra e paga direttamente in euro: dunque noi, sfruttando la forza dell'euro, importiamo i semilavorati a prezzi molto vantaggiosi e con questo riusciamo a compensare ampiamente il costo della maggiore difficoltà ad esportare i prodotti finiti con una valuta forte. Sempre nel periodo considerato l'Italia ha anche superato la Cina nella classifica dei maggiori esportatori in Russia, arrivando al 3° posto dopo Germania e USA.

Contrasto della disinformazione

Dall'esperienza del contrasto della propaganda mistificatoria, a scopo elettorale o ideologico che sia, emergono alcuni dati costanti.

In genere gli "addetti alla disinformazione" e i soggetti spesso fortemente ideologizzati che sono stati indirettamente ammaestrati dai primi partono per la tangente sottolineando quanto sarebbe evidentissimo e inconfutabile che nel 2002 la gente è stata impoverita “dall'euro”. Tale assunto viene annullato all'istante dal semplice dato di fatto che l'euro non è nato in quell'anno e non ha provocato problemi di nessun genere nei suoi primi tre anni di vita, fino al 2002, tanto che i suoi stessi detrattori dimostrano di non essersi neanche accorti della sua esistenza iniziale proprio non sapendo o fingendo di non sapere che esiste dal '99. Una volta messi alle strette semplicemente negano questa realtà, cosa che dal 2009 non è comunque più possibile fare, e cercano di fuggire dalle argomentazioni concrete iniziando la caratteristica pappardella d'emergenza del pover'uomo della strada e la “massaia” a cui non interessa ragionare perchè la loro semplice constatazione di essere diventati più poveri basta e avanza ad incolpare la moneta unica, liquidando la questione nel giro di mezzo minuto. Chi non si mostra d'accordo con questo ripiego dozzinale diventa il ricco che non si rende conto della situazione perchè non ha nessun problema economico, oppure il deficiente talmente imbevuto d
i nozionismo teorico da non rendersi conto della realtà sotto i propri occhi. In pratica si arriva al punto di sostenere seriamente che tutte le argomentazioni a favore dell'euro non sono valide a prescindere perchè “conta solo il malcontento del popolo”: si pretende con parecchia arroganza che tutti tacciano di fronte all'incontestabile Verità dell' “euro che ci ha fregati”.

L'unione monetaria ha in realtà dimostrato di funzionare perfettamente e portare vantaggi, oltre che rappresentare un importante elemento unificatore d'Europa, e non avrebbe potuto essere altrimenti dato il livello d'integrazione in campo economico ormai raggiunta da tempo dagli Stati UE, i quali hanno quote di commercio reciproco che variano dal 50% al 70% del totale dei loro scambi. Non a caso è scomparsa una delle prime argomentazioni che si portavano contro l'unione monetaria prima della sua istituzione: gli Stati sono economicamente troppo diversi fra loro ed è impossibile che riescano a convivere con una sola valuta. Non è casuale neppure che l'euro abbia fatto da ispirazione, in certi casi apertamente ammessa, ad unioni monetarie attualmente in progetto o in processo più o meno avanzato d'istituzione in altre parti del mondo.
La difesa di questo fondamentale patrimonio, praticamente l'unica “istituzione” europea di stampo federale e una delle pochissime perfettamente funzionanti dell'UE di oggi, esige anzitutto che si tengano ben distinte le motivazioni puramente tecniche da quelle soggettive o variamente interpretabili, per cui facili da strumentalizzare politicamente, in quanto la grande fallacia delle prime è già di per sé un elemento fondamentale di discredito per i detrattori. Dato che le argomentazioni concrete contro il concetto di unione monetaria europea sono in realtà pochissime, nel settore politico è stato necessario inventare rapidamente delle speculazioni tecniche: queste vengono usate e abusate nella loro forma originale senza tener conto della loro grossolanità, confidando unicamente nella speranza che la maggior parte della popolazione non si accorga di nulla: è proprio in virtù di questa “autolesionistica” insistenza a tirarle in ballo che si può contrastare efficacemente i predicatori anti-euro.

Volendo contrastare le polemiche è preferibile evitare se possibile riferimenti alle passate campagne di strumentalizzazione, perchè conducono inevitabilmente alle forze politiche principali che le hanno attuate: in questo modo si fa scattare immediatamente la trappola del buttare il discorso in politica, cercando di allontanarlo dalle prove pressochè inconfutabili del torto “eurofobo” che sono presenti perlopiù nelle argomentazioni strettamente economiche, forse meno facili da comprendere ma impossibili da negare in quanto oggettive (periodo nascita euro, questione cambio a 1.500, determinazione parità fisse di conversione ex-valute, questione esportazioni).

E' necessario prestare attenzione anche ad alcune argomentazioni usate comunemente a favore dell'euro: quella che se non l'avessimo adottato “saremmo finiti come l'Argentina” e quella che il governo Berlusconi non avrebbe attuato una qualche forma di controllo per frenare l'aumento indiscriminato dei prezzi nel 2002. Anche considerando ragionevoli queste affermazioni è preferibile evitarle: la prima è un po' troppo astratta, impossibile da dimostrare con maggior dettaglio, la seconda si presta egregiamente a cadere nella trappola della strumentalizzazione politica, essendo una classica critica a fazione avversa usata indirettamente per contrastare l'illazione dell' “euro di Prodi”. E' molto più efficace confutare le falsità sull'euro basandosi il più possibile sulle questioni tecniche, oggettive, che e non possono essere negate in malafede con nessuna argomentazione sensata.

