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CH - accoglienza senza ingenuita'


vic
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http://www.gdp.ch/editoriali/accoglienza-senza-ingenuita-id151085.html

Editoriali
Accoglienza senza ingenuità
Il terrorismo dilaga in Europa e la tentazione di chiudersi è forte. La Svizzera non ha tuttavia perso di vista il valore dell'accoglienza. L'editoriale di Gregorio Schira.

di Gregorio Schira - 30 dicembre 2016

“Voglia di vacanze più forte della paura”. Così titolavamo su questo giornale due giorni fa, spiegando come i ticinesi (ma anche gli svizzeri) non si siano fatti frenare dagli attentati che nel corso degli ultimi mesi si sono moltiplicati in diverse città e capitali europee e abbiano scelto di recarsi comunque all’estero per trascorrere qualche periodo di vacanza in queste festività natalizie. Vorrei partire da qui per fare qualche riflessione, a livello svizzero, sull’anno che si sta per chiudere. Perché questo dato, chiaro e forse un po’ inaspettato, mi pare molto sintomatico. È una prima, forte, risposta a quanto negli ultimi tempi sta succedendo.

È sotto gli occhi di tutti che nel corso del 2016, più ancora di quanto avvenuto negli anni precedenti, gli attentati hanno cominciato a seminare paura e insicurezza anche nella nostra vecchia e stanca Europa. L’obiettivo è sempre lo stesso: spaventare la gente, mettere in crisi un Paese, punire l’Occidente per quanto sta facendo nella sua lotta contro il terrorismo. Quale miglior modo di rispondere, quindi, che continuare la propria vita senza farsi sottomettere dalla paura, dall’angoscia,… dal terrore?

Tutto ciò, sia ben chiaro, non significa però essere ingenui. Il nostro Paese negli ultimi tempi si è organizzato, si è “armato” per far fronte a questa emergenza: si pensi soltanto al rafforzamento delle misure a disposizione dei servizi segreti votato dal popolo lo scorso settembre, o alla proposta presentata ieri dal consigliere federale Maurer di utilizzare l’Esercito in appoggio alle Guardie di confine. E il fatto che sinora non vi siano stati grossi attentati in Svizzera (evento che, purtroppo, non possiamo comunque escludere in futuro) dimostra che quanto si sta facendo funziona, e non soltanto per il fatto che probabilmente il nostro Paese non è in cima alla lista degli obiettivi dei terroristi. Anche in questo caso, i dati parlano chiaro: il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) monitora quotidianamente una settantina di persone che ritiene “pericolose” e diversi Cantoni e città hanno rafforzato nel corso degli ultimi mesi il controllo di alcuni luoghi considerati “a rischio di estremizzazione”, come per esempio (senza, giustamente, fare di ogni erba un fascio) talune moschee .

In questo senso, anche quanto fatto a livello di controllo dell’immigrazione va - a mio modo di vedere - lodato. Perché la Svizzera, pur avendo introdotto misure più severe (troppo spesso ingiustamente criticate), non ha perso di vista uno dei suoi valori più belli e importanti: quello dell’accoglienza. Da sempre il nostro è un Paese aperto: basti pensare che un quarto dei cittadini sono stranieri (proporzione molto più alta di quella che si può riscontrare in altri Stati europei). E anche in questo periodo storico profondamente segnato da una grave crisi migratoria, la Svizzera ha saputo mantenersi aperta, accogliente, generosa. Senza ingenuità, come detto poco fa, ma nemmeno cedendo alle sirene che da più parti invocavano la chiusura delle frontiere.

Oggi - papa Francesco lo sta ripetendo senza stancarsi - c’è bisogno di ponti, non di muri. Nel suo piccolo, la Svizzera (checché se ne dica) sta facendo la sua parte. La stanno facendo le autorità, ma la sta facendo soprattutto la popolazione (gli esempi di alcune parrocchie ticinesi che stiamo raccontando in questi giorni ne sono la dimostrazione), conscia di avere nel dna questo valore che nemmeno la paura e il terrorismo riescono (per ora, e speriamo a lungo) a distruggere.


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