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Il carbone e il buon senso

di Raoul Ghisletta(*) - 29 aprile 2011

La politica energetica ticinese si trova confrontata con una grande sfida: come pilotare l’uscita dalla produzione di energia elettrica a partire dal carbone e dal nucleare? Nel contempo va tenuto conto che (purtroppo) la domanda di energia elettrica in Ticino cresce costantemente: nel decennio 2000-2010 essa è aumentata di ca. 600 GWh annui, raggiungendo quasi 3’000 GWh annui. Una situazione inaccettabile alla luce della tragedia di Fukushima e del riscaldamento climatico del pianeta. Facciamo due calcoli sugli obiettivi dell’uscita dal nucleare e dal carbone. Far uscire l’Azienda elettrica ticinese dalle partecipazioni nucleari significa una perdita di circa 300 GWh annui di produzione.

Fare uscire l’Aet dalla centrale a carbone di Lünen significa perdere altri 900 GWh annui di produzione (entro il 2015, chiede l’iniziativa popolare dei Verdi); si aggiunga che dal 2015 Aet perde per scadenza un altro contratto di fornitura di energia da 500 GWh annui. In pochi anni per Aet è ovviamente impossibile trovare fonti rinnovabili sostitutive; come pure per il governo è impossibile imporre un risparmio energetico per un volume che corrisponde ad oltre metà della domanda di energia elettrica in Ticino!

Il forte rischio di questa situazione è di penalizzare fortemente i consumatori e le aziende ticinesi, obbligando Aet ad acquistare sul mercato elettrico energia molto cara per sostituire nell’immediato l’energia persa. Per evitare questo rischio occorre procedere ad una svolta ragionata e progressiva della politica energetica cantonale nell’arco di almeno un decennio e non nell’arco di tre anni come chiede l’iniziativa dei Verdi contro la partecipazione di Aet alla centrale a carbone di Lünen. Peraltro Lünen può non piacere al sottoscritto e a molti altri, ma non va demonizzata: è un progetto d’avanguardia tra le centrali a carbone ed è stato voluto dal governo rosso-verde tedesco per far uscire la Germania dal nucleare. Lünen ha un’efficienza energetica aumentata del 50% rispetto al 35% delle vecchie centrali a carbone. Infine con o senza il Ticino la centrale di Lünen si farà. La maggioranza dei parlamentari del Gran Consiglio ha giustamente approvato un controprogetto all’iniziativa dei Verdi, il quale consente un’uscita ragionevole da Lünen.

Il controprogetto permette l’uscita dalla partecipazione alla centrale di Lünen in ogni momento, purché non vi siano perdite finanziarie milionarie per i ticinesi (con la fine del 2010 è infatti scaduta la possibilità per l’Azienda elettrica ticinese di uscire in modo automatico dalla partecipazione). Il controprogetto presenta poi un altro importante vantaggio rispetto all’iniziativa dei Verdi, in quanto obbliga l’Azienda elettrica ticinese a creare un fondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili fintanto che esiste la partecipazione a Lünen. Tale fondo potrebbe accumulare sino a 100 milioni di franchi da investire proprio nelle energie rinnovabili in Ticino: e in tal modo si creeranno anche posti di lavoro pregiati. Assieme a una rigorosa politica di risparmio di energia, che il governo dovrà promuovere, è l’unica strada costruttiva nei prossimi anni.

Per uscire dal nucleare e dal carbone senza rompersi l’osso del collo occorre procedere in modo ragionevole e graduale: per questo occorre votare No all’iniziativa dei Verdi e a favore del controprogetto della maggioranza del Parlamento.

(*) gruppo parlamentare socialista nel Gran Consiglio TI


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