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Bagnai rade al suolo i mistificatori


omicron
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Confidenze fra uomini (di sinistra)...
(devo dirvi la verità: provavo un sottile piacere nel rivolgermi a dei miserabili servi - del pregiudizio, dell'ideologia, delle rispettive parrocchie - in una lingua tanto aristocratica. Ma visto che qualcuno di voi ha voluto fare un lavoro socialmente utile, ben venga...)

Caro A.,

nell'attesa di buone notizie, ci tengo a precisare il senso del mio messaggio precedente. Riguardo alla “guerra”, era prevedibile che avendo io denunciato il tradimento intellettuale della sinistra italiana, essa avrebbe risposto contrattaccato. Ci sono voluti due anni (ah, quanto è lenta, sclerotizzata, polverosa, autoreferenziale la sinistra!...), ma gli attacchi cominciano e sono pesanti a volte: debbo dunque rispondere a mia volta, e comincio a essere un po' stanco. Gli argomenti sono gli stessi visti in Francia, quando la sinistra francese ha dovuto inseguire Marine Le Pen: ci sarebbe un'uscita dall'euro “da sinistra” (io avevo notato piuttosto un'entrata da sinistra) e un'uscita “da destra”, e, evidentissimamente, io sarei quello che vuole uscire da destra. L'uscita da sinistra consisterebbe, da quel che ho capito, in due cose: controllo dei movimenti di capitale, e indicizzazione dei salari per proteggere gli operai dall'inflazione. Dunque mi sembra di comprendere che io, secondo i collaborazionisti di sinistra, sosterrei la libera circolazione dei capitali, e sarei contrario all'indicizzazione dei salari!

Ti rendi conto?

Questi miserabili sono davvero ridicoli. Ho scritto un libro di 400 pagine per mostrare che la libera circolazione dei capitali è una parte importante del problema, in realtà la radice del problema, per poi spiegare come l'euro sia il principale strumento di questa libera circolazione, per affermare che bisogna rimettere delle regole, per dire di quali regole abbiamo bisogno, per fare una ricognizione del dibattito internazionale su queste regole. Non solo. Ho chiaramente spiegato nel mio blog e nel mio libro che l'indicizzazione non è stata la principale responsabile dell'inflazione degli anni '80, e che certo bisognerebbe a ogni modo pensare a reintrodurre (anche con l'euro) forme di protezione del potere d'acquisto dei lavoratori (se esistono in Belgio perché da noi no?) È tutto per iscritto, perciò quelli che mi attaccano accusandomi di “destrosità” mentono, mentono per assicurarsi la sopravvivenza politica, per dimostrare agli altri e soprattutto a sé stessi di essere “più a sinistra” dell'ultimo arrivato, questo Bagnai che nessuno conosceva, che senza usare il linguaggio liturgico del marxismo in due anni ha saputo spiegare la crisi a decine, centinaia di migliaia di italiani. È più che concorrenza: è blasfemia. Quindi mentono. E, lo ripeto, è soprattutto a sé stessi che mentono, questi poracci i cui nomi ti sono sconosciuti (Ferrero, Gianni, una sorta di spaghetti-Mélenchons), perché se capissero davvero cosa hanno fatto a chi si fidava di loro, perderebbero ogni rispetto di sé.

So che sei in grado di apprezzare due piacevoli dettagli di questi attacchi.

Il primo è che questi difensori del proletario credono davvero che la moneta “forte” possa proteggere il potere d'acquisto dei lavoratori! Questa è bella! Chiunque vede che l'euro altro non è che il “Reagan europeo” (definizione dello stesso Mundell), che il suo scopo era di favorire le “riforme strutturali” (tradotto: compressione dei salari) sotto i colpi di crisi previste, favorite dall'abolizione delle regole, per condurre i popoli europei all'obiettivo che l'oligarchia e i suoi cani da guardia si erano dati. Non è per caso che il Pil italiano è regredito ai livelli di 18 anni fa. Ecco come la moneta forte protegge il proletario, idioti, imbecilli, traditori! Ma ci credono. Sono costretti a crederci, perché c'è una cosa che la sinistra aveva e non ha più: l'autocritica.