Anche se gli antieuropeisti più accaniti non si fanno lo stesso problemi a parlare addirittura di “fallimento dell'Europa economica” è diventato molto più difficile cercare di dare un senso ad affermazioni come queste: se con l'ondata speculatoria del 2002 era facile pilotare critiche infondate sull'euro, dato che la questione rientrava in una dinamica tutta interna all'Europa, la difficile situazione dell'economia internazionale verificatasi dal 2008 deriva da fattori quasi completamente esterni all'Europa, e quindi molto difficilmente si presta a strumentalizzazioni dirette contro l'unione monetaria che possano reggere. Argomentazione pressochè unica che può essere avanzata in quest'ambito è l'impossibilità per l'Italia di eseguire le “svalutazioni competitive” dei tempi della lira, mancanza che come si è visto dall'andamento delle esportazioni si è rivelata inutile, perchè le aziende esportatrici sono in grado di cavarsela anche in situazioni del genere.
La base di questa critica delle svalutazioni competitive può essere generalizzata sostenendo che l'Italia avrebbe potuto e dovuto “fare come la Cina”, cioè mantenere la lira per poter svalutare in continuazione, pugnalando alla schiena gli Stati che hanno adottato l'euro, in una sorta di ridicolo dumping autolesionista europeo. Tutto questo rientra comunque solo nella lista dei sogni dell'immaginario collettivo ultranazionalistoide, e non tiene conto sia della storia stessa dell'unione monetaria, pensata apposta per evitare pericolosa instabilità all'interno del sistema europeo, sia di tutte le implicazioni economiche che comporta avere una valuta perennemente debole, come anche dell'assurdità implicita del concetto stesso d'intraprendere “guerre” interne nel sistema con cui volenti o nolenti siamo interdipendenti. Spesso questo progetto è associato addirittura all'uscita dell'Italia dell'UE, trionfale ciliegina sulla torta che va da sola a screditare direttamente tutto il ragionamento che la sostiene: un'Italia fuori dall'UE che cercasse di effettuare una simile manovra si ritroverebbe poi soggetta alle barriere doganali europee con conseguenze che gli ideatori di siffatto geniale piano non possono neanche immaginare, non conoscendo a quanto ammonta la quota infraeuropea di commercio.

Futuro

Nonostante col passare degli anni le argomentazioni a favore dell'euro siano sempre maggiori e il colpirlo un maggior rischio, rimane il pericolo che ai politici possa capitare ancora la necessità di ulteriori campagne di strumentalizzazione. Non necessariamente contro l'euro nello specifico ma all'UE in generale, mossa che si rivela sempre pagante in termini di consenso elettorale perchè fornisce un facile capro espiatorio alle colpe dei politici nella gestione degli affari interni dei loro Stati. Inoltre l'opinione pubblica può ancora essere influenzata emotivamente da questi rimproveri a volte isterici su chi osa sollevare dubbi invece d'incolpare subito l'euro, col pretesto di "capire solo quello che si vede”. L'unione monetaria è troppo importante per il nostro futuro per permettere che su un argomento del genere si ragioni tranquillamente a furia di falsità e moderne cacce alle streghe.

ESEMPI DI DISINFORMAZIONE / IGNORANZA SULL'EURO

“truffa”

Questo articolo scritto da Gaetano Saglimbeni, datato 14 luglio 2005 e postato sul sito lisistrata.com è un tipico esempio di mistificazione o ignoranza totale sulla questione euro. Segue il testo integrale:

http://www.lisistrata.com/2005Saglimbenipo...eleggerezza.htm

" L'incredibile leggerezza dell'essere sinistri
LA TRUFFA DELL'EURO A 1.936 lire ha dimezzato stipendi e pensioni

[Vignetta satirica con la didascalia "per gli italiani, tranne per Prodi, il cambio giusto era a 1000 £ire."]

Continuano a sparare ad alzo zero, i pifferai della grancassa propagandistica delle sinistre-Ulivo, contro il governo Berlusconi ed i commercianti che non avrebbero fatto nulla per impedire il dissennato aumento dei prezzi in coincidenza con il passaggio dalla lira all’euro. E la cosa strana è che delle due grandi associazioni dei commercianti, una d
i centrodestra (la Confcommercio, guidata da Sergio Billè) e l’altra delle sinistre (la Confesercenti, guidata da Marco Venturi), quella che si tira addosso gli strali dei super-critici di sinistra è la Confcommercio di centrodestra: l’altra non viene mai chiamata in causa, come se al momento del cambio della moneta si fosse trovata ad operare, che so, sulla Luna o su Marte, anziché sul pianeta Terra. Per il Tg3 ed i giornali votati più all’indottrinamento del popolo che ad una seria informazione, sono queste le regole della obiettività.

Non è mio compito indottrinare o difendere alcuno. Sull’aumento non sempre giustificato dei prezzi ho espresso anch’io le mie critiche, con molta serenità e severità, all’indirizzo sia degli uomini di governo che avevano competenza specifica in questo campo sia delle associazioni di categoria (senza far differenza tra Confcommercio di centrodestra e Confesercenti di sinistra). Ma il compito del giornalista non è soltanto di criticare quello che non va: deve pure spiegarlo perché certe cose non vanno, senza infingimenti o strizzatine d’occhio alla propaganda in favore di questa o quella parte politica.

