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Appunti diseguali sulla frase «Né destra, né sinistra»

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Kovacs
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[Proponiamo su Giap, in una versione leggermente diversa, l'articolo di WM1 apparso sull'ultimo numero di Nuova Rivista Letteraria con il titolo "Il senso della non-appartenenza". Grazie a Tuco, Giuliano Santoro, Don Cave, Uomoinpolvere, i compagni della rivista "Plebe" di Foggia, Valerio Evangelisti, Nadie Enparticular e non pochi altri.]
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Ho preso questi appunti nel corso del tumultuoso, convulso 2011, anno di insurrezioni, detronizzazioni, disvelamenti e nuove confusioni. Per la precisione, sono note scritte nel periodo aprile-settembre 2011.
Alla bruta materia di queste frasi annotate live, nel pieno degli eventi, non ho saputo imporre alcuna struttura solida e coerente. La numerazione di paragrafi e capoversi è il residuo di un tentativo in tal senso, sostanzialmente fallito.

1. CHI DICHIARA COSA?

1.a. Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso la frase: «Non siamo di destra né di sinistra». Talvolta, l’ordine dei fattori è invertito: «Non siamo di sinistra né di destra».
Non è certo una frase nuova, l’abbiamo udita tante volte. Eppure, tendendo l’orecchio, possiamo registrare una prima, piccola novità: il soggetto plurale ricorre più spesso di quello singolare. Il noi sta scalzando l’io. Fino a qualche anno fa, questa “dichiarazione di non-appartenenza” era il più delle volte a titolo personale. Oggi, invece, è sempre più sovente l’enunciazione di soggetti collettivi.

1.b. Se continuiamo ad ascoltare e intanto ci guardiamo intorno, possiamo comprendere il perché della coniugazione plurale: se ieri, nella stragrande maggioranza dei casi, la frase era espressione di qualunquismo destrorso (ovvero, chi premetteva di «non essere di destra né di sinistra», novanta volte su cento era in procinto di attaccare politiche o personaggi di sinistra), di recente la questione si è ingarbugliata: in giro per l’Europa, nuovi movimenti, anche molto diversi tra loro, si fanno un punto d’onore di dichiararsi non-appartenenti ad alcuno dei due campi politici. Si va dal nostrano Movimento 5 Stelle, si passa per i «Partiti dei Pirati» che hanno ottenuto buoni risultati elettorali in Germania e altri paesi, e si giunge ai cosiddetti «Indignati», movimento transnazionale che ha i suoi miti delle origini nelle rivolte nordafricane e nelle mobilitazioni spagnole partite il 15 maggio 2011.

1.c. La mia convinzione è che, a seconda del soggetto che la dice, del contesto in cui viene usata e delle pratiche a cui si accompagna, il significato della frase di cui al punto 1.a. si trasformi in maniera radicale.

2. IL PARADOSSO DI QUADRUPPANI

2.a. Una volta ho sentito lo scrittore francese Serge Quadruppani dichiarare: «Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra».
L’apparente paradosso spaziale – quasi da disegno di Escher – può aiutarci a trovare l’orientamento nel territorio dei nuovi movimenti. In parole povere: la frase «Non sono di destra né di sinistra» è un velo che possiamo e dobbiamo lacerare, per capire quali tra i nuovi movimenti appartengano al composito phylum (ma è una vera e propria treccia composta di tanti fili) che per comodità o richiamo a una tradizione chiamiamo «Sinistra», e quali invece al phylum che chiamiamo «Destra».

2.b. Per capirci: io credo che gli Indignados spagnoli siano di sinistra. Si tratta di un movimento egualitario, anticapitalista, non privo di interlocutori a sinistra e indubbiamente ostile a ogni destra politica e sociale.
Di contro, il «grillismo» mi appare sempre più come un movimento di destra: diversivo, poujadista, sovente forcaiolo, indifferente a ogni tradizione (anche recente) culturale e di lotta, noncurante di ogni provenienza politica.

