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Abdul, diciannove anni


Tao
 Tao
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Non è per le merendine. E neppure per la spranga, o il colore della pelle. È l’età. Non si può morire a diciannove anni, non c’è nessuna ragione valida, neppure fossimo in guerra. A diciannove anni sei immortale, uccidere un ragazzo è come sfidare gli dei. Temo il giudizio del cielo su tutti noi, ho paura a concepire cosa siamo diventati.

Perché quello che ha fatto Abdul, quella sera, è la classica ragazzata che tutti noi alla sua età abbiamo fatto, ma a morire sotto i colpi della spranga - parola che di suo mi ricorda l’odio scatenato fra i giovani trent’anni fa - c’era lui. Non so neppure dire se è stato, in senso stretto, un omicidio a sfondo razzista. I giudici, con la fredda tassonomia della legge, dovranno sbrogliare la matassa. Di primo acchito sembra il classico omicidio d’impulso, anche se, come è stato fatto notare, laddove il colore della pelle di Abdul fosse stato differente, siamo sicuri che la reazione dei due baristi avrebbe avuto la stessa ferina violenza?

Perché è questo il vero non detto. Il razzismo è come una punta di sale che si scioglie lentamente nel bicchiere della società. Ogni giorno i giornali, la televisione, la politica, l’economia, ne aggiunge un pizzico. Non ce ne accorgiamo ma stiamo sempre più creando l’humus affinché attecchisca del tutto, affinché tutti noi si beva acqua inquinata come fosse di fonte, intossicandoci definitivamente. La Storia non insegna nulla: quello che sta accadendo in Italia è già accaduto in altre parti del mondo, ma noi non abbiamo saputo farne esperienza. Il corpo vivo della nazione ha bisogno di queste ferite, sempre più crudeli, per trovare il modo, la maniera di cauterizzarle. Ha bisogno del veleno per immunizzarsi. Ma attenzione a non esagerare: superata la soglia non c’è ritorno, c’è solo la barbarie. Lo dico con profonda tristezza, ma so già che dovremo aspettarne altre di notizie così. Sarà terribile, sarà ingiusto, sarà crudele. Oggi, forse un po’ pelosamente, ancora ci si indigna. Ho timore di quando queste notizie passeranno in seconda categoria, di quando ci lasceranno indifferenti, quando diverranno trafiletti in fondo alla pagina.

Con Abdul il solito cinismo dei media non ha perso tempo: dopo tutti quegli extracomunitari assassini, che in fondo non sono una novità, la morte di un nero per mano di due italiani, quasi per par condicio, sembrava come quella dell’uomo che morde il cane. Una notizia. E quanto m’ha disturbato l’insistere sul fatto che Abdul fosse cittadino italiano, come a dire che che fosse stato straniero era, in fondo, meno grave. Ma il suo assassino non gli ha chiesto la carta d’identità mentre lo inseguiva, non l’ha riconosciuto come suo simile. E così avremmo fatto tutti noi: non vogliamo riconoscerli i nostri nuovi concittadini, non li vogliamo legittimare come tali. Preferiamo quasi accettare l’enormità di un omicidio per futili motivi - ché il furto in sé lo è, non solo quello di una merendina - quasi giustificandolo: i proprietari del bar credevano fosse stato rubato l’intero incasso, è stato detto. Come se questo potesse motivare la violenza cieca.

Ho pietà per i due uomini in carcere, vittime dell’odio inoculato, giorno dopo giorno sotto la pelle di tutti noi, là dove l’epidermide non ha colore e il sangue è rosso per tutti. Mi auguro che paghino, come è giusto. Ma non crediate che pagheranno anche per noi, non crediamoci immunizzati. Di Abdul, invece, non riesco neppure a parlare, ammutolisco di fronte alla sua gioventù perduta. “Mi sono sentita negra per la prima volta nella mia vita”, ha detto la sorella, in lacrime. Io, a leggere di Abdul, mi sono sentito bianco per la prima volta. Ed ho avuto paura.

