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«Una Libia nuovamente unita» (intervista a Omar al-Mukthar)


Tao
 Tao
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Vecchio leone Il figlio dell'eroe libico della resistenza al colonialismo italiano perdona Berlusconi ed esalta i ribelli

INTERVISTA Parla Mohammad Omar al-Mukthar, il figlio novantenne del «Leone del deserto»

BENGASI.«Mio padre combatteva contro Benito Mussolini e Rodolfo Graziani. Oggi questi ragazzi combattono contro Muammar Gheddafi e la sua dittatura. In 80 anni è cambiato il tiranno, ma non il bisogno di libertà del popolo libico».
Mohammad Omar al-Mukhtar di dittature se ne intende. Dall'alto dei suoi quasi 90 anni riesce a ricordare sia quella fascista, che gli portò via un padre, sia quella attuale di Gheddafi, che sta falcidiando i giovani libici.

Ci accoglie nella sua casa di Bengasi, una villetta a due piani, confortevole ma spartana per essere la dimora del figlio di Omar al-Mukhtar, uno dei simboli più alti della resistenza anti-coloniale in Africa, un eroe per la Libia e per l'intero mondo arabo. Anche oggi. Il volto corrucciato del beduino che combatté gli italiani per tutti gli anni '10 e '20 del secolo scorso, campeggia infatti sulle bandiere tricolori dei ribelli, quelle di re Idris (solo un caso?), che Gheddafi aveva sostituito 42 anni fa, con il verde monocolore della Jamairiya. Del resto lo stesso Raìs portava la foto del «leone del deserto» ostentatamente appesa alla sua eccentrica divisa, quando arrivò in visita ufficiale a Roma nel giugno del 2009, accolto dall'abbraccio del premier Berlusconi e dal sorriso compiaciuto del ministro degli esteri Franco Frattini. In quell'occasione c'era anche lui, Mohammad Omar. Un quadretto che, a distanza di soli due anni, sembra antico almeno quanto le foto in bianco e nero di Mukhtar, che addobbano le pareti. Oggi Berlusconi confida di temere che il suo ex amico voglia fargli la pelle, Frattini continua a reclamare la fine del regime di Gheddafi e il Raìs vive le ore più difficile del suo lungo dominio.

Mohammad Omar di vita ne ha vissuta troppa per scomporsi. Attende la vittoria della «rivoluzione del 17 febbraio». Impaziente, come tutti (o quasi) qui in Cirenaica. Anche perché il 16 settembre si avvicina. Quel giorno a Soluch, una cinquantina di chilometri a sud di Bengasi, verranno ricordati gli 80 anni dalla morte di suo padre, lo «sceicco dei martiri». Impiccato dagli italiani, per ordine del maresciallo Graziani. E da allora consegnato al mito.
Dunque shayck, crede che celebrerà quell'anniversario in una Libia nuovamente unita?

Insh'allah. Lo speriamo. Io credo che ci vorrà ancora del tempo prima di raggiungere la vittoria. Ma sono convinto che alla fine questa rivoluzione trionferà. La rivoluzione appartiene ai giovani. Dopo il 17 febbraio per me è stato automatico trovarmi dalla loro parte. Questi ragazzi stanno lottando per una Libia finalmente libera. È come se fossero tutti miei figli. Combattono senza ricevere in cambio denaro, in poche ore imparano a usare un fucile e si precipitano al fronte. C'è chi parla di guerra civile. La realtà è che vogliono un paese unito, da Ras Jdir a Musaid, con Tripoli unica capitale. Rivendicano un paese finalmente democratico, con media liberi e dove sia possibile esprimere la propria opinione, senza temere la repressione del regime.
Dall'altra parte, però, Gheddafi non sembra voler mollare...

Gheddafi è un pazzo, ha commesso dei crimini efferati e ha causato un sacco di danni alla Libia. Il popolo non lo vuole più, ne ha abbastanza, dopo 42 anni di regime. La storia di mio padre, del resto, lo insegna. Si può perdere una battaglia, ma alla fine la Libia ritrova sempre la sua libertà. L'ha ritrovata dopo la colonizzazione italiana. La riavrà anche questa volta.

Già, ma oggi quale sentimento nutre nei confronti dell'Italia e degli italiani?

L'Italia oggi è un paese amico. Sono passati ormai 70 anni da quegli eventi spiacevoli. Li abbiamo archiviati, ora fanno parte della nostra storia, che in ogni caso è una storia comune. Non abbiamo problemi con gli italiani di oggi. E devo dirle che mi piace molto il vostro paese. Io stesso sono stato a Roma (durante la visita del 2009, ndr). Ho incontrato il vostro premier, Silvio Berlusconi. Mi ha detto di essere profondamente dispiaciuto per la guerra coloniale. Mi ha accolto con simpatia, baciandomi la mano.

Lei sa che il premier italiano è avvezzo ai baciamano. Lo fece anche a Gheddafi...

Il vecchio rapporto tra Berlusconi e Gheddafi non può costituire un problema. Ora il dato di fatto è che l'Italia supporta il nostro governo di transizione. E dunque supporta la rivoluzione del 17 febbraio, che è una rivoluzione contro Gheddafi. Silvio Berlusconi mi ha dimostrato più volte un sentimento di vicinanza al nostro popolo, che reputo genuino. Anche il ministro Frattini è un uomo che stimo. La sua forte presa di posizione contro il regime di Gheddafi, sin dall'inizio della rivolta, è stata molto apprezzata dal popolo libico.

In conclusione, chi era suo padre, Omar al-Mukhtar?