E a ragioneE il motivo c'è!

Si può fare autocritica quando non si ha il potere. Ma quando lo si ottiene, l'autocritica è pericolosa: chi osa avventurarsi su questo terreno rischia di perdere la fettina di potere guadagnata a prezzo di tanti compromessi, di tanta prostituzione intellettuale (o d'altro tipo). Quindi, l'autocritica oggi non è più di sinistra, quindi non possono ammettere che la loro idea che una moneta forte protegga i bassi redditi è una stronzata siderale, quindi si trovano a difendere l'euro nel momento in cui le vere élite, quelle che si sono servite di questi poveracci per alleviare il disagio sociale (dando una tinta di “rosso”, cioè “rosa” ai governi tecnocratici che hanno fatto il macello), nel momento stesso in cui le stesse élite, dicevo, si preparano all'uscita.
Perché le élite hanno ben spremuto il limone, si son tenute il succo, e si preparano a lasciare la scorza (politica) a questi idioti...

D'altronde, abbiamo in Italia un eloquentissimo precedente storico: l'unione monetaria latina, nella quale entrammo del 1866 per favorire le importazioni di capitali francesi, avendo bisogno di denaro (dopo tre guerre d'indipendenza, e con un paese intero da “modernizzare”, con quale successo ti chiederai...). È sempre per favorire la circolazione dei capitali che si entra in un accordo di cambio scambio, perché il rischio di cambio sulle transazioni commerciali (a 60 giorni) è facile da gestire, mentre sul lungo periodo esso è ben più difficile da prevedere. Dovevamo costruire ferrovie, portare l'energia elettrica a intere città, ecc. Ecco perché ci servivano i vostri soldi (eravate ricchi) ed ecco perché dovevamo darvi in contropartita la certezza del tasso di cambio. Ma le conseguenza furono quelle che si sarebbero potute prevedere facilmente, sempre le stesse: perdita di competitività, politiche di austerità (con una tassa sul macinato che è rimasta nella memoria degli italiani), disagio sociale. Piccolo dettaglio: nel meraviglioso mondo del gold standard, che l'euro vuole riprodurre, era politicamente ammissibile mitragliare gli operai che avevano la sconvenienza di lamentarsi. Fu ciò che fece il generale Bava Beccaris a Milano nel 1898, durante la “protesta dello stomaco” (come fu chiamata). Risultato: 80 morti, e per lui una medaglia e un posto da senatore. Provando così che la mitraglia era un'opzione politica praticabile. EppureCaso vuole che due anni dopo il capo dello stato, il re Umberto I di Savoia, soprannominato per evidenti motivi “re mitraglia”, ebbe a ricevere tre pistolettate, una delle quali al cuore. Anche quella era un'opzione politica praticabile.

Questa pseudosinistra che difende ancora l'euro, a volte in modo coperto, evocando monete comuni o parallele di cui non si capisce mai bene il senso, e terrorizzando la gente con lo spettro dell'inflazione, è adepta di Bava Beccaris, che lo sappia o meno. Non importa: che siano idioti o in malafede, i loro elettori li hanno giudicati e la loro vita politica giunge al termine. Ma la bestia ferita è sempre la più pericolosa. Certo, se la bestia è, come in questo caso, un insetto, si dovrebbe piuttosto dire fastidiosa...