Alain Badiou
2.c. Esistono discorsi e circostanze in cui il concetto di “Sinistra” è messo in discussione «da sinistra», in quanto insufficiente, inadeguato, eccessivamente inscritto in una rappresentazione parlamentare o para-parlamentare.
Il filosofo Alain Badiou, in una celebre conferenza sulla Comune di Parigi, ha proposto di chiamare «sinistra»

«l’insieme del personale politico parlamentare che si dichiara il solo capace di assumere le conseguenze generali di un movimento politico popolare singolare. O, in un lessico più contemporaneo, il solo capace di fornire un ‘esito politico’ ai ‘movimenti sociali’.»

In questo senso, secondo Badiou, la Comune di Parigi fu una rottura con la sinistra, poiché «non rimise il proprio destino nelle mani dei politici competenti» per poi, come sempre accade, lamentarsi del loro «tradimento». Per Badiou «questa volta, quest’unica volta, il tradimento fu invocato come uno stato di cose al quale ci si doveva finalmente sottrarre, e non come una conseguenza disgraziata di quanto si era scelto».

2.d. Il linguista cognitivista George Lakoff (esponente della sinistra “liberal” statunitense) ha più volte criticato la rappresentazione destra-sinistra, perché fa pensare che le persone siano allineate l’una l’accanto all’altra su un piano bidimensionale, e che si possa procedere con continuità da “quello più a destra” a “quello più a sinistra”. Invece, dice Lakoff, la realtà è multilineare e multidimensionale, il modo in cui si formano le nostre idee è complesso ed esistono molte persone «biconcettuali», ovvero progressiste su alcuni temi e conservatrici su altri.
La coppia antitetica progressista/conservatore mi suona ben più problematica e insoddisfacente di destra/sinistra, ma non mi interessa criticarla in questa sede. Quello di Lakoff è un discorso che in Italia possiamo capire senza sforzi: una grossa fetta di «popolo cattolico» è composta da biconcettuali: «di sinistra» su molte questioni sociali ed economiche, «di destra» in materia di questioni di genere, sessualità, diritti civili.

2.e. La rottura prodotta dagli Indignados nei confronti della sinistra spagnola mi sembra sintetizzare – in modo precario, transitorio – queste due impostazioni: il 15 maggio 2011 si è trattato di sottrarsi al «tradimento come stato di cose», e al tempo stesso di parlare al maggior numero di persone possibile, di raggiungere le parti «progressiste» dei cervelli biconcettuali, e di farlo non a colpi di mediazioni al ribasso, bensì scompigliando l’antinomia: «Non siamo di destra né di sinistra: siamo los de abajo», ovvero quelli di sotto, quelli che vengono dal basso.

3. «STORICIZZARE AL MASSIMO»

3.a. Il difetto del discorso di Lakoff è che non sembra esserci posto per la storia. In questo, Lakoff è molto americano, il suo mondo è tutto sincronico, schiacciato sull’adesso.
«Storicizzare sempre!», intimava Fredric Jameson, con tanto di punto esclamativo, all’inizio del suo capolavoro L’inconscio politico (1981). «Storicizzare al massimo, per lasciare meno spazio possibile al trascendentale», disse Michel Foucault in un dibattito del 1972.
La sostanza del concetto di «Sinistra» può essere capita solo con un approccio diacronico che ne ripercorra la genealogia e le trasformazioni. «Sinistra» è qualcosa che discende i fili del tempo in un certo modo, a partire dalla Rivoluzione francese, e si evolve attraversando due secoli di lotte.

3.b. Io stesso penso che «Sinistra» non basti a descrivere le mie posizioni, e trovo utile aggiungere precisazioni e qualificazioni. Io non sono semplicemente di sinistra: io mi riconosco in un phylum di idee rivoluzionarie e lotte per l’uguaglianza che attraversa i secoli; penso che la specie umana – previa una rottura radicale nella temporalità in cui siamo immersi – debba avviare la fuoriuscita dal capitalismo; penso che l’obiettivo da realizzare sia la società senza classi etc. Un mio amico usava dire: «Io non sono di sinistra: sono comunista!»
Tuttavia, è chiaro che se devo semplifi
care ed evitare di aprire troppe parentesi, non mi faccio problemi a dire che sono di sinistra.