Nel caso in specie, penso sia doveroso spiegare bene alla gente, giustamente esasperata, quello che è accaduto. Ma non soltanto quello che abbiamo visto e toccato con mano tutti al momento dell’entrata in vigore dell’euro: soprattutto, quello che era accaduto prima, quando erano stati decisi i cambi ufficiali della moneta unica con quelle dei Paesi aderenti alla Unione europea. Ed è proprio su questo punto, di assoluta rilevanza, che i pifferai dell’indottrinamento politico hanno sorprendentemente smesso di suonare: per non mettere in imbarazzo i leader della “illuminata” sinistra italiana, chiaramente.

Sì, perché a provocare tanti guai all’Italia, come ormai tutti sappiamo e soltanto Prodi ed i suoi amici fingono di non sapere, non sono stati tanto o soltanto i prezzi cresciuti in maniera indiscriminata (per colpa di Billè, del governo o di altri), quanto e soprattutto il disastroso cambio dell’euro che l’Unione europea ha imposto all’Italia ed i nostri dirigenti hanno con molta leggerezza e superficialità (c’è chi parla di irresponsabilità) accettato

Economisti seri (e naturalmente inascoltati dai “padreterni” della politica e della economia che sedevano a Palazzo Chigi e dintorni) hanno sostenuto a suo tempo e sostengono ancora oggi (nel silenzio assoluto dei giornali di parte) che il cambio “giusto, realistico ed onesto” per l’Italia non era, non poteva e non doveva essere di “un euro contro 1936,27 lire”, come imponeva l’Unione europea dominata allora da Germania e Francia, ma di “un euro contro 1000 lire”, e cioè il cambio che sarà poi stabilito dal mercato (sempre giudice supremo, in questi casi). Legittimo a me pare il sospetto che i vertici europei, con un cambio che si prospettava sin da allora “disastroso per l’economia italiana”, intendessero favorire in qualche modo gli interessi dei due nostri grandi concorrenti d’oltralpe.

E’ arrivato il disastro per l’Italia, purtroppo, prima ancora che i prezzi schizzassero verso l’alto. Chi percepiva uno stipendio o pensione di 2 milioni di lire al mese, avrebbe dovuto percepire, per essere in regola con un cambio “giusto, realistico ed onesto”, quasi 2000 euro, e ne ha avuti invece soltanto 1000, esattamente la metà. Un colpo durissimo, che ha messo in ginocchio, dall’oggi al domani, milioni di famiglie e fatto crollare d’un colpo (era inevitabile) l’economia italiana.

Tutti contro Berlusconi ed il suo governo, naturalmente, politici e pifferai delle sinistre-Ulivo. “E’ lui, il pluri-miliardario di Arcore, il vero e unico responsabile”, tuonava il prof. Prodi dalla sua poltrona di presidente della Commissione europea da 55 milioni delle vecchie lire al mese (per la quale, è il caso di ricordarlo, era stato indicato dal D’Alema che gli aveva sottratto la poltronissima di presidente del Consiglio dopo la “pugnalata” di Bertinotti). Ed aveva certamente buon gioco, il professore, nella drammatica situazione in cui l’Italia era crollata d’un colpo, strumentalizzata dalle mistificazioni di una stampa fin troppo compiacente. Nessuno che accennasse alle vere cause di quel disastro. Colpe e responsabilità erano (dovevano essere, perché così avevano deciso Prodi ed i suoi amici) di Berlusconi, e soltanto sue, come se mezzo stipendio e mezza pensione li avesse tolti lui, dall’oggi al domani, alle famiglie italiane, non i manovratori dell’euro-truffa.

Che cosa è successo, nella realtà? E’ successo che gli “illuminati” ministri delle sinistre di casa nostra, rimasti “orfani” del Prodi cacciato da Palazzo Chigi e passato poi alla presidenza della Commissione europea, anziché fare la voce grossa contro i vertici europei e dunque anche contro il loro ex presidente del Consiglio (come hanno fatto Germania, Francia ed altri Paesi dell’Unione per cercare di ottenere cambi più favorevoli e soprattutto realistici), hanno accettato senza fiatare le imposizioni di Bruxelles, ignorando i preziosissimi suggerimenti di autorevoli economisti non di parte, ed il patatrac è stato inevitabile.

Certo, le speculazioni sui prezzi ci sono state (e ci sono ancora, purtroppo). Ma è fin troppo chiaro che, senza quella “rapina” di metà stipendio o pensione, anche l’aumento dei prezzi sarebbe stato accettato dalle famiglie italiane: non dico senza affanni, ma certamente con minori preoccupazioni. Una cosa è affrontare le spese di un mese con 2000 euro in tasca ed altra cosa (mi pare una ovvietà del Catalano di “Quelli della notte”) con soli 1000 euro. Più che comprensibile, dunque, la esasperazione della gente, di fronte ad una situazione così spaventosa e drammatica.

Qualche esempio può far capire meglio, ai pifferai della falsa informazione, come stanno realmente le cose. Le 600 mila lire che un impiegato statale tirava fuori per comprare un vestito, prima dell’avvento dell’euro, rappresentavano all’incirca un terzo dello
stipendio; mentre oggi, per comprare con l’euro lo stesso vestito, deve consegnare al venditore non meno di due terzi dello stipendio. Le proporzioni sono queste, purtroppo. La pizza costava 7 mila lire quando l’impiegato statale incassava 2 milioni di lire al mese; ed oggi costa 7 euro, quasi 14 mila delle vecchie lire, a chi incassa solo 1000 euro, e cioè la metà di quello che incassava allora. Così per il latte, il pane, la carne, la frutta, il biglietto del cinema o del tram: un euro, sul mercato, equivale a 1000 lire, non alle 1936,27 lire del cambio truffaldino che l’Unione europea ci ha imposto. Più disastro di così?

