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Pamini: dovremo tassare anche i robot?


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http://www.gdp.ch/rubriche/economando/dovremo-tassare-anche-i-robot-id158406.html

Economando
Dovremo tassare anche i robot?

di Paolo Pamini (*) - 2 marzo 2017

Ha senso pensare di introdurre una tassazione dei robot, se è vero che presto sostituiranno molti posti di lavoro? La proposta sta iniziando a circolare su più fronti, all’estero come in Svizzera, ed è recentemente finita addirittura su riviste svizzere specialistiche di diritto fiscale.

L’idea di fondo è che i nuovi robot saranno delle vere e proprie persone capaci di sostituirsi in attività oggi svolte da umani. Si pensi per esempio a robot infermieri che negli ospedali si spostano da paziente a paziente per le misurazioni di routine (temperatura, pressione,…) o per somministrare loro i farmaci agli orari prescritti. Si pensi pure a robot minatori, oppure ancora a robot barman capaci di preparare qualsiasi cocktail. Detto così sembrerebbe naturale che anche i robot dovrebbero pagare le imposte.

Da sempre qualsiasi scusa è buona per lo Stato per tassare. Si tratta di una costante che parte dai Sumeri e si spinge fino ai giorni nostri, tanto che non è un caso se di fatto tutte le rivoluzioni hanno avuto un motivo e una miccia prevalentemente fiscale. Tuttavia, est modus in rebus ed in particolare bisogna chiedersi quanto dannosa possa essere una nuova imposta. Nel caso dei robot, si dimentica troppo facilmente che, al contrario delle persone umane, questi hanno un proprietario legale. In altre parole, per quanto autonomi ed evoluti si tratta pur sempre di macchine, con un costo di investimento, dei costi ricorrenti di manutenzione, e naturalmente dei benefici dati dal loro uso. Si capisce pertanto che la tassazione dei robot già esiste e rientra nella tassazione del capitale e delle imprese. D’altra parte, se è vero che il problema di cui si discute è la sostituzione del lavoro umano con i robot, allora già millenni orsono si sarebbe dovuta sottoporre alla “tassa sui robot” una semplice zappa, che permetteva ai contadini di aumentare la propria produttività evitando di dover lavorare la terra a mani nude.

Una linea argomentativa leggermente differente a sostegno della tassazione dei robot riguarda, comprensibilmente, la rapidità degli stravolgimenti indotti sul mercato del lavoro. Per quanto la meccanizzazione e robotizzazione siano visti come fonti di benessere a lungo termine, se i cambiamenti sono troppo veloci ci sono lavoratori non capaci di adattarsi. Il cambiamento è positivo ma andrebbe frenato. Il ragionamento ha un certo appeal, ma è fallace su più piani. Prima di tutto riguarda solo le vecchie generazioni, mentre i giovani d’oggi già dovrebbero istruirsi in modo da essere flessibili di fronte ai cambiamenti futuri. Se non lo fanno è un loro problema così come lo era quello di un fannullone che 40 anni fa non aveva scelto una formazione. Secondariamente non si capisce chi e come dovrebbe determinare il rallentamento ottimale della robotizzazione. La sensazione è che si spalancherebbero le porte a favoritismi politici di chi oggi fa affari e verrebbe minacciato dai nuovi concorrenti.

In ogni caso, non serve molta fantasia per visualizzare un mondo in cui il progresso tecnologico è punito con regolamentazione e tassazione. Nei Paesi comunisti, lo Stato decideva per tutti il grado di innovazione e di meccanizzazione, di fatto frenando per decenni lo sviluppo tecnologico rispetto alle economie libere. Il balzo della Cina degli ultimi 30 anni altro non è che il recupero del tempo perduto, peraltro inducendo cambiamenti ancor più rapidi di quelli avvenuti naturalmente. Lasciamo pertanto ai robot la fortuna di fare il proprio lavoro senza dover parlare con il tassatore.

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(*) deputato in Gran consiglio (il parlamento del Canton Ticino) per AreaLiberale, partituncolo sganciatosi dal PLR. Pamini e' il tipico figlio di papa'. Ha studiato economia all'ETHZ, che non e' di certo famoso per questa disciplina. Sbandiera a destra ed a manca di far parte del Liberales Institut, sempre annesso all'ETHZ. Istituto che mai nessuno aveva sentito nominare, prima che Pamini ne facesse parte.


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vic
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la robotizzazione degli economisti

Gia' che ci sono, esprimo due pensierini miei sulla faccenda dei robot.
Primo: che i robot andranno a sostituire le infermiere misuranti febbre e pressione e' tutto da vedere. In quanto macchina, un robot cosi' voglio proprio vedere quanto durera' prima di incepparsi o creare seri guai.

