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Bottarelli - I nuovi indizi di un 1992 in versione 2.0


Davide
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Registrato: 2 anni fa
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In due settimane sono successe parecchie cose in questo Paese, se guardiamo al quadro politico. Riassumiamo per sommi capi. Dopo una pantomima infinita, il Pd è arrivato al redde rationem e si è giunti a una mini-scissione che ha visto la minoranza interna approdare a una nuova formazione, "Democratici e progressisti", in netta dissidenza rispetto alla linea Renzi. Ma non basta, l'assemblea ha visto quest'ultimo presentare le proprie dimissioni da segretario in vista del Congresso e gli organi del partito hanno deliberato la convocazione delle primarie aperte per il 30 aprile prossimo, di fatto spalancando la porta a una possibile rielezione dell'ex premier, ma, anche, mandando in soffitta l'ipotesi di un voto politico prima dell'estate, la stessa accarezzata per un periodo da Renzi per chiudere in fretta i conti: ma si sa, con una legge elettorale improntata al proporzionale, poco cambio, occorrerà comunque sedersi al tavolo con i capi-corrente, chiunque vinca.

Ma non basta. Con una serie di capriole politiche senza precedenti, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha prima dato vita a un patto d'acciaio pre-assemblea con Speranza e Rossi in nome della nuova formazione scissionista, salvo - il giorno dopo - confermare la sua candidatura alla segreteria ma restando all'interno del Pd. Rimasta spiazzata dalla mossa di Emiliano, la corrente filo-Quirinale del Pd ha mosso il suo pedone, vedendo scendere in campo per la leadership del partito nientemeno che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, quasi un candidato di garanzia e moderato tra l'autoreferenzialità di Renzi e l'anomalia di sinistra Emiliano. Al tempo stesso, mentre a sinistra del Pd nasceva "Democratici e riformisti", il fronte massimalista vedeva la nascita di "Sinistra italiana" dalle ceneri di Sel, altra operazione di fusione a fredda che lasciava però a terra altri feriti, tanto che molti esponenti hanno immediatamente abbandonato il nuovo soggetto per passare a "Campo progressista", il movimento federatore di Giuliano Pisapia.

Insomma, una mezza rivoluzione che è andata a investire nell'arco di quindici giorni il partito architrave del governo Gentiloni e la sue componenti e satelliti più o meno ribelli. Bene, quante volte avete sentito la parola spread nel titoli principali dei tg negli ultimi quindici giorni? Mai. Eppure l'Italia non era ostaggio dell'instabilità politica, un qualcosa che a ogni refolo di ingovernabilità avrebbe spedito il nostro differenziale alle stelle? Forse abbiamo appena avuto la riprova del fatto che lo spread dipende da Draghi e nessun altro, finalmente? Meglio così, si comincia a sgombrare il campo dagli equivoci. Ma non basta. Dopo un periodo di calma relativamente piatta, anche il centrodestra ha cominciato a lanciare nuovi segnali di instabilità e in grande stile: da un paio di giorni, Silvio Berlusconi ha cominciato a entrare in tackle scivolato in casa leghista, scomodando il nome del premier del Veneto, Luca Zaia, come candidato dell'eventuale listone, in caso il Cavaliere stesso non recuperasse la possibilità di presentarsi in prima persona.

CONTINUA QUI http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2017/3/2/SPY-FINANZA-I-nuovi-indizi-di-un-1992-in-versione-2-0/751387/


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