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Travaglio, la «talpa» dei boss e il giallo della vacanza


Affus
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Travaglio, la «talpa» dei boss e il giallo della vacanza siciliana
D'Avanzo: conto pagato da un condannato per mafia. La replica: falso

ROMA - La botta è di quelle che fanno rumore. Marco Travaglio, il giornalista paladino del giustizialismo che si è fatto tanti ammiratori e diversi nemici con le sue denunce, ora subisce l'«effetto letale del metodo Travaglio». E proprio lui, Marco Travaglio - che giovedì scorso, ad «Annozero», ha ricostruito i rapporti avuti nel '79 dal presidente del Senato Renato Schifani con Nino Mandalà, allora solo futuro boss di Villabate poi accusato di mafia nel 1998 - adesso è costretto a difendersi pubblicamente per un episodio circoscritto alla sua vita privata. Lo deve fare per forza dopo l'affondo di un altro giornalista della giudiziaria di razza, Giuseppe D'Avanzo di «Repubblica », che lo tira in ballo e lo strapazza per le sue vecchie e non dimenticate frequentazioni con personaggi poi condannati al processo per le «talpe» alla procura di Palermo. Correva l'anno 2002. Era l'estate in cui il giornalista Travaglio con la sua famiglia, moglie e due figli, inizia ad andare in villeggiatura a Trabìa in compagnia di un noto sottufficiale della Guardia di Finanza: si tratta di quel maresciallo in forza alla Dia, Giuseppe Ciuro, sempre elegante e disponibile con tutti i giornalisti di giudiziaria di passaggio a Palermo, che poi verrà condannato anche in appello a quattro anni e sei mesi per violazione del sistema informatico della procura di Palermo e favoreggiamento dell'ingegner Michele Aiello.

Sì, l'ingegner Aiello, il «re delle cliniche» che a gennaio del 2008 è stato condannato in primo grado a 14 anni per associazione di stampo mafioso e truffa nel dibattimento sulle «talpe» che ha coinvolto con una pesante sentenza (5 anni per favoreggiamento di singoli mafiosi) anche l'ex governatore dell'Udc Totò Cuffaro. Per Travaglio il colpo è duro anche perché si tratta, ma solo in apparenza, di «fuoco amico». Sull'onda delle polemiche innescate dalla vicenda Schifani, si muove infatti D'Avanzo, autore di tante inchieste sulla mafia e molto stimato negli ambienti giudiziari di mezza Italia, che senza troppi complimenti fa a pezzi il metodo Travaglio: quello, scrive, che «solo abusivamente si definisce giornalismo di informazione». Ma la botta vera arriva ieri quando D'Avanzo, per dimostrare come «il metodo Travaglio» possa coinvolgere tutti noi, tira fuori un verbalino rimasto in naftalina dal 2003: l'estate in cui gli investigatori di Palermo mettono sotto intercettazione il telefonino del maresciallo Ciuro mentre dialoga amichevolmente col giornalista durante la comune villeggiatura a Trabìa. Ciuro poi, ma la ricostruzione di D'Avanzo è controversa, avrebbe chiesto all'ingegnere Aiello di saldare il conto dell'albergo. Racconta Travaglio, che ieri non è stato affatto contento di leggere sul giornale per il quale collabora un attacco così duro e che nega di essersi fatto pagare alcunché: «Quella fu una esperienza davvero fantozziana. A una cena, dopo un convegno, chiesi a Pippo Ciuro, un vero personaggio perché aveva collaborato anche con Giovanni Falcone, di indicarmi un posto per le vacanze in Sicilia. Lui mi disse che c'era un posto vicino a quello in cui di solito andavano lui e il pm Antonino Ingroia, di cui era collaboratore. Così, per mail, mi mandò un depliant di un albergo, se non ricordo male si chiama Torre del Barone, che però era veramente troppo lussuoso per me. Ma lui, davanti alle mie obiezioni, mi disse di non preoccuparmi perché le tariffe non sarebbero state poi così care. Mi fidai. Quando poi sono andato a pagare, alla reception la signorina mi ha presentato un conto pazzesco, il doppio del previsto. Sei o sette anni fa, devo aver pagato l'equivalente di otto, dieci milioni...Telefonai a Ciuro e gli dissi: "E meno male che me lo hai segnalato tu 'sto posto!". E lui: "Paga, paga. Che poi magari ti fanno lo sconto un'altra volta". Insomma, io mi sono pagato tutto di tasca mia e di questo Aiello non ho mai sentito parlare, almeno fino al giorno del suo arresto... Io comunque in quel posto non ci sono mai più tornato visto che la sòla l'avevo già presa». L'anno successivo, mese di agosto del 2003, Travaglio torna in vacanza in Sicilia: «Andai con la famiglia per dieci giorni al residence Golden Hill di Trabìa dove di solito alloggiavano Ciuro e Ingroia e ci fu quella buffa storia dei cuscini poi finita nei brogliacci delle intercettazioni. Io chiamai Ciuro e gli dissi: "Qui manca tutto. I cuscini, la macchinetta del caffé perché i precedenti affittuari si erano portati via tutto. Poi gli ospiti del residence mi aiutarono: chi con un cuscino, chi con la Moka... ». E l'affondo di D'Avanzo? «Ecco, se non fosse per la mascalzonata che ha fatto adesso questo signore contro di me ci sarebbe solo da ridere». Ma al Golden Hill chi pagò il conto? Risponde Travaglio: «Io ho pagato la prima volta il doppio di quanto stabilito e per il residence ho saldato il conto con la proprietaria. Tutto di tasca mia, fino all'ultima lira e forse se cerco bene trovo pure le ricevute. Ma poi vai a sapere cosa cavolo diceva questo Ciuro al telefono. Magari millantava come fece con Aiello quando gli raccontò che lui e Ingroia avevano ascoltato a Roma un pentito il quale, in realtà, non si era mai presentato ». Anche se dopo il suo arresto non ha più visto il giornalista Travaglio, l'ex maresciallo Ciuro ricorda bene quella vacanza al «Golden Hill» con Travaglio e il dottor Ingroia durante la quale «si stava insieme, si giocava a tennis e si facevano lunghe chiacchiere a bordo piscina ma poi ognuno faceva la sua vita anche perché c'erano i figli piccoli». E il conto? «Di questa vicenda io non ne so niente, lui ebbe i contatti con la signora del residence. Per il pagamento se l'è vista lui, io non me ne occupai ». Più di un dubbio, invece, ce l'ha l'avvocato Sergio Monaco, difensore di Aiello: «Premesso che non sono io la fonte di D'Avanzo, che non conosco, posso solo dire che l'ingegner Aiello conferma che a suo tempo fece la cortesia a Ciuro di pagare un soggiorno per un giornalista in un albergo di Altavilla Milicia. In un secondo momento, l'ingegnere ha poi saputo che si trattava di Travaglio». Qui finisce la storia di una vacanza di tanti anni fa, uno di quegli episodi che possono capitare a chiunque ceda alla tentazione di mischiare villeggiatura, amicizie di lavoro e qualche equivoco di troppo. Ricorrendo alla saggezza di Pietro Nenni, istillata ai giovani socialisti a un congresso del Psi, si potrebbe parafrasare: «A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura».