Continuano a dirci, i signori delle sinistre, che “i prezzi alti ci hanno divorato e divorano stipendi e pensione degli italiani”. Ma sono i prezzi alti a divorarli o l’euro-truffa imposto al nostro Paese dalle dissennate decisioni dell’Unione europea ed accettato con tanta superficialità dai nostri governanti di allora? Dobbiamo dirlo con estrema chiarezza, amici lettori: il disastro, più che dalla crescita a dismisura dei prezzi, è stato provocato dalla scandalosa “rapina” che è stata perpetrata ai nostri danni, nella assoluta indifferenza dei grandi economisti delle sinistre-Ulivo che sedevano al governo.

E di queste cose dovrebbero scrivere i giornali italiani: spiegar bene a milioni di famiglie come sono andate le cose, non cercare capri espiatori per mascherare negligenze e responsabilità. Dov’erano i Bertinotti, Fassino, Diliberto, D’Alema, Rutelli, Pecoraro Scanio, grandi alleati di ieri e di oggi del professore, quando il super-carrozzone europeo imponeva all’Italia quel dissennato e vergognoso cambio-capestro? Nessuno che si preoccupasse delle povera gente, nel governo delle sinistre-Ulivo: delle pensioni e degli stipendi che, con quel rovinoso cambio euro-lira, si sarebbero drammaticamente dimezzati.
Possibile che nessuno, con tanti illustri economisti al governo, fosse in grado di capire che si andava incontro al disastro? Che, scomparendo dall’oggi al domani nelle famiglie italiane metà degli stipendi e pensioni. i consumi si sarebbero ridotti al lumicino, le aziende sarebbero state costrette a ridurre la produzione e il prodotto interno lordo sarebbe crollato? Era un disastro annunciato, quello che si profilava, e non soltanto per il povero lavoratore.

Paghiamo tutti, purtroppo, per colpa di chi avrebbe dovuto far valere le ragioni italiane e non l’ha fatto. Per leggerezza, negligenza, incapacità o altro, non sta a noi dirlo.
Perché il presidente Ciampi, sempre premuroso e partecipe delle ansie dei cittadini, non lo spiega come sono andate realmente le cose?
Lui era ministro del Tesoro, con Prodi presidente del Consiglio.
E dovrebbe saperlo chi è stato ad infiocchettare quel bellissimo “pacco-truffa” destinato all’Italia.

Abbiamo sentito il professore ripetere più volte che si sente “particolarmente orgoglioso di averci portato in Europa, di averci regalato l’euro, di averci salvato con l’euro”. Ce lo dica, il presidente Ciampi, se dobbiamo essere grati o no, al suo grande amico Prodi, per quello che ha fatto. Gli italiani sanno per adesso una cosa sola: che con l’euro le loro pensioni e i loro stipendi si sono ridotti della metà e nessuno, purtroppo, sarà mai in grado di restituir loro quello che hanno perduto. In omaggio a chi ed a che cosa, questo incredibile sacrificio di un popolo che sacrifici ne ha fatti tanti e molto spesso per nulla, i pifferai della grancassa propagandistica delle sinistre non ce l’hanno ancora spiegato.

Gaetano Saglimbeni "

Esame articolo

Come si vede si tratta di un comune articolo di propaganda politica, con le classiche tesi sull'euro in voga all'epoca, finalizzato sostanzialmente a gettare nel discredito la parte politica avversa all'articolista. Ma nello scritto viene introdotta questa interessante variazione "europea" alla teoria-standard che a determinare la totalità del cambio tra lira ed euro sarebbero stati Prodi e/o Ciampi.

"Sì, perché a provocare tanti guai all’Italia, come ormai tutti sappiamo e soltanto Prodi ed i suoi amici fingono di non sapere, non sono stati tanto o soltanto i prezzi cresciuti in maniera indiscriminata (per colpa di Billè, del governo o di altri), quanto e soprattutto il disastroso cambio dell’euro che l’Unione europea ha imposto all’Italia ed i nostri dirigenti hanno con molta leggerezza e superficialità (c’è chi parla di irresponsabilità) accettato"

Qui il cambio viene fatto risalire direttamente a un'imposizione dell'UE, che i governanti allora in carica avrebbero solo accettato senza trattare, e questo concetto viene sviluppato in seguito:

"Economisti seri (e naturalmente inascoltati dai “padreterni” della politica e della economia che sedevano a Palazzo Chigi e dintorni) hanno sostenuto a suo tempo e sostengono ancora oggi (nel silenzio assoluto dei giornali di parte) che il cambio “giusto, realistico ed onesto” per l’Italia non era, non poteva e non doveva essere di “un euro contro 1936,27 lire”, come imponeva l’Unione europea dominata allora da Germania e Francia, ma di “un euro contro 1000 lire”, e cioè il cambio che sarà poi stabilito dal mercato (sempre giudice supremo, in questi casi)."

Nel successivo sviluppo della teoria del cambio si ha addirittura che le speculazioni sul cambio lira-euro non sarebbero in realtà vere speculazioni, in quanto il "cambio giusto" era stato "stabilito dal mercato". Naturalmente nella realtà il cambio non era liberamente interpretabile, non essendo questione di quotare un prodotto sul mercato ma un tasso fisso e irrevocabile d'interscambio fra due valute che dovevano succedere una all'altra.
Il motivo di questa macchinazione ai danni dell'Italia viene spiegato in questo modo:

"Legittimo a me pare il sospetto che i vertici europei, con un cambio che si prospettava sin da allora “disastroso per l’economia italiana”, intendessero favorire in qualche modo gli interessi dei due nostri grandi concorrenti d’oltralpe."