3.c. Ricapitolando: in certi casi il concetto di «Sinistra» è criticato per la sua insufficienza da punti di vista che si sono formati nel phylum della sinistra rivoluzionaria. A questo proposito, si possono citare gli anarchici, ma anche gli zapatisti.
Di solito, in questi casi, la dichiarazione di «non-appartenenza lineare» si accompagna a pratiche egualitarie, alla presenza di interlocutori «privilegiati» a sinistra e all’ostilità verso qualunque destra. A diverse latitudini e in diverse fasi del loro percorso, nonostante i problemi, tanto gli anarchici quanto gli zapatisti hanno cooperato con diverse correnti della sinistra.

3.d. Certo, può anche succedere che movimenti originariamente di sinistra cerchino interlocutori a destra, o meglio, tra i fascisti. Nella storia del nostro phylum ricorrono confusionismi e infiltrazioni, orridi esperimenti «rosso-bruni», «nazi-maoisti», «terze posizioni» etc.
Il fascismo stesso, fin dalla nascita, si presenta come una «terza posizione». Il fascismo è un prodotto dello spavento, sorge e si diffonde per reazione alle lotte del movimento operaio e bracciantile. L’ascesa del fascismo è l’oscillare del pendolo a destra dopo l’oscillazione a sinistra del Biennio Rosso. Il Nemico n.1 è la Bestia Proletaria che ha osato alzare la testa. La cattiva coscienza del fascismo nei confronti della sinistra (dalla quale il suo Duce e molti suoi dirigenti provengono) e dell’arditismo (dal quale provengono svariati squadristi, benché in minor numero di quanto si pensi, e nel cui alveo si è formato l’unica formazione che ha opposto resistenza armata allo squadrismo, ovvero gli Arditi del Popolo) si manifesta nell’adozione di simboli e nell’imitazione di retoriche degli avversari. La stessa parola «fascio» viene prelevata nel phylum della sinistra (i «fasci operai», i «fasci siciliani dei lavoratori»), e resa inutilizzabile.
Il fascismo vince e la memoria degli avversari diviene bottino di guerra: il vincitore si presenta come unica forza popolare e unico nemico del capitalismo che ha appena salvato (o meglio, di una più vaga e comodamente denunciabile “plutocrazia”). Facendosi regime, il fascismo carpisce lo spirito vitale dei nemici che ha sconfitto.

4. GRILLISMO E FALSI EVENTI

Louis Antoine Léon de Saint-Just (1767-1794), santo persecutore di troll e affini
[Avviso preliminare alle "truppe cammellate" dei seguaci dell'ex-comico genovese, usi a intervenire en masse ingiuriando / sbraitando / sgrammaticando ogni volta che in rete si tocca il loro Leader]
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4.a. C’è un modo più «normalizzante» e di destra (nonché largamente maggioritario) di dichiararsi né di destra né di sinistra. Qui l’attitudine è: «rossi e neri sono tutti uguali» (cfr. la celeberrima scena di Ecce Bombo in cui Nanni Moretti attribuisce a generici «film di Alberto Sordi» la responsabilità di tale cliché). Si afferma l’equivalenza e l’indistinguibilità tra diversi percorsi e storie. Si getta tutto nel mucchio, occultando il conflitto primario – quello a cui i concetti di «Destra» e «Sinistra» continuano ad alludere, anche se più flebilmente che in passato, ossia la lotta di classe – in nome di surrogati, diversivi, conflitti sostitutivi come quello tra la «gente» e i «politici», la «casta» etc.

4.b. Il grillismo non è solo un «caso di studio»: è un’urgenza, un problema da affrontare quanto prima. In uno spazio «né di destra né di sinistra», retoriche e pratiche in apparenza vicine a quelle dei movimenti euroamericani di cui sopra vengono «risemantizzate» e messe al servizio di discorsi ben diversi. Le energie di molti benintenzionati, in maggioranza giovani o addirittura giovanissimi, sono incanalate in un discorso in cui sono rinvenibili elementi di criptofascismo.
Non mi riferisco solo allo spettacolare Führerprinzip che il movimento mette in mostra durante le sue adunate pubbliche con ex-cabarettista sbraitante, fin dal celebre «V-Day» dell’8 settembre 2007. E’ senz’altro l’elemento più appariscente, ma da solo non giustificherebbe l’uso dell’espressione «criptofascismo».