Mio padre era un combattente, ma soprattutto era un libico che voleva vivere nel suo paese, in libertà. Era nato in un piccolo villaggio qui in Cirenaica e aveva avversato l'occupazione italiana sin dall'inizio. Io devo confessare che non ricordo molto di quel periodo, avevo solo pochi anni, le mie memorie sono labili. Ricordo però il periodo successivo alla morte di mio padre. La colonizzazione italiana, che durò per altri dieci anni e poi, finalmente, la libertà, sotto re Idris. La sua bandiera è la stessa che oggi sventolano questi ragazzi. E l'effigie di mio padre è ovunque un richiamo alla libertà, oggi più che mai.

Che cosa penserebbe suo padre di questa situazione, se fosse vivo oggi?

Se Omar al-Mukhtar fosse vivo in quest'epoca, certamente Gheddafi non sarebbe rimasto al potere per 42 anni. Mio padre avrebbe guidato in prima persona la rivolta contro l'iniquità di questo regime. Era un uomo che non tollerava l'ingiustizia. Soprattutto per questo si ribellò al dominio italiano, sin dal 1912.

Ma credo che sarebbe fiero di tutti questi ragazzi che ogni giorno stanno morendo per reclamare una Libia libera e democratica. Io penso che idealmente, il suo spirito sia a capo anche di questa rivoluzione. Il suo esempio e la sua storia saranno importanti per la nuova Libia del futuro.

Gilberto Mastromatteo
Fonte: www.ilmanifesto.it
5.08.2011


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vimana2
Famed Member
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Post: 2528
 

Ma che schifezza di intervista!!!! Ma perchè il manifesto nn pubblica quanto pubblicato da blondet, Moffa e altri giornalisti tra cui, http://cafedehumanite.blogspot.com/2011/08/libia-la-nato-nasconde-le-sue-perdite-e.html,Leonor Massanet, postata anche qui su CDC? A quando risale questa intervista? A me sembra di averla già letta....


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vimana2
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2528
 

Gheddafi è un pazzo, ha commesso dei crimini efferati e ha causato un sacco di danni alla Libia. Il popolo non lo vuole più, ne ha abbastanza, dopo 42 anni di regime. La storia di mio padre, del resto, lo insegna. Si può perdere una battaglia, ma alla fine la Libia ritrova sempre la sua libertà. L'ha ritrovata dopo la colonizzazione italiana. La riavrà anche questa volta.

Ma questo tizio si rende conto dei crimini commessi dai ribelli? Dei crimini spesso razzisti e violenze sadiche sulle donne? Ma si rende conto di essersi schierato con la NATO che è la + grande macellaia di arabi e musulmani nel mondo? Ma come fa a nn farsi schifo da solo questo tizio?


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cubainforma
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1957
 

Perché stupirsi...é Il Manifesto, vive dei fondi dello Stato e naviga nei bassifondi della politica...non si può pretendere altro che questo.

da Granma del 4 agosto
www.cubainforma.it

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, ha ricevuto mercoledì 3 agosto, l’Onorevole Signor Abdulhafid M. Zlitni, segretario del Comitato Popolare Generale di Pianificazione e Finanze della Gran Jamahiriya Araba della Libia Popolare Socialista, in visita nell’Isola in qualità d’inviato speciale del leader Muammar El Gadhafi.

Abdulhafid M. Zlitni è il latore di un messaggio del leader libico per il Generale d’Esercito, per informarlo degli sforzi che il governo libico realizza per affrontare la campagna d’isolamento internazionale che tentano d’imporre le potenze occidentali.

Il Presidente cubano ha reiterato la più energica condanna di Cuba per l’aggressione militare della NATO contro la Libia, e in particolare contro i bombardamenti sulle installazioni civili, che provocano la morte di persone innocenti.

Inoltre ha domandato l’interruzione immediata di queste azioni, fatto che permetterebbe d’avanzare verso una soluzione pacifica, con il pieno rispetto dell’indipendenza, l’integrità territoriale, la sovranità sulle sue risorse naturali e l’autodeterminazione del popolo libico.

Raul ha anche espresso il suo appoggio alla gestione dei capi dell’Unione Africana per realizzare questi propositi.

Il distinto visitatore è accompagnato dall’Onorevole Signor Ahmed Jarrud, vice segretario del Comitato Popolare Generale di Vincolo con l’Estero e dall’Onorevole Signor Ali Mohamed Ahmed Ajeilí, ambasciatore libico in Cuba.

Per la parte cubana, era presente Bruno Rodríguez Parrilla, ministro delle Relazioni Estere.


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Tonguessy
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2779
 

Ho incontrato il vostro premier, Silvio Berlusconi. Mi ha detto di essere profondamente dispiaciuto per la guerra coloniale.

Li sta bombardando di nuovo perchè odia lasciare le cose a metà.


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buran
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 301
 

... La storia di mio padre, del resto, lo insegna...

Non è che il figlio è titolato di per sè a parlare del padre con eguale autorità morale, eh...guarda ad es. il figlio del gen. Zukov che fa lo squallido trafficante d'armi (sequestrate a suo tempo a lui quelle immagazzinate alla Maddalena e ora "sparite" e protette dal segreto di stato). Intanto se il nome della sua famiglia e di suo padre sono onorati è proprio grazie a Gheddafi, che ha sempre rivendicato, fra l'altro anche i risarcimenti per le vittime della repressione e dei campi di concentramento. Cosa che gli Al Senussi non hanno MAI fatto quando erano sul trono.


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dana74
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Registrato: 2 anni fa
Post: 14354
 

che squallore il manifesto, parla di democrazia e fa il velinaro della Nato

che nausea


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