Si noti il riferimento al cambio "disastroso per l’economia italiana", riferimento che si potrebbe interpretare tanto come questione del "dimezzamento" del potere d'acquisto causato dalle speculazioni quanto nell'ottica della famosa polemica-standard dell'epoca che un cambio di 1.500 lire (in questo caso addirittura 1.000) avrebbe favorito le esportazioni italiane perchè avrebbe svalutato la lira rispetto all'euro.
Questo punto del cambio viene ulteriormente sviluppato in un ragionamento confusionario che in qualche modo "rovina" tutto il resto:

"E’ arrivato il disastro per l’Italia, purtroppo, prima ancora che i prezzi schizzassero verso l’alto. Chi percepiva uno stipendio o pensione di 2 milioni di lire al mese, avrebbe dovuto percepire, per essere in regola con un cambio “giusto, realistico ed onesto”, quasi 2000 euro, e ne ha avuti invece soltanto 1000, esattamente la metà."

Secondo queste deliranti affermazioni in pratica gli stipendi avrebbero dovuto improvvisamente raddoppiare di fatto ("cambio giusto, realistico ed onesto" in modo da percepire 2000 euro = circa 4 milioni di lire) quando invece sarebbero stati dimezzati dal percepire "soltanto 1000", cioè sempre circa 2 milioni di lire.
In una frase successiva si nota meglio l'errore elementare:

"Le proporzioni sono queste, purtroppo. La pizza costava 7 mila lire quando l’impiegato statale incassava 2 milioni di lire al mese; ed oggi costa 7 euro, quasi 14 mila delle vecchie lire, a chi incassa solo 1000 euro, e cioè la metà di quello che incassava allora. Così per il latte, il pane, la carne, la frutta, il biglietto del cinema o del tram: un euro, sul mercato, equivale a 1000 lire, non alle 1936,27 lire del cambio truffaldino che l’Unione europea ci ha imposto."

Tralasciando anche l'errato automatismo del parlare di tutte le speculazioni sui prezzi come se tutti gli speculatori avessero sempre applicato per ogni prodotto un cambio fisso di 1 € = 1.000 lire, che è comunque una questione secondaria, qui si parla chiaramente di "incassi". Ai tempi della lira l'impiegato statale di quest'esempio ha incassato nella sua busta paga 2 milioni di lire, mentre con l'introduzione del (contante) euro ne avrebbe incassato in busta "solo 1000 e cioè la metà di quello che incassava allora": 1000 € non sono la metà di quello che incassava in lire, ma esattamente lo stesso.

Conclusioni

Benchè questa variante del cambio lira-euro stabilito direttamente “dall'UE" all'epoca non avesse sfondato, questo scritto è una testimonianza interessante che segue in tutto il resto la linea tipica della propaganda che sfruttava l'euro, frequentissima in quegli anni.
Esaminando esempi assurdi fino al comico, come quello dell'impiegato statale che si compra un vestito per 600.000 lire o quello del "dimezzamento" degli stipendi in lire che poi tradotti in euro rimangono tali e quali, viene spontaneo chiedersi se il marasma totale in cui versa almeno in apparenza l'autore è stato voluto, fra l'altro con totale disprezzo per l'intelligenza dei lettori, oppure se l'autore sia rimasto vittima in buona fede della mistificazione continua senza quindi aver davvero capito nulla della questione neanche nelle sue basi elementari, a prescindere dalla vera finalità di tutto il discorso.

“Simboli fallici”

Può capitare, specialmente su Internet, d'imbattersi in teorie paranoiche di ogni genere riguardanti cospirazioni segrete, governi segreti e nuovi ordini mondiali. Sono teorie di origine politica estremista, sfruttate in certi casi
unicamente per far soldi vendendo libri sull'argomento, che non potevano non coinvolgere anche l'unione monetaria, accusata di essere una tappa di un piano per l'unificazione del mondo sotto un dominio unico, o cose del genere: anche se le argomentazioni a sostegno di queste teorie sono discorsi basati perlopiù sul whishful thinking, aventi radici politico-ideologiche precise e spesso forzati fino al ridicolo, è bene esaminarne almeno un esempio pratico in quanto vengono prese sul serio da una minoranza che contribuisce a riempire il calderone delle leggende anti-euro.
Questo articolo scritto da Antonello Lupino, ex-direttore del C.U.I. (Centro Ufologico Internazionale), sul sito disinformazione.it è un esempio grottesco di questa situazione. Testo integrale:

http://www.disinform...t/falloeuro.htm

Presenza del Nuovo Ordine Mondiale anche nell’Europa Unita?
Dott. Antonello Lupino, già direttore del C.U.I.

