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A. Bagnai: Le obiezioni del piddino..dedicato a Dana

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pippo74
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fonte: http://goofynomics.blogspot.com/2012/02/le-obiezioni-del-piddino-ma-in-germania.html

Le obiezioni del piddino: “ma in Germania i prezzi sono più alti” Prof. A. Bagnai

Il genitivo soggettivo si porta molto nei titoli. Sapete, quelle cose del tipo “la solitudine del riccio”, o “l’eleganza dei numeri dispari”, o ancora “la convenienza del suino” – che però non è il titolo di un romanzo, ma di una promozione in corso presso un supermercato romano. Soggetto e complemento abbastanza intercambiabili, come vedete: al lettore basta percepire il genitivo soggettivo e “imbocca”, come si dice a Roma. Speriamo imbocchi anche qui. Questo è il primo di una serie di post che pubblico disattendendo totalmente la saggezza popolare della mia gente, la quale mi ricorda impietosa che “pe’ malati c’è la china, pe’ coglioni un c’è medicina”. Temo quindi che il mio e il vostro sacrificio sia inutile, perché ormai chi i mezzi per capire li ha dovrebbe aver già capito (S. Tommaso avrebbe capito già a fine 2007, per intenderci), e chi non ha capito non può o non vuole capire. In quanto tale merita comunque rispetto, il rispetto che ogni forma di vita merita, ma parlarci è inutile: meglio prenderlo per le ali e accompagnarlo fuori dalla finestra, reiterando il gesto profondamente umano dello zio Tobia nel Tristram Shandy di Sterne. Delicatamente. Eppure, anche capisse uno solo, gaudium fit coram angelis Dei super uno peccatore paenitentiam agente... E allora, nella speranza di salvare un’anima, tiriamo notte...

Amico piddino: ormai hai ventun anni, è tempo che tu sappia cos’è la competitività di prezzo (per gli amici, competitività). Ma anche nel caso tu ne abbia di meno, meglio comunque portarsi avanti col lavoro.

La competitività non è data, come certi simpatici “obiettori” tornano a “obiettarmi”, dal livello di un prezzo a una certa data. So, da vostri sconsolati referti, che questo errore è alla base di tante obiezioni vengono fatte anche a voi. Vediamo se riesco a darvi qualche argomento.

La competitività si misura confrontando due prezzi, cioè è data dal rapporto fra due prezzi, e il suo impatto si manifesta nel tempo, cioè è un fenomeno intrinsecamente dinamico. Quelli che continuano a dirmi “non è vero che la Germania ci fa concorrenza sui prezzi perché i prezzi tedeschi sono più alti”, oppure “sei un economista della domenica perché non sai che esiste anche una competitività non di prezzo”, ahimè, dimostrano solo di non capire niente di economia. Lo dimostrano immediatamente a me, che leggevo Fagerberg 20 anni fa. Ma fra meno di 20 minuti la loro vacua e petulante ignoranza si squadernerà in tutta la sua desolante estensione anche ai vostri occhi.

Il tasso di cambio reale

Partiamo da un esempio semplice. Supponiamo che la bilancia commerciale sia in pareggio. Supponiamo inoltre che i prezzi interni siano a pari 100 e quelli esteri a 200, per cui il rapporto fra prezzi interni e esteri (cioè “nostri” e “loro”), rapporto che gli economisti chiamano tasso di cambio reale, sarà 100/200=0.5.

Prima obiezione (sarà un percorso faticoso, vi avverto, perché la petulanza degli “obiettori” cresce col cubo della loro ignoranza: ma ce la faremo): “ma come fa la bilancia dei pagamenti a essere in equilibrio con prezzi così squilibrati? Se i beni degli altri costano il doppio, noi dovremmo essere in surplus, perché siamo più convenienti!”

Amico piddino, invece no, proprio perché la qualità conta. Te lo ricordi, caro? Me lo hai appena ricordato tu (che non sei, oh no! un economista della domenica).