4.c. Il prefisso «cripto» deriva dal greco, e lo si usa per qualcuno che nasconde (di solito male) la sua vera natura. «Criptofascista» allude a un discorso cifrato, decrittando il quale si trova un animus fascistoide. Di solito tale «cifratura» si riscontra nei movimenti di impronta qualunquista / poujadista / destrorso-populista etc. Tra questi ultimi si può annoverare la Lega Nord.
La cifratura del grillismo è molto peculiare. Il nocciolo criptofascista è avvolto da fitti banchi di nebbia e fuffa. Il modo in cui il movimento descrive se stesso trasuda di quella retorica dei «processi dal basso» che il grillismo ha avuto in dote dai movimenti altermondialisti di inizio secolo e si è adoperato a ricontestualizzare. Per molti versi, il grillismo è un prodotto della sconfitta dei movimenti altermondialisti: ha occupato lo spazio lasciato vuoto da quel riflusso. Per citare Žižek che parafrasa Benjamin: «Ogni fascismo è testimonianza di una rivoluzione fallita».

Giovanni Favia, leader del Movimento 5 Stelle in Emilia-Romagna
4.d. Il dirigente grillino Giovanni Favia, per descrivere il «Movimento 5 Stelle», ha usato il concetto deleuzo-guattariano di «rizoma». Metafora botanica, il «rizoma» indica una distribuzione di messaggi e/o produzione di concetti non-gerarchica né lineare, che può passare da un punto qualsiasi a un altro punto qualsiasi, muovendosi potenzialmente in qualunque direzione. Deleuze e Guattari contrapposero il rizoma all’albero, metafora che indica l’esatto opposto: una struttura verticale e gerarchica, funzionante per passaggi obbligati da un centro alle sue periferie.
Tuttavia, Beppe Grillo è proprietario unico del logo e del nome «Movimento 5 Stelle», ed è lui a decidere insindacabilmente chi possa usarlo. Percorso obbligato tipico di una struttura arborescente, cioè l’opposto del rizoma.

4.e. La retorica autoreferenziale e auto-elogiativa del grillismo è mistificante. Non è su di essa che dobbiamo concentrarci, ma sui modi in cui il movimento addita e descrive i propri nemici.
Presso il grillismo, l’individuazione del nemico è sempre diversiva. In questo, è in «buona» compagnia: in Italia, negli ultimi anni, abbiamo visto movimenti tutti focalizzati sulla «disonestà dei politicanti», sui privilegi della «casta» etc. Sono problemi veri, e al contempo falsi bersagli: le decisioni importanti sull’economia non vengono prese a Roma, perché il potere capitalistico sovranazionale non autorizza la politica in tal senso.
Diceva tempo fa un compagno: «’Ce lo chiedono i mercati’ è il nuovo ‘Sento le voci nella testa’. Puoi fare le peggiori cose e nessuno ti riterrà responsabile!» «Ce lo chiedono i mercati» è il tormentone di un’epoca in cui la politica è esautorata. Qualunque discorso sulla «Casta», anche quando basato su dati di fatto reali, alimenta una strategia di depistaggio e impedisce di individuare e attaccare i nemici veri.

L'economista Eugenio Benetazzo in posa con Roberto Fiore, fondatore e leader di Forza Nuova. Cliccando sulla foto, lo si vede in compagnia di Borghezio.
4.f. Certo, anche il grillismo si occupa di economia e, seppure disordinatamente, denuncia la subalternità a essa della politica. Tuttavia, nel farlo, non può fare a meno di introdurre ulteriori diversivi e simulacri. Ad esempio, incanala la critica ai meccanismi finanziari in un discorso paranoide contro il cosiddetto «signoraggio», cavallo di battaglia di vari complottismi destrorsi. A lungo il grillismo si è valso della consulenza di Eugenio Benetazzo, bizzarra figura di economista che si definisce «fuori dal coro», più volte ospite di iniziative del partito neofascista Forz
a Nuova.