Gianni Biondillo
Fonte: www.nazioneindiana.com
Link: http://www.nazioneindiana.com/2008/09/25/abdul-diciannove-anni/#more-8702
25.09.08

[pubblicato su Grazia n. 39 del 29.09.2008]


Citazione
WONGA
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Allora intendiamoci,un assassinio è un assassinio.
Bianco o nero che dir siu voglia,e di per se stesso va condannato.
Il problema non sta nell'assassinio,ma nella lettura che è stata data.
Si è parlato di ''omicidio razziale'',e io mi sono permesso di suggerire quello che secondo me è il vero movente dell'omicidio:l'esasperazione.
Questo signore aveva già avuto numerosi furti,in giornata era sparito l'incasso,costui si alzava all'alba per lavorare e andava a casa probabilmente molto tardi.
Probabilmente non era ricco e vedeva ogni giorno il margine di guadagno affievolirsi.
Subiva insomma.
E come tutti quelli che subiscono in silenzio,capita che prima o poi decidano di smettere di subire,e gli prendano i cosiddetti ''5 minuti'',e poi succede un casino e si fa il caso del mostro.
Ma lui non è un mostro,il mostro è chi,come il redattore dell'articolo strumentalizza l'episodio parlando di hate crime,contribuendo paradossalmente a creare quel clima a fior di pelle che si respira ogni giorno,e che non dipende solo dalla televisione,ma anche dall'oggettivo deterioramento e ghettizzazione delle città italiane.
Nel Bronx vale la legge del Bronx,ma allora per capire chi è il vero colpevole,bisogna chiedersi chi ha voluto il bronx,la ghettizzazione,che è poi il corollario inevitabile della società multiculturali.
Io credo che di hate crime non si possa parlare,ma credo anche che di hate crime NON SI DEBBA PARLARE,PERCHE' LA SITUAZIONE E' GIA' MOLTO TESA E ALLORA E' BENE CHE TUTTO SOMMATO I MEDIA NON UTILIZZINO QUESTA TERMINOLOGIA,altrimenti sarà come gettare un fiammifero in un barile di benzina.
Io non lo getto,anche quando potrei gettarlo,perchè in fondo,dato che nessuno in realtà vuole fermare il flusso migratorio,allora è bene cercare di diminuire al minimo i motivi di attrito fra le diverse comunità etniche.
Se volessi seguire quest'onda emotiva potrei imbracciare infiniti casi dove i negri uccidono i bianchi,alcuni dei quali recenti,cui tuttavia i media,non danno risonanza,(voi parlate sempre di media razzisti,eppure i media hanno una strategia più complessa,che ho già spiegato in questo sito e che non spiego più,dirò solo 2 parole:DIVIDI ET IMPERA,chi ha orecchie per intendere intenda.)
Quello che segue è un episodio di cronaca in cui è vittima un bianco,curiosamente nessuno ha parlkato di hate crime,dove sono finiti i media razzsti?
Milano, 23 set. (Adnkronos/Ign) - Lo hanno aggredito alle spalle con una mazza da baseball, mentre andava a comprare dei farmaci per suo figlio, appena dimesso dal pronto soccorso del reparto di Pediatria dell'ospedale San Matteo di Pavia. E' un uomo di 47 anni, A.M., la vittima del branco: tre uomini di colore lo hanno minacciato e picchiato parlando in italiano stentato.
E' successo a Landriano, domenica notte. L'uomo ha riportato la frattura di una vertebra cervicale e la prognosi parla di almeno trenta giorni di riposo. Stava scendendo dalla sua auto quando il gruppo lo ha avvicinato e colpito. Quindi la ricerca affannosa del portafoglio e di oggetti di valore. I rapinatori sono riusciti a portar via circa 400 euro in contanti e due cellulari.
Un episodio di vioilenza comune ma,.... se fosse stato il contrario sarebbe stato Razzismo.


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WONGA
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E allora diciamolo che questa società multiculturale comincia a schricchiolare,cominciamo a vedere i primi segni di scontri inter-etnici.
Dal blog di Nessie:Effetto banlieue e razzismo antibianco

Quando la stampa nostrana minimizza e mette il silenziatore, occorre drizzare le antenne. Gli articoli del Corriere della Sera (sempre più Corriere della BCE) su quanto è avvenuto a Caserta (Castelvolturno) e a Milano alla manifestazione "antirazzista" trasudavano di un'ipocrisia e di un buonismo a dir poco rivoltante. E le cronache di quanto è avvenuto a Colonia contro la moschea più grande d'Europa avevano parecchi strati di carta velina tutt'altro che trasparente. In relazione ai primi due fenomeni scelgo una frase a caso, che è una frase-chiave per far capire fino a che punto siamo odiati. Uno di questi manifestanti africani a Milano ha detto: " Oggi lanciamo un segnale forte. Ci siamo, ci possiamo riunire e possiamo far male a questa città..."