I beni esteri possono essere più attraenti per motivi diversi dal prezzo: ad esempio, appunto, perché sono di migliore “qualità” (vedete, so che esiste!). In questo caso può darsi benissimo che noi si sia disposti a pagarli di più, e può quindi sussistere una situazione di pareggio dei conti esteri anche con livelli dei prezzi squilibrati. Esempio: noi compriamo 5 automobili estere a 200 (importazioni totali: 1000), e vendiamo 10 automobili nazionali a 100 (esportazioni totali: 1000). Il saldo commerciale sarà 1000-1000=0. Ci siamo? (Gli economisti della domenica come me sanno che comunque l’obiezione in termini statici non ha particolare significato perché ci stiamo riferendo a indici, ma questo ce lo diciamo fra noi happy few).

Il problema qual è? Semplice: se partendo da questa situazione i nostri prezzi aumentano, ma quelli esteri no, chiaramente non riusciremo a piazzare la stessa quantità di prodotti all’estero. Supponiamo che i prezzi interni passino a 150. Il nostro tasso di cambio reale (il rapporto fra i prezzi nostri e loro) si apprezza, cioè sale fino a 150/200=0.75 (un apprezzamento del 50%, da 0.50 a 0.75). Ma secondo voi, gli stranieri compreranno lo stesso numero di automobili? Credo proprio di no. Perché mai dovrebbero acquistare una macchina “meno buona” e che per di più è aumentata del 50%? Qualcuno continuerà a farlo, certo: nonostante quello che pensano gli “omo”-dossi, con i loro modellini fatti di ometti tutti uguali che vogliono tutti la stessa cosa nello stesso modo e nello stesso momento (cioè subito), gli individui sono “etero”-genei. E d’altra parte, anche alcuni di noi, nella scelta fra un’automobile nazionale non più a 100 ma a 150, e un’automobile estera a 200, si orienterebbero verso quella estera: spendere il 100% in più è un sacrificio considerevole, ma magari qualcuno potrebbe pensare che per scoattare con una Classe A potrebbe valere la pena di spendere il 50% in più.

Goofynomics, signori, pura, semplice, cristallina Goofynomics: una rivalutazione reale (aumento del cambio reale) non fa solo diminuire le esportazioni: fa anche aumentare le importazioni, e quindi porta in deficit per due motivi (vendi di meno e acquisti di più).

E adesso attenzione, qui c’è il primo cerchio di fuoco da saltare. E se invece sono “the others” ad abbassare i loro prezzi? Cioè: se partendo dalla posizione di pareggio, con i nostri prezzi a 100 e i loro a 200, invece di essere noi ad aumentare i prezzi da 100 a 150 (chiamiamolo caso A), fossero loro ad abbassarli, magari da 200 a 133.33 (chiamiamolo caso B), cambierebbe qualcosa per l’equilibrio esterno? Rullo di tamburo....

No. Non cambierebbe niente, rien de rien, deux fois rien. Perché esattamente come nel caso precedente (aumento dei prezzi nostri), il nostro tasso di cambio reale si rivaluterebbe (cioè il loro si svaluterebbe), ed esattamente nella stessa misura. Il nostro cambio reale aumenterebbe da 100/200 = 0.5 a 100/133.33=0.75 (che poi è anche 150/200). Il loro diminuirebbe da 200/100=2 a 133.33/100 = 1.33 (che poi è anche 200/150). Ce l’avete fatta? Sicuro? Sicuro sicuro sicuro?

E allora benvenuti nel mondo della Goofynomics: è strano come una rivalutazione vista dell’estero somigli a una svalutazione, ed è strano come un aumento dei prezzi “nostri” somigli a una diminuzione dei “loro” prezzi. Veramente... non è strano per niente, perché il problema è il rapporto. Mi rendo conto che all’inizio tutta questa aritmetica fa un po’ male. Ma poi ci si abitua, come diceva una mia amica. Quel giorno più non vi leggemmo inante...