Il Pamini, liberalista sfegatato, sembra un oggetto fuori dal tempo: non accorgendosi dei danni pazzeschi creati dalla globalizzazione continua col suo mantra della liberalizzazione. In ambito locale certe critiche all'amministrazione statale ci stanno tutte, ma in generale fare il trombettiere della globalizzazione e' assai retro'. Segno di poca intelligenza (comprensione delle cose).

Quando gli economisti cominciano a parlare di robotica, significa che e' iniziata la fine della robotica. Il che forse cosi' male non e'. Sono 40 anni che e' iniziata la rivoluzione robotica, Pamini! Sei mai stato in una fabbrica di auto, o di minestre o di cioccolato? Da piccolo intendo.

Veniamo alla derisione dello statalismo dell'ex est. Se ne poteva ridere forse, a suo tempo. Oggi pero' quel procedere a velocita' limitata lo possiamo interpretare anche in altro modo, ossia come sana prudenza. Non ci serve affatto una innovazione a velocita' vorticosa, Pamini!

Sai cosa? L'intelligenza artificiale ben presto sara' in grado di redigere articoli come i tuoi. Gente come te sara' la prima a poter venir sostituita da robot. Proprio perche' sa solo scrivere. Fare del software che sappia scrivere per conto suo diventa sempre piu' praticabile. Quel giorno che non si potra' piu' distinguere un articolo scritto da Pamini da uno scritto da un robot, il test di Turing potra' venir considerato superato, sempre che Pamini possa venir reputato intelligente.

vic


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Primadellesabbie
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"...Quando gli economisti cominciano a parlare di robotica, significa che e' iniziata la fine della robotica. ..."

Beh questa, con il tuo permesso, me la segno, e si potrebbe estenderne generosamente l'applicazione...

La storia degli umani-robot (per il comportamento tendenzialmente assimilabile ai robot) mi viene in mente ogni volta che si tira in ballo questo argomento.

Tenuto conto che la ricchezza e la conseguente tassazione si é già misurata in teste possedute, al tempo degli Zar.

Ci riproveremo, prendendo a pretesto i robot sopravvenuti al momento giusto?


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cedric
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... i giovani d’oggi già dovrebbero istruirsi in modo da essere flessibili di fronte ai cambiamenti futuri. Se non lo fanno è un loro problema così come lo era quello di un fannullone che 40 anni fa non aveva scelto una formazione. ....

Quindi secondo l'epigone di tale Elsa Fornero da San Carlo Canavese (quella che inveiva contro gli choocy) oggi non serve un più una istruzione finalizzata alla formazione ma una istruzione per acquisire una flessibilità totale per passare sistematicamente da centralinista al call center a scaricatore di cartoni, da raccoglitore di pomodori a mungitore di capre, da macellaio halal a operaio edile a seconda di quel che serve al rais della tonnara.

In sostanza quel che si richiedere ai ragazzi è il sottoporsi al lavaggio del cervello per predisporlo ad accettare con letizia lavori a termine e con pagamento a cottimo . Costoro dovrebbero quindi prepararsi ad essere rispettosi braccianti post-industriali senza nessuna possibilità di un progetto di vita a medio termine.

Ma qualcuno si rende anche minimamente conto di quale esplosione di estrema violenza urbana si sta preparando?


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vic
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Cedric,

non prenderela troppo.
Questi qua stile Pamini o famiglia Fornero, vivono inun loro mondo tutto ovattato. Sparano sentenze senza nemmeno rendersi conto di quel che dicono.
Oggi, come ieri e come e' sempre stato, imparare bene un mestiere richiede grande esperienza, cioe' una mezza vita di lavoro, possibilmente sempre nello stesso solco.

D'altronde basta guardarsi in giro, i lavori dei muratori "improvvisati" dopo poco tempo si riconoscono. Lo stesso vale per gli idraulici improvvisati, gli elettricisti improvvisati, i falegnami improvvisati, ecc. In campi che richiedono una formazione detta superiore le cose stanno allo stesso modo. Non basta aver studiato filosofia per essere un filosofo, oppure storia per essere uno storico. Non parliamo poi del campo musicale. In campo medico chirurgico non mi risulta che uno specialista di chirurgia dell'anca si azzardi a sostituire un cardiochirurgo che va in vacanza.
A sentire questi paminiani, un'orchestra sinfonica dovrebbe avere un organico dove il percussionista sappia sostituire come niente fosse il primo violino. Manco un'orchestra sinfonica saprebbero amministrare questi economisti del lella.

Non sono un fanatico di Mao Tse Tung, ma a certa gente lavorare in campagna farebbe molto bene. Come esercizio di flessibilita' applicata, e non solo predicata.

In fondo pero' un pochino di ottimismo si scorge, almeno qui il Pamini di consensi ne raccoglie ben pochi. E' una forma di saggezza popolare anche questa.


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