Dunque l'avvertimento è chiaro per tutti quegli eurobabbei che pensano ancora che l'integrazione sia possibile. Non conto nemmeno più le volte che ho scritto qui e altrove che multiculturalismo e multietnicismo sono i veicoli principali del tribalismo, del comunitarismo e dello spirito da enclave separata. Non chiamate "antirazzista" una manifestazione con attacchi alla polizia, capocciate contro gli scudi in stile Zidane, cassonetti rovesciati, passamontagna agli occhi e spranghe in mano, come quella che si è svolta sabato 20 a Milano.

Altra scena a Castelvolturno: auto rovesciate, lancio di pietre e bastoni ai negozi e insulti a tutti gli Italiani. "Italiani bastardi, siete tutti bastardi". L'unica forma di razzismo consentito da questa Europa e da questa Italia è quello contro se stessa.

Poi, danze tribali sulle auto capovolte in segno di sfida, polizia imbelle che guarda impotente. Il perché è semplice: se tocchi qualcuno di loro sei automaticamente un "razzista" da marchiare a fuoco, e come minimo fai la fine del povero Placanica (il poliziotto dei fatti del G8 a Genova). Loro lo sanno, e ci marciano alla grande. La sinistra di casa nostra ha scelto la via della più miserevole subordinazione ai nuovi ospiti. E' stato deprimente vedere le loro inutili bandiere falcemartellate all'insegna del mai sepolto "internazionalismo proletario" (in questo caso, africano) sventolare alla manifestazione a Milano. Servi dei neri, è proprio una beffa del destino veterocomunista e dei suoi ferrivecchi.

Mettiamoci in mente che termini come "assimilazione", "integrazione" , "accoglienza" sono miti paternalistici tipici di quella che Dragos Kalajic, un intellettuale serbo ha chiamato l'Europa degli idioti.

"Questi flussi migratori assumono le magnitudini di una vera e propria invasione d'Europa. Se un tale processo non perderà forza e consistenza, e se la Turchia entrerà nell'area mercantile chiamata Unione europea, tutto indica e fa prevedere che già entro questo secolo gli Europei perderanno la propria patria e diventeranno una minoranza etnica nella loro propria terra, decomponendosi e scomparendo nell'oceano grigio-nero dei diversi.

E ancora:

Adesso è chiaro anche agli occhi più semplici e creduli che si sono dimostrate false ed ingannevoli le formule di soluzione del problema immigratorio - instancabilmente prodotte dalle (pseudo) élites politiche - a cominciare dal progetto paternalistico di "assimilazione", degli anni settanta, per passare poi al modello non meno ottimista e fallace dell'"integrazione", fino ai recenti ideali mondialisti di una "società multirazziale" e "multiculturale". In questo caso le (pseudo) élites che dominano l'Europa hanno dimostrato la propria debolezza fondamentale, la tendenza ad abbandonarsi alle superstizioni del razionalismo liberale, particolarmente alla convinzione che con l'uso delle sole parole è possibile non solo spiegare, ma anche domare la realtà, con tutte le minacce che contiene. In realtà di "assimilazione", "integrazione" e "società multiculturale" - "che ci arricchisce" - è possibile discutere solo là dove è in questione una minoranza razziale o etnica che non minaccia la maggioranza. L'esperienza storica ci dimostra che questi rapporti pacifici vengono stravolti là dove la minoranza cresce in modo tale di minacciare il predominio della maggioranza, anche nel senso della legge di selezione naturale.La specie più forte sospinge e alla fine elimina la specie più debole.

Inoltre : Sotto il peso di una concorrenza globale, gli europei dovranno ridursi allo stesso livello delle masse planetarie che patiscono la miseria e le privazioni, accettando di vivere, per esempio, come i cinesi.

Ma questi effetti sono già sotto i nostri occhi. Perfino i nostri sociologi della domenica ora ci mettono in guardia dal rischio banlieue all'italiana, parlando in sociologhese di "micro-conflitti molecolari", e "guerre civili diffuse molto preoccupanti" (il sociologo Aldo Bonomi sul Corriere della sera).

Intanto non si può fare a meno di rilevare per l'ennesima volta, l' assurdo universo capovolto ad opera della solita Europa degli Idioti: gli autoctoni a Colonia non hanno potuto manifestare contro la moschea col minareto più alto d'Europa, mentre gli africani a Milano e a Castelvolturno possono aggredire la polizia, sfasciare auto, lanciare sassaiole e bastoni, e perfino minacciarci di "fare molto male a questa città". A voi le conclusioni.

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WONGA
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Domandatevi...perchè i media ''razzisti'' non hanno parlato di tutto ciò?


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