Piddini: statici e dinamici

Ma lasciamo i bei ricordi e veniamo alle obiezioni del piddino.

Il piddino statico, ovvero Dana

È il caso (clinico) più semplice: “Ma cosa dici, i prezzi non c’entrano, non vedi che sono più alti all’estero, 200 invece di 150 (o 133.33 invece di 100)! Economista della domeni
ca! Non sai che c’è la qualità? Noi siamo in deficit perché i nostri prodotti, anche se costano meno, non sono di qualità. Dobbiamo adunque fare le riforme (variante: le politiche industriali)”.

Risposta: ma tesoro caro, ma piccioncino mio, se vuoi parlare di competitività, il problema non è quanto è alto o basso un prezzo oggi. Il problema è la dinamica, cioè come è cambiato nel tempo il rapporto fra i prezzi. Vatti a vedere la Figura 2 del primo post di questo blog (la riporto per la tua fottuta comodità):

Lo vedi il grafico, tesoruccio caro: ecco, nel 1999 i prezzi tedeschi erano già più alti di quelli italiani, e ben più alti di adesso. Ma eravamo in pareggio. Nel 2007 erano “ancora tuttora” più alti, ma eravamo in deficit. Perché? Perché è cambiato il rapporto: pur essendo sempre i loro prezzi più alti in termini assoluti (es: 200) i nostri erano cresciuti (es.: da 150 a 200). E quindi se eravamo, come eravamo, in pareggio nel 1999, certo non potevamo più esserlo nel 2007. Il problema è la dinamica.

Variante: la Germania non fa competizione sui salari perché i loro operai sono pagati meglio dei nostri. Ne abbiamo già parlato. Questa affermazione, oltre a essere estremamente discutibile per i motivi che abbiamo più volte evocato e che l’ILO ci ricorda nel suo rapporto (nel senso che non è poi così vero che i salari medi tedeschi sono così tanto alti, e lo abbiamo anche più volte mostrato in questo blog, senza bisogno dell’ILO), è anche totalmente à côté de la plaque (fuori dal vasino), perché... il problema è la dinamica (Du mußt es dreymal sagen). Quindi, per chi a questo punto non avesse ancora capito, chiederei la collaborazione di Batjuska (affezionato lettore): gestisci ancora quei resort per sport invernali?

Il piddino dinamico: Tafazzi l'amatore

Non finisce qui. Nei due lavori che svolgo sono colpito dalla stessa maledizione: gli amatori. Chi sono gli amatori? Come i dilettanti, gli amatori non sono dei professionisti. Ma a differenza dei dilettanti, che comunque riescono abbastanza bene in quello che fanno da trarne un diletto, gli amatori nutrono amori pateticamente non ricambiati (per la musica, per l’economia, per quello che capita...). Differiscono in questo dagli amanti, il cui amore è ricambiato, e paiono sì al vento esser leggeri... mentre gli amatori sono piuttosto pesanti. Sono un vero cancro! Hanno letto tutto, hanno ascoltato tutto, ti schiacciano con la loro erudizione, ma non hanno capito niente, e non sanno fare niente. Sapete il vicino che vi trincia i testicoli ripetendo al pianoforte la stessa frase, e inciampando sempre sulla stessa fottuta nota? Forse lui pensa di essere un dilettante, perché pensa di divertirsi. Invece è un amatore (non ricambiato). Ecco: il piddino dinamico appartiene a questa razza. Ovviamente non si occupa di musica: lui “ama” l’economia. Che sdegnosetta non lo ricambia.

Dimostrazione? La sua obiezione, che conosciamo già e cui abbiamo già risposto. Vale però la pena di ripetersi, perché qui incastra bene. Il Tafazzi di turno potrebbe dire: “be’, però ci sta bene se andiamo in deficit, perché se il cambio reale si è rivalutato la colpa è nostra, visto che abbiamo avuto tanta inflazione!”. Suona plausibile, riflette il piacevole e rassicurante moralismo dell’omodossia: ci sono buoni e cattivi, e in economia il giudizio morale ha (secondo gli amatori) una base oggettiva: buono è colui il quale esibisce un tasso di inflazione più basso. Dato che il più basso può essere uno solo, di buono ce n’è uno solo (la Germania) e tutti gli altri sono cattivi, con varie sfumature (birichini, cattivelli, perfidi). Cosa c’è che non va in questo ragionamento?