Girando tra le dita la moneta da due Euro, mentre mi trovavo nella sala d’attesa di un terminal aeroportuale, ho notato alcuni dettagli strani impressi su di essa, i quali, data la mia “deformazione” professionale sulla cospirazione, mi hanno fatto fare alcune riflessioni.
È interessante notare che ci sono così tante imprecisioni sul conio metallico. Chi ha fatto coniare la moneta ha stravolto completamente alcuni dettagli.
Non so se tutti voi conosciate l’ossessione del Governo Ombra Mondiale per il simbolo fallico, ma voglio ragguagliarvi sul fatto che esso rappresenta ed ha rappresentato in epoche passate, quasi una ragione di vita per alcune “confraternite” segrete. Infatti, proprio questo simbolo rappresenta il significato segreto che è contenuto in tutti gli obelischi situati nelle maggiori e più rappresentative Piazze mondiali, come a Washington, Piazza del Vaticano, ecc. Inoltre, questo simbolo è riprodotto sul grembiule degli affiliati nelle cerimonie Massoniche. Inoltre, se diamo uno sguardo alla destra della moneta, possiamo osservare delle stelle attraversate da una linea verticale (6 superiori e 6 inferiori, fig. 1) ed un numero (4) esattamente sotto la O di EURO, che sta a significare l’ascensione al massimo grado massonico, (infatti, 66:2= 33°). Mentre invece, quello che sembra esse un numero 4 (fig. 1 cerchio numero 2), altro non è che il simbolo sanscrito per identificare il nr. 666 (fig.3)
Casualità? Forse. Tenete presente che Loro avevano la terribile ossessione di inserire il simbolo della loro piramide, adornata dalle parole «Annuit Coeptis Novus Ordo Seclorum» che significa «Anno Latino nel quale fu creato il Nuovo Ordine Mondiale», sulla banconota da un dollaro degli Stati Uniti. L'anno MCCCLXXVI o 1776 è la data riprodotta alla base della piramide. Sì, è proprio l'anno dell'Indipendenza americana, ma è stato anche l'anno in cui al professore Gesuita Adam Weishaupt fu ordinato dai suoi capi Illuminati di Baviera, di pianificare la creazione di un «Nuovo Ordine Mondiale» (la frase preferita di George Bush Senior e di Mickail Gorbaciov). Ora, guarda caso, hanno inserito un simbolo fallico sulla moneta da due Euro (fig. 1, cerchio 1). Ognuno tragga le sue conclusioni. In ogni caso, la mappa dell'Europa (fig. 2) che inserisco in questo testo, servirà a tutti Voi per compararla con quella riprodotta sulla moneta, e per notare la presenza di alcune imprecisioni.
Per ulteriori informazioni su questo tipo di «Oscura Congiura», vi invito a leggere il mio libro «Dall'Alfa all'Omega, storia di Verità Nascoste».
Alla prossima ”

Considerazioni

Questo articolo presenta una tesi palesemente assurda volta a dimostrare la presenza di simboli massonici sulle monete euro.
La mappa sulla faccia comune delle monete emesse prima del 2007 per certi Stati e prima del 2008 per gli altri mostra solo il profilo degli Stati che facevano già parte dell'UE all'epoca dell'introduzione dell'euro, mentre quelle degli anni seguenti mostrano il profilo dell'intero continente europeo. Lupino scambia o finge di scambiare il profilo dell'UE sul conio raffigurato nell'articolo, confrontato sempre nell'articolo con una mappa fisico-politica del continente, con una “imprecisione” in cui inoltre immagina nell'accoppiata Svezia - Finlandia un “simbolo fallico”. Poi le due L sovrapposte che segnano la firma di Luc Luycx, il bozzettista vincitore del concorso per la grafica della faccia comune delle monete, diventano nientemeno che un “666” scritto in Sanscrito.

CONCLUSIONI

Questi esempi, che in sé e per sé non dimostrano nulla di nuovo se non l'esistenza di ridicole speculazioni e soggetti talmente sprovveduti da prenderle sul serio (o talmente disonesti da utilizzarle consapevolmente, in totale disprezzo per l'intelligenza dei loro stessi interlocutori), sono testimonianze seppur elementari del metodo con cui è stata attuata la diffusione di falsità per secondi fini sull'argomento unione monetaria. Anche se gli attacchi all'euro segnano il passo è ancora fondamentale per la nostra sicurezza contrastare nei limiti del possibile qualunque azione volta a gettare l'unione monetaria nel discredito ingiustificato. Non si può lasciare che un elemento talmente importante per il futuro dei cittadini europei sia trattato con tale superficialità quando non con disonestà: l'unione monetaria è uno dei pochissimi elementi autenticamente "federali" che fra l'altro consentono a un'Unione Europea in pessime condizioni per quanto riguarda razionalità e democrazia delle sue istituzioni di rimanere almeno a galla, facendo da elemento di qualche utilità per la stabilità complessiva europea lungo il travagliato processo d'integrazione.

http://www.spazioforum.net/forum/index.php?showtopic=47702


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Truman
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L'euro ha fatto aumentare i prezzi

Questa è notoriamente l'accusa principale: nel 2002 è nato l'euro e i prezzi hanno cominciato a salire, quindi la colpa è dell'euro.
...
Dal '99 l'euro poteva essere regolarmente utilizzato sotto forma di assegni o denaro elettronico mentre nel 2002 non si è fatto altro che sostituire le monete e le banconote preunitarie con quelle in euro, rendendo disponibile anche la forma di contante, e null'altro. Ne consegue che la colpa non può essere dell'euro in sè ma di chiunque ci abbia speculato sopra nella fase di cambio contante.

Vale la pena di chiarire almeno il punto principale: ciò che si voleva con l'UE (almeno nella parte esplicitamente dichiarata) era la libera circolazione di merci, persone, beni, servizi, insomma ciò che normalmente viene detto "libero mercato".
Insomma, in un'economia liberista, o comunque non statalista, è il mercato a regolare i prezzi, ed è stato il mercato a provocare un'inflazione reale dell'ordine del 30% all'anno in Italia al momento dell'introduzione dell'euro come effettiva valuta di uso quotidiano.
(Incidentalmente, è falsa la frase non si è fatto altro che sostituire le monete e le banconote preunitarie con quelle in euro, rendendo disponibile anche la forma di contante, e null'altro, perchè cambiarono anche gli altri strumenti di pagamento, come assegni, carte di credito, bollettini postali).
In definiva il mercato ha provocato l'impoverimento degli italiani, i quali in breve tempo hanno visto dimezzarsi il valore del loro stipendio a parità di prezzi, o viceversa hanno visto i prezzi raddoppiare a parità di stipendio. Ciò che prima costava mille lire assunse il prezzo di un euro, mentre per gli stipendi rimase 1 euro =1936 lire.

