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Abolire frontiere raddoppierebbe PIL mondiale


ilnatta
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Abolire le frontiere raddoppierebbe il reddito mondiale

Nicolò Cavalli, ricercatore e giornalista

Un aumento del prodotto interno lordo mondiale tra il 50 e il 150 per cento: sarebbe di questa portata l’effetto dell’abolizione delle barriere alla mobilità dei lavoratori. L’intervallo della stima è ampio, ma la direzione è chiara: la cancellazione delle frontiere avrebbe un impatto largamente positivo sulle prospettive di generazione della ricchezza a livello globale.

È quanto sostengono numerosi economisti tra cui Michael Clemens, che da anni studia l’impatto delle barriere all’immigrazione presso il Center for global development di Washington. Secondo Clemens si tratta di guadagni “nell’ordine di decine di migliaia di miliardi di dollari”.

Il meccanismo alla base di questi risultati è semplice. Infatti, nonostante la grande apertura al commercio internazionale registrata al livello globale negli ultimi decenni, esistono ancora numerose differenze nella produttività del lavoro, ossia “quanto” lavoro serve per produrre beni e servizi, tra diversi paesi.

Queste differenze sono legate a disparità nella qualità delle infrastrutture, delle istituzioni, delle tecnologie e dell’istruzione della forza lavoro, e si riflettono direttamente sulle buste paga dei lavoratori. È per questo che, come notato dall’Economist, all’inizio degli anni 2000 un lavoratore in Messico guadagnava in media il 40 per cento in meno di un lavoratore con simili livelli di istruzione, nato anche lui in Messico ma emigrato negli Stati Uniti.

Secondo John Kennan, dell’Università del Wisconsin-Madison, l’apertura delle barriere al movimento dei lavoratori genererebbe un aumento medio dei salari dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo di circa diecimila euro l’anno, o il 100 per cento dei livelli registrati oggi. Chiudere anche solo di un quarto l’attuale divario di produttività esistente tra paesi ricchi e poveri porterebbe a un guadagno totale di circa 21mila miliardi di dollari, o il 30 per cento del pil mondiale.

Se si raggiungesse una mobilità totale del ‘fattore lavoro’, l’aumento dell’ouput globale arriverebbe al 122 per cento

Ma alcuni studi, come quello degli economisti Paul Klein e Gustavo Ventura, si spingono oltre, stimando che, se si raggiungesse una mobilità totale del “fattore lavoro”, l’aumento dell’ouput globale arriverebbe al 122 per cento. Senza contare che l’abolizione delle frontiere avrebbe anche effetti secondari, come l’accumulo di capitale da parte dei lavoratori immigrati, poi trasferibile nei paesi d’origine, e l’aumento delle rimesse che, giunte a 400 miliardi di dollari nel 2012, arrivano a contare per il 20 per cento del prodotto interno lordo in paesi come la Liberia o il Nepal e rappresentano il principale strumento di sviluppo dei paesi economicamente più svantaggiati.

Rispetto a questi effetti, l’abolizione delle barriere al commercio, come quelle discusse in questi mesi con gli accordi di liberalizzazione degli scambi Ttip e Tpp impallidiscono, essendo i loro effetti stimati tra l’1 e il 2 per cento del prodotto interno lordo globale. Perché allora non c’è traccia di posizioni favorevoli all’apertura delle frontiere nel dibattito politico contemporaneo?

Una delle principali preoccupazioni è che migrazioni su larga scala possano avere effetti molto negativi sui lavoratori locali. In realtà, le evidenze scientifiche a favore di questa posizione sono tutt’altro che robuste.

Secondo la maggior parte degli studi, un aumento del 10 per cento del numero di lavoratori immigrati può avere un effetto sul salario dei lavoratori locali compreso tra il -2 per cento e il +2 per cento, secondo il tipo di immigrazione e la struttura produttiva del paese di arrivo.