Tutto.

Intanto, la teoria economica non fornisce indicazioni univoche o condivise su quale debba essere il livello ottimale di inflazione, quindi fondare un giudizio “morale” (cioè moralistico) appellandosi a una simile base scientifica denota solo ignoranza. Anche perché gli economisti su una cosa sono d'accordo: la “stabilità dei prezzi” non può significare, come forse qualche sprovveduto pensa, inflazione zero. E questo per un motivo molto semplice: perché l’inflazione viene calcolata sul livello medio dei prezzi, e se questa media rimane stabile, ciò significa che mentre in alcuni mercati i prezzi crescono, in altri scendono, cioè c’è deflazione. La deflazione, cacciatevelo in testa, amatori, non è una bella cosa.

“Perché mai?” – obietta Tafazzi, con la petulante pervicacia del vicino pianista alla settantasettesima iterazione di miremiremisiredola (poi entra la mano sinistra, e si ricomincia: nesciat sinistra quid faciat dextera tua) – “Perché mai, economista della domenica? (che sarei io, n.d.r.) La deflazione non avvantaggia forse il consumatore, che si trova così a pagare di meno?”. Certo, furbino mio, mio volenteroso amatore non ricambiato dell’economia. Solo che purtroppo non sei un professionista e quindi sei dinamico a metà. Perché il problema è che siccome ognuno preferisce un vantaggio più grande a uno più piccolo (noi professionisti la chiamiamo local nonsatiation), se i prezzi in un mercato scendono, il consumatore aspetterà che scendano ancora, per beneficiare di un vantaggio maggiore, e quindi non compra. “Be’, ma allora si rivolgerà ad altri beni, che problema c’è?”.

Deus in adjutorium meum intende! Il problema, caro piddino, è che se lui non compra, qualcun altro non vende. Capisci? Si chiama Goofynomics! Sorpresa (per i più sprovveduti, ovviamente): la Goofynomics prevede anche il lato dell’offerta! Se produci ma non vendi chiudi. E se chiudi non paghi gli operai. E se non paghi gli operai loro non hanno soldi. E se non hanno soldi non possono a loro volta comprare altre cose in altri mercati. E via così. Ecco perché la deflazione non è un bene.