Insomma nell'URSS di Breznev i prezzi erano sorvegliati dallo stato, ma il modello che si voleva in Europa era ben diverso, nel capitalismo non esiste speculazione, ma solo il giusto profitto di una compravendita.


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Anonymous
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L'euro ha fatto aumentare i prezzi

Questa è notoriamente l'accusa principale: nel 2002 è nato l'euro e i prezzi hanno cominciato a salire, quindi la colpa è dell'euro.
...
Dal '99 l'euro poteva essere regolarmente utilizzato sotto forma di assegni o denaro elettronico mentre nel 2002 non si è fatto altro che sostituire le monete e le banconote preunitarie con quelle in euro, rendendo disponibile anche la forma di contante, e null'altro. Ne consegue che la colpa non può essere dell'euro in sè ma di chiunque ci abbia speculato sopra nella fase di cambio contante.

Vale la pena di chiarire almeno il punto principale: ciò che si voleva con l'UE (almeno nella parte esplicitamente dichiarata) era la libera circolazione di merci, persone, beni, servizi, insomma ciò che normalmente viene detto "libero mercato".
Insomma, in un'economia liberista, o comunque non statalista, è il mercato a regolare i prezzi, ed è stato il mercato a provocare un'inflazione reale dell'ordine del 30% all'anno in Italia al momento dell'introduzione dell'euro come effettiva valuta di uso quotidiano.
(Incidentalmente, è falsa la frase non si è fatto altro che sostituire le monete e le banconote preunitarie con quelle in euro, rendendo disponibile anche la forma di contante, e null'altro, perchè cambiarono anche gli altri strumenti di pagamento, come assegni, carte di credito, bollettini postali).
In definiva il mercato ha provocato l'impoverimento degli italiani, i quali in breve tempo hanno visto dimezzarsi il valore del loro stipendio a parità di prezzi, o viceversa hanno visto i prezzi raddoppiare a parità di stipendio. Ciò che prima costava mille lire assunse il prezzo di un euro, mentre per gli stipendi rimase 1 euro =1936 lire.

Insomma nell'URSS di Breznev i prezzi erano sorvegliati dallo stato, ma il modello che si voleva in Europa era ben diverso, nel capitalismo non esiste speculazione, ma solo il giusto profitto di una compravendita.

l'inflazione che si è manifestata durante l'introduzione della moneta euro è dovuta principalmente alla speculazione sui prezzi al dettaglio resa possibile da un mercato pieno di dstorsioni un po' in tutti i settori...certo che in Italia si fosse infestati di oligopoli grandi o piccoli con relative oligarchie, non lo si può addebitare all'euro la concorrenza in Italia sarà difficilissimo introdurla visto che i primi che la predicano sono i primi che l'anno rifuggita in ogni modo a cominciare dagli impreditori italiani che la predicano da almeno vent' anni ai propri dipendenti e che magari sono i sostenitori dell'attuale governo che ci ha portato in questa florida situazione economica dopo circa 2 anni che diceva che non c'era la crisi economica e di consefguenza non adottava validi provvedimenti per contrstarla...gli effetti nefasti dell'introduzione dell'euro come ti avevo già fatto notare in passato sono stati causati anche dalla macanza di puntuali controlli sulla speculazione sui prezzi da parte del governo in carica...impegnato anche allora a varare qualche condono...
Si deve tenere presente che il concetto di concorrenza europeo è un concetto più sano di quello USA poiche nel concetto di concorrenza europeo è insito il concetto di qualità minima del prodotto che vieta secondo le sentenze della corte di giustizia europea la concorrenza a scapito della qualità del prodotto, qualità che dipende secondo la corte di giustizia europea anche dalle condizioni di lavoro degli addetti alla produzione a vari livelli...i bolletini postali e l carte di credito hanno influito ben poco sulla massa monetaria in euro e quindi l'affermazione che Truman dice essere incidentalmente falsa è molto probabilmente sostanzialmente vera...

Quando Truman dice che inflazione è stata creata dal mercato, non specifica che il mercato italiano di allora e quello di oggi è formato pricipalmente da oligopoli grandi e piccoli che possono permettersi di speculare sui prezzi...mentre se ci fosse stata la libera concorrenza il primo produttore che avesse speculato al rialzo sui prezzi sarebbe stato spazzato via dalla libera concorrenza...invito i lavoratori dipendenti che leggessero a pensare se il livello di aumenti dei prezzi durante l'introduzione dell'euro abbia corrisposto al livello di aumento dei proprii salari...la risposta ovvia è no...ciò significa che il super profitto derivato dall'introduzione dell'euro e dalla posizione di rendita ( "parassitaria", in quanto furi della concorrenza perfetta...super profitto da rendita oligopolistica) oligopolistica di buona parte delle imprese italiane, se lo sono intascate pressoche esclusivamente taluni abili imprenditori o speculatori operanti in italia...gabbando prima i propri dipendenti e poi i consumatori che potrebbero essere stati anche i medesimi soggetti...

senza dover ripetere che in un mercato per lo più oligopolistico un intervento dello Sato governo a controllare il verificarsi di probabili speculazioni si rendeva certamente necessario e sostanzialmente non ci fu...magari che qulcuno al governo fosse stato il proprietario di uno di quei oligopoli...