4.g. I movimenti che si concentrano a lungo su falsi bersagli diventano, per dirla con Badiou, «fedeli a falsi eventi».
Falso evento è anche la «rivoluzione di Internet» come la descrive il grillismo: processo unilateralmente positivo, salvifico, che promette la risposta a ogni problema. L’approccio alla rete è all’insegna di un feticismo digitale e di una sorta di «animismo» che vede nella tecnologia una forza autonoma, trascendente le relazioni sociali e le strutture che invece la plasmano, determinandone sviluppo e adozione. La Rete diventa una sorta di divinità, protagonista di una narrazione escatologica in cui scompaiono i partiti (nel senso originario di fazioni, differenze organizzate) per lasciare il posto a una società mondiale armonica, organicista. L’utopia di un uomo è la distopia di un altro.
A chi pensa che stia esagerando, consiglio il video «Gaia. Il futuro della politica», realizzato nel 2008 dalla Casaleggio & Associati, agenzia di pubblicità e web-marketing organica al grillismo. Guardandolo, mi è tornato alla mente il concetto coniato dallo storico americano Jeffrey Herf per descrivere il tecno-entusiasmo delle destre tedesche tra le due guerre mondiali: «modernismo reazionario».

Va ricordato che non più di una decina di anni fa Beppe Grillo demonizzava i computer e li sfasciava sul palco durante i suoi spettacoli. Adesso li osanna ed esalta la rete libera e bella, il «popolo della rete» etc.

5. DOVE L’ASINO CASCA: GRILLISMO E IMMIGRAZIONE

5.a. E’ la tematica dell’immigrazione quella in cui il discorso grillino si fa più decifrabile e lascia trasparire l’animus fascistoide. Il blog di Grillo offre non poche «perle» in tal senso. Ecco un’arringa contro romeni e zingari risalente all’ottobre 2007:

«Un Paese non può SCARICARE SUI SUOI CITTADINI i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia. L’obiezione di Valium [Romano Prodi, N.d.R.] è sempre la stessa: la Romania è in Europa. Ma cosa vuol dire Europa? MIGRAZIONI SELVAGGE di persone senza lavoro da un Paese all’altro? Senza la conoscenza della lingua, senza possibilità di accoglienza? Ricevo ogni giorno centinaia di lettere sui rom. E’ un vulcano, una BOMBA A TEMPO. Va disinnescata. Si poteva fare una MORATORIA per la Romania, è stata applicata in altri Paesi europei. Si poteva fare un serio controllo degli ingressi. Ma non è stato fatto nulla. Un governo che non garantisce la sicurezza dei suoi cittadini a cosa serve, cosa governa? CHI PAGA per questa insicurezza sono i più deboli, gli anziani, chi vive nelle periferie, nelle case popolari.
Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati.»

5.b. Non esiste quasi più discorso razzista che non sia fatto… in nome dell’antirazzismo. E’ in nome dell’antirazzismo che il grillismo fomenta l’odio. Cito da un altro articolo del blog di Beppe Grillo, pubblicato nel maggio 2011 e intitolato «Un clandestino è per sempre»:

«In Italia sono entrati 20.000 TUNISINI, della maggior parte di loro non si sa più nulla, che fine abbiano fatto. Pochi sono riusciti ad arrivare in Francia. Vagano per la penisola senza sapere una parola di italiano. In nessuno Stato del mondo questo è permesso con una tale SERENITÀ D’ANIMO, da noi si. Il motivo è semplice, sono utili ai profitti delle aziende, ai partiti, alle mafie. Il clandestino è MULTIUSO come un coltellino svizzero. Per ricevere qualcuno a casa tua devi disporre delle risorse per farlo. Dargli un lavoro dignitoso, un letto, organizzare l’integrazione. Altrimenti devi interrogarti se stai giocando con la DINAMITE e con il futuro della tua nazione.»

Si parte dalla denuncia dello sfruttamento di cui sono vittime i clandestini, e si arriva alla conclusione che bisogna impegnarsi a respingerli, in nome della nazione. Una premessa umanitaria, capace di blandire la parte progressista ed egualitaria di un cervello «biconcettuale», apre la via a un discorso che ne vellica la parte conservatrice e razzista.