Senza contare che è la storia stessa a rendere dubbia l’idea del crowding out: l’aumento repentino dell’occupazione femminile negli ultimi quarant’anni non ha avuto significativi effetti negativi sull’occupazione maschile in nessun paese industrializzato, mentre l’ondata migratoria di più di 30 milioni di lavoratori entrati negli Stati Uniti tra il 1960 e il 2011, che ha raddoppiato la quota di lavoratori immigrati, ha portato a un effetto sul salario dei lavoratori americani compreso in una forbice tra il -3 per cento e il +1 per cento. Numeri marginali rispetto all’impatto positivo che l’abolizione delle frontiere avrebbe sul reddito dei lavoratori al livello globale.

http://www.internazionale.it/opinione/nicolo-cavalli/2015/07/03/abolire-frontiere-reddito-mondiale


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Stodler
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Come no? L'Europa è l'esempio lampante che queste teorie, sono solo teorie.

La realtà è un altra cosa, anzi sembra che a questi spacciatori di teorie la realtà non conti nulla.


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MarioG
Famed Member
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Abolire le frontiere raddoppierebbe il reddito mondiale

Nicolò Cavalli, ricercatore e giornalista

Un aumento del prodotto interno lordo mondiale tra il 50 e il 150 per cento: sarebbe di questa portata l’effetto dell’abolizione delle barriere alla mobilità dei lavoratori.

Ma che allegra prospettiva!
Ecco cosa mancava al nostro benessere.
Chissa' chi se lo pappa questo (ipotetico) 50-150%...


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Anonymous
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Tutto molto divertente.

L' apice della comicità é raggiunto in queste poche righe:

Secondo la maggior parte degli studi, un aumento del 10 per cento del numero di lavoratori immigrati può avere un effetto sul salario dei lavoratori locali compreso tra il -2 per cento e il +2 per cento, secondo il tipo di immigrazione e la struttura produttiva del paese di arrivo.

Fonte? L' internazionale.......nicolò cavalli= bocconi=la fabbricapirla guidata da monti

Neanche il tg3 ha il coraggio di sparare tante idiozie tutte insieme.


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Anonymous
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Post: 30947
 

Peccato che tutti i libri da me letti sul tema globalizzazione, anche quelli che la valutano positivamente, argomentano come, per quanto riduca le distanze tra i cosiddetti Paesi industrializzati e cosiddetti Paesi in via di sviluppo, puntualmente aumenta le disparità sociali all'interno dei singoli Paesi.

Ne concludo che l'abolizione indiscriminata delle frontiere finirebbe con l'esasperare ulteriormente questo processo di trasferimento della ricchezza in un numero sempre minore di mani a scapito di un numero sempre crescente di nuovi poveri.


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istwine
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Qui non è questione di essere contro l'immigrazione o anche scettico, qui è questione che quest'articolo è delirante sotto ogni punto di vista.

Sempre Clemens qui:

http://www.vice.com/it/read/cosa-succederebbe-se-leuropa-aprisse-le-frontiere-intervista-michael-clemens-634

Dove ha l'ardire di rispondere:

Che impatto avrebbe l'afflusso di immigrati sull'economia europea?
I dati a nostra disposizione mostrano che in termini generali l'immigrazione ha avuto un impatto positivo sulla crescita economica in Europa. Ciò è vero anche per quel che riguarda le previsioni più sofisticate degli economisti sul futuro. Christian Lutz e Ingo Wolter per esempio prevedono un effetto positivo sulla crescita economica tedesca. E così Katerina Lisenkova e Miguel Sanchez per il Regno Unito. E così via.

Potremmo dire che si tratta di un parere condiviso tra gli economisti. Il che la dice lunga, perché gli economisti sono noti per porre obiezioni su tutto. Ma tutte le prove in nostro possesso evidenziano grandi guadagni dell'attività economica complessiva a fronte della riduzione di ostacoli alla circolazione dei lavoratori. Il 96 percento degli economisti del lavoro americani concorda sul fatto che negli Stati Uniti i benefici economici provenienti dall'immigrazione superano le perdite.

Siamo di fronte a un parere unanime. Ma c'è comunque un gruppetto di economisti che fa vaghe affermazioni sul danno economico proveniente dall'immigrazione. Solitamente non hanno ricerche peer reviewed a sostegno di tale affermazione, e il loro parere dovrebbe essere considerato un'opinione politica piuttosto che il riflesso di una competenza in ambito economico.