Il secondo dettaglio è più sottile. La sinistra italiana, avendo perso, si mette nell'attitudine politica del perdente, ovvero: la minaccia. Lo sappiamo, è Leonardo Da Vinci (nientemeno) che ce lo disse nel XV secolo: la minacce sono l'arme dell'amminacciato. Dunque, queste povere marionette non cessano di puntare il dito contro la Germania (“Angela, se non fai come diciamo noi, vedrai...”), o contro i “capitalisti”. In particolare, l'indicizzazione dei salari (che, ripeto, sarebbe necessaria soprattutto dentro l'euro!) è visibilmente impiegata in una logica di minaccia: “capitalista cattivo, attento, perché se usciamo dall'euro che ci protegge, noi, i proletari, noi, gli economisti dei quartieri poveri, ti costringeremo a indicizzare i salari”. Ora, quello che distrugge politic
amente questi rincorbelliti è il fatto che io mostro non solo che queste minacce sono una chiara ammissione di debolezza (esse infatti non hanno alcun valore politico, se non quello di dimostrare agli elettori che “abbiamo fatto qualcosa”), ma in più sono totalmente irrazionali, perché in principio in linea di principio (a) sarebbe nell'interesse stesso della Germania uscire da questa impasse, e (b) sarebbe nell'interesse stesso dei "cattivi" capitalisti indicizzare i salari (e di ciò vi sono esempi storici).

Che la Germania sia in crescente difficoltà è evidente a tutti oggi. Quando lo scrivevo due anni fa nessuno lo capì. Ora è chiaro: tanto meglio. La domanda ora è la seguente: si pensa davvero che la miglior cosa da fare per tentare l'impossibile, cioè per cercare una risposta cooperativa alla crisi europea, sia minacciare i tedeschi? Rinfacciargli i loro crimini e debiti di guerra, come faceva un “intellettuale” di sinistra qualche giorno fa su Repubblica? Chi può essere così stolto? Risposta: un intellettuale della sinistra italiana (specie se è un “sociologo”). Questa gente, questi poveretti che si considerano dei “raffinati politici”, davvero non hanno alcuna capacità politica.

E per quel che riguarda i salari, è un fatto conosciuto e accertato (per esempio in Italia, dopo la prima guerra mondiale) che in una situazione in cui si aumentano le aspettative di inflazione (anche a causa delle bugie dei “idioti di sinistra” che le sovrastimano per le ragioni tattiche sopra esposte), in una tale situazione l'indicizzazione dei salari è vista con favore dagli imprenditori, perché smorza le aspettative di inflazione. È molto semplice: poiché dato che dei criminali continuano a berciare ragliare che avremo inflazione al 20%, credi che sarebbe più facile per un imprenditore gestire un rinnovo contrattuale assicurando un'indicizzazione anche al 100% dell'inflazione effettiva, sapendo che sarà verosimilmente più contenuta, o cominciare una lotta senza quartiere con i sindacati? Non è teoria, è storia: dopo la seconda guerra mondiale fu il capo di Confindustria (la nostra Medef) a sostenere propugnare l'indicizzazione.

Ecco cosa detestano, gli idioti di sinistra. Detestano il fatto che ciò che presentano per ragioni di marketing come una minaccia, e come una cosa di sinistra, io lo presenti come una cosa razionale, accettabile da tutte le parti sociali.

È un paradosso.

Accettando l'euro, hanno rinnegato l'esistenza della lotta di classe, hanno affidato alle banche centrali “indipendenti” il lavoro dei sindacati, ovvero la protezione del potere d'acquisto dei lavoratori. Abbiamo visto i risultati. Ma nel momento in cui c'è un paese da ricostruire, in cui avremmo bisogno di riunire tutte le forze del paese, loro, che hanno solo bisogno di “apparire” di sinistra, dopo aver sostenuto per 30 anni un progetto politico fascista, si oppongono a ogni soluzione che non si presenti come una dichiarazione di guerra! Sveglia, miserabili idioti! C'è già stata una guerra, e l'avete fatta perdere ai poveri elettori che si sono fidati di voi. Nel momento stesso in cui sproloquiate di uscire da sinistra confessate che nel mondo da voi costruito non c'è alcuno spazio democratico, non c'è destra né sinistra, non c'è che il PUDE (Partito Unico Dell'Euro). Uscire è prioritario per motivi di democrazia ancor prima che di economia. Ma questo non potete ammetterlo, sarebbe ammettere il tradimento.

Al contrario, i “liberisti” mi temono e si tengono a distanza per il momento, nell'attesa di fottermi al prossimo concorso (se ce ne sarannose ci riusciranno). In Italia diciamo: dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io. Abbastanza chiaro...