Questo spiega perché l'accorta e sagace guardiana della nostra stabilità, la Bce (una prece), ha posto come obiettivo di stabilità dei prezzi un target di inflazione al 2%: perché lo riteneva compatibile con l’assenza di deflazioni settoriali dirompenti. In effetti, l’inflazione media dell’eurozona dal 1999 al 2007 ci è andata abbastanza vicina: 2.1% (torno a dire, a beneficio degli incurabili – vedi premessa – che mi fermo spesso al 2007 nei miei esempi perché quello è l’anno di inizio della crisi). Noi ci siamo scostati da questo risultato di 0.2 al rialzo (inflazione media 2.3%), la Germania di 0.5 al ribasso (inflazione media 1.6%). Come ha fatto lo sappiamo: disoccupazione, precarizzazione del lavoro, aumento della disuguaglianza sociale, tutte cose che ci racconta il report dell’ILO, non la Pravda (se esiste ancora). Ma indipendentemente da come lo ha fatto (il conto lo pagherà anche lei), rimane il fatto che in un sistema che si è dato un target del 2% un paese che deliberatamente si colloca quasi mezzo punto sotto il target sta praticando una svalutazione competitiva.
Quello che è successo in Europa, quindi, è molto più simile al caso B (loro abbassano i prezzi) che al caso A (noi alziamo i prezzi: ricordi, Tafazzino mio?). Dato che i prezzi comunque crescono in media, perché altrimenti sarebbe una catastrofe per i motivi detti sopra, chi sceglie deliberatamente di farli crescere di mezzo punto sotto la media non lo fa, come dice un’altra categoria di dilettanti, perché è “bravo” o per competere con la Cina (anche perché i dati dicono che non ci riesce): lo fa per fottere i vicini di casa. L’Italia, con tutti i suoi problemi, con tutte le cose che ci sono da cambiare, e delle quali parleremo quando si sarà creato il quadro macroeconomico che consenta di farlo, non si è discostata poi molto né dal target, né dalla me
dia europea, per tanti motivi, incluso il fatto che ha contenuto la disoccupazione. Direi che con la sua struttura economica (che sicuramente può essere migliorata) e con l’obiettivo di riduzione della disoccupazione che ha conseguito l’Italia, con il suo 2.3%, ha fatto miracoli. Ed è stata leale col patto europeo. Ripeto per i non udenti: È STATA LEALE COL PATTO EUROPEO. LA GERMANIA NO. Non siamo noi che abbiamo avuto “troppa” inflazione. Sono loro che hanno voluto averne a tutti i costi (nostri, ma anche loro) troppo poca. E quindi quando usciremo e svaluteremo non lo faremo per “competere” slealmente, ma per difenderci legittimamente contro chi ha praticato una sleale svalutazione competitiva, al costo di politiche sociali al limite del suicidio (suo e nostro).

E ora se hai capito va bene, altrimenti evidentemente non puoi capire. Batjuskaaaaaaa! Ferma il treno che c’è un altro passeggero... A Novosibirsk c’è un piano verticale che ti aspetta, un po' scordato (ma tanto tu non te ne accorgi), magari dopo dieci anni di rieducazione la sinistra entrerà a tempo (la mano, ovviamente). Le faremo sapere.

Del resto, ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate. Per tutto il resto c’è Batjuska.

Ecco, cari amici: quante volte ci siamo sentiti dire da sedicenti economisti, che certamente non hanno insegnato mai in nessuna istituzione accademica, che molto probabilmente non ci hanno nemmeno mai studiato, e che non hanno mai condotto una ricerca che non fosse quella che conduceva alacremente anche il nostro ex-premier (con più mezzi e quindi con più successo): “mi’ cuggino alla Forcsvaghe guadagna ‘na cifra per cui nun è vero che a Germagna ce fa concorrenza su li prezzi”. Anche al netto degli errori di fatto (mi è capitato che una mi abbia fatto l’obiezione confrontando il lordo tedesco con il netto italiano: ti piace vincere facile!), questo argomento è sbagliato perché non è tanto importante quello che succede in un dato istante di tempo, ma come è andata evolvendo la situazione. In altre parole, il problema, con la competitività di prezzo, è la dinamica, cioè la variazione nel tempo. I dati dicono esattissimamente questo, come vi ho a più riprese mostrato. La situazione dei conti esteri si è deteriorata in tutti i paesi periferici nei quali il rapporto dei prezzi rispetto alla Germania è aumentato. Non “è alto”: è aumentato. Eccolo qua (repetita juvant):

“Ma che dici! In Germania i prezzi sono più alti...”.

Un colpo di pistola sparato al momento giusto evita ogni penosa discussione. Il problema però resta aperto: a chi sparare? A se stessi o all'interlocutore? Nel dubbio, astenersi. Ma non venite poi a lagnarvi che le discussioni sono inutili.Ennio Flaiano, La solitudine del satiro.

E non è un’istigazione al suicidio, sia ben chiaro.

