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Articolo Gallino ora su micromega: confutazione necessaria


clack
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L'articolo di Luciano Gallino del quale CDC ha dato ieri un'anticipazione, è ora sul sito di Micromega.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/che-cosa-va-chiesto-a-palazzo-chigi/

Con le occupazioni ad alta intensità lavorativa, Gallino vuol dare una risposta all'emergenza disoccupazione, coerente e pienamente allineata con il destino che in sede UE è stato deciso per il nostro paese.
Ovvero ridurne la cittadinanza a forza lavoro destinata a occupazioni sfiancanti, ripetitive e sottopagate, deprivate di qualsiasi valenza di crescita, umana, culturale e professionale.
Tutto questo risponde perfettamente alla volontà di eliminare definitivamente la concorrenza portata dall'Italia ai paesi industriali nord europei, mediante il concetto di fabbrica-cacciavite che l'UE germanocentrica pretende che sia allineato quel che rimane del nostro tessuto industriale.
Ritengo che dare dimostrare fin da subito l'esistenza di una forza contraria a quel progetto sia assolutamente necessario.
Per questo invito tutti quelli che sono d'accordo a commentare l'articolo di Gallino nel modo in cui merita e, se ne ritengono condivisibili i concetti a cliccare "mi piace" sul mio commento che è già in linea e includo qui di seguito.
Grazie a tutti.

Qui di seguito il mio commento
Prof. Gallino, a parte il fatto che valutare la quota PIL degli stipendi senza considerare il numero dei lavoratori su cui si distribuisce, anch'esso in netto calo, non ha alcun senso, lei continua a insistere sull'argomento delle occupazioni ad alta intensità lavorativa.
Formula che si ha sempre più l'impressione serva soltanto a imbellettare e ammantare di finta moderniità l'obsoleto e improponibile "mettiamo la gente a scavare buche per poi fargliele ricoprirle".
Cose simili, dette da chi dovrebbe far par parte dell'avanguardia intellettuale e sociale del paese, non sono solo deludenti, ma destano anche grande preoccupazione. In primo luogo riguardo alla capacità di gestire il destino del paese stesso, che con presupposti simili non può che essere segnato.
D'altronde è questo, oggi, il mantra della falsasinistra, messa alfine spalle al muro dagli eventi che la obbligano a quel che si è ostinata a non voler fare per decenni.
Ovverosia a prendere in considerazione il problema sociale n.1 del paese.
Del quale è essa stessa la causa prima. Per via delle sue scelte iperliberiste e filo capitaliste-padronali, che datano dagli anni 80 e passando per il pacchetto Treu arrivano all'appoggio unanime alle misure di macelleria sociale del governo Monti, del quale Letta è incaricato e determinato a seguire le orme.
Il tutto con la il collaborazionismo sindacale, impegnato da 30 anni ad abbattere l'apparato di welfare, di sicurezza sul posto e del posto di lavoro, e di giustizia retributiva conquistato dai lavoratori con decenni di lotte e sacrifici. Usando allo scopo i grimaldelli della concertazione e della moderazione salariale.
Le occupazioni ad alta intensità lavorativa sono la risposta di una classe dirigente intellettualmente e politicamente incapace non solo di confrontarsi, ma fermamente decisa a non prendere atto delle problematiche che essa stessa ha creato con il suo immobilismo, al quale è venuta meno solo quando si è trattato di produrre regressione sociale.
Per questo tali problematiche sono state ulteriormente aggravate dall'evolversi del mondo del lavoro, delle modalità di produzione, del progresso tecnologico, della domanda dei mercati. E poi dalle decisioni prese in campo economico, con l'adesione alla moneta unica e la conseguente rinuncia alla sovranità monetaria, da cui l'impossibilità di dirigere l'economia del paese e di salvaguardarne il tessuto industriale, e quindi quello sociale.
Rispondere a tutto questo con le occupazioni ad alta intensità lavorativa presuppone oltre a una colpevole incoscienza lo spreco e il gettare all'ammasso professionalità, esperienza, inclinazioni e capacità di un'amplissima platea di individui, che oltretutto per essere sviluppate e affinate hanno richiesto tempi lunghi e investimenti enormi. Che faranno la stessa fine del capitale naturale costituito da tutte quelle attitudini.
Tutti i popoli del mondo invidiano le nostre capacità di inventiva, manualità, creatività e adattabilità. Ma noi le buttiamo nel cassonetto dell'immondizia, in obbedienza alla nuova parola d'ordine della falsasinistra decerebrata, quella con cui si è deciso di mettere fine alle possibilità del paese di competere sul piano internazionale: tutti a scavare buche! (A ricoprirle ci si penserà poi).
Parola d'ordine che non a caso corrisponde ai diktat della comunità europea germanocentrica, che per prima cosa pretende di eliminare la concorrenza italiana.
Dunque, di un'intera classe sociale di persone potenzialmente produttive e portatrici di idee innovative, che in ultima analisi andrebbero a sostenere l'evoluzione e lo sviluppo del paese, si progetta un destino di marginalizzazione e abbrutimento, concretizzato mediante la costrizione a compiti ripetitivi e di nessun contenuto intellettualmente stimolante. Per l'appunto quelli tipici delle occupazioni ad alta intensità lavorativa.
Che in ultima analisi non potrà che ingrandire, rendendolo incolmabile, il gap sociale e tecnologico che ci divide dagli altri paesi industrializzati.
E' proprio in questo modo, e certamente non per caso, che si arriva al concetto di fabbrica-cacciavite che è stato deciso in sede UE per quello che rimane del nostro tessuto industriale. Al quale una classe dirigente di eunuchi piddini si azzerbina, in nome della forma degenerata di internazionalismo a trazione capital-mercatista che rappresenta il suo pensiero unico in politica estera, senza avere né il coraggio né la capaciità intellettiva di opporsi all'attuazione dello scenario che vuole il nostro paese condannato alla decadenza e il suo popolo agli stenti.
Ecco la reale valenza del progetto teorizzato dal prof. Gallino, con cui si vuole assoggettare il paese al destino che le elite tecnocratiche hanno preordinato, incaricando la falsa sinistra di metterlo in pratica: un paese relegato in Serie D, abitato da un popolo di stradini, netturbini, cementificatori a cottimo e scavatori di buche.