Che tristezza, che fatica... Ma sono sostenuto dalle decine di lettere che ricevo, di persone che mi ringraziano, e che rappresentano tutte le classi sociali: imprenditori, magistrati, contadini, commercianti, operai. Non mi sono mai sentito così vicino a questa cosa che credevo detestare così profondamente: l'umanità!

E per quel che riguarda il nostro lavoro di ricerca... continuiamo in privato! Rassicurati: sto lavorando...

p.s. le parole tra e sono nel testo originale sbarrate ma qui non mi funziona. Se il moderatore può correggere ringrazio.


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stefanodandrea
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Articolo eccellente.
Ovviamente è tutto vero e giusto.
Se Bagnai oltre ad essere bravo avesse anche un carattere accettabile, sarebbe una grande risorsa. O meglio, è comunque una grande risorsa ma, con un carattere accettabile, sarebbe una risorsa in senso molto più completo e vasto.


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bvzm1
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E vabbè torniamo su questo Bagnai. Perché anche D'Andrea confonde il giudizio politico con quello personale. Quindi chiariamo: se Bagnai è bello, brutto, simpatico, antipatico, stronzo, geniale, ai commentatori non dovrebbe fottergliene nulla (linguaggio aulico, così teniamo lontani gli anziani ricconi anonimi). E se qualcuno regola la propria possibilità di un'azione politica in base a questi parametri... beh, allora meglio così, non si capisce cosa farcene.
Il problema che Bagnai non capirà mai - proprio perché predica bene e razzola male ad esempio sulle competenze - è invece politico e intellettuale. Partiamo dal problema intellettuale. Lui crede assurdamente che esista una forma di razionalità che governa le vicende umane. Tutti i suoi "stupori" di fronte al fatto che la "sinistra" (lasciamo per ora da parte il fatto che lui non abbia idea di cosa definire di sinistra) di volta in volta - questo sì a seconda dell'umore - "tradisce", "sbaglia", è "contraddittoria" rivelano una sola cosa: essendo ideologicamente orientato - dalla parte sbagliata - non può comprendere che la razionalità in sé non esiste. Non solo, ma essendo, dice, economista dovrebbe almeno conoscere le "funzioni d'utilità" degli attori. Che regolano le loro "razionalità" molto spesso - ovviamente non sempre - in base a questo. Ora, tutti questi discorsi sono troppo complicati per uno che ha i suoi studi. Non li capisce e come tutte le cose che non si capiscono dice che "non gli interessano". In questo è limpidamente di destra. Da sempre. Lui crede che essere di sinistra significhi fare l'interesse delle classi meno agiate. E fino a qui ok. Quando arriva a declinare quale sia l'interesse di queste classi, o addirittura come siano composte, non sa cosa dire - di nuovo: non può, le sue competenze sono inesistenti - e se dice qualcosa c'è da mettersi le mani nei capelli. Perché lui pensa ad uno stupido paternalismo: lasciate decidere me (noi economisti) che sappiamo cos'è il vostro bene. Anzi fate una cosa: noi ve lo spieghiamo, voi limitatevi a comprenderlo. Cosa ci sia di "sinistra" in questo francamente mi sfugge. Di destra c'è molto come