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Il peso politico dell’economia

di Pier Felice Barchi - 29 aprile 2011

Fulvio Pelli (presidente del PLR svizzero): non l’invidio. Lo ammiro per la sua pacatezza e saggezza nell’affrontare il tema dell’energia nucleare. Un rinnovo delle centrali politicamente non è sostenibile. Il guaio è che esponenti rappresentanti contemporaneamente l’economia e il partito liberaleradicale vorrebbero dettarci una diversa agenda. Con un’invasione di campo che è inaccettabile.

Gerold Bührer in una intervista fa intendere che la presenza politica dei verdi liberali dovrebbe frenare la immaginabile migrazione verso la sinistra di voti di liberali-radicali contrari all’energia nucleare. Grazie per questa – ben magra – consolazione! Bührer è il presidente di Economiesuisse. Ma quale è stata la sua carriera? Fu presidente del partito liberale-radicale svizzero. Si dimise spontaneamente, poiché coinvolto nella concessione di un bonus non dovuto a un manager di SwissRe. Nessuna responsabilità diretta, ma anche nessun fiore all’occhiello.

Non bastasse Bührer, un secondo ex presidente del partito liberale-radicale svizzero resuscita dall’oblio, forte della sua carica di consigliere agli Stati per attivarsi come lobbista dei produttori di energia nucleare. È Rolf Schweiger: “schweigen” cioè tacere sarebbe stato d’oro!

Egli è infatti noto per il burnout che lo indusse dopo pochi mesi a dimissionare dalla direzione del partito. Posso immaginarmi quali saranno i commenti di Christiane Langenberger che ha dovuto lasciare la presidenza del partito, non già perché spenta in una qualsiasi accezione di questa parola, ma solo per non aver soddisfatto le attese dei poli economici della Svizzera orientale. Poco prima – non è storia antica – è stata bruciata sullo stesso altare la candidatura di Christine Beerli al Consiglio federale. Mi si dimostrasse che gli appelli di Bührer e di Schweiger saranno per migliorare le sorti elettorali – il prossimo ottobre – del partito liberale-radicale nella Svizzera orientale non per questo cambierei opinione. Sono più di dieci anni che l’identificazione di interessi economici particolari si è – a torto o a ragione – personificata in esponenti del Plrs. Fulvio Pelli – dobbiamo essergliene grati – ha tenuto le distanze dal potere economico ed ha agito da abile moderatore. Non spetta né a lui né ad altri politici bacchettare personaggi come Bührer o Schweiger. La reazione si manifesterà a livello popolare. Gli elettori dei singoli cantoni sapranno responsabilmente dare alle interferenze dell’economia sulla politica le connotazioni che esse meritano. Non si dimentichi che i tempi corrono veloci e che le carte stanno sparigliandosi e mescolandosi. Chi avrebbe mai immaginato che il democristiano friburghese Schwaller (già candidato al Consiglio federale) sarebbe riuscito a far firmare dalla maggioranza del suo gruppo parlamentare una mozione a favore di una moratoria al rinnovo di centrali nucleari. Chi avrebbe mai presagito che lo stesso Schwaller potesse augurarsi che a Friborgo si preparasse il terreno per una fusione tra il Ppd e il Plr? Chi si sarebbe figurato che Evelyne Widmer-Schlumpf avrebbe ripreso l’eredità del pensiero politico del genitore Leo, leader dei già democratici grigionesi, poi passato all’Udc?

Politica ed economia: un binomio che può dar frutti a seconda di chi sono i protagonisti. Ho vissuto negli anni 60 e 70 il periodo migliore di una sinergia tra il Plrs e l’economia. Nessuno – del resto – si meravigliava di quella collaborazione. Direttore del Vorort (oggi Economiesuisse) era Winterberger, genitore di Ursula Gut, attuale consigliera di Stato a Zurigo. Un personaggio di rara intelligenza. In un certo senso era l’uomo più potente della Svizzera. I membri del comitato del Vorort – ciascuno rappresentava un settore dell'economia – erano al suo cospetto delle comparse. Winterberger mi aveva fatto omaggio del suo pregevole saggio sull’economista Schumpeter, che avevo letto con grande interesse. Quando veniva a Lugano per un paio di giorni di distensione, mi pregava di prenotargli l’alloggio in un alberghetto tipo pensione di famiglia. Winterberger fu la personificazione della modestia, del vivere semplice e delle visioni a lungo termine. Lo ricordo poiché le sue caratteristiche sono state esemplari: per definire chi ha creato in Svizzera un durevole progresso economico grazie ad attività veramente produttive, non solo alla ricerca di effimeri utili finanziari. L’agenda dei dirigenti del nostro mondo economico è sempre stata accompagnata da fiuto politico e da un profondo senso della pace sociale. Oggi si avvera spesso il contrario. I politici dati in prestito all’economia mancano soprattutto di visioni politiche. Dei vecchi tempi voglio ricordare anche Willy Rohner, consigliere agli Stati di San Gallo. Era onnipresente nella vita economica ed agiva per il bene comune. Fu uno dei “padri” liberali della pianificazione del territorio. Nel 1975 il Plrs impostò la sua campagna elettorale sullo slogan “meno Stato”. Mentre i Rohner si prodigavano ad obbligare i Cantoni a non sprecare il territorio ed a imporre vincoli, il Canton Ticino aveva respinto a schiacciante maggioranza la legge urbanistica, che era un nulla rispetto alla pianificazione federale.

Tutto è relativo.


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