Prof. Gallino: se questo è il vostro progetto, il paese non lo merita. E il suo popolo neppure.


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Chigi
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«abitato da un popolo di stradini, netturbini, cementificatori a cottimo e scavatori di buche. »

In attesa di essere chiamato dalla Nasa, per non morire di fame, mi va bene anche scavare buche, o no?


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clack
Reputable Member
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Caro Chigi,
ti ha mai spiegato nessuno che tra il ridurre un intero popolo alle mansioni di netturbino o cementificatore a cottimo e quelle della NASA c'è un intero universo di possibilità intermedie?
Sembrerebbe di no.
Al di là delle esasperazioni artificiose, tipiche di chi vorrebbe destituire un concetto di validità, ma così facendo dimostra di non avere gli argomenti per farlo, non si vede per quale motivo noi si debba gettare nell'immondizia un patrimonio comune che ci è riconosciuto e invidiato in tutto il mondo, ci è costato somme enormi e abbiamo impiegato decenni ad accumulare.
Per avere in cambio che cosa? Un destino regressivo di marginalizzazione e abbrutimento, fatto dalla costrizione a compiti ripetitivi e di nessun contenuto intellettualmente e culturalmente stimolante.
Il che non fa altro che rendere ancor più profondo il gap sociale e tecnologico che ci divide dagli altri paesi industrializzati, e ci porta al concetto di fabbrica-cacciavite.
Ne hai mai sentito parlare?
E' quello che la Germania ha deciso per i paesi della perifieria UE in base al suo progetto neocolonialista, che prevede l'egemonia indiscussa della sua industria, ottenuta mediante l'appropriazione e l'effettuazione in loco solo delle lavorazioni più redditizie.
Mentre l'industria degli stati periferici viene relegata alle lavorazioni tecnologicamente più arretrate e ripetitive, dal valore aggiunto molto basso. Da cui la necessità di corrispondere retribuzioni misere, atte a perpetuare lo stato di crisi economica e di deflazione salariale, sul quale chi continua a disporre di risorse viene messo in grado di fare gli affari migliori. E dunque di rafforzare la sua posizione egemone, comperando a prezzi stracciati gli asset di chi proprio acconsentendo a tali condizioni, si è costretto con le proprie mani a vendere a scopo di realizzo.
Se proprio hai deciso di acquisire l'abito mentale dell'ossequiente piddino decerebrato e rinnegato, ti riconosci in esso, e sei convinto di avallarlo, padronissimo.
Ma in quel caso avrai contribuito al destino peggiore del tuo paese, riducendolo a serbatoio di manodopera schiavizzata a costo zero.
Destino che quindi vuoi riservare anche anche a te stesso e ai tuoi figli.
Vedi un pò se ti conviene...


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clack
Reputable Member
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Al di là di questo, il post di Chigi palesa una tendenza che oggi ha assunto proporzioni estremamente rilevanti, e quindi preoccupanti, nella mentalità di un gran numero di persone nel nostro paese.
Che è quella data dall'attrazione irresistibile nei confronti dell'autodafè.
Ovverosia a ritenere giusto che la comunità nel suo insieme debba sottomettersi al destino peggiore che per essa è stato deciso dalle elite tecnocratiche, dato che saremmo un popolo di cialtroni, corrotti, incapaci, scansafatiche, ignoranti, scialacquatori e semianalfabeti.
Rispondendo in questo al martellamento continuo effettuato dalla cupola mediatica, cooptata da chi a quel progetto si è asservito e per interesse personale se ne è fatto esecutore, proprio per inculcarci che tale destino non è altro da quel che meritiamo,
Ma come al solito la narrazione ufficiale non corrisponde alla realtà storica di questo paese. Ed è invece una grandissima, interessata, menzogna.
Se nel giro di trent'anni circa siamo passati dall'essere un territorio ridotto dalla guerra a un cumulo di macerie al quarto paese manifatturiero nella classifica mondiale; se fino all'entrata nella moneta unica il risparmio nel nostro paese era il maggiore del mondo, quel ritratto non può essere vero.

Semmai lo è nei confronti della nostra classe dirigente, da sempre selezionata in base a criteri che non hanno nulla a che vedere con la capacità, ma in base alla disponibilità nel riconoscere il potere del più forte e all'indole alla sottomissione. E soprattutto quel ritratto è veritiero nei confronti di chi vuole convincere a tutti costi la collettività che occorre si rassegni al destino che vuole ridurci in una posizione degradata e subalterna, sinonimo di precarietà e di povertà.
Tutto ciò affinché altri paesi, storicamente dimostratisi a vocazione egemonica, e che ora stanno approfittando delle condizioni da essi stessi causate nell'area UE, possano trarne il maggiore beneficio, apporopriandosi delle ricchezze che ci vogliono convincere a cedere loro, in nome di una pretesa superiorità.
Che è solo una scusa, ignobile, propagandata da chi, in quel processo di cessione si propone di guadagnare in termini politici, quale reggitore di un territorio definitivamente asservito a un potere esterno, ed economici, grazie alla generosa ricompensa elargita dai dominatori a chi tradisce e svende il proprio paese e il proprio popolo alla loro tirannia.


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