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UN PAESE MALATO


mystes
Noble Member
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Il noto giornalista Marcello Veneziani, uomo di destra tutto d’un pezzo, afferma in un suo articolo su un quotidiano milanese che l’Italia è un paese malato; pertanto condivide e appoggia la cura suggerita da altri scrittori e giornalisti, cura basata su una “rete delle città identitarie”.

E’ difficile capire la terapia proposta da questi signori, dal momento che l’Italia non è solo un “paese malato” ma un nazione “in fin di vita” e pertanto si dovrebbe pensare più a un ricovero urgente in terapia intensiva perché altrimenti rischia di morire.

Qualcuno è convinto che l’Italia sovrana sia già morta da quando è entrata nell’euro e da quando ha aperto i confini in maniera sconsiderata all’immigrazione clandestina.

Sul secondo caso bisognava pensarci in tempo perché questo fenomeno è legato alla mafia e alla camorra che continuano ad essere potenti e in espansione. E purtroppo, dopo la morte di Falcone e Borsellino (ma anche di tanti altri giudici e forze dell’ordine) che hanno tentato di debellare il cancro che divora il nostro paese, abbiamo perso ogni speranza, la politica italiana è pilotata (non tanto occultamente) dal crimine organizzato il quale pur di prosperare ed espandersi è pronto a tutti i compromessi.

Detto questo sarebbe logico che io proponessi la terapia intensiva la quale, secondo la mia modesta opinione, dovrebbe basarsi su alcune cure d’urto, come una rivoluzione culturale e una rivoluzione politica. Normalmente sono due processi che avanzano appaiati, come due cavalli di corsa e come si è visto nel  Rinascimento italiano, tanto per citare l’ultimo fenomeno di una certa rilevanza, dove la rinascita culturale non poteva prescindere da quella politica.

Oggi, purtroppo, l’Italia non ha nessun politico e nessun uomo di cultura capaci di promuovere un grande movimento di rivoluzione e di rinascimento (mi auguro che non si pensi a un Salvini o a uno Sgarbi!). Pertanto il malato è destinato a finire al camposanto e forse, chissà, dalle ceneri di questo defunto potrà nascere una fenice che al momento giusto si trasformi nel veltro profetato da Dante.

Molti son gli animali a cui si ammoglia,

e più saranno ancora, infin che il VELTRO,

verrà che la farà morir con doglia”. Inferno, canto I, vv.100-103.

Non c'è altro da aggiungere, chi ha orecchie per intendere, intenda!

 

 

 

 


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Roberto Rey
Eminent Member
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Amen !


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mystes
Noble Member
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errata/corrige: Detto questo sarebbe logico DEDURRE che SE io proponessi la terapia intensiva DOVREBBE BASARSI, secondo la mia modesta opinione,  su alcune cure d’urto, come una rivoluzione culturale e una rivoluzione politica. Normalmente sono due processi che avanzano appaiati, come due cavalli di corsa e come si è visto nel Rinascimento italiano, tanto per citare l’ultimo fenomeno di una certa rilevanza, dove la rinascita culturale non poteva prescindere da quella politica


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mingo
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La verità è che è finita purtroppo fatevene una ragione non c'è molta speranza solo distruzione.


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oriundo2006
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...e neppure noi ci sentiamo tanto bene...

Dimentichi le benedizioni speciali che l' Italia ha avuto nel passato: un altro Paese sarebbe gia' scomparso da tempo. Perche' le ha avute e come puo' fare per progredire oltre l'abisso sociale, demografico, politico che intravvediamo ? Le ha avute come fulcro politico ed insieme culturale del mondo indoeuropeo: contro e oltre ogni semitismo, spesso solo alibi per 'lasciar fare ad altri'...Lo so che e' un pensiero difficile da accettare: ma i nostri nemici, perche' di loro si tratta, ci indicano come Edom, da distruggere ad ogni costo. E' inutile chiedere pieta', il loro programma prosegue senza sentimentalismi o umanismi di sorta. Questo tanto per esser chiari: e l'azione viene perseguita attraverso altri Paesi, tanto per ( non ) cambiare mai...Dunque, una azione politica di livello elevato, chiarendo davanti a tutti le responsabilita' della guerra orrenda che si sta profilando, le menzogne bestiali che la stanno precedendo, e dunque accettando di cambiare le nostre relazioni internazionali a tutela dei nostri interessi geopolitici e costituendo relazioni strette con quei popoli e governi che  ( loro si' ) si oppongono al Grande Piano, avendo in mente i nostri interessi innanzitutto. Le rivoluzioni in questa fase non servono assolutamente a niente: anzi, le fanno gli 'altri'. Inoltre una politica demografica utile a 'scacciare la moneta cattiva con quella buona': anche qui copiare da chi lo ha fatto con successo altrove. Eccetera eccetera...ma conoscendo un poco i miei simili, penso che l'idea che si stia perseguendo sia quella del 'male minore', dell' appecoramento senza dignita' perche' in fondo in fondo gia' si sa che non dura e che 'dopo' sara' tutto diverso. Dipende come...non c'e' alibi che tenga appunto 'dopo'. Se 'loro' prevalgono non ci sara' piu' 'Italia', forse neppure geograficamente o umanamente...