detto. Il paternalismo, un po' di classismo, anche un piccolo borghese compiacimento per quella che Borges avrebbe chiamato "misera erudizione" (i riferimenti culturali di Bagnai sono quelli di un buon studente di liceo classico, magari qualche romanzo oltre ai classici non gli avrebbe fatto male); l'idea che il "professore universitario" - vaglielo a spiegare che di questi tempi lo siamo tutti... - detenga chissà quale ruolo sociale o conoscenza perché cooptato non tanto da un meccanismo assurdo (a proposito: 4 anni fa è iniziato un movimento di una certa rilevanza, dov'era l'uomo di "sinistra" Bagnai?) quanto da un ceto universitario indecente. Insomma, usciamo dall'equivoco una buona volta: Bagnai è un simpatico (a me almeno fa simpatia) uomo di destra. Che non lo capisca, che faccia fatica a comprenderlo non stupisce: cresce in un ambiente in cui basta dare il voto ad un partito che si dice di "sinistra" e per lui va bene così. Mai un attivismo politico, mai un articolo su un giornaletto degno di nota, mai la partecipazione ad un movimento. Forse pensa che bastino i "buoni sentimenti", ma senza scomodare i fascisti qualsiasi liberale pensa di fare gli interessi delle classi meno agiate. Avesse rudimenti di storia del pensiero lo capirebbe senza difficoltà. Ma questo è insito nel suo predicare bene e razzolare male. E' un economista? Bene, si occupi di economia e lasci perdere le previsioni politiche (il PD è morto, l'euro finirà a settembre e cazzate così) perché non ne capisce nulla, non è neanche al livello di un patetico dilettante. Anche questo pezzo in cui se la prende con Gianni (wow) è patetico. Uno gli parla di politica e quello risponde parlando di indicizzazione. Proprio non ci arriva. Quando dice "non convinceremo la Germania"di cosa parla? di economia? Ovviamente no, parla di politica e allora dovrebbe spiegare da dove parte e come arriva ad una conclusione simile. Ma non può non è in grado, se la cava come fanno i "patetici dilettanti": o con una battuta o con l'autoevidenza (ma su, non lo capite anche voi che la Merkel non si convincerà?). Ma questo lo dice lui, è sin troppo facile sostenere che in questo momento storico è più semplice un allentamento da parte della Merkel dei vincoli di austerità piuttosto che la deflagrazione della moneta. Ho torto? ho ragione? E' un discorso politico e andrebbe affrontato politicamente. Ma con lui non si può, non lo sa fare. Quindi, D'andrea che alleanze vuoi fare con uno così?
Inutile pure perdere troppo tempo con l'associazione fatta con un marxista che lavora per le banche, un repubblicano che voleva fondare il partito degli onesti, un liberale che pensa che si è ricchi per merito (bravo Borghi, almeno fai il tuo mestiere di destra), e Paolo Savona, su cui francamente non ci sono parole.
Ah, ovviamente se mai verrà letto una pappardella del genere questa non potrà che essere rubricata tra i vari sinistri "autoreferenziali", "traditori", "invidiosi" (uno che si chiede "perché voi non riuscite a parlare a tutti e io si?" è un cretino a voler essere generosi) e chi più ne ha più ne metta. Ma figurarsi se entrerà mai nel merito. Anche perché la mia è una richiesta assurda: non comprende neanche cosa sia, il "merito"