Dino Martirano
15 maggio 2008

http://www.corriere.it/politica/08_m...4f486ba6.shtml


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indo
 indo
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diceva un ragazzo di strada (nel senso che viveva e predicava per strada!): "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
Il risultato è stato che nessuno ha più scagliato alcuna pietra.
E se qualcuno prova anche minimamente a contravvenire a questa regola ormai "inossidabile", ecco che passa immediatamente da accusatore ad accusato.
Di Pietro ha "provato" a lanciare delle accuse: è diventato a sua volta un imputato (storie di mercedes taroccate, di fatture impagate ... di amicizie sconvenevoli, e via con il gossip e la satira!?).
Montanelli e Biagi? Beh, ormai sono morti, pace all'anima loro.
Giudici imprudenti (Clementina Forleo, ad esempio? O De Magistris!): esautorati e colpevolizzati.
(D'altronde l'abbiamo sempre saputo che gli "statali" sono pagati per non lavorare! Cosa si erano messi in testa quei due: di fare il loro dovere? Mi sa - se non l'ha ancora capito - che Brunetta dura poco!).
Il fatto è che ormai se qualcuno indica la luna, noi guardiamo il dito!
Travaglio ha lanciato delle accuse ... specifiche e dettagliate in un libro.
Invece che andare a leggere cosa ha scritto in quel libro ... andiamo a guardare il suo dito e ci dissanguiamo per cercare qualcosa per far sì che possa essere "lui" accusato.
Ma in fondo, l'aveva già sostenuto il "filosofo" Craxi: "se tutti siamo ladri, nessuno più è ladro".
Se tutti evadiamo le tasse, non c'è più nessun evasore.
Poi ci meravigliamo che la stampa sia succube della politica: in fondo è quello che vogliamo!
E Brenno (quello di "guai ai vinti") è attuale, attualissimo.
Il "nostro" Brenno è un certo signore che in una non troppo recente intervista ha dichiarato: "Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa". Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza. Tutto in quelle carte sequestrate a villa Wanda ventidue anni fa: 962 affiliati alla Loggia. C'erano militari, magistrati, politici, imprenditori, giornalisti. C'era l'attuale presidente del Consiglio, che allora era socialista. Chi ha condiviso quel progetto è oggi alla guida del paese. "Se le radici sono buone la pianta germoglia. Ma questo è un fatto che non ha più niente a che vedere con me". Niente, certo. Difatti quando parla di Berlusconi e di Fini, di Costanzo e di Cossiga lo fa con la benevolenza lieve che si riserva ai ricordi di una stagione propizia. (da un'intervisa di Concita De Gregorio con ... non vi dico chi!)
Paolo
http://paolofederici.splinder.com/post/17115576/


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Affus
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il problema è un altro.
c'è massoneria e massoneria .
c'è un tipo di massoneria che si nasconde e c'è un tipo di massoneria che agisce alla luce del sole dopo il 25 aprile . Il fatto che agisce alla luce del solo gli fa credere di essere la massoneria giusta , il ramo piu ortodosso del grande oriente d'italia.


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Affus
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Travaglio è colpevole di omissione di soccorso .
quando di pietro, che era innocente, ai tempi dello sbiancamento , lui non spezzò una sola lancia a favore di una persona innocente per salvarlo dalle false accuse !!
Vergogna ! Per fortuna che la magistratura è indipendente e , conoscendo l'onestà adamitica di di pietro, non lo condannò .Anzi gli rese piena giustizia e condannò chi lo calunniava .


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