5.c. Grillo alza un polverone sensazionalistico ed eccezionalistico («Solo in Italia!») per un numero irrisorio di tunisini sbarcati nella primavera 2011. E’ la stessa impostazione truffaldina dell’allora ministro degli interni Maroni, il quale parlò di inesistenti «maree di immigrati» e reclamò un aiuto da parte dell’UE, che gli rispose con un misto di disprezzo e commiserazione.
Parlare di lassismo e «serenità d’animo» in tema di immigrazione equivale a occultare leggi criminali e criminogene come la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini e i vari «pacchetti sicurezza». A produrre clandestinità non sono presunte politiche lassiste, bensì, all’opposto, politiche troppo restrittive e vessatorie, in parte disfunzionali anche dal punto di vista capitalistico, concepite per soddisfare una parte di elettorato il cui razzismo eccede quello strutturale e «sistemico» necessario a regolare il mercato del lavoro.
Una mistificazione presente in molti testi prodotti da Grillo e del suo movimento consiste nel dire che l’accoglienza ai migranti favorirebbe la Lega Nord. Al contrario, è la mancata accoglienza a favorirla. La Lega ha sempre avuto interesse a mantenere una situazione criminogena che producesse clandestinità e quindi disagio da additare e stigmatizzare.
A seguire, si capovolge la realtà: Grillo, in pratica, sostiene che l’Italia non avrebbe le risorse per mantenere gli immigrati. Ma secondo il «Sole 24 Ore», si dovrebbe proprio agli immigrati (l’8% della popolazione italiana) il 10% del nostro PIL. Gli immigrati lavorano, pagano contributi all’INPS e permettono all’ente di erogare le pensioni ai nostri anziani. Ammesso che abbia senso distinguere tra «noi» e «loro», sono loro a produrre le risorse per mantenere molti di noi.

5.d. Una volta dispersa la fuffa, del discorso grillino sui migranti non resta che il nocciolo razzista e fascistoide.

Wu Ming 1

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524

Premetto: Grillo non mi piace, non mi piace la parrocchia che si è creata attorno al suo movimento, ma vorrei far notare come il termine fascista, criptofascista, razzista e chi più ne ha più ne metta venga affibbiato a tutti quelli non schierati dalla parte GIUSTA, bisogna esser tolleranti, non parlar di signoraggio (che sia mai, argomento da paranoici di destra estrema!!!), politicamente corretti e soprattutto schierarsi dalla parte giusta........
La Kultura sta da una sola parte, tutto il resto è male.


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Giancarlo54
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Di fronte alle minkiate di WuMing, per reazione e pur non essendolo mai stato, per adesso, mi sentirei di gridare: " ma quale nè destra e nè sinistra", fascisti siamo! E non rompeteci i cogl......

Quando ci vuole, ci vuole!


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Mari
 Mari
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Kovacs
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http://www.youtube.com/watch?v=oXklWz-fJ8A

Quindi? nessun commento all'articolo a parte un video pubblicitario?
Tipico esempio di lavaggio del cervello attuato dal nano di Arcore (quanto riguarda l'uso della pubblicità) e dall subkultura sinistroide (meglio non dialogare con questi sottosviluppati senza kultura)


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Mari
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http://www.youtube.com/watch?v=oXklWz-fJ8A

Quindi? nessun commento all'articolo a parte un video pubblicitario?
Tipico esempio di lavaggio del cervello attuato dal nano di Arcore (quanto riguarda l'uso della pubblicità) e dall subkultura sinistroide (meglio non dialogare con questi sottosviluppati senza kultura)

APPUNTO.

PS la pubblicita' era per Giancarlo, punto.


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Levdtrotzkij
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Grazie a Tuco, Giuliano Santoro, Don Cave, Uomoinpolvere, i compagni della rivista "Plebe" di Foggia, Valerio Evangelisti, Nadie Enparticula...

Insomma, tutti quelli che davanti al bombardamento della Libia si sono masturbati per il piacere...
.. Tutti quelli che i negri non si possono toccare in Italia, ma massacrare nella Libia nuova e democratica del CNT, invece sì....

Rottameria della sinistra antirazzista (ma sol perchè sorosiana).


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Kovacs
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APPUNTO.

Molto costruttivo e democratico 😆


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dana74
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veramente solo chi ha un'idea idilliaca di pura bontà e tolleranza può professarsi di sinistra eppure scrive anche chiaramente che la sinistra anche rivoluzionaria (che significa?) si affida tanto ai rappresentanti che puntualmente tradiscono.
Basta per prendere atto che si tratta di mercanteggio dei loro decantati valori che pare siano professati solo a sinistra?
No macché, loro tradiscono i propri principi e poi ESIGONO che tutti siano di sinistra.

Fortuna che sono tolleranti.