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stefanodandrea
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Intanto, politicamente, il carattere personale è tantissimo, nel senso che un pessimo carattere-non parlo di chi odia, trama e colpisce cinicamente, ma di "squilibrio" o assenza di misura o difficoltà nel gestire relazioni anche consolidate o tendenza non controllata a perdere la pazienza - impedisce ogni rapporto di comunanza politica.
Dentro un consiglio di facoltà, dentro una fondazione o la direzione di una rivista si può stare con persone così e si può essere persino "alleati o "amici". Al contrario, è impossibile impegnarsi nella difficilissima costruzione di un'offerta politica e quindi nella gestione di una organizzazione e di uomini legati da militanza che deve divenire comunanza - tanto più quando, come io credo, si deve ribaltare l'asse della politica e costruire qualcosa di nuovo che implichi "sacrifici" per tutti e una generale volontà di trovare la linea comune.

Riconosco che Bagnai ha trattato il tema della limitazione della circolazione dei capitali, sebbene egli a lungo non sia stato così critico verso eccessi del commercio internazionale e della quantità di debiti in sé (solo dei debiti esteri); ha altresì proposto la indicizzazione dei salari. Io d'altra parte ho parlato dei due temi anche prima - ma non sono un economista, quindi, in questo dibattito non conto. Quindi non capisco per quale ragione qualcun altro proponendo l'uscita con queste due condizioni possa farsi sostenitore di un'uscita da sinistra rispetto a una pretesa uscita da destra.
Né capisco perché proposte fondamentalmente moderate e in certo senso fondate sull'interesse francese, come quella di Lordon, proposte che muovono da considerazioni tutte svolte su appello al popolo e, con molta anliticità, nel blog di Bagnai, attirino l'attenzione dei militanti della sinistra. Perché pubblicate su le monde diplomatique?
Avverto sinceramente la tendenza della sinistra residua ad arrivare in ritardo e a volersi impossessare di bandiere piazzate dagli altri, o differenziandosi con argomenti che si reggono sulla punta di uno spillo o non differenziandosi ma accogliendo certe idee soltanto nella forma e nel linguaggio utilizzato da persone "di sinistra". Per queste ragioni credo che l'antipatico Bagnai (è lui che ha voluto costruire questo personaggio; d'altra parte Berlusconi, Grillo, Renzi, Vendola, Corona e Barnard non sono ceto simpatici: tutti coloro che aspirano a divenire idoli di fan possono fregarsene della simpatia) abbia fondamentalmente ragione, senza che ciò significhi avvalorare la forma espositiva, piena di insulti, di volgarità, di viscere che tracimano dalla bocca e di rabbia repressa. La forma attiene al carattere: è la forma del personaggio. E su di essa ho già espresso il mio giudizio.


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omicron
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Invece di arrampicarsi sugli specchi come un impostore intellettuale postmodernista pieno di livore, si potrebbe anche ammettere di aver giudicato male a causa, chessò, del carattere pessimo di Bagnai; e si farebbe una figura migliore, ecco.

Ci vuole una spocchia infinita per dare del cretino a Bagnai


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bvzm1
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su su, un argomento omicron.... Non dovrebbe essere complicato trovarne uno, no? Coraggio, una confutazione non si nega a nessuno, la tua quale sarebbe? Livore? Per uno che non capisce? E che non accetta il dibattito se non a casa sua - luogo in cui può decidere quale argomento far sentire ai suoi "ospiti"? O su twitter? Luogo in cui a primo segno di pericolo se la da a gambe? A me fa persino tenerezza figurarsi, altro che livore. Si trova bene con Boldrin, Bisin (che si guarda bene dall'attaccare davvero perché sai l'Università...) e altra gentaglia del suo stampo. Io ho perso un'ora (ed è la terza, direi che può bastare) e un centinaio di righe. Tu ribatti in tre.
Vedi tu quant'è serio questo atteggiamento.


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tania
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Considerando la trasmissione delle idee , ho l’impressione che stiamo vivendo un passaggio storico abbastanza buffo e socialmente dannoso . E ciò sembra una cinica beffa , se consideriamo il potenziale comunicativo che oggi la tecnologia ci mette a disposizione . Credo sia un effetto collaterale della società dello spettacolo che , mentre annichilisce il pensiero , crea il personaggio guida . Il quale magari ha finito di esporre i suoi dati statistici ( che , occorre ricordare , in quanto tali sempre a-politici , e sempre fuorvianti se usati per l’attualità in quanto riferiscono di altri contesti storico sociali ) sull’ importanza , dal punto di vista nazionale(ista) , della flessibilità del cambio e delle svalutazioni competitive . Ed è così costretto ad avventurarsi in argomenti che ignora platealmente come Sinistra e Marx , o in analisi politiche che , come osserva bvzm1 , si risolvono con la profondità intellettuale di una battuta o dell’autoevidenza . O magari spruzzando insulti gratuiti contro Alfonso Gianni . Alfonso Gianni che , come succede sempre in questi casi , al contrario è una persona educata e che , se vuole parlare di Sinistra e del pensiero politico , lo fa con cognizione di causa e tutt’altra profondità culturale ( un paio d’anni fa ho avuto il piacere di leggere il suo http://www.macrolibrarsi.it/libri/__goodbye-liberismo.php )


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Anonymous
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Ma ancora a parlare di Bagnai?? Ma ancora non avete capito per chi e per cosa lavora??


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