cancro: pfui chemio, W Di Bella

Giuseppe Di Bella e' figlio del compianto prof. Di Bella, studioso e docente universitario di biochimica cellulare. Una vita dedicata allo studio della biochimica dei tumori e delle cellule in generale lo porto' a suggerire una nuova metodica "dolce" per affrontare i tumori.

Il ministero della sanita' imbasti' un famoso studio clinico "controllato".
Esso venne condotto con modalita' piuttosto bizzarre, aventi lo scopo di denigrare il cosiddetto metodo Di Bella. Stranamente il "piu' famoso oncologo italiano" e cioe' Veronesi si ritiro' da quello studio.

Alla fine venne prodotto uno strano rapporto, con una strana impaginazione.
I grafici per esempio non venivano contrapposti, o meglio non venivano sovrapposti. Metodica semplicissima per contrapporre due tipi di terapia.
Infatti se si prende il rapporto, si copiano i grafici delle curve di sopravvivenza e si sovrappongono quelli dei pazienti curati col metodo Di bella a quelli curati tradizionalmente, per tutti i casi di tumore analizzati balza immediatamente all'occhio un fatto: il metodo Di Bella, nello studio del Ministero della sanita', proprio secondo i loro dati, regolarmente raddoppiava la speranza di vita.

Ma, come detto, cio' lo si deduce copiando e sovrapponendo i grafici, lavoro semplicissimo, che nel rapporto non viene fatto. Anzi, nel riassunto si dice esattamente il contrario di quanto si evince dai dati col procedimento appena descritto.

Questo lo dico quale contestualizzazione all'articolo duro ma documentato che Giuseppe Di Bella, propone in difesa della terapia suggerita da suo padre. Nel suo scritto Giuseppe Di Bella evidenzia il clamoroso fallimento della chemioterapia, cosi' come lo indicano le principali banche dati, e ricorda il moltiplicarsi di studi lungo le linee tracciate da suo padre.

L'articolo e' piuttosto lungo, ma val la pena di una lettura. Nemmeno l'industria farmaceutica vien fuori bene dall'analisi del tenace e combattivo Giuseppe Di Bella.

Il tutto e' leggibile qui:
http://www.disinformazione.it/liberta_cura_e_ricerca.htm