Inoltre il tizio scrive:

"Il fascismo è un prodotto dello spavento, sorge e si diffonde per reazione alle lotte del movimento operaio e bracciantile."

capisco che possa dar fastidio ed è utile alla propaganda, ma il MOVIMENTO SOCIALE aveva il consenso delle masse operaie e dei braccianti, aveva consenso perché li tutelava non terrorizzava.Distorcere la storia può servire alla causa evidentemente.

A sinistra, quella tanto rivoluzionaria, al di là di concetti altisonanti quale conquista avrebbe apportato nel campo della tutela sociale negli ultimi 20 anni?

Allora la domanda sorge spontanea, che cosa appoggiano e come appoggiano istanze "rivoluzionarie"?
O ci si deve professare di sinistra per default, carta bianca perché altrimenti scatta la polizia del pensiero dei "cosiddetti tolleranti" che mettono alla gogna chiunque non presti giuramento di fedeltà alla sinistra qualunque cosa sia?

E' per il sociale?
Bene, come mai per l'art 18 è stato boicottato il referendum proprio dalle masse operaie che tanto chiedono ed esprimono solidarietà?

Come mai non nominano mai e niente hanno fatto per il reddito minimo di cittadinanza?

Come mai tifano per ogni guerra umanitaria?
E poi sarebbero i "fascisti" i guerrafondai?

E l'elenco potrebbe proseguire, peccato il tizio non si ponga questi interrogativi.
Perché non mi spiega perché mai dovrei essere di sinistra che appoggia ogni istanza neoliberista (perché la sinistra è neoliberista) è e domina ed i sedicenti comunisti chiedono "alleanze" con quella sinistra neoliberista pur di accedere ad una poltrona.

Ma per non porsi domande e ammettere dolorose constatazioni, è bene agitare spettri contro i quali scagliarsi, da Berlusconi a quello che capita, è l'unico modo che hanno di autolegittimarsi e non guardarsi allo specchio.

Che coraggio.

Scrive inoltre:
"noncurante di ogni provenienza politica. "
già.Si chiama tolleranza, altrimenti si chiamerebbe schedatura da polizia del pensiero tanto in voga a sinistra.

Il movimento degli indignati spagnoli non mi sembrano proprio di sinistra, vollero boicottare le elezioni che avrebbero riconfermato Zapatero o erano quelle locali adesso non ricordo, mi ricordo che assolutamente invitarono a non votare, non si sono appellati come fanno i vari movimenti nei quali è infiltrata la sinistra che dicono di votare il meno peggio turandosi il naso.

"C’è un modo più «normalizzante» e di destra (nonché largamente maggioritario) di dichiararsi né di destra né di sinistra"

Mi sembra decisamente supponente questa affermazione, molti che si definiscono né di destra né di sinistra vengono anche dall'area di sinsitra, ma coraggiosamente, ammettendo il fallimento di quest'ultima nel tradire ogni credo che professa avere, coerentemente se ne allontana.

Forse è questo che da fastidio? Che ex gente di sinistra "abiura" la sua fede in quanto solo retorica traditrice?

"Qui l’attitudine è: «rossi e neri sono tutti uguali»

siamo tutti uguali vale solo quando c'è l'etnia di mezzo?
In base alla tessera politica o all'orientamento passato (dato che si parla di chi ha maturato l'idea di superamento destra sinistra) si devono mantenere paletti nei quali non ci si riconosce più?
Perché mai di grazia?

Ecco un esempio di tolleranza:

"Il grillismo non è solo un «caso di studio»: è un’urgenza, un problema da affrontare quanto prima. In uno spazio «né di destra né di sinistra»,

un problema? Si invita forse ad una nuova crociata contro chi non si professa di sinistra?
Eccoli, fortuna che sono i prìncipi della tolleranza.
Se avete smarrito la vostra identità di sinistra o meglio, non sapete assolutamente cosa sia, in cosa creda e cosa si prefigga, INVECE DI PERSEGUITARE CHI NON E' COME VOI FATE AUTOCRITICA, O MEGLIO IMPARATE A FARLA.

"4.f. Certo, anche il grillismo si occupa di economia e, seppure disordinatamente, denuncia la subalternità a essa della politica"

visto che la sinistra lo fa ordinatamente e deduco correttamente ci spieghi quale siano i credi economici di sinistra visto che credono in tutto e nel suo contrario a seconda dell'interlocutore.