Ma è proprio necessario esplicitare la dedica? Non è chiaro a chi è dedicato? Uno sforzo... Ebbene, sì, dedico questo post a colei “che come fior di fronda, così del mio pensiero tien la cima”. No... no... non Petra: Dana. Che però, come ormai sapete, qualcosa di petroso ce l’ha pure lei. Ha la dura madre in kevlar (la versione tecnologica del diaspro), sì ch’io non so da lei né posso atarme. E ora, Pippo, fai la spia... così poi vado su CDC a vedere quanto si incazza! L’amore non è bello se non è litigarello. Vorrei trovare un modo meno stronzo di dimostrarle il mio affetto. Ma non è nella mia bastarda natura! Come diceva una mia carissima studentessa: “non si può dire che lei sia molto amato dagli studenti”. E un motivo ci sarà: si vede che non me lo merito...


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Truman
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Da bravo economista della domenica in molti punti non l'ho capito, ma come ilarità è al livello di Spinoza.


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pippo74
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Da bravo economista della domenica in molti punti non l'ho capito, ma come ilarità è al livello di Spinoza.

cosa non hai capito?


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Kiddo
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Non alludera' alla NOSTRA Dana74 spero.


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Truman
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Non alludera' alla NOSTRA Dana74 spero.

Mi sembra che alluda proprio alla nostra, il che dimostrerebbe che Bagnai come economista va bene, ma ha serie difficoltà ad individuare le tendenze politiche delle persone.


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Truman
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Da bravo economista della domenica in molti punti non l'ho capito, ma come ilarità è al livello di Spinoza.

cosa non hai capito?

Sarebbe facile affermare che non ho capito alcuni riferimenti agli utenti, ma in realtà mi lascia perplesso proprio il mantra di Bagnai "Il problema è la dinamica". A me sembra che il problema sia che non siamo competitivi con la Germania, mentre nel passato lo eravamo (più o meno) e la dinamica mostra che nel futuro andrà peggio. Ma la dinamica non mi appare essere un problema, caso mai è un film che mostra l'evoluzione del problema.

PS: la Pravda esiste ancora, e a volte dice qualche verità. In quanto a Novosibirsk non è poi così male come posto.


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Kiddo
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😀 😀 😀 [

Kiddo ha scritto:
Non alludera' alla NOSTRA Dana74 spero.

Mi sembra che alluda proprio alla nostra, il che dimostrerebbe che Bagnai come economista va bene, ma ha serie difficoltà ad individuare le tendenze politiche delle persone.te]

😀 😀 😀

Dana piddina..... 😀 😀 😀 ora lo vedi come s'incççzza 😀


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pippo74
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Non alludera' alla NOSTRA Dana74 spero.

credo proprio di sì. in che senso sperì? comunque nessuna polemica da parte mia verso Dana74, e, frequentando il blog del prof. Bagnai, posso dire nemmeno da parte di quest'ultimo. il senso di questo post è semplicemente quello già messo in evidenza qui http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=43195&highlight= e che riporto a scanso di inutili equivoci:

Inviato: Gio Gen 12, 2012 12:57 am Oggetto:

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@dana74

non ho molta voglia di polemizzare con te, perchè purtroppo il tuo non è un atteggiamento dialogante. nelle tue risposte ci sono ben sette punti interrogativi, cioè rispondi facendo una raffica di domande. segno a mio parere di una scarsa volontà di confronto dialettico costruttivo.

il prof. Bagnai credo sia una persona onesta, preparata e anche molto ironica, fortemente critico con l'impianto giuridico della UE e soprattutto rispetto alla questione €.

sul suo blog, che invito a leggere per chi avesse interesse ad allargare gli orizzonti (qualcuno degli utenti di CDC per es. Istwine lo ha già fatto), ci sono decine di post che spiegano in modo tecnico il fallimento prossimo venturo, a meno di un miracolo, della moneta unica che metterà a rischio tutte le economie della zona euro, compresa quella della Germania.

le responsabilità tedesche sulla crisi dei debiti cosidetti sovrani europei è spiegato in termini di economia reale, di bilancia dei pagamenti, di scambi con l'estero, di dumping sui salari reali (soprattutto attraverso il differenziale di inflazione, ma anche attraverso il meccanismo della tassazione) e potrei continuare.