Questo post è stato modificato 4 anni fa da oriundo2006

PietroGE hanno apprezzato
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PietroGE
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Oriundo, d'accordo con l'analisi. Occorre però individuare qualche elemento essenziale per completarla e inserirla anche nel contesto :

-L'Italia ha avuto un miracolo economico e uno sviluppo rapido in un momento particolare, cioè quando la concorrenza asiatica per la produzione dei beni era inesistente. Oggi non è più così.

-Il comportamento collettivo però non si è adattato alle cambiate condizioni esterne, molti credono che una volta diventati la quarta potenza industriale del mondo ci si può rilassare e godersi la vita perché il Paese tale rimarrà nei secoli. Errore fatale.

-La formazione della classe dirigente è sempre stata il nepotismo e la corruzione, il risultato è la qualità infima dei cosiddetti 'rappresentanti del popolo' i quali rappresentano solo i propri interessi personali.

-La guerra persa contro la criminalità organizzata che ha reso il Sud del Paese un narco stato che rifornisce di cocaina l'intero continente europeo. E non mi dite che non ci si può far niente perché non è vero. Guardate ad esempio come si mobilita la magistratura per far fuori l'opposizione al governo.

-L'individualismo che non solo ha generato cronache nere cruente, ma che ha sciolto il legame che c'era tra popolo stato e persona, necessario non solo a titolo teorico identitario ma semplicemente per far funzionare il Paese. A questo riguardo è interessante guardare come si comportano gli altri. C'è il numero 8 di Limes (che gli esperti di internet sanno scaricare) molto interessante dedicato alla Turchia. Nelle scuole turche si impara e si pronuncia questo giuramento :

Dal 1933, ogni mattina nelle scuole turche rimbomba
il giuramento collettivo: «Amo la patria più che me stesso. Sono pronto
a sacrificare la mia vita per l’esistenza della Turchia»

una cosa assolutamente inimmaginabile in Italia o in Europa. La decadenza di un Paese comincia spesso dalle scuole e da cosa si indegna ai ragazzi.


oriundo2006 hanno apprezzato
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oriundo2006
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Certo, caro Pietro, e' vero quello che osservi. Non c'e' reazione a tutto cio' perche' le istanze che controllano la societa', istanze sociali, politiche, religiose, educative sono fermamente a FAVORE di questa deriva distruttiva del Paese. La chiamano con entusiasmo 'meticciamento', fanno appello ai 'fratelli maggiori' ( in Caino ) per la direzione complessiva dei valori della societa', lasciano fare ai media ogni cosa, promuovono scientemente la stupidita' amorfa e passiva delle masse attribuendola al rifiuto tabuizzato della 'violenza', si studiano di impedire anticipatamente qualsiasi reazione istradandola verso una sessualita' disordinata utile allo sfogo pulsionale privo di pericoli per il sistema...ed infine e' 'negazionismo' anche solo parlarne. E' la logica conclusione del 'liberismo', che paradossalmente tiene in piedi il vecchio sistema di valori adattandolo ai propri interessi anche economici ( oggi un miracolo economico non sarebbe possibile neppure piu' in tanti stati ex-terzo mondo ) ma sopratutto ideologici. Ed in questo contesto l' individuo, proprio l' individuo libero di pensare, e' condannato: non puo' criticare quella liberta' di cui pure lui si serve.


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mystes
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@oriundo2006 Condivido la tua diagnosi e sono convinto che senza una reazione (non nel senso di reazionario) un cambiamento vero sia sempre più difficile. A volte ho l'impressione che dovremo toccare il fondo (e lo stiamo già toccando!) e solo dopo (ma quando?!) qualcuno e forse più di uno decidano che è il momento di reagire e di fare punto e a capo.


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