Riguardo all'immigrazione, le cose sono due:
Siamo in grado di offrire lavoro e futuro a chi lo cerca in questa terra?
Bene, se credete di sì allora smettetela di parlare di crisi economica e di lagnare e ostentare finta solidarietà a"operai in lotta" perché la fabbrica chiude.
E', questo sì un valore profondamente di sinistra, ipocrita.

Quindi va da se che se esiste disoccupazione è colpa dell'italiano che non c'ha voglia di lavorare, ma allora perché vi inkazzaste tanto quando lo disse Brunetta?
Chiedete quindi alle operaie Omsa di lavorare per meno dello stipendio serbo, così potete dire che le italiane non hanno voglia di lavorare se queste rifiutassero.

Se la risposta è no, ovvero non siamo in grado di dare posti di lavoro perché li perdiamo, come pensate di mantenere chiunque faccia richiesta di vivere qui, perché nemmeno gli italiani, ai quali non sò se ci avete fatto caso, Equitalia porta via le case, il governo porta via le pensioni, le fabbriche o chiudono o portano all'estero il lavoro, gli italiani non hanno reddito di cittadinanza, in questo quadro, invece di invocare argomentazioni davvero populiste come il razzismo, rispondete:
Uno che non ha niente ed arriva nel nostro paese, come pensate di sfamarlo?
Lo ospitate a casa vostra?


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dana74
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APPUNTO.

Molto costruttivo e democratico 😆

sai Kovacs a certa gente basta parlare per slogan e frasi fatte, non implica troppo disturbo celebrale


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Mari
 Mari
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APPUNTO.

Molto costruttivo e democratico 😆

sai Kovacs a certa gente basta parlare per slogan e frasi fatte, non implica troppo disturbo celebrale

... basta e soverchia il tuo di "disturbo celebrale"

Ma come ti permetti?

Ma chi ti/vi conosce a te e la tua "gente'?

Evitiamoci o, discutiamo Solo degli articoli postati senza riferimenti agli utenti, per favore.


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Kovacs
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APPUNTO.

Molto costruttivo e democratico 😆

sai Kovacs a certa gente basta parlare per slogan e frasi fatte, non implica troppo disturbo celebrale

... basta e soverchia il tuo di "disturbo celebrale"

Ma come ti permetti?

Ma chi ti/vi conosce a te e la tua "gente'?

Evitiamoci o, discutiamo Solo degli articoli postati senza riferimenti agli utenti, per favore.

Guarda che qui si parla degli articoli, sono altre le persone che postano video idioti per commentare senza affrontare le discussioni o "bollare" quelli che hanno diverse vedute, non mi sembra ci siano siano state offese personali, Mari di offensivo se c'è veramente qualcosa in questo tread, come in molti altri, è al frase che hai come firma (non solo tua) del proverbio afgano.....che è anche a quanto pare il modo di molti di non affrontare gli argomenti proposti, bollando gli altri interlocutori come imbecilli.....
In Questo forum ci sono tantissime persone con vedute e idee diverse, alcune possono essere condivise altre meno, ma lo scopo è proprio discuterne......


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Mari
 Mari
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Kovacs
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grazie per lo sciocco 😀
di solito usano altri epiteti 😈


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Mari
 Mari
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
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grazie per lo sciocco 😀
di solito usano altri epiteti 😈

"Cerco" di non essere scurrile in pubblico 😉


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greiskelly
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1268
 

"A seguire, si capovolge la realtà: Grillo, in pratica, sostiene che l’Italia non avrebbe le risorse per mantenere gli immigrati. Ma secondo il «Sole 24 Ore», si dovrebbe proprio agli immigrati (l’8% della popolazione italiana) il 10% del nostro PIL."

Carissimo Wu Ming, ti rispondo anch'io secondo il «Sole 24 Ore»: la disoccupazione in Italia sale a settembre all'8,3%.
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-10-31/disoccupazione-italia-sale-settembre-100257.shtml?uuid=AayUCTHE

Quanti sono gli immigrati?
guarda te che coincidenza!!! l'8%!!!
🙄

no ma, sono gli italiani che certi lavori non li fanno più.....
eh, a raccogliere pomodori per 2 euro al giorno... chi ci vuol andare se no?


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