non nego la componente finanziaria criminale e il lato cosidetto complottista della crisi economica, che mi sono molto evidenti. credo tuttavia, che se si vuole arrivare ad una massa critica per fare opposizione seria a questa oligarchia dominante, bisogna informare un numero molto maggiore di persone (non bastano quelli che si sfogano sulla rete, me compreso) e parlare di economia reale con gli argomenti del prof. Bagnai aiuta, senza ombra di dubbio, questa comprensione, e la sua disponibilità è senz'altro meritevole di apprezzamento. "

nel link precedente trovate una piccola discussione, che parte dal mio primo commento ad un topic postato da marcopapa, dove tra le altre c'erano alcune considerazioni sul ruolo della Germania nella crisi; in questo commento metto il link ad un post del prof. Bagnai che cita Dana74, a mio avviso in modo ironico e magari anche un pò sferzante, ma mai con cattivo gusto.

a beneficio di chi non conosceva i retroscena.

ripeto nessun intento polemico, solo un pò di pepe per un sano e, se possibile, civile confronto. o anche per semplice informazione.


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dana74
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no non mi inc...zo e visto come inquadra politicamente le persone la stessa perspicacia si riflette in parte nelle sue analisi che per quanto riguarda l'euro condivido oltretutto.

Quello che non condivido perché la Germania la conosco bene, per costo della vita (non ho scritto che sono più alti i prezzi, ho scritto l'esatto inverso) e conosco quello italiano, non da professore seduto in cattedra ma di disoccupata in cerca di lavoretti come quel 50% degli italiani .

Ciò che scrissi in risposta era che in Germania si sta meglio in base a:

Italia: Tasso di disoccupazione ufficiale 8.9% + 37% di inattivi (percentuali calcolate sulla forza lavoro) sono dati riscontrabili non inventati dalla sottoscritta.

Ora, visto che in italia non esiste il reddito di cittadinanza ho un 45% che presumibilmente non ha reddito (una parte sarà anche casalinga/o per scelta ma non si sà, una parte sarà anche figlio di papà che non ha bisogno di lavorare ma non conosciamo la rilevanza statistica). Supponiamo sia un 40% della forza lavoro che non percepisce reddito, mentre in Germania ogni disoccupato è tutelato da un ammontare di 640 euri di "stipendio" mensile, extra hanno anche sconti sul riscaldamento ed altro, secondo voi, vista la percentuale, influisce o no sui consumi totali un 40% di persone che non gode di 640 euri di capacità di acquisto al mese?

Non ci vuole una laurea né di esibire chissà quali titoli, ci vuole solo la necessità di trovarsi nella condizione di pensare ad emigrare e farsi due conti, beato chi sta nel limbo del benessere e può pontificare.

Solo di questo risposi, sul tenore di vita in Germania, non ho fatto un trattato supponendo di possedere lo scibile umano come fa il professore che ha scritto di tutto e di più come se avesse dovuto controreplicare ad un tomo a me imputato.


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pippo74
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Da bravo economista della domenica in molti punti non l'ho capito, ma come ilarità è al livello di Spinoza.

cosa non hai capito?

Sarebbe facile affermare che non ho capito alcuni riferimenti agli utenti, ma in realtà mi lascia perplesso proprio il mantra di Bagnai "Il problema è la dinamica". A me sembra che il problema sia che non siamo competitivi con la Germania, mentre nel passato lo eravamo (più o meno) e la dinamica mostra che nel futuro andrà peggio. Ma la dinamica non mi appare essere un problema, caso mai è un film che mostra l'evoluzione del problema.