è quindi in questa situazioone smentito un'altro grossolano luogo comune che in Italia sostanzialmente il privato sia in generale più efficente del pubblico perche buona parte del privato è stutturato in mercati oligopolistici in Italia quando non abbia come mercato preponderante le commesse pubbliche...magari pilotate...che altro non sarebbero che le tasse dei cittadini italiani...


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A proposito dell'infida Europa, UE o CE che dir si voglia ecco come tutela i lavoratori dallo Stato italiano :

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=30273

ho idea qundi che tutti i vituperi più o meno interessati sull'euro e sull'Europa siano per lo più mistificazioni o disinformazione...
Forse che il concetto di legalità e di concorrenza reale all'europea, e cioè senza dumping sociale, in Italia non sono mai state così di moda...


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Truman
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l'inflazione che si è manifestata durante l'introduzione della moneta euro è dovuta principalmente alla speculazione sui prezzi al dettaglio resa possibile da un mercato pieno di dstorsioni un po' in tutti i settori...

Non capisco perchè urli. Comunque il capitalismo reale contiene le distorsioni del mercato, non sono qualcosa che ad esso sia estraneo.

Vale la pena di fare ancora riferimento all'URSS, perchè lì il sistema crollò e se ne parla senza preconcetti: per lungo tempo si disse che il socialismo reale aveva dei problemi dovuti all'imperfetta realizzazione del dettato marxiano. La banale critica era che tutti i socialismi reali avevano in comune delle disfunzioni, ergo il socialismo reale era proprio il socialismo, l'unica forma realizzata almeno.

In modo analogo le distorsioni del mercato capitalistico sono il capitalismo e la speculazione non è distinguibile dal giusto profitto.


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l'inflazione che si è manifestata durante l'introduzione della moneta euro è dovuta principalmente alla speculazione sui prezzi al dettaglio resa possibile da un mercato pieno di dstorsioni un po' in tutti i settori...

Non capisco perchè urli. Comunque il capitalismo reale contiene le distorsioni del mercato, non sono qualcosa che ad esso sia estraneo.

Vale la pena di fare ancora riferimento all'URSS, perchè lì il sistema crollò e se ne parla senza preconcetti: per lungo tempo si disse che il socialismo reale aveva dei problemi dovuti all'imperfetta realizzazione del dettato marxiano. La banale critica era che tutti i socialismi reali avevano in comune delle disfunzioni, ergo il socialismo reale era proprio il socialismo, l'unica forma realizzata almeno.

In modo analogo le distorsioni del mercato capitalistico sono il capitalismo e la speculazione non è distinguibile dal giusto profitto.

in realtà quello che viene propagandato dai più è il mercato non il capitaliasmo...con chiara allusione al mercato di concorrenza perfetta...se tu acolti i politicanti oligarchi nostrani sentirai che loro del tutto sporadicamente parlano di capitalismo ( che potrebbe riportare pericolosamente alla mente certi scritti di marx...) ma parlano spesso e volentieri di mercato..magari in modo indistitinto ma riferendosi evidentemente al quello di concorrenza perfetta...e quindi il mio commento qui sopra assume un significato preciso: l'oligarca politicante predica il mercato di concorrenza perfetta soprattutto ( o solo ) ai lavoratori dipendenti dicendo che con la concorrenza o competitività che dir si voglia ( si sa sostituire le parole concrete con altre di piu suadenti per indorare la pillola..o supposta, è il tipico modo di esprimersi dell'oligarchia politicante per mettere in atto le proprie mistificazioni...) aumenterà la ricchezza del Paese e così via...ma non sta certo lì a raccontare che il capitalismo come corretamente lo chiami tu, per nulla coincide con il mercato , sottinteso di concorrenza perfetta; il politicante di turno non racconta poi che in economia ma non solo, l'Italia è dominata da oligopoli ed oligarchie parassitarie che sono le principali responsabili del decadimento economico sociale e morale del Paese ...però magari astutamente si preocccupano di sobillare tesi complottiste contro una moneta forte che mette al muro certi imprenditori ciarlatani e politicanti che continuano a predicare ai propri dipendenti le virtù del mercato, quando loro per primi nel mercato di concorrenza europeo , non ci vogliono per nulla stare perche le loro abilità o disabilità imprenditoriali verrebbero presto alla luce, soprattutto se l'Europa ostacola in qualche misura lo sfruttamento dei lavoratori come ho spiegato quì sopra...ecco allora che emerge chiaramente la figura dell'imprenditore oligarca economico e politicante, venditore di fumo a gran parte degli italiani ignoranti...

imprenditore che eloquentemente è stato definito da Beppe Grillo ( direi che quello che ho descritto io può rientrare tranquillamente in questa categoria...) come : " imprenditore con le pezze al culo"...

quanto all'urlare come lo definisci tu...uno che scrive cose sostanzialmente corrette può di quando in quando permettersi di scrivere con il neretto...per distinguere le parti salienti del suo argomentare...per come la vedo io...in giro, senza essere evidenziato in neretto, si vede anche di peggio...

notazione...di questi anni si discorre più specificamente di mercato oligopolistico, monopolistico, di concorrenza perfetta e così via...dire mercato capitalistico è usare un termine generale, ma impreciso ( si parla più correttamente di economia capitalista, magari in cotrapposizione all'economia pianificata )... che ricomprendendo tutte le succitate fattispecie, risulta generico...e poco chiaro...


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