E l'intervistatore che la pensa come lui presumibilmente, non gli risponde niente ma ci crede. Ma non è vero che c'è unanimità, non è vero che chi la pensa diversamente non abbia peer reviewed e non è vero neanche il discorso sui salari delle classi meno agiate, dove ci sono differenti studi che dicono il contrario (e soprattutto sottolineano la difficoltà di tali studi). Ma Clemens è uno che dice anche che:

E in presenza di migranti le imprese rivendono i loro investimenti, passando da tecnologie che eliminano posti di lavoro poco qualificati a metodi a favore di immigrati e nativi non altamente qualificati. Molto semplicemente, i lavoratori stranieri non sono semplici lavoratori, ma sono anche consumatori. I migranti con salari bassi tendono a consumare in posti come fast food e grandi magazzini, i cui prodotti sono fatti e venduti da altri lavoratori con salari bassi.

Tutte queste cose implicano che i migranti scarsamente qualificati finiscono sia col togliere che col creare posti di lavoro. Il dato è positivo anche in luoghi in cui i politici dichiaravano che fosse negativo. Far passare un messaggio del genere sarà complicato, perché i modi in cui i migranti riempiono i posti di lavoro sono diretti e visibili; mentre i modi in cui creano posti di lavoro sono indiretti e invisibili.

Cioè, il lato positivo evidenziato da Clemens (positivo secondo lui), è il passaggio da imprese ad alta intensità di lavoro qualificato ad imprese che risparmiano sugli investimenti gestendosi sui salari bassi degli immigrati. E questo è positivo perché sono anche consumatori di prodotti commercializzati da società a ulteriore bassa intensità di capitale e alta intensità di lavoro a basso salario, secondo lui. Una società di consumatori a salari bassi in cui come giustamente nota MarioG, quell'ipotetico aumento di reddito (che poi è un dato fuori dal mondo, secondo me) non andrebbe ai salari, non andrebbe in investimenti, ma andrebbe in profitti (che reinvestono se hanno un esercito di lavoratori a basso salario)?

Questo detto in maniera ultrasemplificata e rozza, ma mi pare Clemens lì punti.


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DeborahLevi
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Registrato: 2 anni fa
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qui i sinistri si contraddicono palesemente
parlano di superare il capitalismo poi però sostengono che la babele multirazza sia una risorsa per lo stesso...

praticamente in questo articolo c'è una confessione...

loro sono dalla parte del capitale

io sostengo che la sinistra sia solo una destra più di destra, in queste deliranti righe c'è la prova del nove della mia teoria


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Anonymous
Illustrious Member
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qui i sinistri si contraddicono palesemente
parlano di superare il capitalismo poi però sostengono che la babele multirazza sia una risorsa per lo stesso...

praticamente in questo articolo c'è una confessione...

loro sono dalla parte del capitale

io sostengo che la sinistra sia solo una destra più di destra, in queste deliranti righe c'è la prova del nove della mia teoria

Ricordo come un mio conoscente sindacalista della CGIL uscì dal sindacato non appena, durante il governo Prodi (non ricordo se il primo o secondo), dovette prendere atto di come il csx facesse delle "concessioni" agli imprenditori laddove quando Berlusconi si limitava anche solo a caldeggiarle si portava la gente in piazza.

Questi farabutti se ne fregano di italiani ed immigrati.
A loro interessa unicamente difendere la loro rendita di posizione politica!

I sinistri sono più pericolosi dei destri perchè ingannano il popolo ricorrendo a parole d'ordine che carpiscono la sua buona fede.


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DeborahLevi
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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qui i sinistri si contraddicono palesemente
parlano di superare il capitalismo poi però sostengono che la babele multirazza sia una risorsa per lo stesso...

praticamente in questo articolo c'è una confessione...

loro sono dalla parte del capitale

io sostengo che la sinistra sia solo una destra più di destra, in queste deliranti righe c'è la prova del nove della mia teoria

Ricordo come un mio conoscente sindacalista della CGIL uscì dal sindacato non appena, durante il governo Prodi (non ricordo se il primo o secondo), dovette prendere atto di come il csx facesse delle "concessioni" agli imprenditori laddove quando Berlusconi si limitava anche solo a caldeggiarle si portava la gente in piazza.