PS: la Pravda esiste ancora, e a volte dice qualche verità. In quanto a Novosibirsk non è poi così male come posto.

hai detto bene, il problema è la minore competitività dell'Italia, e non solo, nei confronti della Germania. il prof. dice la stessa cosa solo che spiega da cosa dipende questa minore competitività del sistema Italia: 1) moneta unica, cioè per capirci il prof. Bagnai è per l'immediata uscita dell'Italia dall'€; 2) aree valutarie ottimali; 3) squilibrio nella bilancia dei pagamenti; 4) differenziali di inflazione nelle unioni monetarie 5) svalutazione competitiva dei salari; 6) dumping sociale; 7) i fallimenti del mercato capitalistico; 8) la razionalità a breve degli operatori finanziari ecc.
ti assicuro che per capire gli argomenti sopra elencati la dinamica c'entra.


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dana74
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se poi il professore suppone che si sta meglio in italia a zero euri e a barcamenarsi tra lavori di pochi spicci quando e se capita rispetto ad avere una SICUREZZA di 640 euri al mese allora è inutile continuare ogni approfondimento e bon per lui.

Analizzate da soli gli stipendi a parità di lavoro e mansione, io i dati li ho letti, ma non voglio influenzare nessuno.

Se si crede che un'insegnante o un operaio tedesco percepisca il medesimo stipendio di quello italiano riportate le cifre che trovate.

I bla bla bla e formulette non aiutano a campare e non ti ci paghi la spesa né l'affitto.


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pippo74
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@dana74

cara Dana74
sono sinceramente dispiaciuto e spero di cuore che tu possa trovare un lavoro "monotono" (possino ammazz'allo!) quanto prima.
comunque quello che tu dici non è in contraddizione con quanto sostenuto dal prof. Bangnai. certo, lui è uno studioso quindi se l'è presa con te, (che come dici giustamente, non fai trattati di macroenomia), proprio perchè il tuo atteggiamento non era quello di voler capire quali erano le basi macroeconomiche su cui Bagnai fondava le sue tesi.

il suo blog è ricco di informazioni riguardo a questa crisi; siete più vicini di quanto tu stessa possa immagginare. a mio avviso, ed è questo il senso finale del mio topic, bisogna insistere con argomenti che non contemplano necessariamente argomentazioni del tipo: "il vero potere si è seduto attorno a un tavolo e ha deciso di distruggere lo stato sociale europeo" (voglio precisare che io sposo questa teoria o meglio non credo che quello che sta succedendo sia casuale). bisogna cercare di far aumentare la consapevolezza almeno tra quella parte della popolazione che non si è ancora addormentata, (cioè escludendo a priori, come dice il prof., il piddino medio!), e parlare di cose concrete e facilmente intuibili, ma dati alla mano e in modo scentifico. E il prof. aiuta a capire queste cose, va "sfruttato", se così si può dire.

p.s. credo che darti della piddina fosse un modo affetuoso per farti incazzare, ma gli dirò che non c'è riuscito!

saluti


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dana74
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grazie pippo, molto carino da parte tua gli auguri ma ormai chi ci spera, ma infatti come premesso ho scritto che condivido totalmente le sue analisi riguardo all'euro, l'unico punto che non ho condiviso che esternai era riguardo al tenore di vita dei tedeschi che il Bagnai riteneva essere non migliore di quello italiano.
Io non replicai ad altro che a questo e tra l'altro con fonti "ufficiali" non come mi attribuisce di aver scritto in base a testimonianze del "mio cugino".Forse in quanto a professore mal sopporta esser contraddetto, io ho documentanto sommariamente come il tenore di vita tedesco sia nettamente superiore a quello italiano, posso benissimo fornirne altri di dati, giusto oggi guardavo il prezzo degli affitti....dagli annunci delle ag immobiliari tedesche direttamente (quindi prezzo attuale) e che dire, vero che una rondine non fa primavera però c'è una differenza abissale (ovviamente per i fortunati tedeschi) considerati che i loro redditi sono più alti dei nostri e che anche i disoccupati lo percepiscono contrariamente a noi.


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dana74
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Da bravo economista della domenica in molti punti non l'ho capito, ma come ilarità è al livello di Spinoza.

okkio che poi dedica un post anche a te! 😀


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nuvolenelcielo
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dana presidente


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