Questi farabutti se ne fregano di italiani ed immigrati.
A loro interessa unicamente difendere la loro rendita di posizione politica!

I sinistri sono più pericolosi dei destri perchè ingannano il popolo ricorrendo a parole d'ordine che carpiscono la sua buona fede.

quoto

un certo agnelli 😉 diceva

in Italia un governo di sinistra è l'unico che possa fare politiche di destra


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oriundo2006
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E' una via che si sta tentando per uscire dalla crisi del capitalismo rimanendo all'interno del sistema liberista 'assoluto', agendo su di uno dei 'fattori di produzione' e non anche sugli altri. A mio avviso la crisi ha ANCHE altre origini: prima tra quale la caduta tendenziale del saggio di profitto ( si, ancora lui, il vecchio Karl...! ) non compensata sufficientemente da 'innovazioni' ( qui è Schumpeter ) che 'spingano in là' la frontiera di produzione di beni/servizi. In questo mio 'modello' ( scusate la presunzione ! ) l'economia da sola, senza 'innovazioni', non puo' reagire producendo sufficiente plusvalore in quanto oggi la produzione è ovunque 'matura', soggetta a rendimenti decrescenti. Che fare, volendo andare oltre la ricetta dell'articolo ? Primo: sviluppare le industrie dove si trovano i lavoratori, ad esempio non solo 'delocalizzando' le produzioni mature colà ma anche dimezzando la 'vita' dei brevetti ( oggi 20 anni ): dieci potrebbero essere sufficienti per avviare produzioni nei Paesi perifierici e perchè queste possano essere esportate ( ahi ahi...! ). Secondo, desegretando brevetti oggi coperti da divieti militari: meglio farlo ora, che DOPO, quando la vita si sarà estinta sul pianeta, vero yankees ? Terzo, creando zone franche negli stati poco industrializzati per importarvi ingegneri, architetti, scienziati occidentali utili al loro sviluppo: sono pochi rispetto ai milioni di lavoratori eccedentari nei loro paesi sovrappopolati preconizzati dall'articolo...Insomma, i problemi possono essere affrontati da tanti punti di vista perchè sono complessi e si prestano ad essere implementati con intelligenza ( anche superiore alla mia: e non ci vuole molto ...). Basta uscire dal monoteismo del mercato come proposto oggi dal mainstream.


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cdcuser
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Post: 555
 

Michael Clemens é senior fellow del think tank Center for Global Development (CGD) che, come ben sapete, fanno ricerche "indipendenti", ci tengono sempre a sottolinearlo perché la parola é "bella" e fa dormire meglio la notte (come la camomilla), e poi sará un caso (sempre a pensare male voi) ha sede a Washington, DC 😈

il working paper é questo: http://www.cgdev.org/files/1425376_file_Clemens_Economics_and_Emigration_FINAL.pdf


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Anonymous
Illustrious Member
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l'apertura delle frontiere è una condizione necessaria ma non certo sufficiente. sono tante altre le condizioni per cui il libero movimento delle persone possa portare ricchezza per tutti.


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haward
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 695
 

Anche l'abolizione delle barriere tra conti correnti potrebbe portare ad un incremento del reddito medio pro capite: ad esempio mettiamo in comune i conti correnti di un migliaio di lavoratori messicani metal meccanici con quello di Donald Trump o di Bill Gates e vedrete che il reddito dei messicani migliorerà e di molto!


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MarioG
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3055
 

Anche l'abolizione delle barriere tra conti correnti potrebbe portare ad un incremento del reddito medio pro capite: ad esempio mettiamo in comune i conti correnti di un migliaio di lavoratori messicani metal meccanici con quello di Donald Trump o di Bill Gates e vedrete che il reddito dei messicani migliorerà e di molto!

Ottima questa... "impagabile"


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